I limiti nella nostra testa
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I limiti nella nostra testa
Promemoria primo messaggio :
Forse è anche colpa dell'inverno che rende l'andare scalzi molto più difficile, ma mi pare che ultimamente c'è stato un netto squilibrio tra messaggi "negati" e "positivi" nel forum, perciò cercherò di scrivere più spesso delle piccole vittorie quotidiane che ottengo quando trovo il coraggio per uscire scalzo di casa
Questo fine settimana appunto, complice anche del bel tempo che c'era a Udine, mi sono fatto coraggio e sono rimasto scalzo anche in situazioni dove finora avevo troppa fifa. Ecco un piccolo cronoprogramma (a partire da venerdi mattiana):
* venerdi mattina: porto la bambina all'asilo (faccio ponte, perciò niente lavoro oggi ). Non avevo ancora preso la decisione di provare a fare lo scalzo "integrale", perciò indosso dei sandali semi-chiusi (che ho usato spessissimo questo'inverno)
* venerdi nel corso della giornata mi parte finalmente l'embolo (ma perchè mi devo mettere le scarpe solo perchè ho troppa fifa di rimanere scalzo ?!?)
* venerdì pomeriggio: appuntamento dal barbiere. Nel quartiere chic della città (ma il barbiere non è un fighetto, per quello ci vado volentieri . Parcheggio la macchina. Ho i sandali con me (in uno zainetto). Prendo lo zainetto, esco dalla macchina, attraverso la strada, ed entro nel salone. Scalzo. C'è un tizio seduto che aspetto, mi lancia una breve occhiata, continua a leggere. O non gli frega niente, o non lo fa vedere. Vedo il barbiere, ci salutiamo, e prendo posto. Ha visto che ero scalzo, ma non fa una piega. Dopo ca 15 minuti di attesa (durante i quali entrano altri due clienti; notano i miei piedi, anche da loro zero reazione) è il mio turno. Prendo posto sulla sedia, chiaccheriamo; dopo pochi minuti già in tono molto amichevole (ci diamo del tu, parliamo di moto, etc; per quello se avrebbe voluto avrebbe potuto tranquillamente chiederemi del perchè vado scalzo), ma non tocca l'argomento. Semplicemente non gli importava niente se avevo le scarpe o meno (per farla breve, un professionista). Pago, ci salutiamo, esco. Prima vittoria personale
* Tornando a casa mi fermo al supermercato. Entro scalzo. Faccia spesa, vedo che alcune persone mi notano, ma niente commenti (almeno non sento niente, neanche sforzandomi). Alla cassa c'è un addetto della sicurezza, ma non fiata (anzi, gli vedo un punto di domanda scritto in faccia, ma ho l'impressione che tenti di non mettermi a disagio (fissare un cliente sarebbe metterlo a disagio, no ?). Alla cassa parlo con una signora (che vede che sono scalzo), ma come se niente fosse. Non è la prima volta che entro scalzo in un supermercato, ma comunque: vittoria personale numero due
* Sabato mattina: gasato delle mie due vittorie personali di ieri (), proseguo le mie esperienze scalze in citta. Prima faccio un salto in farmacia. Come se niente fosse. Dopo porto a passeggio la bambina, per un oretta circa. Non raggiungo il centro città (è un pò troppo lontano), ma quasi, perciò cmq c'è parecchia gente. Noto che alcuni mi guardano meravigliati, sento un paio di esclamazioni sottovoce ("scalzo!"), ma niente più (sottolineo "sottovoce". E niente parole offensive.). Vittoria personale numero tre e quattro
* Sabato pomeriggio: devo portare la mia mountain bike al decathlon per far aggiustare il cambio. Entro con la bici, e mi apposto vicino all "information desk" per chiedere il tagliando (da mettere sulla bici, per poi poter uscire senza passare per ladro ). Vedo che mi si avvicina l'addetto alla sicurezza. Oooook, pensavo, ho beccato la famigerata guardia antiscalzi di turno. "Mi scusi", dice, "...serve qualcosa ?". "Vorrei portare dentro la bici a far riparare il cambio". "Non serve più, ora abbiamo un laboratorio fuori dal negozio per le riparazioni. E' la in fondo". "Grazie!". Tutto qui, voleva solo aiutarmi. Nessun commento sui piedi. Porto la bici in "laboratorio", e il ragazzo che la prende in consegna nota i miei piedi nudi, e complettamente disinvolto (e con un sorriso genuino) mi chiede "Scalzo ? ... posso chiedere il perchè ? è uno stile di vita, oppure ... ?" ("Stile di vita". Mi piace proprio questa definizione ). Brevemente gli spiego i miei perchè (perchè mi piace e mi rilassa, perchè è molto salutare da tanti punti di vista, e perchè è un ottimo allenamento per la corsa (rafforza muscoli, tendini, etc). Dice che gli sembra interessante, e poi parliamo della bici (in fondo sono andato lì per quello). In quella situazione sembrava che il mio stare scalzo fosse la cosa più naturale al mondo.
Mentre mi ripara la bici, decido di fare un giro del negozio, ed entro di nuovo dall'entrata principale (passando la guardia giurata incontrata prima). Faccio un breve giro, ma non trovo niente, ed esco dall'uscita "senza acquisti". Di nuovo di fronte alla guardia giurata. Nessun commento, nessun segno di diffidenza (del tipo "quello è scalzo perciò forse un ladro" etc.etc). Riprendo la bici ed esco. Vittoria personale numero cinque
* Dopo faccio ancora un salto ad un negozio per bambini per guardare seggiolini per auto. Entro e vado nel reparto seggiolini. Dietro il banco ci sono due commesse. Una mi vede e fa cenno ad avvicinarsi quando vede che sono scalzo. Per un microsecondo, quasi impercettibilmente, si blocca meravigliata, ma in una frazione di secondo "si riprende" e mi si avvicina sorridendo, chiedendo di cosa ho bisogno. Le spiego che cerco un seggiolino, così lei mi mostra i modelli più interessanti e mi da le informazioni di cui io ho bisogno. Probabilmente si farà un sacco di domande, magari non approva. Ma può anche darsi che mi invidiasse, o pesino che approvasse. Chi lo sa. Ma non fa differenza, dato che mi tratta con la stessa cortesia come se avessi le scarpe. Noto che si forza a non guardami i piedi. Ma non lo fa, perchè non vuole essere sgarbata. Una commessa professionale. Tornerò volentieri in quel negozio. Vittoria personale numero sei
* Domenica mattina: pomeriggio vengono i suoceri (... ...). Mia moglie mi chiede di andare in gelateria a prendere una torta gelato. Esco scalzo, con i sandali nel mio piccolo zainetto. Entro scalzo anche in gelateria ... ? Sento che in posti dove si mangia (o si vende cibo) faccio più fatica a stare scalzo, perchè mi sembra dia più fastidio. Forse perchè mettere la pelle in contatto diretto col terreno da una sensazione "subconscia" di sporco, che in posti legati al cibo da più fastidio. Ma mi rendo conto che è una interpretazione mia, non so veramente cosa pensano gli altri. Ad alcuni darà fastidio, ad altri meno. Mi faccio presente che entrando a piedi nudi non è per niente "più sporco" che entrare con le scarpe (la polvere sulle suole è sempre la stessa), e vado avanti. Entro, vado al banco, scelgo la torta, e pago. Alcuni clienti mi vedono (tra cui anche bambini), ma nessun commento. Pago, esco, e mi avvio verso casa. Vittoria personale numero sette
* Arriva il momento tanto temuto; i suoceri bussano alla porta Gli apro (ovviamente scalzo), ci salutiamo, e li faccio accomodare. Anche mia moglie è scalza (anche se non esce (ancora) scalza, in casa lo è praticamente sempre). I suoceri si tolgono le scarpe e si mettono delle ciabatte che teniamo per gli ospiti, perchè sanno che entrare con le scarpe in casa ci da fastidio. Io e mia moglie stiamo scalzi. Mangiamo, e poi usciamo per un giro. Qui mi metto le ciabatte per la prima volta dopo quasi due giorni. So che li metterebbe un pò a disagio se fossi scalzo durante la passeggiata familiare, perciò mi metto le ciabatte. Loro hanno sempre cercato di mettermi a mio agio (non gli è mai passato per la testa di commentare il fatto che noi (io e mia moglie) stiamo scalzi in casa nostra, e mi permettono di stare scalzo in casa loro); perciò non vedo perchè dovrei fare qualcosa che li mette a disagio (razionale o no che sia). Anche perchè non devo dimostrargli niente (so che non avrebbero detto niente nemmeno se fossi uscito scalzo con loro). Per quello, direi un bel "neutro"
* Lunedì mattina, torno al lavoro. La vittoria personale più grande di questo fine settimana forse l'ho avuto proprio oggi in ufficio. Già da tempo mi tolgo le scarpe dietro la scrivania (del tipo chiuso), e sono convinto che il mio collega d'ufficio l'avesso notato, però finora nessuno di noi due ha mai accennato il tema. Lui probabilmente per rispetto; io, perchè parlare del mio stare scalzo con persone che conosco bene mi è molto più difficile che non con persone estranee (p.es. commessi di negozi, etc).
Oggi gli ho chiesto candidamente se gli da fastidio se sto scalzo in ufficio. Lui ha solo detto che sa di diverse altre persone del reparto che mi hanno notato e che non approvano (perche hanno chiesto a lui se non gli da fastidio), ma che a lui personalmente non disturba (ed è anche quello che ha risposto agli altri). E mi ha ringraziato di aver chiesto la sua opinione (un atto di rispetto che ha apprezzato).
Perciò, ora mi sento anche libero di girare scalzo in ufficio senza nascondermi dietro la scrivania. Quando siamo da soli. Mi metterò le scarpe quando arrivano ospiti o rappresentanti, e sicuramente non girerò scalzo per i corridoi, perchè so che verrei richiamato dai dirigenti (*), ma nel mio ufficio mi sono ritagliato uno spazio personale.
[* qui vorrei aggiungere che i dirigenti sanno che corro scalzo, e che approvano (!) - purchè in contesto sportivo. Per essere precisi, lo sa tutta l'azienda che corro a piedi nudi, perchè agosto scorso una giornalista sportiva della zona mi ha visto allenarmi, e mi ha chiesto un intervista, che poi è finita in prima pagina del giornale regionale. tre dei dirigenti hanno poi toccato l'argomento - e tutti e tre mi hanno fatto i complimenti -per le "prestazioni sportive". Devo dire che non me l'aspettavo. Sarebbe del tutto diverso se girassi scalzo in azienda, so che non approverebbero - e mi sembra anche normale, dato che abbiamo cmq contatti col pubblico etc. - ma fuori dal lavoro, ed in contesto sportivo, non gli da minimamente fastidio. Anzi, mi ha persino portato qualche vantaggio. Alla faccia delle ripercussioni negative... lo credevo anch'io, ma - almeno nel mio caso - si è dimonstrato essere una paura infondata.]
...Mi rendo conto di aver scritto una pergamena; spero di non essere stato troppo lungo, ma mi sono reso conto come non mai che i limiti stanno veramente nella nostra testa. Non possiamo sapere che reazione hanno gli altri finche non lo dicono esplicitamente, o non gli chiediamo. E molto più spesso di quello che temiamo le reazioni sono positive!
