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Messaggio  castagna Ven Feb 20 2009, 07:51

Promemoria primo messaggio :

Ho trovato per caso un articolo del 2007, su un giornale danese, che racconta di un tale Frank Larsen
un "barfodet" dall'etá di 6 anni.
Se vi interessa posso tradurre, magari a grandi linee, l'articolo. Il quale contiene anche un elenco dei vari luoghi copenaghesi ottimi per lo scopo.

Ecco l'articolo:
http://ibyen.dk/article375156.ece


A presto
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Messaggio  lucignolo Mer Feb 25 2009, 20:44

Marco53 ha scritto:Ricordo perfettamente l'affanno di mettersi e togliersi giubbotti K-way ad Amsterdam causa piogge improvvise alternate al sole, mentre i ragazzi locali se ne andavano scalzi e a torso nudo (!) anche sotto gli scrosci di pioggia.
È proprio vero che il concetto di decoro varia non solo nel tempo, ma anche di luogo in luogo.
Consiglierei certi sindaci a farsi un giro in quei posti, invece di masturbarsi mentalmente ad inventare ordinanze che hanno fatto ridere tutta l'Europa.
Senza contare che andare a torso nudo è vietato in tutto il territorio nazionale per motivi di (ridicolo) decoro.
Ce ne sono tanti che andrebbero a torso nudo, ma, per nostra fortuna Wink noi scalzi siamo ancora pochi.
Lasciate soltanto che richiamiamo l'attenzione di qualche idiota dotato dello scettro del potere.....
E pensare che basterebbe così poco per diventare un paese serio, meno attento alle s...e mentali e più disposto ad adeguarsi al resto d'Europa.

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Messaggio  contessa scalza Mer Feb 25 2009, 21:38

Si cammina tutti scalzi in casa. Gatti compresi. Quelli che usano scarpe per uscire le lasciano al rientro all'entrata. Solo al signore di casa è permesso fare un paio di metri in più per portare esempio la spesa in cucina e fino a sedersi nel divano e togliersele lasciandole nel tappeto. Quando vengono ospiti non li obbligo.... ma se lo fanno spontaneamente seguendo l'esempio visivo che hanno sotto gli occhi, mi fa piacere.

Concordo che in estate le zone più usate vengono nutrite con i piedi ma essendo anche il periodo più caldo si permane più tempo fuori casa (anche i gatti) ed è anche di solito il periodo migliore, prima e dopo l'estate, di incerare il legno. In pratica coincide anche con il periodo in cui si spegne il riscaldamento e quello in qui lo si riaccende.

Le parti che vengono camminate di più (scalzi) sono chiaramente la cucina e la sala da pranzo. Queste sono anche quelle che chiaramente vengono lavate più spesso ma anche che ricevono il trattamento di cera più sovente (proprio perchè sbiadiscono un pò) delle altre zone come il corridoio o il salotto.
In estate con la sabbia lo strato di cera viene abraso più facilmente ma anche se dà un pò di lavoro... il piacere che si ha sotto i piedi tutto l'anno vale sicuramente la pena.

X Lucignolo
Ti dò assolutamente ragione ma quei ..... (aggiungi di fantasia quel che vuoi) gli eleganti parquet li lasciano verniciare per non aver lavoro a dover continuamente incerare. Con la scusa che troppe persone portano le scarpe e quindi li rovinerebbero! Quindi ora che hanno eliminato eventuali posti di lavoro per mantere il parquet e hanno sborsato e investito per fare pavimenti verniciati che sopportano numerosissime scarpe.... senza doverli far lucidare, che ti piaccia o no le scarpe te le devi mettere anche tu che sei scalzo..... Very Happy .....altro che assegno..... contribuire prego!!!!
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Ciao C.S.

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Messaggio  lucignolo Mer Feb 25 2009, 21:41

castagna ha scritto:x lucignolo: hai scritto una cosa interessante, che si parte dal preconcetto che tutti "ci vogliono male". Vale per tante cose. Si è diversi finchè ci si sente diversi, poi appena si accetta se stessi, totalmente, con affetto e persino con autocritica, tutti sembrano farlo con naturalezza e diventiamo infine, ai nostri stessi occhi, quasi banali.
Si parla spesso di inconscio, anzi, se n'è parlato molto anche su questo sito.
Spesso si cade nell'errore di vederlo nel modo geniale, ma unilaterale di S. Freud; si perché l'inconscio è la nostra realtà antica che ci sorveglia sempre, che ci permette di sopravvivere, la parte dell'iceberg sommersa.
Fame, sete, sesso, sonno, se soddisfatti danno piacere, se non soddisfatti c'è paura e dolore.
Lui domina gran parte della vita, ci fa esprimere con un linguaggio gestuale che trascende la ragione e la fa passare in secondo piano.
Forse Freud notò subito l'importanza dell'aspetto sessuale e lo sopravvalutò, perché più di tutti questo bisogno fondamentale non può essere prontamente soddisfatto in una società piena di regole e tabù.
Ma il ruolo dell'inconscio è molto più ampio.
Quando una persona argomenta, usa il suo lato razionale; eppure, spesso, il nostro interlocutore se ne va non convinto.
Sai perché? Perché il nostro lato oscuro ci fa gestire, ci fa emettere messaggi subliminari che non sono recepiti in modo positivo da chi ci ascolta.
Ritornando a noi scalzi, se non siamo fondamentalmente convinti di ciò che facciamo, emettiamo segnali di insicurezza che vengono subito captati da chi ci osserva.
Forse il nostro passo è incerto, ci guardiamo intorno con insolita frequenza, rallentiamo senza rendercene conto quando ci sentiamo un possibile bersaglio, i nostri occhi chiedono "davvero posso?" ed ecco che puntualmente veniamo beccati dal sorvegliante di turno che, altrettanto inconsciamente si sente nel giusto.
Non so, è un'ipotesi, ma potrebbe spiegare perché i barefooters più convinti, più sicuri di sé riferiscono spesso di essere andati ovunque (navi, aerei, parchi e musei, negozi e supermercati) come delle tigri nella foresta, senza ricevere alcuna obiezione, se non in modo del tutto sporadico.
In sostanza, chi non è sicuro di sé è come se si attaccasse un cartello sul petto che dice: "Sono debole ed insicuro, perciò mazziatemi".

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Messaggio  lucignolo Mer Feb 25 2009, 21:50

contessa scalza ha scritto:Quindi ora che hanno eliminato eventuali posti di lavoro per mantere il parquet e hanno sborsato e investito per fare pavimenti verniciati che sopportano numerosissime scarpe.... senza doverli far lucidare, che ti piaccia o no le scarpe te le devi mettere anche tu che sei scalzo..... Very Happy .....altro che assegno..... contribuire prego!!!!
Ma no, ma no!
Guarda la cosa in modo positivo.
Come tu dici si tratta di un pavimento che sopporta numerosissime scarpe, perciò se non le hai contribuisci a farlo durare molto, ma molto di più.
E visto che hanno sacrificato molti posti di lavoro bisogna far qualcosa per salvaguardare il loro sforzo.
Quindi.......assegnino, please! Wink
lucignolo
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Messaggio  ChiccoB Mer Feb 25 2009, 21:51

lucignolo ha scritto:
castagna ha scritto:x lucignolo: hai scritto una cosa interessante, che si parte dal preconcetto che tutti "ci vogliono male". Vale per tante cose. Si è diversi finchè ci si sente diversi, poi appena si accetta se stessi, totalmente, con affetto e persino con autocritica, tutti sembrano farlo con naturalezza e diventiamo infine, ai nostri stessi occhi, quasi banali.
Si parla spesso di inconscio, anzi, se n'è parlato molto anche su questo sito.
Spesso si cade nell'errore di vederlo nel modo geniale, ma unilaterale di S. Freud; si perché l'inconscio è la nostra realtà antica che ci sorveglia sempre, che ci permette di sopravvivere, la parte dell'iceberg sommersa.
Fame, sete, sesso, sonno, se soddisfatti danno piacere, se non soddisfatti c'è paura e dolore.
Lui domina gran parte della vita, ci fa esprimere con un linguaggio gestuale che trascende la ragione e la fa passare in secondo piano.
Forse Freud notò subito l'importanza dell'aspetto sessuale e lo sopravvalutò, perché più di tutti questo bisogno fondamentale non può essere prontamente soddisfatto in una società piena di regole e tabù.
Ma il ruolo dell'inconscio è molto più ampio.
Quando una persona argomenta, usa il suo lato razionale; eppure, spesso, il nostro interlocutore se ne va non convinto.
Sai perché? Perché il nostro lato oscuro ci fa gestire, ci fa emettere messaggi subliminari che non sono recepiti in modo positivo da chi ci ascolta.
Ritornando a noi scalzi, se non siamo fondamentalmente convinti di ciò che facciamo, emettiamo segnali di insicurezza che vengono subito captati da chi ci osserva.
Forse il nostro passo è incerto, ci guardiamo intorno con insolita frequenza, rallentiamo senza rendercene conto quando ci sentiamo un possibile bersaglio, i nostri occhi chiedono "davvero posso?" ed ecco che puntualmente veniamo beccati dal sorvegliante di turno che, altrettanto inconsciamente si sente nel giusto.
Non so, è un'ipotesi, ma potrebbe spiegare perché i barefooters più convinti, più sicuri di sé riferiscono spesso di essere andati ovunque (navi, aerei, parchi e musei, negozi e supermercati) come delle tigri nella foresta, senza ricevere alcuna obiezione, se non in modo del tutto sporadico.
In sostanza, chi non è sicuro di sé è come se si attaccasse un cartello sul petto che dice: "Sono debole ed insicuro, perciò mazziatemi".
Nel "disegno"realizzato da Flavio,mi ci sono ritrovato non poco.E' vero,ancora adesso,camminando scalzo,mi capita spessissimo di guardarmi intorno specialmente se noto che vengo notato(passatemi il gioco di parole),in sostanza,anche se il mio desiderio e soprattutto il mio benessere nello stare scalzo rivestono una parte rilavante in me,non sono ancora riuscito ad essere totalmente indifferente agli sguardi della gente.Ricordo che non molto tempo fa un amico ha detto di me:"ti ammiro per quello che fai,so che stare scalzo è molto salutare,però tu devi esserti impermeabilizzato ai commenti e agli sguardi della gente,cosa che io non riuscirei proprio a fare".Probabilmente ha ragione,devo proprio imparare ed "impermeabilizzarmi" agli occhi degli altri. Chicco.

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Messaggio  contessa scalza Mer Feb 25 2009, 23:48

La psiche degli esseri umani è molto complessa lo sappiamo, e pur avendo Freud tutt'oggi sicuramente ancora il suo valore, nelle analisi dei comportamenti umani oggi dobbiamo tenere conto che i tempi da Freud sono cambiati e i tabù sono stati nel frattempo rotti anzi possiamo dire sventrati e oggigiorno ne abbiamo a volte dei risvolti anche la nausea. Ma come tutto, ritorneranno utili per imparare una lezione.

In sostanza, chi non è sicuro di sé è come se si attaccasse un cartello sul petto che dice: "Sono debole ed insicuro, perciò mazziatemi".

Superficialmente si potrebbe riassumere anche così ma c'è dell'altro ed è più nocivo di quanto sembra inizialmente.
Cerco di spiegarlo con le mie parole...
Questo comportamento è a effetto boomerang.
La cosa più normale in presenza di un percepito pericolo è l'affinarsi di tutti i sensi in quella direzione lasciando quasi il resto in automatica reazione, automaticamente il cuore batte più veloce e pompa più sangue nei muscoli per preparare una fuga o un azione. Segnala agli altri una tensione e la sua espressione si farà preoccupata. Questo oltre a stressare, in questo caso inutilmente il corpo, impedisce alla persona di fare ciò che desidera pur sapendo di non far nulla di male.
Spiacevoli associazioni o emozioni prendono il sopravvento e istintivamente si cerca di evitare in questo caso il mazziatore del museo di turno.
L'essere umano usa quotidianamente in normali situazioni dove non si vuole avere un contatto diretto con gli altri come esempio in un autobus o in un treno una forma di distacco e di girare l'attenzione verso l'interno per non dover recepire tutto in coscienza ciò che avviene all'esterno. Questa è una difesa naturale che permette di non essere completamente cosciente di quanto accade specialmente in caso di catastrofi, estrema violenza o ripetuti abusi.
Questo meccanismo di difesa si chiama dissociazione e non è di per sè nocivo, nei bambini avviene per natura molto semplicemente (diciamo anche per digerire nuovi dati e nozioni da valutare) e molto più frequentemente che negli adulti. È una specie di leggero trance (questo può variare a seconda della situazione o pericolo) una sorta di auto-ipnosy dove ci si rifugia e così si è qui, ma non realmente presenti. Per se stessi ma anche per gli altri. Quindi nuovamente in pericolo perchè non si percepisce tutto ciò che intorno succede o viene detto e nemmeno i segnali di vero eventuale pericolo.