A presto
Forse è anche colpa dell'inverno che rende l'andare scalzi molto più difficile, ma mi pare che ultimamente c'è stato un netto squilibrio tra messaggi "negati" e "positivi" nel forum, perciò cercherò di scrivere più spesso delle piccole vittorie quotidiane che ottengo quando trovo il coraggio per uscire scalzo di casa
Questo fine settimana appunto, complice anche del bel tempo che c'era a Udine, mi sono fatto coraggio e sono rimasto scalzo anche in situazioni dove finora avevo troppa fifa. Ecco un piccolo cronoprogramma (a partire da venerdi mattiana):
* venerdi mattina: porto la bambina all'asilo (faccio ponte, perciò niente lavoro oggi ). Non avevo ancora preso la decisione di provare a fare lo scalzo "integrale", perciò indosso dei sandali semi-chiusi (che ho usato spessissimo questo'inverno)
* venerdi nel corso della giornata mi parte finalmente l'embolo (ma perchè mi devo mettere le scarpe solo perchè ho troppa fifa di rimanere scalzo ?!?)
* venerdì pomeriggio: appuntamento dal barbiere. Nel quartiere chic della città (ma il barbiere non è un fighetto, per quello ci vado volentieri . Parcheggio la macchina. Ho i sandali con me (in uno zainetto). Prendo lo zainetto, esco dalla macchina, attraverso la strada, ed entro nel salone. Scalzo. C'è un tizio seduto che aspetto, mi lancia una breve occhiata, continua a leggere. O non gli frega niente, o non lo fa vedere. Vedo il barbiere, ci salutiamo, e prendo posto. Ha visto che ero scalzo, ma non fa una piega. Dopo ca 15 minuti di attesa (durante i quali entrano altri due clienti; notano i miei piedi, anche da loro zero reazione) è il mio turno. Prendo posto sulla sedia, chiaccheriamo; dopo pochi minuti già in tono molto amichevole (ci diamo del tu, parliamo di moto, etc; per quello se avrebbe voluto avrebbe potuto tranquillamente chiederemi del perchè vado scalzo), ma non tocca l'argomento. Semplicemente non gli importava niente se avevo le scarpe o meno (per farla breve, un professionista). Pago, ci salutiamo, esco. Prima vittoria personale
* Tornando a casa mi fermo al supermercato. Entro scalzo. Faccia spesa, vedo che alcune persone mi notano, ma niente commenti (almeno non sento niente, neanche sforzandomi). Alla cassa c'è un addetto della sicurezza, ma non fiata (anzi, gli vedo un punto di domanda scritto in faccia, ma ho l'impressione che tenti di non mettermi a disagio (fissare un cliente sarebbe metterlo a disagio, no ?). Alla cassa parlo con una signora (che vede che sono scalzo), ma come se niente fosse. Non è la prima volta che entro scalzo in un supermercato, ma comunque: vittoria personale numero due
* Sabato mattina: gasato delle mie due vittorie personali di ieri (), proseguo le mie esperienze scalze in citta. Prima faccio un salto in farmacia. Come se niente fosse. Dopo porto a passeggio la bambina, per un oretta circa. Non raggiungo il centro città (è un pò troppo lontano), ma quasi, perciò cmq c'è parecchia gente. Noto che alcuni mi guardano meravigliati, sento un paio di esclamazioni sottovoce ("scalzo!"), ma niente più (sottolineo "sottovoce". E niente parole offensive.). Vittoria personale numero tre e quattro
* Sabato pomeriggio: devo portare la mia mountain bike al decathlon per far aggiustare il cambio. Entro con la bici, e mi apposto vicino all "information desk" per chiedere il tagliando (da mettere sulla bici, per poi poter uscire senza passare per ladro ). Vedo che mi si avvicina l'addetto alla sicurezza. Oooook, pensavo, ho beccato la famigerata guardia antiscalzi di turno. "Mi scusi", dice, "...serve qualcosa ?". "Vorrei portare dentro la bici a far riparare il cambio". "Non serve più, ora abbiamo un laboratorio fuori dal negozio per le riparazioni. E' la in fondo". "Grazie!". Tutto qui, voleva solo aiutarmi. Nessun commento sui piedi. Porto la bici in "laboratorio", e il ragazzo che la prende in consegna nota i miei piedi nudi, e complettamente disinvolto (e con un sorriso genuino) mi chiede "Scalzo ? ... posso chiedere il perchè ? è uno stile di vita, oppure ... ?" ("Stile di vita". Mi piace proprio questa definizione ). Brevemente gli spiego i miei perchè (perchè mi piace e mi rilassa, perchè è molto salutare da tanti punti di vista, e perchè è un ottimo allenamento per la corsa (rafforza muscoli, tendini, etc). Dice che gli sembra interessante, e poi parliamo della bici (in fondo sono andato lì per quello). In quella situazione sembrava che il mio stare scalzo fosse la cosa più naturale al mondo.
Mentre mi ripara la bici, decido di fare un giro del negozio, ed entro di nuovo dall'entrata principale (passando la guardia giurata incontrata prima). Faccio un breve giro, ma non trovo niente, ed esco dall'uscita "senza acquisti". Di nuovo di fronte alla guardia giurata. Nessun commento, nessun segno di diffidenza (del tipo "quello è scalzo perciò forse un ladro" etc.etc). Riprendo la bici ed esco. Vittoria personale numero cinque
* Dopo faccio ancora un salto ad un negozio per bambini per guardare seggiolini per auto. Entro e vado nel reparto seggiolini. Dietro il banco ci sono due commesse. Una mi vede e fa cenno ad avvicinarsi quando vede che sono scalzo. Per un microsecondo, quasi impercettibilmente, si blocca meravigliata, ma in una frazione di secondo "si riprende" e mi si avvicina sorridendo, chiedendo di cosa ho bisogno. Le spiego che cerco un seggiolino, così lei mi mostra i modelli più interessanti e mi da le informazioni di cui io ho bisogno. Probabilmente si farà un sacco di domande, magari non approva. Ma può anche darsi che mi invidiasse, o pesino che approvasse. Chi lo sa. Ma non fa differenza, dato che mi tratta con la stessa cortesia come se avessi le scarpe. Noto che si forza a non guardami i piedi. Ma non lo fa, perchè non vuole essere sgarbata. Una commessa professionale. Tornerò volentieri in quel negozio. Vittoria personale numero sei
* Domenica mattina: pomeriggio vengono i suoceri (... ...). Mia moglie mi chiede di andare in gelateria a prendere una torta gelato. Esco scalzo, con i sandali nel mio piccolo zainetto. Entro scalzo anche in gelateria ... ? Sento che in posti dove si mangia (o si vende cibo) faccio più fatica a stare scalzo, perchè mi sembra dia più fastidio. Forse perchè mettere la pelle in contatto diretto col terreno da una sensazione "subconscia" di sporco, che in posti legati al cibo da più fastidio. Ma mi rendo conto che è una interpretazione mia, non so veramente cosa pensano gli altri. Ad alcuni darà fastidio, ad altri meno. Mi faccio presente che entrando a piedi nudi non è per niente "più sporco" che entrare con le scarpe (la polvere sulle suole è sempre la stessa), e vado avanti. Entro, vado al banco, scelgo la torta, e pago. Alcuni clienti mi vedono (tra cui anche bambini), ma nessun commento. Pago, esco, e mi avvio verso casa. Vittoria personale numero sette
* Arriva il momento tanto temuto; i suoceri bussano alla porta Gli apro (ovviamente scalzo), ci salutiamo, e li faccio accomodare. Anche mia moglie è scalza (anche se non esce (ancora) scalza, in casa lo è praticamente sempre). I suoceri si tolgono le scarpe e si mettono delle ciabatte che teniamo per gli ospiti, perchè sanno che entrare con le scarpe in casa ci da fastidio. Io e mia moglie stiamo scalzi. Mangiamo, e poi usciamo per un giro. Qui mi metto le ciabatte per la prima volta dopo quasi due giorni. So che li metterebbe un pò a disagio se fossi scalzo durante la passeggiata familiare, perciò mi metto le ciabatte. Loro hanno sempre cercato di mettermi a mio agio (non gli è mai passato per la testa di commentare il fatto che noi (io e mia moglie) stiamo scalzi in casa nostra, e mi permettono di stare scalzo in casa loro); perciò non vedo perchè dovrei fare qualcosa che li mette a disagio (razionale o no che sia). Anche perchè non devo dimostrargli niente (so che non avrebbero detto niente nemmeno se fossi uscito scalzo con loro). Per quello, direi un bel "neutro"
* Lunedì mattina, torno al lavoro. La vittoria personale più grande di questo fine settimana forse l'ho avuto proprio oggi in ufficio. Già da tempo mi tolgo le scarpe dietro la scrivania (del tipo chiuso), e sono convinto che il mio collega d'ufficio l'avesso notato, però finora nessuno di noi due ha mai accennato il tema. Lui probabilmente per rispetto; io, perchè parlare del mio stare scalzo con persone che conosco bene mi è molto più difficile che non con persone estranee (p.es. commessi di negozi, etc).
Oggi gli ho chiesto candidamente se gli da fastidio se sto scalzo in ufficio. Lui ha solo detto che sa di diverse altre persone del reparto che mi hanno notato e che non approvano (perche hanno chiesto a lui se non gli da fastidio), ma che a lui personalmente non disturba (ed è anche quello che ha risposto agli altri). E mi ha ringraziato di aver chiesto la sua opinione (un atto di rispetto che ha apprezzato).
Perciò, ora mi sento anche libero di girare scalzo in ufficio senza nascondermi dietro la scrivania. Quando siamo da soli. Mi metterò le scarpe quando arrivano ospiti o rappresentanti, e sicuramente non girerò scalzo per i corridoi, perchè so che verrei richiamato dai dirigenti (*), ma nel mio ufficio mi sono ritagliato uno spazio personale.
[* qui vorrei aggiungere che i dirigenti sanno che corro scalzo, e che approvano (!) - purchè in contesto sportivo. Per essere precisi, lo sa tutta l'azienda che corro a piedi nudi, perchè agosto scorso una giornalista sportiva della zona mi ha visto allenarmi, e mi ha chiesto un intervista, che poi è finita in prima pagina del giornale regionale. tre dei dirigenti hanno poi toccato l'argomento - e tutti e tre mi hanno fatto i complimenti -per le "prestazioni sportive". Devo dire che non me l'aspettavo. Sarebbe del tutto diverso se girassi scalzo in azienda, so che non approverebbero - e mi sembra anche normale, dato che abbiamo cmq contatti col pubblico etc. - ma fuori dal lavoro, ed in contesto sportivo, non gli da minimamente fastidio. Anzi, mi ha persino portato qualche vantaggio. Alla faccia delle ripercussioni negative... lo credevo anch'io, ma - almeno nel mio caso - si è dimonstrato essere una paura infondata.]
...Mi rendo conto di aver scritto una pergamena; spero di non essere stato troppo lungo, ma mi sono reso conto come non mai che i limiti stanno veramente nella nostra testa. Non possiamo sapere che reazione hanno gli altri finche non lo dicono esplicitamente, o non gli chiediamo. E molto più spesso di quello che temiamo le reazioni sono positive!
A presto
hadashi- Numero di messaggi : 772
Età : 53
Data d'iscrizione : 08.05.09
Re: I limiti nella nostra testa
paolo fratter ha scritto:Scusa Giorgio, ma non penso che i commenti e gli sguardi attoniti che abbiamo suscitato anche a Vienna (e non solo a Vienna....chiedi a Flavio e Ares quando eravamo a Padova....!!!!) fossero derivati anche da qualcos'altro che non fossero solo i nostri piedi nudi...non mi pare che somigliassimo ad extraterristi, barboni o ad aborigeni (....pur con il massimo rispetto che nutro per per questi ultimi ben inteso)....e dunque perchè avremmo dovuto suscitare tanto scalpore se non esclusivamente per le nostre belle fette in mostra? E' ovvio che scalzi in gruppo si viene notati di più, mentre pure io personalmente quando giro scalzo da solo vengo decisamente notato meno o ignorato del tutto, e in episodi negativi ti assicuro di non essere mai stato coinvolto finora! Dunque non è che si voglia fare sempre le vittime e i perseguitati ma è un dato di fatto che l'andare in giro scalzi può talvolta creare qualche problemino....peraltro scontato...tutto qui!
Saluti a tutti.
Paolo F.
Ovviamente, non mi permetto di rispondere per Giorgio, ma lo ho conosciuto personalmente ed abbiamo molto parlato della "naturalezza dell'andare scalzi".
A Giorgio ciò riesce molto bene, forse più che ad altri, e lo vedrete se viene a Milano.
Anch'io ho più volte detto che in nove anni di barefooting (li compio a Pasqua!) ho ricevuto pochissimi commenti negativi e molti pù apprezzamenti, pochi sguardi inorriditi e tanti di meraviglia, inoltre nessuno mi ha ancora buttato fuori da alcunché.
Fortuna, o che altro? Vivo in una terra particolarmente ospitale?
Non saprei, so che non faccio niente per farmi notare e non ho mai paura che mi notino; credo che questa serenità debba essere il primo bagaglio di noi barefoters, accompagnata da una buona dose di pazienza mista ad autoironia.
bfpaul
A Giorgio ciò riesce molto bene, forse più che ad altri, e lo vedrete se viene a Milano.
Anch'io ho più volte detto che in nove anni di barefooting (li compio a Pasqua!) ho ricevuto pochissimi commenti negativi e molti pù apprezzamenti, pochi sguardi inorriditi e tanti di meraviglia, inoltre nessuno mi ha ancora buttato fuori da alcunché.
Fortuna, o che altro? Vivo in una terra particolarmente ospitale?
Non saprei, so che non faccio niente per farmi notare e non ho mai paura che mi notino; credo che questa serenità debba essere il primo bagaglio di noi barefoters, accompagnata da una buona dose di pazienza mista ad autoironia.
bfpaul
Re: I limiti nella nostra testa
bfpaul ha scritto:Non saprei, so che non faccio niente per farmi notare e non ho mai paura che mi notino; credo che questa serenità debba essere il primo bagaglio di noi barefoters, accompagnata da una buona dose di pazienza mista ad autoironia.
Francamente non so cosa rispondere, anche perché si continua ad insistere su questa storia della naturalezza, pensando, evidentemente di avere a che fare non con adulti, ma con bambini che si inventano paure per essere coccolati.
Intendiamoci bene, ma come pensate che vada in giro? Piegato in due, strisciando contro i muri, con una canottiera bianca piena di buchi e circondato di mosche?
In quasi cinque anni che vado scalzo in ogni stagione ho raccolto pochi consensi, tanta (finta) indifferenza e pochissimi espliciti commenti positivi.
Insomma: "Ha dimenticato le scarpe", "Le hanno rubato le scarpe", "YABADABADU", "Sarà uno zingaro", "Ma come si fa ad andare in giro così", "È pazzo"............non so devo continuare o pensate che mi inventi le cose?
Tu, Paolo, vivi in una città di mare, non in una città, magari provinciale, dove la frase più carina è: "Pensi di essere in spiaggia? Guarda che questa è una città", lanciatami da un giovane mentre andavo al lavoro con un paio di infradito Birkenstock.
E quei famosi "Che schifo!", sono proprio allusioni al fatto di toccare scalzi il suolo dove c'è di tutto, non inventiamoci scuse, 'ché fra di noi barboni non ce ne sono.
Non dobbiamo buttarci giù, perché gente che se ne frega di noi ce n'è molta e c'è anche chi simpatizza (quattro gatti), ma non dobbiamo neanche continuare a fare ottimismo gratuito, pensando che quasi tutti vorrebbero ma non osano.
Bella teoria, tutta da dimostrare.
La sfida l'ho lanciata molto tempo fa: attivate una zona del sito dove si possa esprimere liberamente quello che si pensa di noi, tutti, iscritti e non iscritti, registrati e non, poi vediamo se vi sentirete così euforici.
Dico questo perché, pur essendo considerato un guerriero scalzo e pur essendo convinto che si debba lottare per guadagnarci un minimo di libertà, non ho ancora perso i contatti con la realtà e non mi va di far finta che tutto va bene.
Poi, se preferite, date la colpa all'atteggiamento, ai pinocchietti, allo zainetto e fate pure finta che la gente sia così cogliona da non accorgersi che siamo scalzi perché indossiamo un paio di jeans, con quei piedi chiari che sembrano lampeggiare, perché senza scarpe.
Ma a mio avviso si deve capire che il barefooting è un esercizio formidabile per il carattere e che lo si può praticare solo se si hanno due palle cosi.
Altrimenti si molla presto o non si incontrano problemi, perché (inutile offendersi) si va scalzi una o due volte all'anno o perché ci si mettono due tappi nelle orecchie o ci si isola totalmente (in modo quasi autistico) dall'ambiente che ci circonda.
E quindi si sappia che qui non stiamo giocando una partita a briscola: stiamo mettendo in discussione la nostra stessa immagine.
Chi vuole fare il barefooter lancia una sfida a se stesso ed all'ambiente che lo circonda.
È una cosa seria che si vive giorno dopo giorno, fra alti e bassi.
Chi si iscrive per ricevere incoraggiamenti e conforto li troverà, ma non regaliamo con faciloneria comode illusioni, perché non saremmo onesti.
Intendiamoci bene, ma come pensate che vada in giro? Piegato in due, strisciando contro i muri, con una canottiera bianca piena di buchi e circondato di mosche?
In quasi cinque anni che vado scalzo in ogni stagione ho raccolto pochi consensi, tanta (finta) indifferenza e pochissimi espliciti commenti positivi.
Insomma: "Ha dimenticato le scarpe", "Le hanno rubato le scarpe", "YABADABADU", "Sarà uno zingaro", "Ma come si fa ad andare in giro così", "È pazzo"............non so devo continuare o pensate che mi inventi le cose?
Tu, Paolo, vivi in una città di mare, non in una città, magari provinciale, dove la frase più carina è: "Pensi di essere in spiaggia? Guarda che questa è una città", lanciatami da un giovane mentre andavo al lavoro con un paio di infradito Birkenstock.
E quei famosi "Che schifo!", sono proprio allusioni al fatto di toccare scalzi il suolo dove c'è di tutto, non inventiamoci scuse, 'ché fra di noi barboni non ce ne sono.
Non dobbiamo buttarci giù, perché gente che se ne frega di noi ce n'è molta e c'è anche chi simpatizza (quattro gatti), ma non dobbiamo neanche continuare a fare ottimismo gratuito, pensando che quasi tutti vorrebbero ma non osano.
Bella teoria, tutta da dimostrare.
La sfida l'ho lanciata molto tempo fa: attivate una zona del sito dove si possa esprimere liberamente quello che si pensa di noi, tutti, iscritti e non iscritti, registrati e non, poi vediamo se vi sentirete così euforici.
Dico questo perché, pur essendo considerato un guerriero scalzo e pur essendo convinto che si debba lottare per guadagnarci un minimo di libertà, non ho ancora perso i contatti con la realtà e non mi va di far finta che tutto va bene.
Poi, se preferite, date la colpa all'atteggiamento, ai pinocchietti, allo zainetto e fate pure finta che la gente sia così cogliona da non accorgersi che siamo scalzi perché indossiamo un paio di jeans, con quei piedi chiari che sembrano lampeggiare, perché senza scarpe.
Ma a mio avviso si deve capire che il barefooting è un esercizio formidabile per il carattere e che lo si può praticare solo se si hanno due palle cosi.
Altrimenti si molla presto o non si incontrano problemi, perché (inutile offendersi) si va scalzi una o due volte all'anno o perché ci si mettono due tappi nelle orecchie o ci si isola totalmente (in modo quasi autistico) dall'ambiente che ci circonda.
E quindi si sappia che qui non stiamo giocando una partita a briscola: stiamo mettendo in discussione la nostra stessa immagine.
Chi vuole fare il barefooter lancia una sfida a se stesso ed all'ambiente che lo circonda.
È una cosa seria che si vive giorno dopo giorno, fra alti e bassi.
Chi si iscrive per ricevere incoraggiamenti e conforto li troverà, ma non regaliamo con faciloneria comode illusioni, perché non saremmo onesti.
lucignolo- Numero di messaggi : 2661
Data d'iscrizione : 02.01.08
Re: I limiti nella nostra testa
lucignolo ha scritto:bfpaul ha scritto:Non saprei, so che non faccio niente per farmi notare e non ho mai paura che mi notino; credo che questa serenità debba essere il primo bagaglio di noi barefoters, accompagnata da una buona dose di pazienza mista ad autoironia.Francamente non so cosa rispondere, anche perché si continua ad insistere su questa storia della naturalezza, pensando, evidentemente di avere a che fare non con adulti, ma con bambini che si inventano paure per essere coccolati.
Intendiamoci bene, ma come pensate che vada in giro? Piegato in due, strisciando contro i muri, con una canottiera bianca piena di buchi e circondato di mosche?
In quasi cinque anni che vado scalzo in ogni stagione ho raccolto pochi consensi, tanta (finta) indifferenza e pochissimi espliciti commenti positivi.
Insomma: "Ha dimenticato le scarpe", "Le hanno rubato le scarpe", "YABADABADU", "Sarà uno zingaro", "Ma come si fa ad andare in giro così", "È pazzo"............non so devo continuare o pensate che mi inventi le cose?
Tu, Paolo, vivi in una città di mare, non in una città, magari provinciale, dove la frase più carina è: "Pensi di essere in spiaggia? Guarda che questa è una città", lanciatami da un giovane mentre andavo al lavoro con un paio di infradito Birkenstock.
E quei famosi "Che schifo!", sono proprio allusioni al fatto di toccare scalzi il suolo dove c'è di tutto, non inventiamoci scuse, 'ché fra di noi barboni non ce ne sono.
Non dobbiamo buttarci giù, perché gente che se ne frega di noi ce n'è molta e c'è anche chi simpatizza (quattro gatti), ma non dobbiamo neanche continuare a fare ottimismo gratuito, pensando che quasi tutti vorrebbero ma non osano.
Bella teoria, tutta da dimostrare.
La sfida l'ho lanciata molto tempo fa: attivate una zona del sito dove si possa esprimere liberamente quello che si pensa di noi, tutti, iscritti e non iscritti, registrati e non, poi vediamo se vi sentirete così euforici.
Dico questo perché, pur essendo considerato un guerriero scalzo e pur essendo convinto che si debba lottare per guadagnarci un minimo di libertà, non ho ancora perso i contatti con la realtà e non mi va di far finta che tutto va bene.
Poi, se preferite, date la colpa all'atteggiamento, ai pinocchietti, allo zainetto e fate pure finta che la gente sia così cogliona da non accorgersi che siamo scalzi perché indossiamo un paio di jeans, con quei piedi chiari che sembrano lampeggiare, perché senza scarpe.
Ma a mio avviso si deve capire che il barefooting è un esercizio formidabile per il carattere e che lo si può praticare solo se si hanno due palle cosi.
Altrimenti si molla presto o non si incontrano problemi, perché (inutile offendersi) si va scalzi una o due volte all'anno o perché ci si mettono due tappi nelle orecchie o ci si isola totalmente (in modo quasi autistico) dall'ambiente che ci circonda.
E quindi si sappia che qui non stiamo giocando una partita a briscola: stiamo mettendo in discussione la nostra stessa immagine.
Chi vuole fare il barefooter lancia una sfida a se stesso ed all'ambiente che lo circonda.
È una cosa seria che si vive giorno dopo giorno, fra alti e bassi.
Chi si iscrive per ricevere incoraggiamenti e conforto li troverà, ma non regaliamo con faciloneria comode illusioni, perché non saremmo onesti.