Si pensa nel futuro con possibili disastri, problemi insolubili o essere rifiutati, o si girovaga nel passato ricordando situazioni simili e che emozionalmente per associazione ce lo ricordano. Si vuole evitare di affrontare o di doversi confrontare con le conseguenze. Molto spesso specialmente se da bambini per scappare a situazioni sgradevoli o dolorose si ha imparato che in questo modo non si deve confrontarsi con quanto avviene, si innesta un meccanismo che poi con il tempo si manifesta anche quando siamo adulti in simili situazioni o comportamenti che in qualche modo ce lo ricordano.
Avere timore di essere rifiutati anche magari solo da un guardiano di museo, non è innaturale del tutto se si pensa che può appunto stimolare altre emozioni per associazione sgradevoli come appunto quando pensiamo ci venga opposto un rifiuto da una qualche autorità o persona a cui in qualche modo dipendiamo.
In un bambino è una situazione di pericolo perchè la sua esistenza ne dipende e quindi se non può scontrarsi o cambiare la situazione, la sua reazione naturale diciamo sarebbe quella di non accettare il rifiuto e negarlo mentalmente e usare questa forma di trance interiore per proteggersi e non dover sempre a nuovo soffrire nel riscontrare la realtà del rifiuto.
Quindi molto più di quello che pensiamo, molti adulti diciamo hanno la non sana abitudine di sfuggire il presente in momenti dove si trovano in imbarazzo o devono affrontare situazioni eventualmente sgradevoli come un rifiuto ad entrare 'scalzo" (senza protezione..... come lui è in essenza) nel museo.
E questo come risposta 'diventata' naturale allo stimolo. Anche se spesso non razionale e più nociva che produttiva in normali situazioni di vita quotidiana.
Per disinnescare il meccanismo bisogna riconoscere cosa lo fà scattare e riconoscere in che situazioni si innesca, ma anche stanare i metodi che abbiamo sviluppato per sabotare un ritorno completo alla realtà e presa di coscienza di adulti.

In quei momenti bisogna sforzarsi a concentrare i sensi nel qui e ora, e in quello che si vuole fare e per aiutarsi oltre appunto a camminare scalzi che aiuta moltissimo, ad esempio si può guardare che ora è, che giorno, anno e che rumori si sente in quel momento e cosa si vede intorno, toccarsi magari e sentire la giacca, toccare i piedi.
In questo modo la concentrazione ritorna nel qui e ora e i timori e insicurezze ritornano nelle anticamere delle piccole titubanze interiori che sono anche normali avere. Così il nostro sguardo, pensiero e emozioni vedranno dall'esterno e con la dovuta distanza le cose (quindi non cariche emozionalmente) e anche un rifiuto di un guardiano o altri non ci parrà poi un dramma. Anche nel caso di chi teme di essere visto da conoscenti, amici e parenti.

Bf insicuri in terapia.... Wink
C.S.
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Messaggio  contessa scalza Gio Feb 26 2009, 14:53

Lo conoscete? - Pagina 2 Spitcoffee
Dopo un buon caffè fuori abitudine ma oggi necessario, sono di nuovo qui ad aggiungere qualcosa che ieri sera per stanchezza e anche per la già incredibile lunghezza del post ho emesso.

Intanto al posto di chiudere con... bf insicuri in terapia Wink avrei dovuto chiudere con 1,2,3, allo schioccare delle dita tutti gli insicuri bf si risveglino dal trance.... Very Happy (scherzo chiaramente)

Quello che ancora volevo mettere in luce era l'aspetto del 'mazziatore'.
Ora immaginatevi di essere un guardiano di museo e vedete arrivare qualcuno con fare strano e teso.... magari pure abbronciato.... e 'oltretutto' scalzo, è chiaro che vi desta un interesse se non direttamente un attenzione particolare e guardinga che si traduce in "che intenzioni avrà? non vorrà magari fare danni o aggredire altri visitatori?."
Dovete capire che lui percepisce la vostra tensione e preparazione all'attacco o fuga e questo come "guardiano" lo deve mettere "in guardia" (sennò che guardiano è?)
Se guardiamo che succede in realtà vediamo che l'insicuro attraverso i suoi timori e paure amplificate, ripone già la colpa delle sue tensioni sul guardiano (ignaro e innocente fino a quel momento) e quindi indirettamente lo accusa del suo stato emozionale sgradevole e dell'impossibilità di fare ciò che lui vuole.
Come reagireste voi se vi sentite accusati, malguardati e maltrattati senza aver fatto nulla?

Quindi un netto rifiuto ad esempio sarà la reazione di un pronto (e consapevole) ma anche disinformato guardiano. Ma questo è abbastanza normale.... . Se vi và bene, e solo in quel caso, troverete uno che è informato ed è attento e qui nel presente, e sà distinguere il vostro esagerato timore da una persona che invece è un malintenzionato.
Se vi và male invece... questo viene subito percepito come un sopruso e la sua reazione sarà di trattarvi con molta diffidenza o anche maltrattarvi come reazione se incominciate poi ad alzare la voce per difendere un vostro diritto (di cui lui o non ne è certo o in quel momento vista la disputa non gli interessa più...) e di chiamare le forze dell'ordine. O finire in escandescenze..... se trovate le persona distratta e insicura che reagisce magari anche lui solo ad un pericolo che lo fa dissociare dalla sua realtà momentanea a cui reagisce con violenza.
Insomma in casi estremi potrebbe pure arrivare ad aggredirvi per insicurezza e alla fine vi trovate per la vostra stessa insicurezza in tribunale.
Certo ho estremizzato un pò per mostrare come le cose si possono sviluppare a seconda delle situazioni e delle persone che le causano.

Altra cosa che non avevo sottolineato era che lo stress che le 'insicurezze nutrite' provocano, a lungo andare causa problemi fisici perchè il corpo non si rilassa veramente bene perchè sempre teme un qualcosa.
Deve fare attenzione a quando è solo per poter fare cose che davanti a altri non vuole fare, per non dover spiegare magari perchè lo fà o perchè teme una disapprovazione. In questo modo gli organi del corpo restano in un permanente allarme in sottofondo e questo non gli permette di riposare e rigenerarsi come dovrebbero. Quindi con il tempo questo ci si accorcia la vita ma anche ci fà ammalare e con l'anzianità divenire sempre più immobili... . Alla fine si ha paura di tutto.

Quindi non nutrite le paure. Prendetene atto e cercate di capire come nascono e il perchè ve ne siete affezzionati, perchè le nutrite invece di comprenderle e quindi averle sotto controllo. In un certo senso aggrapparsi a queste, forse fà sentire protetti temporaneamente ma è come continuare a rimanere attaccati a una zattera dopo che ci ha portato al di là del fiume. O prendere la medicina seppur siamo guariti. Questa stessa poi ci farà di nuovo ammalare.

Ok ora smetto e spero che il vostro silenzio sia perchè ciò che ho scritto vi ha mosso a pensarci e non perchè vi ho stecchito con tutto quel popò di parole....

Ciao
C.S.
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Messaggio  contessa scalza Gio Feb 26 2009, 15:17

CONCLUSIONE

in conclusione possiamo dire che nel cartello appeso al petto dell'insicuro ci stà scritto:

La causa dei miei mali sei tu che leggi questo!!!!


Per questo spesso ricade nuovamente vittima.... ve lo potete immaginare che reazioni questo richiama? Questo significa abbandonare il comando della propria imbarcazione e lasciar dipendere da chi ci troviamo di fronte.... .
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Messaggio  castagna Gio Feb 26 2009, 18:36

"Sono debole...mazziatemi" Ed infatti, io osservo i bambini, sul mio lavoro (lavoro presso un nido), e vedo che se uno/a di loro cade e piange perché si é fatto/a male...c'é sempre uno/a che arriva e lo/la bastona!
Sistematicamente. Puntualmente.
"Non nutrire le paure..." Parole assolutamente giuste.
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Messaggio  lucignolo Gio Feb 26 2009, 21:08

contessa scalza ha scritto:CONCLUSIONE

in conclusione possiamo dire che nel cartello appeso al petto dell'insicuro ci stà scritto:

La causa dei miei mali sei tu che leggi questo!!!!


Per questo spesso ricade nuovamente vittima.... ve lo potete immaginare che reazioni questo richiama? Questo significa abbandonare il comando della propria imbarcazione e lasciar dipendere da chi ci troviamo di fronte....
Scusami, Cristiana se mi permetto di dirti che ho fatto non poca fatica a seguire la tua linea di pensiero.
Forse sono io che sono un po' duro di comprendonio, ma, se non fosse così non avrei scelto come avatar il ciuco.
Guarda che i messaggi che vengono lanciati dall'insicuro non sono quelli che pensi tu, palesi e non ambigui.
Il problema è che noi crediamo di esprimerci in modo razionale, ma c'é un sottobosco di messaggi che nessuno degli interlocutori è in grado di decifrare, se non in modo del tutto incosciente.
Il guardiano di turno di certo non pensa: "Ecco il timoroso da randellare", perché sei contratto o devastato da tic nervosi.
Lo sente in modo del tutto istintivo, come se tu fossi circondata da un'aura colorata che rivela la tua debolezza.
Siamo noi che ci illudiamo di avere tutto sotto il controllo della mente, ma non è così.
Il problema vero è che siamo scalzi e ci sentiamo fondamentalmente in colpa, al centro dell'attenzione e sul banco degli imputati e ne portiamo le stigmate.
Perché siamo sottoposti al giudizio dei sacrosanti normali e colpevoli per definizione, in quanto diversi.
Se non si supera questo problema di partenza, si è sconfitti senza scampo.
E bada che non ho detto che sia facile, ma credo che molti di noi abbiano già dentro di sé il seme della sconfitta, ancora prima di cominciare.
Parlarne, secondo me, fa bene.
Oggi faccio cose che non avrei mai pensato solo un anno fa.
Non è possibile procedere a balzi.
Carlo Linneo disse: "Natura non facit saltus".
Dovrebbe essere il nostro motto.
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Messaggio  contessa scalza Gio Feb 26 2009, 22:29