Certe volte non capisco.
Non capisco perché fare di ogni risposta un caso personale.
Probabilmente se abitassi in altro luogo avrei molti problemi, chi dice di no?
Però dalle mie parti, questa è la situazione.
Neppure io passo rasente ai muri, vado in giro sbrindellato o cose del genere, ma alcune volte - poche, pochissime - ho sentito gli apprezzamenti del tipo: Puah, che odore di pedi! oppure: E comprati le scarpe!!
che mi lasciano però completamente indifferente, questo è il punto.
Non mi arrabbio, perché ho già messo tutto nel conto, perché la mia scelta l'ho fatta - come dicevo - nove anni fa e non ho motivo di cambiarla; dopodiché non me ne frega niente degli sghignazzi o delle eventuali frasi provocatorie.
Ottimismo gratuito?
Non credo, le situazioni sono diversissime da luogo a luogo e non si può dare una risposta per il nord, una per il centro, una per il sud ed una per le isole. Personalmete preciso quello che vale per me e cerco di dire in genere ciò che potrebbe valere per tutti.
Non c'è dubbio che al nord vi siano molti più problemi, ne sei esempio tu e Andrea77, con la differenza che tu hai un animo da agonista, lui un animo tranquillo che non vuole crearsi più problemi di quanti ce ne siano già in giro. E sinceramente, a parte che lo ha detto in tutte le salse un milione di volte, il concetto è quello: al nord il barefooting viene visto come una cosa fondamentalmente "incivile" e quindi incomprensibile e di conseguenza da condannare.
Al centro, prontissimo alla battaglia c'è Rei, ma poi dove sono i barefooters del centro, centro nord e sud?
E delle isole?
Mai o poco pervenuti, si fanno sentire a fine estate, rientrano poi ordinatamente nelle scarpe e chi si è visto, si è visto. Che fine fanno? Vallo a sapere ...
Il bello è che sono giovani, che su di loro fondavamo le nostre speranze, ecc. ecc.
Su che basi? Il nostro solito ottimismo, che però dovrebbe valere per tutti, giovani e meno giovani e di ogni parte di Italia, visto che siamo l'unico Club Italiano che si propone di diffondere il barefooting in Italia. O no?
bfpaul
Non capisco perché fare di ogni risposta un caso personale.
Probabilmente se abitassi in altro luogo avrei molti problemi, chi dice di no?
Però dalle mie parti, questa è la situazione.
Neppure io passo rasente ai muri, vado in giro sbrindellato o cose del genere, ma alcune volte - poche, pochissime - ho sentito gli apprezzamenti del tipo: Puah, che odore di pedi! oppure: E comprati le scarpe!!
che mi lasciano però completamente indifferente, questo è il punto.
Non mi arrabbio, perché ho già messo tutto nel conto, perché la mia scelta l'ho fatta - come dicevo - nove anni fa e non ho motivo di cambiarla; dopodiché non me ne frega niente degli sghignazzi o delle eventuali frasi provocatorie.
Ottimismo gratuito?
Non credo, le situazioni sono diversissime da luogo a luogo e non si può dare una risposta per il nord, una per il centro, una per il sud ed una per le isole. Personalmete preciso quello che vale per me e cerco di dire in genere ciò che potrebbe valere per tutti.
Non c'è dubbio che al nord vi siano molti più problemi, ne sei esempio tu e Andrea77, con la differenza che tu hai un animo da agonista, lui un animo tranquillo che non vuole crearsi più problemi di quanti ce ne siano già in giro. E sinceramente, a parte che lo ha detto in tutte le salse un milione di volte, il concetto è quello: al nord il barefooting viene visto come una cosa fondamentalmente "incivile" e quindi incomprensibile e di conseguenza da condannare.
Al centro, prontissimo alla battaglia c'è Rei, ma poi dove sono i barefooters del centro, centro nord e sud?
E delle isole?
Mai o poco pervenuti, si fanno sentire a fine estate, rientrano poi ordinatamente nelle scarpe e chi si è visto, si è visto. Che fine fanno? Vallo a sapere ...
Il bello è che sono giovani, che su di loro fondavamo le nostre speranze, ecc. ecc.
Su che basi? Il nostro solito ottimismo, che però dovrebbe valere per tutti, giovani e meno giovani e di ogni parte di Italia, visto che siamo l'unico Club Italiano che si propone di diffondere il barefooting in Italia. O no?
bfpaul
Re: I limiti nella nostra testa
Andrea ha scritto una grande verità: "No, credo che siano in genere + schifiltose ed igieniste di noi uomini.
Lo schifo non è perché vedono un piede nudo ma perché il piede nudo va a contatto con il suolo sporco."
Credo che sia esattamente uno dei punti cruciali. Ieri, a Roma, parlavo del barefooting con mia mamma, che è una persona di cui ho molta stima e che, nonsotante i suoi 85 anni, è una persona di grande cultura e notevoli aperture mentali. Ho scoperto che mostrava apprezzamento per il barefooting sportivo-escusionistico, ma non riusciva a comprendere quello, diciamo, urbano-quotidiano.
Diceva:" se sto prendendo il caffè in un bar e vedessi entrare una persona a piedi nudi (specie se maschio, nota del redattore), mi farebbe schifo e mi disturberebbe, perchè penserei che ha sotto i piedi tutto lo sporco raccolto in strada " A nulla è valso controbattere che "tutta la sporcizia" della strada si trova comunque sotto le scarpe di ogni altra persona presente nel bar, lei compresa. Insomma, ciò che induce ribrezzo è la parte del corpo sporca ... così come , direi a quasi a tutti, fa schifo vedere delle mani sporche, le unghie nere, dei capelli unti o pieni di forfora che cade sulle spalle, una barba incolta, magari anche i capelli lunghi, abiti sporchi ecc. ecc.
So benissimo ed anticipo l'obiezione, che la maggior parte delle cose che ho citato, ci dicono che una persona è poco curata e sciatta, mentre un barefooter, pulito, sbarbato, profumato e vestito in maniere decente, non presenta nessun segno di incuria, eccetto il fatto che, giocoforza, avrà le piante dei piedi annerite dal contatto con la strada... infatti non stiamo parlando di reazioni ragionate e razionali, ma di reazioni istintive che scaturiscono da un condizionamento mentale iniziato nei primi anni di vita e di educazione in famiglia oltre che da quella che si chiama empatia: chi ha orrore dello sporco, vedendo una persona a piedi nudi sul pavimento sporco di un bar si trasferisce mentalmente e sensorialmente nei panni dell'altro (buffo, in inglese si direbbe "in his shoes") e prova un brivido di ribrezzo anche se non è in alcun modo toccata dallo scalzismo dell' altro. E' come quando, vedendo qualcuno farsi male, sentiamo un brivido di orrore, quasi come se soffrissimo anche noi .
Non posso fare a meno di riflettere su questa osservazione, perchè il rispetto della sensibilità altrui è un aspetto basilare del convivere civile, per cui credo che sia giusto tenere conto dell' altrui sensibilità anche nella innocente pratica del barefooting. Accettando un po' di compromessi, evitando certi luoghi, curando qualche dettaglio è possibile arrecare meno disturbo e credo che questo giovi alla causa, nonostante non vi sia spesso alcun motivo di ordine legale o sociale per porre limiti al barefooting ... il come ed il quando vanno lasciati al giudizio di ciascuno di noi.
Flavio mi sembra, a volte, un po' talebano .... ma proprio lui scrive, in calce ad ogni suo post "L'uomo che sposta le montagne, comincia portando via alcune pietre" ... credo che si possa consigliare l'applicazione di questa massima anche al nostro comune desiderio di realizzare un mondo in cui si possa girare a piedi nudi ovunque senza destare alcun fastidio.
Lo schifo non è perché vedono un piede nudo ma perché il piede nudo va a contatto con il suolo sporco."
Credo che sia esattamente uno dei punti cruciali. Ieri, a Roma, parlavo del barefooting con mia mamma, che è una persona di cui ho molta stima e che, nonsotante i suoi 85 anni, è una persona di grande cultura e notevoli aperture mentali. Ho scoperto che mostrava apprezzamento per il barefooting sportivo-escusionistico, ma non riusciva a comprendere quello, diciamo, urbano-quotidiano.
Diceva:" se sto prendendo il caffè in un bar e vedessi entrare una persona a piedi nudi (specie se maschio, nota del redattore), mi farebbe schifo e mi disturberebbe, perchè penserei che ha sotto i piedi tutto lo sporco raccolto in strada " A nulla è valso controbattere che "tutta la sporcizia" della strada si trova comunque sotto le scarpe di ogni altra persona presente nel bar, lei compresa. Insomma, ciò che induce ribrezzo è la parte del corpo sporca ... così come , direi a quasi a tutti, fa schifo vedere delle mani sporche, le unghie nere, dei capelli unti o pieni di forfora che cade sulle spalle, una barba incolta, magari anche i capelli lunghi, abiti sporchi ecc. ecc.
So benissimo ed anticipo l'obiezione, che la maggior parte delle cose che ho citato, ci dicono che una persona è poco curata e sciatta, mentre un barefooter, pulito, sbarbato, profumato e vestito in maniere decente, non presenta nessun segno di incuria, eccetto il fatto che, giocoforza, avrà le piante dei piedi annerite dal contatto con la strada... infatti non stiamo parlando di reazioni ragionate e razionali, ma di reazioni istintive che scaturiscono da un condizionamento mentale iniziato nei primi anni di vita e di educazione in famiglia oltre che da quella che si chiama empatia: chi ha orrore dello sporco, vedendo una persona a piedi nudi sul pavimento sporco di un bar si trasferisce mentalmente e sensorialmente nei panni dell'altro (buffo, in inglese si direbbe "in his shoes") e prova un brivido di ribrezzo anche se non è in alcun modo toccata dallo scalzismo dell' altro. E' come quando, vedendo qualcuno farsi male, sentiamo un brivido di orrore, quasi come se soffrissimo anche noi .
Non posso fare a meno di riflettere su questa osservazione, perchè il rispetto della sensibilità altrui è un aspetto basilare del convivere civile, per cui credo che sia giusto tenere conto dell' altrui sensibilità anche nella innocente pratica del barefooting. Accettando un po' di compromessi, evitando certi luoghi, curando qualche dettaglio è possibile arrecare meno disturbo e credo che questo giovi alla causa, nonostante non vi sia spesso alcun motivo di ordine legale o sociale per porre limiti al barefooting ... il come ed il quando vanno lasciati al giudizio di ciascuno di noi.
Flavio mi sembra, a volte, un po' talebano .... ma proprio lui scrive, in calce ad ogni suo post "L'uomo che sposta le montagne, comincia portando via alcune pietre" ... credo che si possa consigliare l'applicazione di questa massima anche al nostro comune desiderio di realizzare un mondo in cui si possa girare a piedi nudi ovunque senza destare alcun fastidio.
Elan- Numero di messaggi : 1087
Età : 72
Data d'iscrizione : 06.10.10
Re: I limiti nella nostra testa
[Tu, Paolo, vivi in una città di mare, non in una città, magari provinciale, dove la frase più carina è: "Pensi di essere in spiaggia? Guarda che questa è una città", lanciatami da un giovane mentre andavo al lavoro con un paio di infradito Birkenstock.
E' vero quello che dice Flavio c'è differenza tra una città di mare e non. Io, nella mia piccola esperienza di scalzista, non mi è mai capitato di avere osservazioni come quelle fatte a lui; forse anche perchè quasi tutte le mie uscite scalze le faccio in ambienti non cittadini anche se le faccio in tutte le stagioni e questo potrebbe far sorgere osservazioni sull' andar scalzi con il freddo.
Quest' inverno sono uscito molte volte con gli infradito, ma non ho travato mai nessuno che mi abbia detto quello che invece è stato detto a Flavio. Forse proprio perchè abito un una città di mare, e poi Livorno è considerata molto ospitale e tollerante per tradizione essendo un porto di mare. Non per niente nel XV° secolo, quando, dalla Spagna furono mandati via gli ebrei, molti si stabilirono a Livorno e sempre a Livorno non c'è mai stato un ghetto ebraico come invece è successo in altre città.
E' vero quello che dice Flavio c'è differenza tra una città di mare e non. Io, nella mia piccola esperienza di scalzista, non mi è mai capitato di avere osservazioni come quelle fatte a lui; forse anche perchè quasi tutte le mie uscite scalze le faccio in ambienti non cittadini anche se le faccio in tutte le stagioni e questo potrebbe far sorgere osservazioni sull' andar scalzi con il freddo.
Quest' inverno sono uscito molte volte con gli infradito, ma non ho travato mai nessuno che mi abbia detto quello che invece è stato detto a Flavio. Forse proprio perchè abito un una città di mare, e poi Livorno è considerata molto ospitale e tollerante per tradizione essendo un porto di mare. Non per niente nel XV° secolo, quando, dalla Spagna furono mandati via gli ebrei, molti si stabilirono a Livorno e sempre a Livorno non c'è mai stato un ghetto ebraico come invece è successo in altre città.
Ultima modifica di ALEBO il Ven Apr 22 2011, 18:37 - modificato 1 volta.
ALEBO- Numero di messaggi : 527
Data d'iscrizione : 26.01.09
Re: I limiti nella nostra testa
ciao Elan,Elan ha scritto:Diceva:" se sto prendendo il caffè in un bar e vedessi entrare una persona a piedi nudi (specie se maschio, nota del redattore), mi farebbe schifo e mi disturberebbe, perchè penserei che ha sotto i piedi tutto lo sporco raccolto in strada " A nulla è valso controbattere che "tutta la sporcizia" della strada si trova comunque sotto le scarpe di ogni altra persona presente nel bar, lei compresa. Insomma, ciò che induce ribrezzo è la parte del corpo sporca ... così come , direi a quasi a tutti, fa schifo vedere delle mani sporche, le unghie nere, dei capelli unti o pieni di forfora che cade sulle spalle, una barba incolta, magari anche i capelli lunghi, abiti sporchi ecc. ecc.
il problema è che tante persone non riescono a concepire i piedi nella loro funzione originaria: reggerci e portarci a spasso senza costrizioni. se accettassero i piedi nella loro funzione originaria, accetterebbero che sono per forza sporchi: i piedi sono fatti per sporcarsi sotto, visto il loro contatto con il suolo. le scarpe sono un artificio, a volte necessario. sono i piedi che ci reggono, non le scarpe.
un saluto dalla svizzera
Andrea Grasselli
Andrea Grasselli- Numero di messaggi : 396
Età : 58
Data d'iscrizione : 02.01.08
Re: I limiti nella nostra testa
bfpaul ha scritto:Certe volte non capisco.
Non capisco perché fare di ogni risposta un caso personale.
No, non fraintendermi.
Non ne sto facendo affatto una questione personale, ma questa è un'esperienza di vita come quella di tanti altri.
Molti hanno avuto tante esperienze positive, altri negative, ma non so dove penda la bilancia.
Però se vogliamo parlarne è bene farlo con obiettività e senza mezze verità.
Certo che uno se ne può infischiare di quello che dice la gente, però non tutti hanno la corazza che hai tu.
Andare scalzi, lo ripeto, è un esercizio di carattere formidabile e non lo sarebbe se tutti ci sorridessero al nostro passaggio.
E poi ti chiedi dove finiscono molti barefooters, specie d'inverno.
Un po' il freddo (ma ci si abitua facilmente), ma un freddo che ha tanto sapore di alibi.
Credo che tanti barefooters neofiti si domandino se certe fisime (chiamiamole così) le hanno solo loro o se le provano in molte occasioni anche i cosiddetti veterani e credo che non sia male far loro sapere che si tratta di sentimenti più che ovvii in persone sociali per loro natura umana.
Il male è lasciarsi dominare da questi sentimenti negativi, il coraggio vero è saperli superare.
Mai detto che sia facile, ma è anche fin troppo elementare dire "me ne frego" o "basta far far finta di nulla", perché non è un atteggiamento che si possa assumere detto fatto.
Non ne sto facendo affatto una questione personale, ma questa è un'esperienza di vita come quella di tanti altri.
Molti hanno avuto tante esperienze positive, altri negative, ma non so dove penda la bilancia.
Però se vogliamo parlarne è bene farlo con obiettività e senza mezze verità.
Certo che uno se ne può infischiare di quello che dice la gente, però non tutti hanno la corazza che hai tu.
Andare scalzi, lo ripeto, è un esercizio di carattere formidabile e non lo sarebbe se tutti ci sorridessero al nostro passaggio.
E poi ti chiedi dove finiscono molti barefooters, specie d'inverno.
Un po' il freddo (ma ci si abitua facilmente), ma un freddo che ha tanto sapore di alibi.
Credo che tanti barefooters neofiti si domandino se certe fisime (chiamiamole così) le hanno solo loro o se le provano in molte occasioni anche i cosiddetti veterani e credo che non sia male far loro sapere che si tratta di sentimenti più che ovvii in persone sociali per loro natura umana.
Il male è lasciarsi dominare da questi sentimenti negativi, il coraggio vero è saperli superare.
Mai detto che sia facile, ma è anche fin troppo elementare dire "me ne frego" o "basta far far finta di nulla", perché non è un atteggiamento che si possa assumere detto fatto.
lucignolo- Numero di messaggi : 2661
Età : 70
Data d'iscrizione : 02.01.08
Re: I limiti nella nostra testa
Elan ha scritto:Flavio mi sembra, a volte, un po' talebano .... ma proprio lui scrive, in calce ad ogni suo post "L'uomo che sposta le montagne, comincia portando via alcune pietre" ... credo che si possa consigliare l'applicazione di questa massima anche al nostro comune desiderio di realizzare un mondo in cui si possa girare a piedi nudi ovunque senza destare alcun fastidio.
Mah, è un po' strano parlare di talebani (e francamente non mi sento di meritare tale definizione).
Infatti ho sempre parlato di moderazione e di tanta pazienza, né nascondo di trovarmi a disagio se qualcuno mi insulta o mi addita schifato a causa del mio scalzismo.
Però non mi arrendo e mi chiedo perché debba rinunciare a questo mio piacere intimamente sentito, visto che non infrango il codice penale, né danneggio gli altri e nemmeno ho mai preteso di andare scalzo in situazioni convenzionali e men che meno in ambito professionale.
Ed allora divento anche ostinato e ribelle: questo sì.
Ma non ho mai cercato di imporre agli altri i miei punti di vista: semmai sono gli altri che vorrebbero impormi i loro.
Sono io il talebano o loro?
Infatti ho sempre parlato di moderazione e di tanta pazienza, né nascondo di trovarmi a disagio se qualcuno mi insulta o mi addita schifato a causa del mio scalzismo.
Però non mi arrendo e mi chiedo perché debba rinunciare a questo mio piacere intimamente sentito, visto che non infrango il codice penale, né danneggio gli altri e nemmeno ho mai preteso di andare scalzo in situazioni convenzionali e men che meno in ambito professionale.
Ed allora divento anche ostinato e ribelle: questo sì.
Ma non ho mai cercato di imporre agli altri i miei punti di vista: semmai sono gli altri che vorrebbero impormi i loro.
Sono io il talebano o loro?
lucignolo- Numero di messaggi : 2661
Età : 70
Data d'iscrizione : 02.01.08
Re: I limiti nella nostra testa
Non dobbiamo buttarci giù, perché gente che se ne frega di noi ce n'è molta e c'è anche chi simpatizza (quattro gatti), ma non dobbiamo neanche continuare a fare ottimismo gratuito, pensando che quasi tutti vorrebbero ma non osano.
Benvenuto nel club E' esattamente quello che dico io da mesi beccandomi, a dir poco, del disfattista anche da te.
Quello che ci differenzia è la conclusione finale. Personalmente non ho voglia di forzarmi perché se mi sento a disagio in certe situazioni preferisco ricalzarmi che insistere. Portandola sul fisico è come se uno sentisse l'asfalto che brucia e insistesse a stare scalzo invece di ricalzarsi. Uno va scalzo perché gli piace e si sente bene se si sente a disagio è meglio che lasci stare non ad andare scalzi in assoluto ma a farlo dove sio sente + a suo agio.
Con questo non dico che uno non debba un minimo sforzarsi a superare qesti limiti ma ognuno è fatto a modo suo e affronta le cose come meglio crede senza per questo essere randellato da chi la pensa diversamente.
X il discorso del perché a Brescia, Padova e in parte Milano siano meno tolleranti che al Livorno non vorrei buttarla in politica...
Ciao
Andrea
Andrea77- Numero di messaggi : 1101
Data d'iscrizione : 02.01.08
Re: I limiti nella nostra testa
Ehi, non girare la frittata a tuo favore.Andrea77 ha scritto:Benvenuto nel club E' esattamente quello che dico io da mesi beccandomi, a dir poco, del disfattista anche da te.
Dico cose che ho sempre sostenuto e ci ho messo soldi e muso per portare avanti un certo tipo di discorso, dimostrando a tutti che si può guardare avanti pur riconoscendo l'esistenza di difficoltà obiettive che non vanno taciute.
Io non gioco a tira e molla, prima socio poi non socio, col terrore che si sappia cosa faccio.
Come vedi riconosco i problemi e tiro fuori le palle per affrontarli.
E non farlo, perché rischieresti di riproporre un bel po' di monotonia.X il discorso del perché a Brescia, Padova e in parte Milano siano meno tolleranti che al Livorno non vorrei buttarla in politica...
Il dio calzatura è un po' che impera e non mi sembra che abbia la tessera di un determinato partito.
lucignolo- Numero di messaggi : 2661
Età : 70
Data d'iscrizione : 02.01.08
Re: I limiti nella nostra testa
lucignolo ha scritto:bfpaul ha scritto:Certe volte non capisco.
Non capisco perché fare di ogni risposta un caso personale.No, non fraintendermi.Poiché questo dialogo (e non "polemica" come troppo spesso si usa dire oggi a chi risponde agli altri) avviene fra persone che si conoscono e stimano, non c'è dubbio che può avvenire anche esternando in modo schietto le proprie idee.
Non ne sto facendo affatto una questione personale, ma questa è un'esperienza di vita come quella di tanti altri.
Molti hanno avuto tante esperienze positive, altri negative, ma non so dove penda la bilancia.
Però se vogliamo parlarne è bene farlo con obiettività e senza mezze verità.
Questo per chiarire.
Io non mi pongo il problema di dove penda la bilancia perché se dovessi farlo per ogni questione anche più importante del barefooting, sarei continuamente preso da dubbi, perplessità, remore e mi castrerei da solo.
Ritengo che ogni scelta vada ponderata e che talvolta con un briciolo di incoscienza si debba andare avanti altrimenti - come diceva qualcuno - non si progredisce.
Del resto anche in natura l'evoluzione ha proceduto a tentoni eppure siamo qui a discutere ...Ho deciso a suo tempo di "andare scalzo" perché volevo farlo da una vita intera ed ho cercato di farlo nel rispetto totale delle idee altrui, purché gli altri facciano altrettanto.lucignolo ha scritto:Certo che uno se ne può infischiare di quello che dice la gente, però non tutti hanno la corazza che hai tu.
Andare scalzi, lo ripeto, è un esercizio di carattere formidabile e non lo sarebbe se tutti ci sorridessero al nostro passaggio.