Scusami, Cristiana se mi permetto di dirti che ho fatto non poca fatica a seguire la tua linea di pensiero.
Forse sono io che sono un po' duro di comprendonio, ma, se non fosse così non avrei scelto come avatar il ciuco.
Guarda che i messaggi che vengono lanciati dall'insicuro non sono quelli che pensi tu, palesi e non ambigui.
Certo che hai il diritto di dire se trovi faticoso seguire queste linee di pensiero, ma per chiarirci queste non sono le mie linee.... anche se le condivido appieno, ma sono le linee della psicologia medica ufficiale. Anche per quanto riguarda l'andare scalzi. Io come ho detto ho solo spiegato, o almeno cercato di spiegare, con le mie parole.
Il problema è che noi crediamo di esprimerci in modo razionale, ma c'é un sottobosco di messaggi che nessuno degli interlocutori è in grado di decifrare, se non in modo del tutto incosciente.
Penso sia proprio qui l'equivoco; l'insicuro di per sè ha il "sentimento (*) di emettere un messaggio che viene invece interpretato male dagli altri quindi lui sente veramente, richiamando l'esempio del bordo appeso al petto, che ci debba essere scritto "Sono debole.... mazziatemi" ma la differenza che intendevo mostrare è che gli altri ci leggono invece "È colpa tua".
Potremmo vedere anche nell'esempio portato da castagna che se il bambino cade e grida al posto di aiuto e comprensione dagli altri becca una nuova botta. Se mi immagino una scimmia che cade e si mette a gridare come 'na forsennata, voglio vedere quanto tempo dura finchè non arriva un'altra e gli molla un scapattone perchè la smetta. Osserva come i giovani in risposta a un tuo segnale di disagio ti rispondano che è colpa tua o peggio per te (perchè sei vecchio per esempio), e se invece gli avessi chiesto - senti mi puoi dare una mano a fare questo (senza usare la tua debolezza di mezzo), la risposta sarebbe diversa e comunque non una botta in testa. Sarebbe un sì o un no. Perchè lasci all'altro decidere se vuole aiutarti e anche tu già gli specifichi che cosa ti aspetti da lui.
* Il sentimento viene dall'emozionale e non dal razionale.
Il guardiano di turno di certo non pensa: "Ecco il timoroso da randellare", perché sei contratto o devastato da tic nervosi.
Lo sente in modo del tutto istintivo, come se tu fossi circondata da un'aura colorata che rivela la tua debolezza.
Certamente queste vengono date e ricevute a livello di istinto difatti ho sempre parlato di "recepire".
Il problema vero è che siamo scalzi e ci sentiamo fondamentalmente in colpa, al centro dell'attenzione e sul banco degli imputati e ne portiamo le stigmate.
Perchè non vengono invece lasciate a casa? Se ne ha bisogno per strada di queste "sentite" stigmate?
Se già parti con questo inutile carico addosso come puoi aspettarti che nessuno ti giudichi per uno stolto?
Poi come asinello dovresti conoscere la storia della famiglia per strada con l'asino e quello che in ogni paese diceva la gente, no?
Perché siamo sottoposti al giudizio dei sacrosanti normali e colpevoli per definizione, in quanto diversi.
Tutti dobbiamo continuamente fare e esprimere giudizi (parziali). Per defizione loro sono "i diversi" per te perchè portatori di scarpe.
Se non si supera questo problema di partenza, si è sconfitti senza scampo.
E bada che non ho detto che sia facile, ma credo che molti di noi abbiano già dentro di sé il seme della sconfitta, ancora prima di cominciare.
Allora..... dentro abbiamo anche il seme della "vittoria" non solo quello della "sconfitta" dipende da quale innaffiamo.
Se in molti anni si ha innaffiato uno, la sua pianta sarà porbabilmente già grande, ma noi possiamo decidere di nutrire invece l'altro per noi stessi, perchè ne abbiamo il diritto e perchè ce lo meritiamo.
Poi all'inizio quando inizia a germogliare è ancora buio e non vede la luce ma poi quando piano si schiude e cerca l'aria e la luce esce pian piano e con il giusto nutrimento si fà forte e l'altra appassisce.
Parlarne, secondo me, fa bene.
Oggi faccio cose che non avrei mai pensato solo un anno fa.
Non è possibile procedere a balzi.
Carlo Linneo disse: "Natura non facit saltus".
Dovrebbe essere il nostro motto.
In 3 settimane avrai già una bella piantina se la annaffi tutti i giorni (l'altra lo hai fatto per anni senza saperlo).
Per far crescere la nuova (quella vittoriosa) sana hai bisogno di piccoli sostegni in modo non arranchi e soffochi in quella della sconfitta. Eccone un paio:

Scopri il sabotatore nei tuoi pensieri:

  • Rifiutarsi di credere queste regole con te funzionino

  • Sii convinto che tu sei diverso dagli altri e che queste idee e suggerimenti per te non valgano

  • Raccontati ogni giorno che per te non ci sia soluzione o aiuto possibile

  • Rifiuta di constatare ogni miglioramento

  • Smetti di provare dopo un paio di volte

  • Prenderti carico delle responsabilità per i tuoi insuccessi, ma scrivi i tuoi successi alla 'buona fortuna'


Ciao
C.S.
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Messaggio  lucignolo Ven Feb 27 2009, 00:19

contessa scalza ha scritto:Certo che hai il diritto di dire se trovi faticoso seguire queste linee di pensiero, ma per chiarirci queste non sono le mie linee.... anche se le condivido appieno, ma sono le linee della psicologia medica ufficiale.
La psicologia medica ufficiale non sa spiegare molte, troppe cose, ma l'universo inconscio ci permea in ogni azione e la pubblicità se ne nutre.
contessa scalza ha scritto:...la differenza che intendevo mostrare è che gli altri ci leggono invece "È colpa tua"
No, ci leggono "Sei più debole, perché dai segnali di resa", né più né meno di un cane che mostra la gola.
L'inconscio ci mette in allarme di fronte a fenomeni insoliti, in quanto potenzialmente pericolosi.
Lo scalzo è diverso, forse matto, quindi pericoloso, perché non lo si sa interpretare.
La reazione può essere di fuga, se ci si sente più deboli, o di attacco se ci si sente più forti: dipende dai segnali emessi.
contessa scalza ha scritto:Potremmo vedere anche nell'esempio portato da castagna che se il bambino cade e grida al posto di aiuto e comprensione dagli altri becca una nuova botta. Se mi immagino una scimmia che cade e si mette a gridare come 'na forsennata, voglio vedere quanto tempo dura finchè non arriva un'altra e gli molla un scapattone perchè la smetta. Osserva come i giovani in risposta a un tuo segnale di disagio ti rispondano che è colpa tua o peggio per te (perchè sei vecchio per esempio), e se invece gli avessi chiesto - senti mi puoi dare una mano a fare questo (senza usare la tua debolezza di mezzo), la risposta sarebbe diversa e comunque non una botta in testa. Sarebbe un sì o un no. Perchè lasci all'altro decidere se vuole aiutarti e anche tu già gli specifichi che cosa ti aspetti da lui.
I bambini fanno branco ed isolano i diversi, perché sono grassi, perché portano gli occhiali, perché tartagliano o perché sono semplicemente timidi e questo indipendentemente dal fatto che strillino o meno.
Sul "Senti mi puoi dare una mano", ti auguro di non sentirti male per strada: vedrai cosa puoi aspettarti.
contessa scalza ha scritto:Perchè non vengono invece lasciate a casa? Se ne ha bisogno per strada di queste "sentite" stigmate?
Se già parti con questo inutile carico addosso come puoi aspettarti che nessuno ti giudichi per uno stolto?
Poi come asinello dovresti conoscere la storia della famiglia per strada con l'asino e quello che in ogni paese diceva la gente, no?
Non se ne ha bisogno, ma se uno il coraggio non ce l'ha non se lo può dare, come disse un certo Don Abbondio.
Scusami, ma gli esempi sono quotidiani, non ti bastano?
Non ci sarebbe nemmeno bisogno di parlarne, si andrebbe scalzi e basta.
Qualcuno lo fa, ma è il risultato di anni di praticantato assiduo, di sordità acquisita agli umilianti commenti, di forza interiore assolutamente fuori del comune e, forse, di fortuna di non dover scendere a compromessi con spose, fidanzate, datori di lavoro, carriera, immagine professionale ecc.
contessa scalza ha scritto:Tutti dobbiamo continuamente fare e esprimere giudizi (parziali). Per defizione loro sono "i diversi" per te perchè portatori di scarpe.
Eh, già, me lo ripeterò cento volte al giorno.
Peccato che il vero diverso sia quello in netta minoranza e che siano le maggioranze a dettare le regole.
contessa scalza ha scritto:Allora..... dentro abbiamo anche il seme della "vittoria" non solo quello della "sconfitta" dipende da quale innaffiamo.
Almeno su questo siamo d'accordo, ma ti ripeto: con calma e poco alla volta.
E sempre ammesso e non concesso che si possa davvero arrivare ad una vittoria, non totale e non per tutti, almeno.

Ah, a proposito: ti vedo tonica e motivata come una volta.
Ginseng? Very Happy
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Messaggio  contessa scalza Ven Feb 27 2009, 08:35

Niente ginseng Wink , solo un paio di giorni presi liberi da studi e grandi lavori domestici.

Voglio solo specificare che erano solo descrizioni e regole 'generiche', e che io ho cercato solo di sintetizzare e di spiegare con le mie parole. Ma ahimè io non sono nè una scrittrice, nè una psicologa, quindi ovvio che tutto il mio lavoro di ricerca e spremimento di meningi per cercare di spiegarlo e scriverlo con le mie parole e in italiano, non fosse utile a nessuno nemmeno ai ciuchi (che tanto sono e restano convinti di saper già tutto).
Non ci sarebbe nemmeno bisogno di parlarne, si andrebbe scalzi e basta.
Difattti.... io mi sono proprio stufata e me ne vado ora a camminare scalza e basta, gli insicuri..... embè che restino tali se proprio non possono far altro.
Ci sentiamo
Ciao
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Messaggio  lucignolo Ven Feb 27 2009, 09:39

contessa scalza ha scritto:Voglio solo specificare che erano solo descrizioni e regole 'generiche', e che io ho cercato solo di sintetizzare e di spiegare con le mie parole. Ma ahimè io non sono nè una scrittrice, nè una psicologa, quindi ovvio che tutto il mio lavoro di ricerca e spremimento di meningi per cercare di spiegarlo e scriverlo con le mie parole e in italiano, non fosse utile a nessuno....
Beh, insomma, come fai a dirlo?
E poi per far quattro chiacchiere in libertà non c'è bisogno di essere scrittori, poeti o psicologi, così come non siamo qui per prevaricarci l'un l'altro.
Ognuno esprime i suoi punti di vista cercando, per quanto possibile, di usare la propria testolina, rielaborando cose lette o studiate, altrimenti ci limiteremmo a recitare cose scritte dagli altri.
Sai che tristezza.
contessa scalza ha scritto:.....nemmeno ai ciuchi (che tanto sono e restano convinti di saper già tutto).
Ohibò, se ti riferivi a me......... Sad
contessa scalza ha scritto:Difattti.... io mi sono proprio stufata e me ne vado ora a camminare scalza e basta, gli insicuri..... embè che restino tali se proprio non possono far altro.
Capito, cari insicuri? Il discorso è chiuso.
Arrangiatevi. Smile
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Messaggio  contessa scalza Ven Feb 27 2009, 13:38

lucignolo ha scritto:Beh, insomma, come fai a dirlo?
E poi per far quattro chiacchiere in libertà non c'è bisogno di essere scrittori, poeti o psicologi, così come non siamo qui per prevaricarci l'un l'altro.
Ognuno esprime i suoi punti di vista cercando, per quanto possibile, di usare la propria testolina, rielaborando cose lette o studiate, altrimenti ci limiteremmo a recitare cose scritte dagli altri.
Hai ragione, ma se le quattro chiacchere fatte in libertà sono però alla fine, senza una seria valutazione, sempre gettate al vento, qualsiasi sforzo di riassumere studi, anni di esperienza propria e constatazioni messe in pratica della consistenza e validità di queste linee di pensiero, in un messaggio che possa "stimolare" dei pensieri "auto-riflessivi" e "auto-critici" e che motivino gli insicuri a una nuova "auto-sicurezza", diventa inutile. Ma offerto magari da una persona con il titolo per farlo come una psicologa o con capacità di riassumere e scegliere il modo migliore di farlo come una scrittrice, queste linee sarebbero meglio espresse, più chiare, e meno discutibili perchè rafforzate anche da una competenza che io non ho e quindi non più "chiacchere" ma preziosi e "costosi" avvisi.
In ogni modo se si rifiuta in partenza di provare a seguire il ragionamento dell'altro e i suggerimenti in questo contenuti, dando per scontato e per valido solo quello che fin ora si ha pensato e provato, allora uno scambio di idee e vedute con questi è anche inutile. Diventano solo 'chiacchere' che non portano a niente e non scambi di 'vedute' che possono indicare un percorso o risultare profique per qualcuno o qualcosa.
Sai che tristezza.
Quando gli scambi di opinioni scambiate in libertà vengono ridotte alla fine solo a delle chiacchere e parole vuote gettate al vento, può apparire triste ma in fondo è solo uno specchio della nostra stessa incapacità di farne un qualcosa di costruttivo.
Ohibò, se ti riferivi a me......... Sad
A chi avrei dovuto riferirmi in quel punto del discorso che sia anche un bravo "ciuchino" si rifiuti, scalpiti, ragli, e poi rimanga convinto di aver ragione....?? Very Happy
Io invece come avatar ho scelto una "contessa" anche se scalza, e quindi la ragione e la prevaricazione sull'altro non è presente nei miei desideri. Questa mi è dovuta già per titolo onorario... Very Happy ma, per magnanimità del mio stato, la concedo sempre con molto piacere agli altri ....
Capito, cari insicuri? Il discorso è chiuso.
Arrangiatevi. Smile
Nel cartello appeso al petto dei 'mazziatori' ci si legge:
"Sei debole, mostri la gola e non fai nulla per rimediare?"
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Messaggio  Andrea D Ven Feb 27 2009, 13:50

lucignolo ha scritto:
Ritornando a noi scalzi, se non siamo fondamentalmente convinti di ciò che facciamo, emettiamo segnali di insicurezza che vengono subito captati da chi ci osserva.
[...]
Non so, è un'ipotesi, ma potrebbe spiegare perché i barefooters più convinti, più sicuri di sé riferiscono spesso di essere andati ovunque (navi, aerei, parchi e musei, negozi e supermercati) come delle tigri nella foresta, senza ricevere alcuna obiezione, se non in modo del tutto sporadico.
Probabilmente mi sopravvaluto, ma credo di essere ormai un barefooter abbastanza sicuro di me (ma non abbastanza da andare scalzo a casa dei miei genitori!). Ma qualche problema con i guardiani di musei, chiese e centri commerciali l'ho avuto anch'io. Non credo che queste persone siano poi cosí sensibili ai nostri segnali subliminali d'insicurezza, credo che semplicemente si sentano tenuti a reagire a qualcosa che non rientra nelle regole, a prescindere dal fatto che ci sentiamo piú o meno tranquilli. Non vorrei che, oltre alla paura di essere giudicati male o redarguiti, cominciassimo ad aver paura di aver paura. Il rischio di trovare un guardiano che ci dice, piú o meno gentilmente, di rimetterci le scarpe, è oggettivo, quindi la nostra inquietudine quando entriamo in certi luoghi è giustificata e ce la teniamo, inutile preoccuparsi del fatto che possa aizzare l'aggressività dei cerberi.

ciao,

andrea

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Messaggio  contessa scalza Ven Feb 27 2009, 17:14

bfpaul ha scritto:Sicuramente il pavimento è più cerato negli angoli che nelle zone di maggior traffico!
In quelle però, se va in giro solo una persona scalza che sudi abbastanza, almeno d'estate, può depositarsi un sottile strato di "sudore" che può anch'esso essere nutrimento per il legno.
Quindi ....

bfpaul

Bawwww Shocked guardate sul legno che impronte...... (la galleria è a lato)
http://www.telegraph.co.uk/news/picturegalleries/worldnews/4840238/Footprints-are-carved-into-the-floorboards-by-monk-who-has-prayed-at-the-same-spot-for-20-years.html?image=1
.....dice che son venute a son di fare genuflessioni per 20 anni sullo stesso punto.

Chissà quanti millimetri di suola ha Hua Chi, eh? Very Happy

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Messaggio  lucignolo Ven Feb 27 2009, 19:46

contessa scalza ha scritto:A chi avrei dovuto riferirmi in quel punto del discorso che sia anche un bravo "ciuchino" si rifiuti, scalpiti, ragli, e poi rimanga convinto di aver ragione....?? Very Happy
Andrea D ha scritto:Non credo che queste persone siano poi cosí sensibili ai nostri segnali subliminali d'insicurezza, credo che semplicemente si sentano tenuti a reagire a qualcosa che non rientra nelle regole, a prescindere dal fatto che ci sentiamo piú o meno tranquilli.
Senza andare nel complicato, provate a leggere questi due articoletti interessanti:
http://www.acam.it/entronauta1.htm
http://cervello.piuchepuoi.it/28/inconscio-ascoltami
In quanto a te, Cristiana, l'errore è stato soltanto mio.
Penso sempre che una persona colta ed intelligente come te trovi stimolante argomentare, confrontare idee e sentirsi contraddetta, per andare oltre.
Vieni contraddetta tu, vengo contraddetto io, a volte a lungo; non è un braccio di ferro, è un continuo divenire che ritenevo stimolante per altre persone altrettanto intelligenti di questo forum non comune.
Non siamo qui per risolvere i problemi altrui, perché non abbiamo in tasca la panacea di tutti i mali, ma un dibattito può far riflettere, soprattutto su tematiche così insolite come la nostra.
Capisco che questo modo di procedere possa dar fastidio e che una persona voglia sedersi a leggere il forum in tutta rilassatezza, ma ogni tanto, se trovi il partner giusto, ti viene anche voglia di premere sul pedale dell'accelleratore.
Non ti va.
Va bene, ne prendo atto e considerando che non sono arrivato a 54 anni per ripetere troppo spesso gli stessi errori, chiedo venia e ti assicuro che non succederà più.
Per quanto riguarta le persone titolate, convengo con te che il pezzo di carta dia certe garanzie, anche se tu stessa hai affermato che i diplomi italiani sono assolutamente poco considerati nel nord Europa: che facciamo, ammesso che ce ne sia il bisogno, veniamo a psicanalizzarci in Norvegia?
Però, se mi è consentito fare un paragone, ci sono persone profondamente appassionate che hanno una conoscenza della materia oggetto della loro passione davvero stupefacente.
Paolo G., tanto per citarne una, ha una conoscenza vastissima in campo ferroviario, un suo amico, forse, ancora di più: né l'uno né l'altro sono ferrovieri professionisti o ingegneri.
Insomma, non vogliamoci così male da voler considerare cacca tutto ciò che non è professionale, perché tanta cacca viene spesso prodotta da chi non dovrebbe.
Nessuno di noi, d'altronde, aveva la pretesa di psicanalizzare gli scalzi.
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Messaggio  lucignolo Ven Feb 27 2009, 19:51

Andrea D ha scritto:Non vorrei che, oltre alla paura di essere giudicati male o redarguiti, cominciassimo ad aver paura di aver paura.
Certo che no, il succo del discorso era un altro: al di là delle possibili e discutibili spiegazioni, si deduce che, se l'ipotesi è vera, allora il praticantato, l'aumento di sicurezza che deriva dall'andare spesso scalzo in mezzo alla gente portano ad una maggiore tolleranza da parte di guardiani e sorveglianti.
La cosa non mi sembra lapalissiana, semmai paradossale. Smile
E interessante.
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Messaggio  Andrea77 Ven Feb 27 2009, 22:39

In mia psicologica scienza, io vedo che tu essere diverso (scalzo, nero, capellone,...) (x diverso intendo rispetto alla maggiornaza delle persone). La tua diversità è palese (sei scalzo se nn ho le fette di salame lo vedo).
Diverso viene generalmente associato a sbagliato, negativo, dunque da stare attenti, da allontanare.
Quindi il guardiano vede il diverso e lo allontana o, se non vuol passare x razista, lo tiene d'occhio pronto ad intrvenire. Nell'immaginario collettivo lo scalzo è sporco, povero,... Quindi se entra nel negozio nn è x comprare, non ha soldi, quindi è li x rubare,... Poi magari guarda meglio e vede che veste bene in modo curato. Allora forse nn è un ladro, uno sbandato. E' solo un eccentrico magari uno stravagante, magari un VIP. Cosa faccio, se magari è uno importante ma stravagante poi ci vado di mezzo io...
Altre volte xò uno nn ci fa caso, la stranezza è tale che non vedi altro.
Faccio un esempio. Anni fa un nero con le treccine entra in un panificio in zona mare. Ha con se della mercanzia, il padrone del negozio associa quell'immagine al solito marocchino che vende cianfrusaglie e rompe le scatole e lo caccia via a malomodo. Il ragazzo nero ci rimane male e preso alla sprovvista se ne va ma poi gli girano le p...
Come si permette questo stolto razzista io sono Gullit, centravanti strapagato del milan e quello che il tizio ha preso x chincaglierie da vendere sono semplicemente le cose della spiaggia.
X me la questione è semplice chi va scalzo sa di essere 'diverso' e quindi si sente a disagio soprattutto uno come me che è timido e nn gli va apparire mentre stando scalzo appare eccome.
In + normalmente, andando poco scalzo, non sono abituato a essere notato anche questo ha il suo peso. Quindi mi sento a disagio come se tutti mi guardassero e in effetti è così alla faccia di chi dice 'ma va nn ti nota nessuno'. Eppure quando vado in giro scalzo è un continuo sguardi, commenti,...
Poi è inutile so che uno che mi conosce penserebbe male quindi la cosa mi da fastidio, non mi sento a mio agio.
E' inutile che si insista io continuo a vederla così. Sono insicuro, si. E' un male, vero, ma non riesco a fare diversamente. Diciamo che + meschinamente nn ci provo neppure. Non è solo una questione di scalzi. Anche sul lavoro spesso sono visto come insicuro e quindi nn vengo apprezzato.Pur essendo conscio di questo nn so come fare.

Ciao
Andrea
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Messaggio  contessa scalza Sab Feb 28 2009, 10:52

lucignolo ha scritto:
Non ti va.
Nessuno di noi, d'altronde, aveva la pretesa di psicanalizzare gli scalzi.[/color]
Non è che non mi và. Comprendi bene. Trovo inutile un dialogo se deve essere solo una chiacchera.
L'essere contraddetti e non saperlo accettare, è un altra cosa.
Tutto qui.
Per me la cosa era già chiarita e chiusa con la battuta sardonica di risposta sui nostri avatar.
Con quello dicevo che la ragione o la prevaricazione non mi interessano, ma nemmeno i dialoghi a vuoto.
Questo non significa io pretenda dei risultati dai dialoghi, o pensare di psicanalizzare gli scalzi, ma che con la giusta considerazione nel contesto (non considerandole inutili chiacchere) mi impegno proporzionalmente a spremere le meningi e a portare degli argomenti che possano "stimolare" una miglior comprensione di questo fenomeno di disagio, insicurezza, paura, che in diversi gradi riscontriamo tutti.

Quindi mentre io mi studio un pò il materiale che mi hai proposto di prendere sotto osservazione, ti pregerei di fare altrettanto con questo che ti dò io.
Studi fondamentali sull’emozione della paura
Emozione, dissociazione e coscienza
http://www.sicap.it/merciai/psicosomatica/students/emozione.htm
"L’ansia umana può essere l’alto prezzo dell’abilità di anticipare il pericolo e di pensare.
Gli animali inferiori soffrono le conseguenze delle scelte sbagliate, ma non si preoccupano in anticipo."


Questo non è il materiale che ho studiato e stò studiando io, ma è solo il secondo indirizzo che ho trovato in rete.
Non è un intero volume quindi, ma solo una buona descrizione direi in italiano e che và molto in direzione di quello che intendevo io.

Leggendolo, bisogna tenere a mente che anche 'insicurezza e paura' sono misurabili in gradi da 0 a 10, e nel rapporto di cui parliamo noi (bf-guardiano-autorità-sguardi-parenti) non parliamo di livelli definibili "malati" o di "patologie" e sindromi "patologiche' , noi si fà un discorso sulle insicurezze basali (che come scalzi incontriamo) che chi più chi meno toccano tutti. Nel materiale di studio proposto approfondiscono considerando da un minimo a un massimo del fenomeno. Quindi devi saperti posizionare nel contesto per riscontrare ciò che ho cercato di spiegare io.

Ne discutiamo credo perchè le vogliamo capire queste insicurezze, e nel miglior dei casi col tempo superarle. Non solo per farsi due chiacchere sopra. Almeno, non io.
Con questo voglio dire che anche 'le tigri' fra i bf hanno queste basali insicurezze, ma gli danno il giusto spazio, le osservano un attimo riconoscendole per il proprio istinto protettivo, ma se nessun altro segnale esterno corrisponde, abbassano le difese e ci vanno lo stesso nonostante la basali insicurezze. Forse la differenza stà solo nel voler comprendere le insicurezze per superarle, per non farsi dominare da queste. Per una tigre sarebbe semplicemente mortale.