Se uno borbotta o sbraita schifato a vedermi scalzo sono fatti suoi, potrei obiettare che fuma o perché ha i capelli appiccicati di gel (che il tale non sa neppure da dove viene e come viene fatto, altrimenti non se lo metterebbe, tanto per dirne una) e verrei invitato a farmi i c...i miei.
Allora, ovviamente, non vado a casa di qualcuno che non mi conosce se non mi accerto prima di poterci andare scalzo; chi mi conosce invece sa che andrò scalzo e se non vuole che lo faccia deve dirmelo.
Questo per me è rispetto degli altri e così potrei continuare.
La strada è di tutti, altri la sporcano e se nonostante ciò ci cammino sopra, dovrei essere io ad essere schifato, non chi mi vede farlo.Dove finiscono i "barefooters" in inverno? Ma nelle scarpe, naturalmentelucignolo ha scritto:E poi ti chiedi dove finiscono molti barefooters, specie d'inverno.
Un po' il freddo (ma ci si abitua facilmente), ma un freddo che ha tanto sapore di alibi.
Credo che tanti barefooters neofiti si domandino se certe fisime (chiamiamole così) le hanno solo loro o se le provano in molte occasioni anche i cosiddetti veterani e credo che non sia male far loro sapere che si tratta di sentimenti più che ovvii in persone sociali per loro natura umana.
Il male è lasciarsi dominare da questi sentimenti negativi, il coraggio vero è saperli superare.
Mai detto che sia facile, ma è anche fin troppo elementare dire "me ne frego" o "basta far far finta di nulla", perché non è un atteggiamento che si possa assumere detto fatto.
Bisognerebbe distinguere.
Ci sono barefooters come te e me, giusto per parlare di persone conosciute, che vanno scalzi anche d'inverno e sopportano freddo e altro, ce ne sono altri che soffrono il freddo e non se lo possono permettere, ci sono molti che hanno dichiarato di andare scalzi in estate e non possono o vogliono per i più svariati motivi continuare in inverno.
Speriamo che la primavera li risvegli, che i loro buoni intendimenti vengano portati in giro e che se ne sappia ancora qualcosa ....
bfpaul
Re: I limiti nella nostra testa
Beh, se lo fondano ho uno slogan per loro: "Le cose più stupide per i cittadini più stupidi."lucignolo ha scritto:Il dio calzatura è un po' che impera e non mi sembra che abbia la tessera di un determinato partito.
Purtroppo, con uno slogan così vincerebbero le elezioni a man bassa, sottraendo voti a tutti i partiti, nessuno escluso.
Dopodiché si frantumerebbero in decine di correnti, ognuna che rivendica di essere più stupida delle altre ed in questo modo più rappresentativa della maggioranza degli lettori.
Quindi, stiamo attenti a non suggerire idee che qualcuno potrebbe realizzare.
Rei- Numero di messaggi : 2678
Data d'iscrizione : 03.01.08
Re: I limiti nella nostra testa
Il dio calzatura è un po' che impera e non mi sembra che abbia la tessera di un determinato partito.
Non è una questione di dio calzatura ma di maggior tolleranza in generale verso le diversità piuttosto di chi è + omologato....
E' presumibile che chi fa la politica dell'immigrazione con il 'fora dai bal' sia maggiormente portato a dire 'fora dai bal anche agli scalzi' mentre chi auspica una politica d'accoglienza nei confronti degli immigrati è presumibile che sia maggiormente disponibile ad accettare chi va scalzo (pur restando calzato).
Se preferisci è + facile essere malvisti da chi segue le mode e veste in modo convenzionale rispetto a persone che magari già di loro sono + trasgressive e stravaganti pur non scalzandosi.
Ovviamente non si può generalizzare e ci sono esempi di 'conservatori' scalzi e 'progressisti' bacchettoni xò in generale trovo che questa potrebbe essere una spiegazione del perché a Brescia la gente è meno tollerante nei nostri confronti rispetto a Livorno.
Magari la mia è un analisi superficiale ma al momento non vedo altre spiegazioni plausibili.
Ciao
Andrea
Andrea77- Numero di messaggi : 1101
Data d'iscrizione : 02.01.08
Re: I limiti nella nostra testa
[quote="lucignolo" Insomma: "Ha dimenticato le scarpe", "Le hanno rubato le scarpe", "YABADABADU", [/color][/justify][/quote]
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Ciaoooooooooooooooooo!!!!!!!!!!!!!!!!
Ehi!! Non è per caso che il YABADABADUUU!!! fosse riferito non al fatto che fossi scalzo, ma perchè assomigli un po' al Fred dei Flinstones??
GULP! Ehi! Ehi! Ehi! Scherzavoooo!!!!!
Ciaooooooooooooo!!!!!!!!!!!!!
- A - N - D - Y -
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(scalzo e con capo coperto di cenere).
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Ciaoooooooooooooooooo!!!!!!!!!!!!!!!!
Ehi!! Non è per caso che il YABADABADUUU!!! fosse riferito non al fatto che fossi scalzo, ma perchè assomigli un po' al Fred dei Flinstones??
GULP! Ehi! Ehi! Ehi! Scherzavoooo!!!!!
Ciaooooooooooooo!!!!!!!!!!!!!
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(scalzo e con capo coperto di cenere).
Andy- Numero di messaggi : 301
Data d'iscrizione : 02.01.08
Re: I limiti nella nostra testa
Ovviamente una zona siffatta si riempirebbe immediatamente di insulti, provocazioni e lazzi turpi e matti... Il mondo di Internet è pieno di cretini che si divertono a sfogare la loro cretineria su blog e forum, quindi il tuo esperimento soffrirebbe di un "bias" (come si dice in italiano?) inevitabile.lucignolo ha scritto:[...]La sfida l'ho lanciata molto tempo fa: attivate una zona del sito dove si possa esprimere liberamente quello che si pensa di noi, tutti, iscritti e non iscritti, registrati e non, poi vediamo se vi sentirete così euforici.[...]
Che ci siano persone ostili allo scalzismo e abbastanza maleducate da farlo notare è innegabile, ed è innegabile che in certi luoghi e momenti storici queste persone si presentino con una frequenza allarmante. Però voglio sperare che queste siano fluttuazioni attorno a una media accettabile, fra l'indifferente e il simpatizzante. Lo dico perché mi pare che fra più anziani frequentatori di questo forum sia diffusa questa valutazione ottimista.
Però hai ragione quando dici che chi vuole camminare scalzo deve essere pronto anche ad affrontare queste manifestazioni di ostilità. Semper parati!
Andrea D- Numero di messaggi : 222
Data d'iscrizione : 09.01.08
Re: I limiti nella nostra testa
Concordo pienamente sulla tua riflessione:nulla di più giusto! Se la gente accettasse i propri piedi per la loro naturale funzione,e sapesse quanto è importante il piede,probabilmente accetterebbe meglio il discorso "piedi nudi" in ogni situazione. Purtoppo,ancora oggi e credo per quasi tutte le generazioni,il piede è soltanto "una fonte antiestetica di guai e cattivi odori" (questa frase l'avevo letta molti anni fa in una rivista chiamata SELEZIONE).E forse questo è vero,ma solo perchè costringiamo i nostri piedi a permanere troppe ore chiusi nelle scarpe. E noi ben lo sappiamo. Purtroppo troveremo sempre persone che oltre a non condividere il fatto del benessere che nasce dal camminare scalzi,(pensiero assolutamente legittimo...),non sono mimimamente interessati neppure a venire a conoscenza dei benefici che ciò comporta,partendo dal presupposto rigoroso ed assoluto che "scalzi non si può andare". Questa,a mio avviso la definisco chiusura mentale. Chicco.Andrea Grasselli ha scritto:ciao Elan,Elan ha scritto:Diceva:" se sto prendendo il caffè in un bar e vedessi entrare una persona a piedi nudi (specie se maschio, nota del redattore), mi farebbe schifo e mi disturberebbe, perchè penserei che ha sotto i piedi tutto lo sporco raccolto in strada " A nulla è valso controbattere che "tutta la sporcizia" della strada si trova comunque sotto le scarpe di ogni altra persona presente nel bar, lei compresa. Insomma, ciò che induce ribrezzo è la parte del corpo sporca ... così come , direi a quasi a tutti, fa schifo vedere delle mani sporche, le unghie nere, dei capelli unti o pieni di forfora che cade sulle spalle, una barba incolta, magari anche i capelli lunghi, abiti sporchi ecc. ecc.
il problema è che tante persone non riescono a concepire i piedi nella loro funzione originaria: reggerci e portarci a spasso senza costrizioni. se accettassero i piedi nella loro funzione originaria, accetterebbero che sono per forza sporchi: i piedi sono fatti per sporcarsi sotto, visto il loro contatto con il suolo. le scarpe sono un artificio, a volte necessario. sono i piedi che ci reggono, non le scarpe.
un saluto dalla svizzera
Andrea Grasselli
ChiccoB- Numero di messaggi : 958
Età : 52
Data d'iscrizione : 05.09.08
Sensibilità
So benissimo ed anticipo l'obiezione, che la maggior parte delle cose che ho citato, ci dicono che una persona è poco curata e sciatta, mentre un barefooter, pulito, sbarbato, profumato e vestito in maniere decente, non presenta nessun segno di incuria, eccetto il fatto che, giocoforza, avrà le piante dei piedi annerite dal contatto con la strada... infatti non stiamo parlando di reazioni ragionate e razionali, ma di reazioni istintive che scaturiscono da un condizionamento mentale iniziato nei primi anni di vita e di educazione in famiglia oltre che da quella che si chiama empatia: chi ha orrore dello sporco, vedendo una persona a piedi nudi sul pavimento sporco di un bar si trasferisce mentalmente e sensorialmente nei panni dell'altro (buffo, in inglese si direbbe "in his shoes") e prova un brivido di ribrezzo anche se non è in alcun modo toccata dallo scalzismo dell' altro. E' come quando, vedendo qualcuno farsi male, sentiamo un brivido di orrore, quasi come se soffrissimo anche noi .
Non posso fare a meno di riflettere su questa osservazione, perchè il rispetto della sensibilità altrui è un aspetto basilare del convivere civile, per cui credo che sia giusto tenere conto dell' altrui sensibilità anche nella innocente pratica del barefooting. Accettando un po' di compromessi, evitando certi luoghi, curando qualche dettaglio è possibile arrecare meno disturbo e credo che questo giovi alla causa, nonostante non vi sia spesso alcun motivo di ordine legale o sociale per porre limiti al barefooting ... il come ed il quando vanno lasciati al giudizio di ciascuno di noi."
Non mi trovo d' accordo su questa affermazione perchè allo stesso modo quelle persone che tu citi dovrebbero portare rispetto alla nostra pratica e questo va in contrapposizione con la tua tesi, in quanto anche se i calzati sono "la maggioranza" questo non da' loro il diritto di dettare legge, perchè la persona che "prova ribrezzo" non è più importante di noi scalzi...
Ti posso girare la cosa in quanto a me potrebbe dare fastidio vedere chi indossa le scarpe e mettendomi nei suoi panni potrei provare un senso di disagio e dire "mi fa venire caldo", ma per questo non mi metterei di certo a criticarlo o altro, perchè questo "disagio" non è sicuramente MORTALE e ritengo sia ben diverso da quello provato alla vista del sangue o altro.
Confesso che anch'io in passato anche se odiavo le scarpe chiuse provavo disgusto all'idea di camminare scalzo in luoghi pubblici, però mediante un lavoro su me stesso, cercando di trovare una maggiore consapevolezza della vita (anche se ci sono ben lontano e il lavoro in questa direzione è infinito) e della logica, sono arrivato alla conclusione che i miei erano tutti tunnel mentali ingiustificati e questo mi ha aiutato ad essere più tollerante a leggermente aperto anche in altri ambiti della vita.