Dammi un pò di tempo per valutare il contenuto dei tuoi link poi ci ritorno sopra

C.S.
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Messaggio  lucignolo Sab Feb 28 2009, 13:22

contessa scalza ha scritto:Ne discutiamo credo perchè le vogliamo capire queste insicurezze, e nel miglior dei casi col tempo superarle. Non solo per farsi due chiacchere sopra. Almeno, non io.
E nemmeno io, anche se il rapporto epistolare non è il massimo per comprendere certe sfumature.
Semmai è pericoloso cercare di capirle senza (e ridaje) certi messaggi che seguono altri canali.
contessa scalza ha scritto:Con questo voglio dire che anche 'le tigri' fra i bf hanno queste basali insicurezze, ma gli danno il giusto spazio, le osservano un attimo riconoscendole per il proprio istinto protettivo, ma se nessun altro segnale esterno corrisponde, abbassano le difese e ci vanno lo stesso nonostante la basali insicurezze. Forse la differenza stà solo nel voler comprendere le insicurezze per superarle, per non farsi dominare da queste. Per una tigre sarebbe semplicemente mortale.
Chiarissimo questo punto, ma queste cose le avevamo già dedotte, no? Wink
È quel praticantato che ti porta a non vincerti mai, ma a saperti dominare ed a sviluppare un dialogo interiore che fa scoprire in te forze che nemmeno immaginavi di avere.
D'altra parte il vero coraggio cos'è se non l'aver paura e saperla dominare? Chi non sente la paura non è coraggioso: o è inumano o non la racconta giusta.
Poi, ogni tanto credo che sia bello gardare ancora più in profondità: noi le chiamiamo chiacchiere (se fossimo esperti saremmo ad un congresso), ma non trovi che ci sia la voglia di interrogarsi?
Comunque, se ce ne sarà il tempo, credo che a quattrocchi (anzi, sei, perché a volte porto gli acchiali) ci intenderemo molto meglio.
Intanto vado a leggermi il materiale che mi hai indicato.
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Messaggio  Marc_63 Dom Mar 01 2009, 18:03

Ciao a tutti.
Ho seguito con molta attenzione gli interventi su questa discussione.
Non intervengo su tutto, ma solo su alcune frasi e/o concetti espressi che mi hanno colpito in modo particolare.

Flavio ha scritto :
Ritornando a noi scalzi, se non siamo fondamentalmente convinti di ciò che facciamo, emettiamo segnali di insicurezza che vengono subito captati da chi ci osserva.
Forse il nostro passo è incerto, ci guardiamo intorno con insolita frequenza, rallentiamo senza rendercene conto quando ci sentiamo un possibile bersaglio, i nostri occhi chiedono "davvero posso?" ed ecco che puntualmente veniamo beccati dal sorvegliante di turno che, altrettanto inconsciamente si sente nel giusto.
Non so, è un'ipotesi, ma potrebbe spiegare perché i barefooters più convinti, più sicuri di sé riferiscono spesso di essere andati ovunque (navi, aerei, parchi e musei, negozi e supermercati) come delle tigri nella foresta, senza ricevere alcuna obiezione, se non in modo del tutto sporadico.
In sostanza, chi non è sicuro di sé è come se si attaccasse un cartello sul petto che dice: "Sono debole ed insicuro, perciò mazziatemi".

E' vero Flavio, le insucurezze le abbiamo, e spesso traspaiono nei nostri atteggiamenti.
Ma da cosa nascono queste insicurezze ? Vogliamo esaminarne qualche causa ?
Prima di tutto, secondo me, nascono da una educazione sbagliata che anche noi abbiamo ricevuto. Siamo figli, che ci piaccia o no di una errata cultura "Cattolica - Cristiana" che, non c'è niente da fare, ha permeato la nostra società italiana sin dai tempi dell'antica Roma e di cui, a distanza di 2000 anni, non riusciamo a liberarci.

Nei miei studi sulla storia e la figura di San Francesco d'Assisi, leggendo la biografia ufficiale del Santo di Tommaso da Celano, mi sono reso conto che la mentalità imperante nel Medio Evo nella società italiana è la stessa con la quale ci scontriamo oggi quotidianamente.
Francesco, ad esempio, era largamente osteggiato, soprattutto all'inizio del suo cammino post conversione, soprattutto per il fatto di presentarsi, anche alla Chiesa, come "straccione" di cui l'andare scalzo era il massimo emblema, era "lo scandalo".
Se avete modo di vedere o rivedere il film "Fratello sole sorella luna" di Franco Zeffirelli, secondo me il miglior film girato sulla figura del santo di Assisi, non potrete non notare il contrasto che emerge nel momento in cui Francesco e suoi seguaci si presentano al cospetto del Papa e del Collegio Cardinalizio per l'approvazione della Regola.

Da una parte la solennità, il rigore, il formalismo esagerato dell' apparato ecclesiale ormai schiavo e ostaggio di se stesso, del lusso, degli ornamenti, di una mentalità "regale" mal intesa, e dall'altro la povertà vera, autentica dei frati che si presentano al cospetto del Papa addirittura a piedi nudi; "straccioni".
Lo stesso Tommaso da Celano, parlando del vestiario di Francesco, arriva a dire, contrariamente alla tradizione, che indossasse i sandali (forse per una sorte di vergogna oppure per non enfatizzare su un aspetto che, una volta morto Francesco, i seguaci avrebbero certamente criticato).

Vedete, purtroppo dal Medio Evo ad oggi la Chiesa ha portato avanti in maniera eccessiva la cultura del "peccato", senza soffermarsi su tante altri aspetti del Cristianesimo che sono poi quegli aspetti veri, reali, che danno le ragioni della vita e della fede.
La preoccupazione di sancire il peccato, i peccati e i termini del peccare hanno creato quella mentalità, largamente diffisusa ancora oggi anche tra i laici, di giudizio e di critica, fino al punto dall'appioppare l'etichetta di "peccato" o di "non licet" anche alle espressioni più naturali della vita dell'uomo (in buona sostanza ci si è abituati a vedere il peccato e il male anche dove non c'è).
Diventa "peccato" tutto ciò che non è usuale, che non è comune, che non è consueto, e in quanto peccato esso rappresenta uno scandalo.
L'idea di peccato non va solo intesa come violazione di uno dei dieci comandamenti, ma come un qualunque comportamento che si oppone alla volontà di Dio, o della Chiesa o della Società ben pensante.
E' peccato, secondo questa mentalità errata, anche disattendere quei canoni estetici che rappresentano, in un modo ristretto di vedere la vita, una granzia di integrazione sociale.
Addirittura, se andiamo a ben guardare, questa mentalità diffusa ha condizionato fortemente il Diritto e parte delle normative che ne derivano; in certi casi si è partiti dalla norma per poi arrivare a fornire le ragioni della stessa, quasi a volerne fornire una giustificazione, anzi che arrivare alla norma partendo dalla necessità e soprattutto dalle ragioni della stessa.

Il divieto di andare scalzi, per esempio, in un supermercato, viene giustificato con ragioni di igiene pubblica ...ma non ho capito : perchè la suola degli infradito è più pulita delle piante dei piedi che camminano nudi ?
Laddove è possibile si tende a vietare anche le cose più innocenti quando queste non rientrano nei consueti costumi di vita.
Allora vedete bene che l'insicurezza anche nelle cose più banali deriva spesso dal fatto che ci si domanda se ciò che stiamo facendo è morale oppure no; è il giudizio morale (altrui) che ci preoccupa, non la semplice paura di passare per degli stravaganti esibizionisti.
Purtroppo c'è da dire anche che il giudizio morale della gente è largamente influenzato dal modo in cui spesso certe parti del corpo, piedi compresi, vengono strumentalizzate a fini "commerciali" e non solo. Dobbiamo ringraziare coloro che pur di vendere libri e riviste arrivano a scrivere che l'andare scalzi (in quanto il piede è una zona erogena) provoca una maggiore eccitazione sessuale, coloro che diffondono la pornografia mostrando i piedi come strumenti di piacere, coloro che predicano in maniera del tutto terroristica che ogni volta che sottoponiamo la nostra salute ad un rischio stiamo commettendo "peccato" e via discorrendo (senza per altro sapere bene cosa significa veramente mettere a rischio la salute).

Certo, è giusto che certi interrogativi sulla morale ce li poniamo, ma sarebbe ancora più giusto che fosse la morale vera a preoccuparci e non una eventuale malinterpretazione della stessa da parte degli altri.
L'Italia è, a differenza di Svezia, Olanda, Danimarca, un paese prevalentemente di cultura cattolica, e per dottrina un atto è morale quando concorre all'edificazione del regno di Dio, è invece immorale quando è di ostacolo all'edificazione stessa. Ora, vedete, ci sono gesti e atti che apparentemente non rientrano nella sfera morale ma che, non sono neppure immorali. Sono i così detti "atti amorali", cioè atti che in se e per se non hanno una specifica connotazione in tal senso. L'andare scalzi, a mio parere, rientra in quest'ultima categoria. Ma cosa significa ciò ? Che esistono atti che vengono compiuti in se e per se cioè fini a se stessi ? Penso di no. Ciascun atto che noi compiamo ha sempre un fine strumentale, anche gli atti "amorali", è proprio il fine, lo scopo che vogliamo raggiungere che gli assegna un connotato di moralità o immoralità. Fare una carezza ad un bambino è morale se uno prova tenerezza per il piccolo, amore, anche improvviso, ma diventa immorale se lo scopo è quello di accattivarsi le simpatie del piccolo per poi abusare di lui. Anche il naturismo è un comportamento amorale, ma diventa morale se io desidero immergermi totalmente nella natura e percepire totalmente le sensazioni che essa trasmette al mio corpo, se sono poi credente anche lodare Dio per la Creazione, ma diventa immorale se pratico il naturismo per esibizionismo, magari per accalappiare qualche "consenso" o al semplice scopo di mostrare i miei attributi e colpire i presenti.

Il camminare scalzi è lo stesso; siamo noi, che, sulla base delle motivazioni che ci spingono a farlo, ne attribuiamo un valore morale oppure no, noi, e nessun altro. Se noi camminiamo scalzi per i motivi che vantiamo allora si tratta di una atto non solo morale ma che dovrebbe rappresentare un esempio di salutismo e di amore per la vita e per la natura (e, aggiungo io per il creato), ma se nel nostro andare scalzi (questo lo sa ciascuno di noi) si nascondono altre motivazioni (gusto per l'esibizionismo, feticismo, rincorsa del proibito, gusto nello scandalizzare la gente, oppure come fanno certi gay sculettanti che camminano scalzi per attirare l'attenzione su di se, ecc.), allora una certa "paura" (degli altri) e del loro giudizio nel praticare lo scalzismo è pure giusto averla, perchè altro non sarebbe che un giudizio che già noi abbiamo espresso.

Contessina ha parlato del nostro inconcio, ma esiste qualcosa in noi di assai più eloquente e severo: la nostra coscienza.
Sempre Contessina ha scritto :

i tempi da Freud sono cambiati e i tabù sono stati nel frattempo rotti anzi possiamo dire sventrati e oggigiorno ne abbiamo a volte dei risvolti anche la nausea.


Secondo me i tabù non sono stati affatto rotti, Contessina, semmai sono cambiati i modi di esorcizzarli; ma i tabù rimangono, anzi, le insucurezze del mondo d'oggi saranno, se non si inverte la rotta, sempre più foriere di nuovi tabù e di nuove paure. Diciamo che ancora persiste una grande immaturità nel gestire la propria libertà e soprattutto nell'acquisire quella coscienza critica che ci permette di dare alle cose il giusto peso e di inquadrarle nella loro giusta dimensione.
Mi ha poi colpito una frase di Andrea che ha scritto :


X me la questione è semplice chi va scalzo sa di essere 'diverso' e quindi si sente a disagio soprattutto uno come me che è timido e nn gli va apparire mentre stando scalzo appare eccome.

Andre, io ho letto e riletto questa frase e ho notato che c'è un presupposto di fondo che personalmente non condivido o che condivido solo in parte; e mi spiego : non confondiamo l'"essere diverso " con l'assumere comportamenti non frequenti; sono due cose differenti.
Chi va scalzo non è diverso, poi diverso da chi ? Noi siamo persone come tutte le altre; se ci appioppiamo (da noi) l'etichetta di "diversi" continueremo a ghettizzarci e a staccarci dal resto del mondo come fanno molti gay.....attirando su di loro ulteriori dissensi e antipatie.

Se io mi sentissi a disagio camminando scalzo, non lo farei, e infatti non lo faccio in tutti quei contesti in cui non ne senta la necessità o non ne ravvisi l'opportunità. Se, ad esempio, ho il sospetto che in un certo ambiente non si possa stare scalzi, evito di farlo, magari solo per evitare un richiamo e le successive discussioni, e ti faccio un esempio : se io vado scalzo, supponi in una località di villeggiatura, fino a quando calpesto il suolo pubblico non me ne può importare di meno, ma se dovessi entrare in un negozio chiaro che indosserei i sandali (sono in casa altrui e non posso sapere se la cosa può essere accettata o meno dla titolare), a ragione oppure no evito di infastidire chi mi ospita, per una questione di rispetto. Ma quando sono all'aperto, non me ne può importare di meno di quello che pensano i passanti e non mi sento affatto diverso da loro, o per lo meno, mi sento diverso nella misura in cui sono diversi gli altri.

Se ci fai caso, ad esempio, d'estate, noi ci troviamo di fronte a persone che utilizzano svariatissimi tipi di scarpe : dai motococlisti che lasciata la moto continuano a girare a piedi con gli stivali, a chi indossa scarpe da tennis, a chi indossa mocassini, a chi indossa sandali a chi indossa infradito e a chi, come noi, cammina scalzo; che c'è di strano ? Dove sta la nostra diversità ? Nel fatto che abbiamo le piante dei piedi a contatto col suolo ? E questo basta, secondo te, per "essere diversi" ? Ogni uomo è diverso dagli altri, e in questo che sta la forza di ciascuno di noi, il valore di ciascun individuo. Io ho letto i tuoi messaggi su questo forum, e devo confessarti che ho avuto l'impressione di un ragazzo intelligente, arguto, sensibile, profondo nei ragionamenti; non hai da sentirti diverso dagli altri, anzi, hai tutte le caratteristiche che ti consentono di camminare a testa alta, scalzo o con le scarpe. Uno scalzo, tu dici, da nell'occhio ? E allora ?

Se siamo convinti delle buone motivazioni che ci spingono che ci importa del fatto che la gente ci potrebbe notare ? Certo, se tu mi dici che in certi contesti a camminare scalzo si può provare un senso di disagio ti posso dare anche ragione, magari se questo disagio è dato dal fatto che potrebbe giocare un ruolo negativo nei confronti della tua carriera, e oggi su questo non c'è da scherzare, purtroppo; perchè con la crisi occupazionale che c'è colleghi e concorrenti ricorrerebbero a tutto pur di "farti le scarpe". Purtroppo chi di noi non è in pensione deve fare anche i conti con questa realtà. Anche nel camminare scalzi ci vuole intelligenza e furbizia. Poi non ha senso fare una cosa che dovrebbe farci sentire a nostro agio per poi pravare disagio, sarebbe un contro senso. Io credo che la vera libertà sia nel fare le cose in maniera misurata, razionale, conscia e quando e se si possono fare. Porre in essere un certo comportamento a tutti i costi diventa, secondo me, una forma di schiavitù peggiore della paura.
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Messaggio  lucignolo Lun Mar 02 2009, 22:47

Innanzi tutto una premessa: vista la necessità di esaurire delle ferie arretrate, mi sto godendo una settimana di meritato riposo.
Perciò mi ero ripromesso di godermela in pieno, scalzo e senza interventi nel forum, che per me rappresentano un momento di piacevole svago per liberarmi dello stress lavorativo, molto meglio che guardare certi spettacoli deprimenti alla TV.
Di fronte ad un intervento come il tuo, tuttavia, non posso non intervenire.
Avevo avuto la sensazione di trovarmi di fronte a qualcuno di non comune, ora ne ho la certezza.
Pur ammirando e condividendo in pieno ciò che hai scritto, concedimi qualche commento.
Marc_63 ha scritto: L'idea di peccato non va solo intesa come violazione di uno dei dieci comandamenti, ma come un qualunque comportamento che si oppone alla volontà di Dio, o della Chiesa o della Società ben pensante.
Dio è con noi, Dio lo vuole, abbiamo sentito tante volte queste frasi; Dio c’entra poco, ha le spalle larghe per supportare le stron…e degli esseri umani.
Società benpensante, moralità, psicocatene, religione, difficile non vedere le stigmate inconfondibili del potere.
Ma stiamo attenti: ne parlerei volentieri, ma non sul forum dei Nati Scalzi.
Marc_63 ha scritto:E' peccato, secondo questa mentalità errata, anche disattendere quei canoni estetici che rappresentano, in un modo ristretto di vedere la vita, una granzia di integrazione sociale.
Addirittura, se andiamo a ben guardare, questa mentalità diffusa ha condizionato fortemente il Diritto e parte delle normative che ne derivano; in certi casi si è partiti dalla norma per poi arrivare a fornire le ragioni della stessa, quasi a volerne fornire una giustificazione, anzi che arrivare alla norma partendo dalla necessità e soprattutto dalle ragioni della stessa.
Bellissimo questo punto: spero si rendano tutti conto della sua portata.
In effetti è un po’ il discorso dei divieti che ci coinvolgono in quanto scalzi: si è emotivamente sconvolti da un comportamento anomalo (ribadisco: in senso puramente statistico), perciò si promulga un divieto, in caso di contestazione si cerca di giustificarlo.
Non è una regola razionale, perché non è partita con un intento razionale.
Marc_63 ha scritto:Laddove è possibile si tende a vietare anche le cose più innocenti quando queste non rientrano nei consueti costumi di vita.
Allora vedete bene che l'insicurezza anche nelle cose più banali deriva spesso dal fatto che ci si domanda se ciò che stiamo facendo è morale oppure no; è il giudizio morale (altrui) che ci preoccupa, non la semplice paura di passare per degli stravaganti esibizionisti.
Esatto.
Morale deriva da Mos, moris (costume, usanza), ma alla fine è diventata qualcosa di molto più profondo e vincolante; le costumanze cambiano coi tempi, ma diventano più difficilmente modificabili quando si trasformano in morale, cioè in una interiorizzazione di regole che, se trasgredite, diventano peccato, un ostacolo alla conquista di una meritocrazia ultraterrena.
Marc_63 ha scritto:Dobbiamo ringraziare coloro che pur di vendere libri e riviste arrivano a scrivere che l'andare scalzi (in quanto il piede è una zona erogena) provoca una maggiore eccitazione sessuale, coloro che diffondono la pornografia mostrando i piedi come strumenti di piacere, coloro che predicano in maniera del tutto terroristica che ogni volta che sottoponiamo la nostra salute ad un rischio stiamo commettendo "peccato" e via discorrendo (senza per altro sapere bene cosa significa veramente mettere a rischio la salute).
Hai ragione: è un po’ come l’energia atomica.
Esiste e può essere sfruttata nel bene e nel male: sono molte le zone erogene, ma, purtroppo, la pornografia le sfrutta a suo uso e consumo.
Poco male, basta saperlo e sapendolo ci si mette in guardia dal confondere feticismo e scalzismo.
Marc_63 ha scritto:Certo, è giusto che certi interrogativi sulla morale ce li poniamo, ma sarebbe ancora più giusto che fosse la morale vera a preoccuparci e non una eventuale malinterpretazione della stessa da parte degli altri.
Il problema è stabilire qual è la vera morale: siamo davvero in grado di distinguere fra verità ed illusione?
Marc_63 ha scritto:Ciascun atto che noi compiamo ha sempre un fine strumentale, anche gli atti "amorali", è proprio il fine, lo scopo che vogliamo raggiungere che gli assegna un connotato di moralità o immoralità. Fare una carezza ad un bambino è morale se uno prova tenerezza per il piccolo, amore, anche improvviso, ma diventa immorale se lo scopo è quello di accattivarsi le simpatie del piccolo per poi abusare di lui. Anche il naturismo è un comportamento amorale, ma diventa morale se io desidero immergermi totalmente nella natura e percepire totalmente le sensazioni che essa trasmette al mio corpo, se sono poi credente anche lodare Dio per la Creazione, ma diventa immorale se pratico il naturismo per esibizionismo, magari per accalappiare qualche "consenso" o al semplice scopo di mostrare i miei attributi e colpire i presenti.
Rimango ancora una volta stupito della tua profondità.
Il problema è che si rimanda tutto a posteriori.
Difficile fare il processo alle intenzioni ed è per questo motivo che bisogna avere pazienza.
Nel caso nostro bisogna attendere che la gente, al di là dei fattori confondenti legati ad una moralità inculcata e preconcetta, capisca il nostro vero scopo, che non è feticista, autoerotico od omosessuale.
Solo se sapremo essere inequivocabili e trasparenti potremo raccogliere maggiori consensi.
Tantissimi, secondo me, hanno l’anima scalza; il problema è che, se può far piacere sapere di non essere gli unici, è altrettanto vero che le intenzioni dei praticanti non possono e non devono essere oggetto di dubbio.
Mi sembra che i Nati Scalzi siano sempre stati chiarissimi in merito, ma la fiducia la si guadagna sul campo e nel tempo.
Quindi: pazienza!
Marc_63 ha scritto:….se nel nostro andare scalzi (questo lo sa ciascuno di noi) si nascondono altre motivazioni (gusto per l'esibizionismo, feticismo, rincorsa del proibito, gusto nello scandalizzare la gente, oppure come fanno certi gay sculettanti che camminano scalzi per attirare l'attenzione su di se, ecc.), allora una certa "paura" (degli altri) e del loro giudizio nel praticare lo scalzismo è pure giusto averla, perchè altro non sarebbe che un giudizio che già noi abbiamo espresso.
Ti voglio raccontare un episodio di cui non ho mai parlato, perché lo ritengo un po’ imbarazzante.
Devi sapere che mi capita spesso di stare ai margini di un gruppo scalzo, in quanto amo pennellare i commenti raccolti da persone che non si rendono conto di parlare in presenza di una coda scalza.
Ebbene, nell’ultima nostra escursione a Parma, in zona centrale, un giovane in bicicletta, fermo all’angolo di un vicoletto, stava osservando il nostro passaggio.
Più e più volte ha cominciato ad apostrofarci con il termine gay: evidentemente aveva scambiato il nostro costume per un qualcosa di equivoco ed esibizionistico.
Forse avrei fatto meglio ad interloquire con lui, sperando di fugare i suoi dubbi, invece di passare oltre in un silenzio imbarazzato.
Marc_63 ha scritto:Secondo me i tabù non sono stati affatto rotti, Contessina, semmai sono cambiati i modi di esorcizzarli; ma i tabù rimangono, anzi, le insucurezze del mondo d'oggi saranno, se non si inverte la rotta, sempre più foriere di nuovi tabù e di nuove paure. Diciamo che ancora persiste una grande immaturità nel gestire la propria libertà e soprattutto nell'acquisire quella coscienza critica che ci permette di dare alle cose il giusto peso e di inquadrarle nella loro giusta dimensione.
Beh, i tabù sono legati alla morale e se la morale cambia coi tempi, ne discende che i tabù cambiano coi tempi.
Siamo noi che ci illudiamo che pregiudizi e tabù muoiano con l’evoluzione.
Marc_63 ha scritto:Se io mi sentissi a disagio camminando scalzo, non lo farei, e infatti non lo faccio in tutti quei contesti in cui non ne senta la necessità o non ne ravvisi l'opportunità.
Attento, però, perché quel senso di disagio è indissolubile dall’intreccio morale-educativo-preconcetto che hai descritto precedentemente, quindi difficilmente valutabile ed assolutamente modificabile nel tempo e con l’abitudine.
Marc_63 ha scritto:Io credo che la vera libertà sia nel fare le cose in maniera misurata, razionale, conscia e quando e se si possono fare. Porre in essere un certo comportamento a tutti i costi diventa, secondo me, una forma di schiavitù peggiore della paura.
Hai perfettamente ragione, ma se poni in essere un certo comportamento a tutti i costi, allora vuol dire che, più che i tuoi obiettivi, vanno riviste le tue strategie.
Nessuno dovrebbe valicare i limiti del buon senso.
Penso che, però, la libertà non abbia prezzo: non sapersi autolimitare vuol dire andare incontro all’autodistruzione, ma per andare avanti può essere necessario un ponderato colpo d’ariete, un vero e proprio atto di sfida.

Permettimi un'ultima osservazione: hai fatto benissimo a precisare la differenza fra immoralità ed amoralità.
Condivido in pieno la tua sottigliezza logica, ma nella lingua italiana amoralità e immoralità sono sinonimi, anzi, forse la prima è peggio della seconda.
Ma mi piace molto chi mette in discussione certe regole. Wink
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Messaggio  Marc_63 Mar Mar 03 2009, 03:00

Flavio scrive :

Dio è con noi, Dio lo vuole, abbiamo sentito tante volte queste frasi; Dio c’entra poco, ha le spalle larghe per supportare le stron…e degli esseri umani.
Società benpensante, moralità, psicocatene, religione, difficile non vedere le stigmate inconfondibili del potere.
Ma stiamo attenti: ne parlerei volentieri, ma non sul forum dei Nati Scalzi.