Ora adoro camminare scalzo, se sono cambiato io non vedo perchè non possano farlo tutti, almeno nel tollerare la diversità.
Quindi penso che il lavoro con il sè sia un diritto ed un dovere di ognuno di noi, e "il brivido" da te menzionato è facilmente superabile, a volte basta voltarsi dall'altra parte per non vedere l'ignobile piede sporco e non stare male.
[quote]
- Codice:
Alexey- Numero di messaggi : 1416
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Re: I limiti nella nostra testa
Andrea77 ha scritto:Ovviamente non si può generalizzare e ci sono esempi di 'conservatori' scalzi e 'progressisti' bacchettoni xò in generale trovo che questa potrebbe essere una spiegazione del perché a Brescia la gente è meno tollerante nei nostri confronti rispetto a Livorno.
A Livorno non ci sono mai stato, però Brescia mi lascia un po' perplesso.
Quando venne il gruppo scalzo nella mia città (Ares, Guidoscalzo, Stefano, Gigor, Paolo Fratter) tutti si stupirono della sua pulizia e della sua indifferenza.
Però io ci vivo e devo dire che indifferenza non vuol dire che non ti sparlino alle spalle.
Sorrisi, curiosità, domande, sguardi schifati o sfuggenti vanno su e giù su un altalena che sfuma i suoi movimenti.
Questa è la realtà e penso che sia condivisa da tutte le località italiane, qualcuna più, qualcuna meno.
Bisogna prenderne atto ed essere onesti.
Se ci rendiamo conto delle difficoltà obiettive sapremo anche reagire meglio a qualche bastonata psicologica, perché lo sapevamo già.
E sono anche convinto che abbiamo ampi margini di miglioramento, basta credere in noi stessi ed un pochino nel fatto che, dato per scontato che esisterà sempre colui che ci brucerebbe, c'è sempre chi ci guarda con curiosità o con invidia, che questi numeri possono essere aumentati con un minimo di prudente informazione e che il barefooting, in fondo, è scritto nei nostri geni.
Si tratta solo di riuscire a capire quali interruttori attivare.
Tu, Andrea, vai con calma, ma ho fiducia che prima o poi ci darai lezioni pratiche.
È una scommessa che voglio fare con te e sono convinto che, prima o poi la vincerò alla grande.
Quando venne il gruppo scalzo nella mia città (Ares, Guidoscalzo, Stefano, Gigor, Paolo Fratter) tutti si stupirono della sua pulizia e della sua indifferenza.
Però io ci vivo e devo dire che indifferenza non vuol dire che non ti sparlino alle spalle.
Sorrisi, curiosità, domande, sguardi schifati o sfuggenti vanno su e giù su un altalena che sfuma i suoi movimenti.
Questa è la realtà e penso che sia condivisa da tutte le località italiane, qualcuna più, qualcuna meno.
Bisogna prenderne atto ed essere onesti.
Se ci rendiamo conto delle difficoltà obiettive sapremo anche reagire meglio a qualche bastonata psicologica, perché lo sapevamo già.
E sono anche convinto che abbiamo ampi margini di miglioramento, basta credere in noi stessi ed un pochino nel fatto che, dato per scontato che esisterà sempre colui che ci brucerebbe, c'è sempre chi ci guarda con curiosità o con invidia, che questi numeri possono essere aumentati con un minimo di prudente informazione e che il barefooting, in fondo, è scritto nei nostri geni.
Si tratta solo di riuscire a capire quali interruttori attivare.
Tu, Andrea, vai con calma, ma ho fiducia che prima o poi ci darai lezioni pratiche.
È una scommessa che voglio fare con te e sono convinto che, prima o poi la vincerò alla grande.
lucignolo- Numero di messaggi : 2661
Età : 70
Data d'iscrizione : 02.01.08
Re: I limiti nella nostra testa
Può essere.Andy ha scritto:Ehi!! Non è per caso che il YABADABADUUU!!! fosse riferito non al fatto che fossi scalzo, ma perchè assomigli un po' al Fred dei Flinstones??
Ma perché cospargersi il capo di cenere?
Mi piace scherzare ed apprezzo le battute di amici (specie se scalzi ).
Mi arrabbio solo se sento puzza di presa per il c... e mi addoloro in caso di incomprensione, perché per capirsi bene basta poco e basta chiedere.
lucignolo- Numero di messaggi : 2661
Età : 70
Data d'iscrizione : 02.01.08
Re: I limiti nella nostra testa
Andrea D ha scritto:Ovviamente una zona siffatta si riempirebbe immediatamente di insulti, provocazioni e lazzi turpi e matti... Il mondo di Internet è pieno di cretini che si divertono a sfogare la loro cretineria su blog e forum, quindi il tuo esperimento soffrirebbe di un "bias" (come si dice in italiano?) inevitabile.
In Statistica si parla di differenza fra il valore calcolato di uno stimatore distorto ed il valore vero di un parametro che non è detto che potremo conoscere, un errore sistematico che deriva dai limiti intrinseci di un campione, di un pezzo di una verità che, forse, non conosceremo mai e che ci porta a valutazioni di natura generale (induzione) fondamentalmente errate.
Purtroppo il cretino sembra avere in sé un impulso irrefrenabile a farsi sentire, è un fuoco che tende a diffondersi alimentato dal vento dell'ignoranza.
Purtroppo il cretino sembra avere in sé un impulso irrefrenabile a farsi sentire, è un fuoco che tende a diffondersi alimentato dal vento dell'ignoranza.
Però voglio sperare che queste siano fluttuazioni attorno a una media accettabile, fra l'indifferente e il simpatizzante. Lo dico perché mi pare che fra più anziani frequentatori di questo forum sia diffusa questa valutazione ottimista.
No, fra l'insofferente patologico ed il potenziale praticante, fra il buio totale e la luce accecante.
Questi sono i limiti, da conoscere e da non dimenticare.
Non commettiamo l'errore di vivere nel sole delle 24 ore, ma nemmeno nella lunga notte polare.
Niente sindromi depressive, ma non viviamo nemmeno come un gruppo in preda ad un'euforia alcoolica che ci rende poco credibili ed incapaci di programmare azioni con lucidità.
Questi sono i limiti, da conoscere e da non dimenticare.
Non commettiamo l'errore di vivere nel sole delle 24 ore, ma nemmeno nella lunga notte polare.
Niente sindromi depressive, ma non viviamo nemmeno come un gruppo in preda ad un'euforia alcoolica che ci rende poco credibili ed incapaci di programmare azioni con lucidità.
Sì, questo è un po' il succo del mio discorso.Però hai ragione quando dici che chi vuole camminare scalzo deve essere pronto anche ad affrontare queste manifestazioni di ostilità. Semper parati!
Non è detto che si debba prendere un calcio nelle palle, però se indossi una conchiglia fai un sano atto di prevenzione.
Ultima modifica di lucignolo il Mer Apr 27 2011, 21:22 - modificato 1 volta.
lucignolo- Numero di messaggi : 2661
Età : 70
Data d'iscrizione : 02.01.08
Re: I limiti nella nostra testa
La maggioranza vince, ma non è detto che abbia ragione.Alexey ha scritto:....se i calzati sono "la maggioranza" questo non da' loro il diritto di dettare legge, perchè la persona che "prova ribrezzo" non è più importante di noi scalzi...
Sapessi come sono d'accordo con te!!
Vero, ma molte persone, quando sono a corto di argomentazioni, danno forza alle loro convinzioni appellandosi alla condivisibilità di un'idea, cioè, se tutti dicono così, allora sono nel giusto.Ti posso girare la cosa in quanto a me potrebbe dare fastidio vedere chi indossa le scarpe e mettendomi nei suoi panni potrei provare un senso di disagio e dire "mi fa venire caldo", ma per questo non mi metterei di certo a criticarlo o altro, perchè questo "disagio" non è sicuramente MORTALE e ritengo sia ben diverso da quello provato alla vista del sangue o altro.
Questa la ritengo una testimonianza straordinaria!!!Confesso che anch'io in passato anche se odiavo le scarpe chiuse provavo disgusto all'idea di camminare scalzo in luoghi pubblici, però mediante un lavoro su me stesso, cercando di trovare una maggiore consapevolezza della vita (anche se ci sono ben lontano e il lavoro in questa direzione è infinito) e della logica, sono arrivato alla conclusione che i miei erano tutti tunnel mentali ingiustificati e questo mi ha aiutato ad essere più tollerante a leggermente aperto anche in altri ambiti della vita.
Ah, no.Ora adoro camminare scalzo, se sono cambiato io non vedo perchè non possano farlo tutti, almeno nel tollerare la diversità.
Quindi penso che il lavoro con il sè sia un diritto ed un dovere di ognuno di noi, e "il brivido" da te menzionato è facilmente superabile, a volte basta voltarsi dall'altra parte per non vedere l'ignobile piede sporco e non stare male.
Tu non sei gli altri.
Evidentemente in te c'è una forza molto rara, non una gemma che brilla perché illuminata, ma un sole che da la luce.
Consideralo un grande privilegio, ma non pretenderlo dagli altri.
Magari!!
lucignolo- Numero di messaggi : 2661
Età : 70
Data d'iscrizione : 02.01.08
Re: I limiti nella nostra testa
Al che rispondo citando una vecchia vignetta di Vincino su "Il Male", la mitica rivista satirica:lucignolo ha scritto:Vero, ma molte persone, quando sono a corto di argomentazioni, danno forza alle loro convinzioni appellandosi alla condivisibilità di un'idea, cioè, se tutti dicono così, allora sono nel giusto.
"Mangiate merda: milioni di mosche non possono sbagliare."
E quando mi risponde che non è una mosca, io ribatto: "Ma un pecorone sì!"
Rei- Numero di messaggi : 2678
Data d'iscrizione : 03.01.08
Re: I limiti nella nostra testa
§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§lucignolo ha scritto:Può essere.Andy ha scritto:Ehi!! Non è per caso che il YABADABADUUU!!! fosse riferito non al fatto che fossi scalzo, ma perchè assomigli un po' al Fred dei Flinstones??
Ma perché cospargersi il capo di cenere?
Mi piace scherzare ed apprezzo le battute di amici (specie se scalzi ).
Mi arrabbio solo se sento puzza di presa per il c... e mi addoloro in caso di incomprensione, perché per capirsi bene basta poco e basta chiedere.
Ciaooooooooooooooooooo!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Sai, temevo la reazione istintiva " WILMAAAA!!!! DAMMI LA CLAVAAAA!!!! "....
Un po' di cenere in testa avrebbe potuto attutire...
Ciaoooooooo!!!!!!!!
- A - N - D - Y -
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::::::
:::::::::::::
Andy- Numero di messaggi : 301
Data d'iscrizione : 02.01.08
Re: I limiti nella nostra testa
Alexey: Non mi trovo d' accordo su questa affermazione perchè allo stesso modo quelle persone che tu citi dovrebbero portare rispetto alla nostra pratica e questo va in contrapposizione con la tua tesi, in quanto anche se i calzati sono "la maggioranza" questo non da' loro il diritto di dettare legge, perchè la persona che "prova ribrezzo" non è più importante di noi scalzi...
Questa posizione mi ricorda quella dei fumatori che sostenenvano che loro, campioni di democrazia, avevano la massima tolleranza verso i non fumatori, che invece erano così intolleranti ...
Diciamo che come argomento lascia il tempo che trova, anche se contro il fumo ci sono argomenti obiettivi che contro i piedi nudi non esistono. Del resto, in linea di massima e salvo poche eccezioni, nessuno ti toglie il diritto di andare dove vuoi a piedi nudi, ma non puoi evitare che chi disapprova questa abitudine, trovi sgradevole la tua presenza, perchè ciascuno ha il diritto delle proprie opinioni e convinzioni.