Volentieri, se mi scrivi in privato sarà un vero piacere discutere di questo aspetto. Oppure ti scrivo io e di illustro il mio pensiero. A chi fa prima. Very Happy

Beh, i tabù sono legati alla morale e se la morale cambia coi tempi, ne discende che i tabù cambiano coi tempi.
Siamo noi che ci illudiamo che pregiudizi e tabù muoiano con l’evoluzione.

Sarebbe un discorso molto lungo, quello dei tabù. Per sintetizzare posso solo dirti che esistono tabù e tabù.
Quelli che nascono effettivamente dalla morale, quelli che nascono da una falsa visione della morale e quelli che con la morale non c'entrano nulla ma che nascono solo ed esclusivamente dalla nostra insicurezza, dalla nostra paura, dalla nostra incapacità di affrontare certe tematiche o certe problematiche. Il più delle volte essi sono il frutto peggiore dell'ignoranza.
La morale, secondo me, non cambia col passare del tempo, perchè, ad esempio, abusare di un minore o di una donna, sono atti immorali e lo saranno sino alla fine del mondo. Col passare del tempo ci si accorge, ma sempre molto, molto gradualmente, che certi comportamenti, una volta definiti "immorali", oggi sono maggiormente accettati, o, meglio, tollerati.
Ciò non toglie, come dicevi giustamente tu, che anche laddove certi tabù possano crollare, persisterebbero comunque i pregiudizi che nascono dalla disinformazione, dall'ignoranza, dai luoghi comuni di cui ciascuno vive come se fosse rinchiuso in un baluardo che lo protegge dal nuovo e dal diverso. Ma, mi domando : il nuovo lo vogliamo davvero ? E, una volta che lo raggiungiamo, lo sappiamo affrontare, lo sappiamo gestire in maniera matura e responsabile ? Ci siamo liberati dal Nazismo 64 anni fa, abbiamo ottenuto a prezzo altissimo la libertà e la democrazia, ma dopo più di 60 anni siamo davvero maturi, consapevoli e responsabili per sapercela gestire ? Libertà significa apertura, significa rispetto per se stessi e per gli altri, significa ricerca del bene. Noi invece siamo sempre alla ricerca del male (negli altri), ci scandalizziamo per la "pagliuzza nell'occhio del fratello" e non ci preoccupiamo della "trave" che abbiamo nel nostro occhio.
Ci scandalizza di più vedere uno che cammina scalzo e non ci scandalizza il fatto di buttare dei rifiuti per terra o fatti ben peggiori.

Attento, però, perché quel senso di disagio è indissolubile dall’intreccio morale-educativo-preconcetto che hai descritto precedentemente, quindi difficilmente valutabile ed assolutamente modificabile nel tempo e con l’abitudine.

Io parlo di disagio "fisico", o magari di quel disagio che posso provare ad entare scalzo in un luogo privato dove i "padroni di casa" potrebbero non accogliere la cosa di buon grado, oppure presentarmi scalzo dai miei clienti.... anche se mi è capitato in passato, ma magari te lo racconto in privato per non annoiare i nostri amici.

Attento, però, perché quel senso di disagio è indissolubile dall’intreccio morale-educativo-preconcetto che hai descritto precedentemente, quindi difficilmente valutabile ed assolutamente modificabile nel tempo e con l’abitudine.

Il termine "morale" ha un contenuto essenzialmente filosofico, quindi "immorale" significa "contro la morale" mentre "amorale" sigifica "fuori dalla morale". Il fatto che poi, dal punto di vista lessicale, si tenda a confondere i due termini rendendoli quasi dei sinonimi, è spesso frutto di una certa mentalità filosofica che ha mutuato questo atteggiamento dalla dottrina Cattolica, bada bene, non dal cristianesimo.
La dottrina infatti sostiene, o meglio, sosteneva,( perchè oggi le nuove correnti teologiche hanno ammorbidito notevolmente questa posizione) che tutto ciò che non è "morale" fosse "immorale", per questo anche ciò che "sta fuori" dalla morale fosse contro di essa.
Ora mi domando : spostare una penna sul tavolo da una parte all'altra è un gesto morale o immorale ? Come vedi, secondo questa falsa visione, moltissimi gesti che compiamo nel quotidiano non sapremmo come "catalogarli", meglio : andare scalzi sarebbe morale o immorale ?
Nel dubbio, ci dicevano al catechismo quando eravamo piccoli, avremmo dovuto sottoporre il problema ad un sacerdote....pensate !
Questo era il modo peggiore per educare alla fede i giovani, creando in loro non sicurezze ma incertezze, non consapevolezza ma paura.
Sono, caro Flavio, le incertezze e le paure con le quali sono cresciute le nostre generazioni e che ancora oggi ci portiamo dietro, che ci fanno vedere il male dove non c'è e che non ci permettono invece di scorgere l'errore laddove lo commettiamo. Quella mentalità che ci fa etichettare tutto ciò che è inconsueto come "immorale" o, quanto meno "dubbio" .... e nel dubbio.....meglio sanzionare, e, se non c'è una norma che lo proibisca, allora inventiamola !
Naturalmente ho espresso dei paradossi, giusto a titolo di esempio, ma la realtà non è così tanto distante.

Ebbene, nell’ultima nostra escursione a Parma, in zona centrale, un giovane in bicicletta, fermo all’angolo di un vicoletto, stava osservando il nostro passaggio.
Più e più volte ha cominciato ad apostrofarci con il termine gay: evidentemente aveva scambiato il nostro costume per un qualcosa di equivoco ed esibizionistico.
Forse avrei fatto meglio ad interloquire con lui, sperando di fugare i suoi dubbi, invece di passare oltre in un silenzio imbarazzato
.

Ecco ! Questo conferma il fatto che sono ancora tanti quelli che non sanno gestire la propria libertà.
Molti gay hanno adottato, l'ho notato anch'io e l'ho pure riportato nel mio messaggio, l'andare scalzi come etichetta distintiva, identificativa.
Un modo come un'altro di attirare l'attenzione su di se per raccogliere consensi da un lato e per sfidare la società e il suo modo di pensare dall'altra. Ecco quando l'andare scalzi diventa immorale, quando va contro la libertà propria e degli altri.
L'episodio che hai raccontato non mi meraviglia affatto, sapessi quante volte alcuni miei amici, vedendomi camminare scalzo, mi hanno detto di rimettermi le scarpe per non passare da gay ? Un'infinità di volte !
Detto questo però va considerato il fatto che la gente di gay non ne capisce nulla. Infatti non è vero che tutti i gay (ma neppure la maggioranza) vanno scalzi e non è altrettanto vero che chi va scalzo sia gay, sono ben altri gli elementi identificativi di un gay.....
L'ignoranza e l'incapacità di ragionare e conoscere la realtà porta spesso alcune persone a cogliere un elemento e a farne un assoluto appioppandolo poi come etichetta, come "Lettera scarlatta" addosso al prossimo.
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Messaggio  lucignolo Mar Mar 03 2009, 17:49

Marc_63 ha scritto:Volentieri, se mi scrivi in privato sarà un vero piacere discutere di questo aspetto. Oppure ti scrivo io e di illustro il mio pensiero. A chi fa prima. Very Happy
Diciamo, non appena mi tolgo di dosso un po' di pigrizia vacanziera... Very Happy
Marc_63 ha scritto:Sarebbe un discorso molto lungo, quello dei tabù. Per sintetizzare posso solo dirti che esistono tabù e tabù....
Ma certo.
Diciamo che ai fini pratici un tabù è sempre qualcosa di inviolabile e di intoccabile, qualcosa che non si dovrebbe nemmeno nominare.
Poi ci si potrebbe divertire a catalogarli. Smile
Marc_63 ha scritto:La morale, secondo me, non cambia col passare del tempo, perchè, ad esempio, abusare di un minore o di una donna, sono atti immorali e lo saranno sino alla fine del mondo. Col passare del tempo ci si accorge, ma sempre molto, molto gradualmente, che certi comportamenti, una volta definiti "immorali", oggi sono maggiormente accettati, o, meglio, tollerati.
Penso che ci siano paletti morali abbastanza costanti, altri più mutevoli.
Difficile classificarli in una categoria o nell'altra: una volta non era immorale fare schiavi, oggi è impensabile.
In certe epoche guai a mostrare le caviglie (si coprivano perfino i piedi dei mobili Smile ), oggi nessuno si scandalizza a vedere un sedere nudo (dipende di chi.... Wink ).
Marc_63 ha scritto:Ci siamo liberati dal Nazismo 64 anni fa.....
A volte mi vengono dei dubbi.... Rolling Eyes
Marc_63 ha scritto:Libertà significa apertura, significa rispetto per se stessi e per gli altri, significa ricerca del bene. Noi invece siamo sempre alla ricerca del male (negli altri), ci scandalizziamo per la "pagliuzza nell'occhio del fratello" e non ci preoccupiamo della "trave" che abbiamo nel nostro occhio.
Ci scandalizza di più vedere uno che cammina scalzo e non ci scandalizza il fatto di buttare dei rifiuti per terra o fatti ben peggiori.
Condivido.
Il fatto è che la libertà è difficile da gestire, soprattutto quando si devono fare i conti con quella degli altri.
Un conto è vivere agglomerati, altra cosa è vivere in società.
Non siamo maturi noi italiani, ma non sono molto meglio neppure gli altri.
Sai perché ti dico questo? Perché l'essere civili dovrebbe nascere da una conquista interiore: solo allora i divieti assumerebbero il ruolo di convinzioni trascritte, da applicare a quei pochi che sfuggono ad un concetto universalmente accettato, condiviso e interiorizzato.
Quando vedo stranieri che appena varcano il confine del nostro paese mollano completamente ogni freno inibitorio (e non parlo di cittadini di paesi in via di sviluppo, ma di europei altezzosi a casa loro) mi spavento molto, perché ciò significa che certi comportamenti luogo-dipendenti derivano da un sistema sanzionatorio molto più serio del nostro, altro che convinzione.
Marc_63 ha scritto:Ora mi domando : spostare una penna sul tavolo da una parte all'altra è un gesto morale o immorale ?
Se per morale si intende un comportamento volto a raggiungere il bene e sfuggire il male (ammesso e non concesso di poterli separare in modo assolutamente netto ed univoco), verrebbe da dire che non è né l'uno, né l'altro.
Ma se la penna fosse sulla scrivania di un cieco (o non vedente, se si preferisce) e spostarla di proposito volesse dire confonderlo e metterlo in crisi, allora sarebbe immorale. Smile
Marc_63 ha scritto:......andare scalzi sarebbe morale o immorale ?
È come la penna: lo ritengo l'atto più naturale ed innocente che ci sia, ma se qualcuno lo fa con secondi fini....beh.....potrebbe diventare immorale.
Marc_63 ha scritto:Molti gay hanno adottato, l'ho notato anch'io e l'ho pure riportato nel mio messaggio, l'andare scalzi come etichetta distintiva, identificativa.
Ummadonnadunsignur! affraid NO!!
Ma ci mancava solo questa! pale
Per consensi intendi aumentare la probabilità di incontri?
Per fortuna sono abbastanza stagionato.
Marc_63 ha scritto:.....sapessi quante volte alcuni miei amici, vedendomi camminare scalzo, mi hanno detto di rimettermi le scarpe per non passare da gay ? Un'infinità di volte !
E che ne direbbero di un bel frullato di schiaffazzi? Twisted Evil
Marc_63 ha scritto:Infatti non è vero che tutti i gay (ma neppure la maggioranza) vanno scalzi
È ragionevole che sia come tu dici.......SPERO! Embarassed
Marc_63 ha scritto:....e non è altrettanto vero che chi va scalzo sia gay.....
Certo che no, mannaggiaccia in salmì..........a meno che........e se fosse una cosa inconscia!? Very Happy Very Happy Very Happy Very Happy
Marc_63 ha scritto:L'ignoranza e l'incapacità di ragionare e conoscere la realtà porta spesso alcune persone a cogliere un elemento e a farne un assoluto appioppandolo poi come etichetta, come "Lettera scarlatta" addosso al prossimo.
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Messaggio  Marc_63 Mar Mar 03 2009, 19:26

Il fatto è che la libertà è difficile da gestire, soprattutto quando si devono fare i conti con quella degli altri.
Un conto è vivere agglomerati, altra cosa è vivere in società.
Non siamo maturi noi italiani, ma non sono molto meglio neppure gli altri.
Sai perché ti dico questo? Perché l'essere civili dovrebbe nascere da una conquista interiore: solo allora i divieti assumerebbero il ruolo di convinzioni trascritte, da applicare a quei pochi che sfuggono ad un concetto universalmente accettato, condiviso e interiorizzato.
Quando vedo stranieri che appena varcano il confine del nostro paese mollano completamente ogni freno inibitorio (e non parlo di cittadini di paesi in via di sviluppo, ma di europei altezzosi a casa loro) mi spavento molto, perché ciò significa che certi comportamenti luogo-dipendenti derivano da un sistema sanzionatorio molto più serio del nostro, altro che convinzione

In Italia, il Paese del Diritto, paradossalmente non c'è la cultura del Diritto.
Non c'è da parte dei politici, non c'è da parte di gran parte dei cittadini, non c'è da parte di chi dovrebbe far rispettare le norme.
Spesso ho come l'impressione che gli atteggiamenti più gravi non vengano sanzionati e magari ci si appigli alle inezie, alle sottigliezze.
In un parco della mia città un vigilante mi ha imposto di mettermi le scarpe perchè ero scalzo, ma non ha mosso un dito di fronte a persone che buttavano le cicche accese ai bordi della pineta (col rischio di un incendio). Pazzesco !
In Italia ci sono poi troppe regole, ce ne vorrebbero meno ma con maggiori e più intelligenti controlli.

A proposito dei gay scalzi scrivi :

Ummadonnadunsignur! NO!!
Ma ci mancava solo questa!
Per consensi intendi aumentare la probabilità di incontri?
Per fortuna sono abbastanza stagionato.

Mah, insomma, non assolutizziamo nemmeno questo. Credo che non tutti i gay che vanno scalzi lo facciano per attirare l'attenzione, anche se, pure un amico di Firenze mi ha confermato che anche lì vige un po' quel modo di pensare.
Credo comunque che questo derivi anche da una certa cinematografia "da cassetta" che si è imposta sin dagli anni 70.

e se fosse una cosa inconscia!?

Laughing Laughing Stai tranquillo che il gay che decide di andare scalzo per attrarre su di se l'attenzione lo fa a ragion veduta. Very Happy
Certo è che, comunque, nel desiderio di andare scalzi, si nasconde anche qualcosa di inconscio da parte nostra, forse la ricerca di una qualche forma di riscatto, oppure il desiderio di liberarsi di quei freni inibitori fin troppo rigidi, oppure il desiderio di riappropriarsi di una parte di noi stessi che qualcuno ci ha sciappato ingiustamente. O forse perchè inconsciamente desideriamo mandare un messaggio (anche di protesta se vuoi). Perchè ci piace andare scalzi ? Qui ognuno di noi ha la sua risposta; non fermiamoci e non accontentiamoci delle risposte "canoniche" del salutismo, del fatto che siamo nati scalzi, della postura, ecc. a mio parere ci sono, certo, ragioni più profonde; più intime, forse anche inconfessabili.
Sarebbe interessante, almeno con noi stessi, farle emegere e non basarci solo su quelle che sono le ragioni degli altri o del gruppo al quale apparteniamo che forse ci appiccichiamo per evitare di conoscere e comprendere le nostre.
Quanto meno ci permetterebbe di conoscerci meglio e di acquisire una maggior sicurezza e consapevolezza delle nostre scelte.
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Messaggio  contessa scalza Mar Mar 03 2009, 21:37

Stò elaborando dei pensieri in parallelo.
Sono stata alla fiera dei 'ciclisti e hikers' qui a Amsterdam dove per altro avevano allestito un piccolo percorso bf e uno stand che anche ne spiegava un pò i benefici. Nello stand vendevano delle scarpe molto sottili che lasciano ancora sentire il terreno con cui praticare hiking o hiking di corsa su terreni rocciosi, sconnessi, etc. e raccoglievano indirizzi di interessati per allenamento bf con guida. Offrono uscite con guida e giri organizzati con pernottamento in case di contadini o camping.
Uno dei due che era allo stand quando ho detto che ero in contatto con il gruppo italiano di bf ha risposto subito ah..., i Nati-Scalzi. Mi ha detto che conosce il sito e che ha cercato anche di leggere un pò ma non comprendendo italiano o non molto, non riesce a capire tutto. Ha detto che ritiene voi facciate molta attività in gruppo. Bello, ha detto.
A parte i due dello stand che a volte stavano scalzi e a volte con le scarpe che vendevano, non c'era nessun altro scalzo in giro per la fiera al di fuori di me. Solo allo stand sul bf una coppia ha preso il coraggio e mi ha fatto alcune domande. Dalle loro domande ho potuto capire che le reazioni degli olandesi medio borghesi non sono molto differenti di quelle degli italiani anche se magari si scandalizzano un pò meno ma da questa esperienza ho capito un paio di cose. Cerco di trarre dei paralleli con i nuovi dati acquisiti.

Allora vediamo, le settimane precedenti erano stati pubblicati più o meno in tutti i giornali nazionali descrizioni sulla attività bf e la presenza in fiera di un percorso per piedi scazi. I giornali hanno fatto dichiarazioni del tipo:
"Poche persone associano i piedi nudi con il divertimento, la libertà e la sensazione di felicità. Ma sembra che quasi tutti coloro che abbiano provato almeno una volta, abbiano dato una risposta entusiasta.
Recentemente, il camminare a piedi nudi nel nostro paese è stato riscoperto e viene visto come una sana abitudine supplementare sotto forma di ricreazione fuori dalla porta di casa. Perché con i piedi nudi il camminatore si concentra molto sul modo in cui stà andando e anche quando cammina, sviluppa un andamento e un passo leggero e, in particolare, un ritmo più flessibile. Alla fine si cammina più consapevolmente: è possibile sentirsi totalmente assorbiti e completamente rilassati. Non per nulla, alcuni agricoltori nelle nostre zone rurali recentemente in aggiunta alla loro azienda agricola a conduzione familiare e ai mini-camping, offrono un percorso per barefooters nella loro area in cui a piacimento si può camminare su erba, sabbia, argilla, torba, massi, trucioli di legno e ruscelli o pozze d'acqua. (Paw bagni).
Durante la Fiera per ciclisti e pedoni potrete seguire il corso per "camminatori a piedi scalzi" offerto dallo scienziato per la direzione del movimento Wouter Buist. Egli stesso entusiasta barefooter a piè di pagina e in poche parole vi spiega come e dove trovare i migliori posti e percorsi dove camminare a piedi nudi. Questo corso viene dato nel padiglione Deltahal della RAI (Amsterdam). Qui potrete effettuare uno speciale percorso fatto apposta per i piedi nudi. Fare esperienza dei diversi substrati come sabbia, corteccia, ghiaia e paglia. Scoprirete che camminare a piedi nudi è un esperienza molto intensa.
E la cosa bella è che lo si può ripetere per tutta la vita e quando si desidera.
Passeggiate dopo il lavoro 10 minuti al giorno a piedi nudi sul prato di un parco. Naturalmente percorrete l'"ultimo miglio" di una lunga passeggiata con le scarpe in mano. Ci si sente immediatamente rilassati e riposati."


È sicuramente positivo in generale ma come ho descritto sopra, al suddetto stand non vi erano gruppi di bf o persone che per pura passione e piacere si ritrovano e fanno giri scalzi, ma al pubblico venivano offerti incontri e giri con guide bf e gite organizzate a pagamento.
Insomma il pubblico viene inoculato dai media sugli effetti positivi del bf per permettere alle aziende del settore di sviluppare un mercato, logico. In realtà quindi pochi o pochissimi olandesi si muovono (in giro) di propria iniziativa scalzi, e quelli che lo fanno in gruppo, lo fanno sotto la protezione o "Ombrella" del settore delle attività sportive salutari e avventura outdoor offerte fuori della porta di casa. Quindi come scalzo sei o come istruttore o sei cliente e facente parte di un corso di attività outdoor organizzata da un azienda del settore. Niente pericoli di fraintesi..... Chi guarda male o strabiliato è un poco informato.

La seconda cosa che mi fà riflettere sul punto.... l'abito fà il monaco o meno, e il passare delle epoche, etc..., insomma a farla corta ho osservato che qui ma è così d'appertutto..., per ogni tipo di attività esterna corrisponde un certo abito. I ciclisti hanno appositi abiti, gli scalatori hanno appositi abiti e via dicendo fino ai camminatori di montagna, quelli che fanno i pellegrinaggi o altro, e ogni tipo di gruppo ha un abito con cui già a distanza si può riconoscere per tale. Fra di loro, ma anche dagli altri.... .
Mi seguite che cosa intendo dire?
Intendo dire che con molta probabilità se noi per camminare in giro scalzi ci vestissimo in una tenuta sportiva tipica da "camminatore scalzo" con pantaloni alla zuava esempio, camicia a quadri, zainetto e tanto di bastoncini da hiking per fare un esempio, il messaggio sarebbe chiaro e quindi non susciterebbe strani dubbi o incertezze nelle altre persone, e nello stesso tempo legalizza anche la cosa agli occhi della morale.
Potrebbe quindi dare più sicurezza a chi vorrebbe tanto, ma ha il timore di essere frainteso.

Se anche gli omosessuali avessero come è stato riportato (mis-)usato questo modo di proporsi per le lore battaglie, una volta indossato un abito da 'camminatore scalzo' egli sarebbe come omosessuale indistinguibile. E un camminatore scalzo non per un omosessuale scambiato.
Nemmeno io amo le divise o mettere in abiti sportivi per fare un giretto scalza, ma capisco che forse non sarebbe del tutto sbagliato.... e ci distinguerebbe o trasmetterebbe alle persone intorno inequivocabilmente le nostre intenzioni.
Per le visite ai musei poi, si avesse l'intenzione di visitarne uno e non si è sicuri se come scalzi si viene bene accolti, ci si può anche portare dietro nello zainetto un paio di "sloffe" da museo (magari d'epoca... Very Happy ), babucce di panno o un paio di ciabattine piegabili e che possono tornare utili anche in altri punti come scale mobili o piccoli punti da attraversare.... .

Preso atto delle insicurezze e le sue varie cause possibili, conscie e inconsie, interne ed esterne, del tipo di educazione ricevuta nell'infanzia e le complicanze dell'interpretazione dei nostri atti nella cultura odierna, bisogna penso adeguarsi e premunirsi. Premunirsi è la nostra carta di sicurezza. Partendo per un viaggio in zone non praticate se non vogliamo perderci o trovarsi in una simile situazione, ci premuniamo prima di partire di avere appresso una cartina o un GPS funzionante. La stessa cosa dovremmo fare per i piedi noi penso.

Andare scalzi non è che non si possa fare o che per forza venga ritenuto amorale, immorale o etc. in generale. Se come appurato attraverso le nostre azioni parlano le intenzioni, allora dovremmo noi premunirci di segnalare queste in modo inequivocabile.
Rendendoci anche conto dei segnali non chiari che noi stessi emaniamo non distinguendoci in un modo scontato per tutti e anche tenendo conto di essere premuniti per una eventuale richiesta di calzatura o propria necessità di questa.

Flessibilità, spirito di adattamento e la considerazione anche degli altri nei propri propositi, penso sia una buona e 'rassicurante' bilancia.

Sui tabù invece sono dell'idea vi dovrebbe essere molto più dialogo e apertura sul spiegare e capire il perchè siano da considerare tali. Tenendo quasi un velo di innominabilità sopra, si costringe quasi a scoprirne il perchè. Quindi più chiarezza e dialogo sui tabù per comprenderli come conseguenze e sviluppi indesiderati di azioni, cioè togliere il velo del proibito e peccaminoso che include il "sceglibile", e aprire invece la luce della conoscenza delle conseguenze globali per tutta l'umanità nel non rispettare delle regole nate per la sua salvaguardia. Questo li libererebbe dallo stato di tabù, per portarli a quelle di atti compresi nella sua pienezza e quindi volutamente e coscientemente evitati.

Saluti

C.S.
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