In più è inevitabile che l'opinione del 90% della gente abbia un peso maggiore di quella minoritaria e allora, se vuoi che altri condividano la folgorazione sulla via di Damasco che ha trasformato te in barefooter, non credo che sia la strada migliore quella di investire la loro sensibilità come un ariete che si scaglia contro il portone di una fortezza.
Quante cose sono considerate sconvenienti, dalla maggioranza della gente o anche solo da una parte consistente? tralasciando quelle vietate, potrei citare ruttare e scorreggiare (eppure è sano e naturale), pulirsi il naso con le dita ... per me, per esempio, è quasi insostenibile trovarmi di fronte ad un virtuoso dello stuzzicadenti acrobatico dopo il pasto ... tutto è relativo, tutto è convenzione o, come non si usa più dire, educazione, ovvero rispetto per la sensibilità altrui. Quindi, è giusto, secondo me, essere consapevoli del fatto che il nostro innocente andare scalzi può essere di disturbo per molti, specie in alcuni luoghi e tenerne conto, regolandoci opportunamente di volta in volta e cercando di guadagnare simpatie per la nostra stravaganza, piuttosto che alienarcele con un eccesso di rigidità.
Insomma i limiti sono nella nostra testa, ma ancor di più nella testa degli altri
Questo per difendere il mio punto di vista, che non vuole assolutamente essere una massima universale.
Questa posizione mi ricorda quella dei fumatori che sostenenvano che loro, campioni di democrazia, avevano la massima tolleranza verso i non fumatori, che invece erano così intolleranti ...
Diciamo che come argomento lascia il tempo che trova, anche se contro il fumo ci sono argomenti obiettivi che contro i piedi nudi non esistono. Del resto, in linea di massima e salvo poche eccezioni, nessuno ti toglie il diritto di andare dove vuoi a piedi nudi, ma non puoi evitare che chi disapprova questa abitudine, trovi sgradevole la tua presenza, perchè ciascuno ha il diritto delle proprie opinioni e convinzioni.
In più è inevitabile che l'opinione del 90% della gente abbia un peso maggiore di quella minoritaria e allora, se vuoi che altri condividano la folgorazione sulla via di Damasco che ha trasformato te in barefooter, non credo che sia la strada migliore quella di investire la loro sensibilità come un ariete che si scaglia contro il portone di una fortezza.
Quante cose sono considerate sconvenienti, dalla maggioranza della gente o anche solo da una parte consistente? tralasciando quelle vietate, potrei citare ruttare e scorreggiare (eppure è sano e naturale), pulirsi il naso con le dita ... per me, per esempio, è quasi insostenibile trovarmi di fronte ad un virtuoso dello stuzzicadenti acrobatico dopo il pasto ... tutto è relativo, tutto è convenzione o, come non si usa più dire, educazione, ovvero rispetto per la sensibilità altrui. Quindi, è giusto, secondo me, essere consapevoli del fatto che il nostro innocente andare scalzi può essere di disturbo per molti, specie in alcuni luoghi e tenerne conto, regolandoci opportunamente di volta in volta e cercando di guadagnare simpatie per la nostra stravaganza, piuttosto che alienarcele con un eccesso di rigidità.
Insomma i limiti sono nella nostra testa, ma ancor di più nella testa degli altri
Questo per difendere il mio punto di vista, che non vuole assolutamente essere una massima universale.
Elan- Numero di messaggi : 1087
Età : 72
Data d'iscrizione : 06.10.10
Re: I limiti nella nostra testa
Molti?Elan ha scritto:Quindi, è giusto, secondo me, essere consapevoli del fatto che il nostro innocente andare scalzi può essere di disturbo per molti...
Ne sei sicuro?
C'è un meccanismo mentale che ci fa dare più importanza ai (pochi) fatti in cui vogliamo credere che ai molti contrari o neutri.
L'esempio classico è il veggente che spara centinaia di previsioni e, per la legge dei grandi numeri, ogni tanto ci azzecca. Ma il credente ricorda solo quelle volte e tende a dimenticare tutte le altre (la maggior parte) in cui il veggente sbaglia.
Se ti aspetti di essere criticato (in gergo tecnico: coda di paglia) ricorderai principalmente le critiche negative e tenderai a sottovalutare quelle neutre (la maggior parte) e quelle positive (che sono più di quanto pensi).
Inoltre, anche tra le persone che disapprovano lo scalzismo (o più semplicemente non lo praticherebbero mai), quelle a cui realmente da disturbo sono poche e, come mi ha spiegato una mia amica psicologa (che approva il mio scalzismo ma non si scalzerebbe mai), la loro reazione è data, quasi sempre, da problemi psicologici più o meno gravi.
I due o tre che restano sono semplicemente degli imbecilli frustrati che si attaccano a qualunque scusa per importunare il prossimo.
Personalmente gli imbecilli li ignoro, quelli con problemi mentali li compatisco, se posso li aiuto, ma certamente non mi faccio condizionare da loro.
Salvo in un caso: c'è un tizio che hanno chiuso in una cella imbottita da cui non uscirà mai più e che se vede una persona scalza diventa aggressivo.
Ecco, in sua presenza mi metterei le scarpe.
Ma solo finché rimango in sua presenza.
Rei- Numero di messaggi : 2678
Data d'iscrizione : 03.01.08
Re: I limiti nella nostra testa
no, non ne sono sicuro affatto.... potrebbero essere anche percentuali diverse in situaizoni diverse. Il mio non è un invito alla rinuncia, ma al giudizio ed alla flessibilità mentale, che sicuramente tutti gli scalzi del forum già adottano, ciascuno a suo modo.
Elan- Numero di messaggi : 1087
Età : 72
Data d'iscrizione : 06.10.10
Re: I limiti nella nostra testa
Concordo assolutamente con quanto detto da Elan. Premesso che tutti noi siamo pienamente e giustamente consapevoli del fatto che andando scalzi non facciamo nulla di male nè di s conveniente, purtuttavia dobbiamo sempre considerare di essere una esigua minoranza che mette in pratica un qualcosa di inusuale o quantomeno, diciamo così, di bizzarro e fuori da ogni convenzione, anche se poi alla fin fine non è così...perchè vivere scalzi dovrebbe in teoria essere la cosa più naturale e bella di questo mondo! Detto questo dobbiamo giocoforza mettere in conto che tra il 99% di quelli che vanno sempre calzati il vedere una o più persone girare a piedi nudi per strada o quantomeno in un contesto dove dovrebbe essere normale girare calzati (...ovviamente non al mare o in spiaggia..!!!) possa umanamente suscitare in essi una gamma infinita di reazioni tra le più varie e disparate tra loro. Ci sarà che ci ammirerà (...pochi per la verità), chi ci guarderà con innocente curiosità o ironia, chi ci ignorerà del tutto, ma anche chi (vuoi per scarsa apertura mentale, intransigenza, intolleranza, grettezza, o forse anche malcelata e inconscia invidia) ci criticherà, ci deriderà o ci condannerà del tutto. Orrore...a piedi nudi in strada...orrore guarda che piedi neri...orrore chissà che schifezze pesteranno....orrore, guarda che maleducato....l'ooohhhh stupito e incredulo dei bambini..mamma guarda quello è scalzo...e allora??? Che ci possiamo fare....nulla! Non possiamo certo cambiare la testa della gente o quantomeno pretendere che tutti ci ammirino e ci dicano bravi! Certamente è più che giusto fare valere sì i nostri diritti e le nostre ragioni, ma pur sempre in contesti che lo giustifichino pienamente, senza però innescare feroci polemiche, crociate inutili e controproducenti o, come dice sopra Guido, partire a testa bassa e colpire come arieti! Difenderci sì ma con serenità, pacatezza e anche un po' di ironia, per non passare poi dalla parte del torto. Certamente doveroso è pretendere un minimo di tolleranza dalla società....ma un po' do tollerenza anche da parte nostra! In conclusione continuiamo assolutamente ad andarcene in giro scalzi, da soli o in compagnia, non scoraggiamoci, e nel contempo cerchiamo di farlo con la massima naturalrezza, tranquillità e serenità possibile, per non rovinarci la gioia e il piacere che lo scalzismo ci riserva, senza farci le cosiddette "seghe mentali" e soprattutto con tanto spirito ed ironia ....e sono sicuro che tutto questo ci aiuterà moltissimo!
Saluti a tutti.
Paolo F.
Saluti a tutti.
Paolo F.
paolo fratter- Numero di messaggi : 434
Data d'iscrizione : 27.12.07
Re: I limiti nella nostra testa
Elan ha scritto:Quindi, è giusto, secondo me, essere consapevoli del fatto che il nostro innocente andare scalzi può essere di disturbo per molti, specie in alcuni luoghi e tenerne conto, regolandoci opportunamente di volta in volta e cercando di guadagnare simpatie per la nostra stravaganza, piuttosto che alienarcele con un eccesso di rigidità.
Insomma i limiti sono nella nostra testa, ma ancor di più nella testa degli altri
Questo per difendere il mio punto di vista, che non vuole assolutamente essere una massima universale.
Certo, Elan, ma il discorso era più accademico che pratico.
Infatti da un punto di vista logico il discorso del nostro amico non fa una piega, purtroppo non è la logica ad illuminare il percorso della nostra società.
Il fumo passivo fa male a chi ci sta vicino, perciò è giusto vietare un comportamento che può essere lesivo per la salute di chi non è fumatore.
Andare scalzi non fa male agli altri ed i limiti nella testa degli altri andrebbero erosi con pazienza e fornendo informazioni verificabili ed obiettive.
Niente rigidità, certo, però guarda che sono gli altri ad essere rigidi con noi.
"Si rimetta le scarpe" implica un'imposizione mai enunciata da qualsiasi legge.
Noi non abbiamo mai preteso di far togliere le scarpe alle persone e non lo faremmo nemmeno se fossimo milioni (almeno mi auguro di non vedere mai un degrado simile).
I limiti nella testa degli altri non possono essere taciuti e l'ho sempre sostenuto con forza, ma se a qualcuno fa schifo uno scalzo che si giri dall'altra parte e non mi rompa i c......i.
Allora mi può far schifo un tatuaggio, ad un altro un piercing al sopracciglio, ad un altro ancora fanno schifo i capelli lunghi.
Che facciamo: tutti col pigiamino uguale come i cinesi?
Infatti da un punto di vista logico il discorso del nostro amico non fa una piega, purtroppo non è la logica ad illuminare il percorso della nostra società.
Il fumo passivo fa male a chi ci sta vicino, perciò è giusto vietare un comportamento che può essere lesivo per la salute di chi non è fumatore.
Andare scalzi non fa male agli altri ed i limiti nella testa degli altri andrebbero erosi con pazienza e fornendo informazioni verificabili ed obiettive.
Niente rigidità, certo, però guarda che sono gli altri ad essere rigidi con noi.
"Si rimetta le scarpe" implica un'imposizione mai enunciata da qualsiasi legge.
Noi non abbiamo mai preteso di far togliere le scarpe alle persone e non lo faremmo nemmeno se fossimo milioni (almeno mi auguro di non vedere mai un degrado simile).
I limiti nella testa degli altri non possono essere taciuti e l'ho sempre sostenuto con forza, ma se a qualcuno fa schifo uno scalzo che si giri dall'altra parte e non mi rompa i c......i.
Allora mi può far schifo un tatuaggio, ad un altro un piercing al sopracciglio, ad un altro ancora fanno schifo i capelli lunghi.
Che facciamo: tutti col pigiamino uguale come i cinesi?
lucignolo- Numero di messaggi : 2661
Età : 70
Data d'iscrizione : 02.01.08
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