seghe mentali
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Elan
aldo1953
Alexey
lucignolo
Theuth
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seghe mentali
Sento la necessità di scrivere un post psicologico-morale.
Parto da questa sensazione, e ovviamente parlo in primis di me: ogni volta che voglio andare scalzo, penso se posso farlo, non in termini di "dress code formale" del luogo (non parlo del lavoro o così via, ma di quando potrei stare scalzo perché sono in giro), bensì pensando se farlo mi procurerebbe, in quel momento, più fastidio (es. incontrando persone che conosco e che non conoscono la mia passione e dovendo aver con loro diatribe) o contentezza. In particolare, la cosa che sento è questa: quanto è brutto che una cosa come questa sia giudicata a livello psicologico in modo così forte da indurmi a pensare SE e QUANDO è il caso di farlo per non essere "messo al muro"?
Ok, è un discorso banale e comune, ma pensare che, per esempio, io racconto su questo forum, come fanno molti altri, alcuni episodi, tipo:
oggi son stato scalzo N metri, dal lavoro a casa. Ho incontrato X e mi ha detto questo, poi ho fatto la spesa, sempre scalzo. wow.
Ecco, forse è un po' un controsenso.
Intendo, il mio obiettivo sarebbe quello di andare scalzo perché mi piace e fregarmene di cosa dicono le personem anche se so che è molto difficile. Eppure, volendo o no, questo problema torna sempre al punto che le occasioni di scalzismo divengono un "evento" da celebrare e raccontare.
Intendo, se io andassi scalzo sempre sempre non scriverei sul forum ogni cosa, sarebbe come se vi descrivessi ogni giorno la mia giornata no?
A parte questo, mi sento molto a disagio per questa limitazione che il mio cervello mi impone. Anche sul luogo: ogni tanto penso a cose tipo "se vado in un'altra città POSSO andare scalzo, perché non lo farei dove sono io per paura di incontrare persone che conosco", e una parte di me (la maggiore forse!) si arrabbia e dice: "ma cosa stai dicendo?!" e mi tolgo le scarpe anche nella mia città, alla fine. Ma è sempre una guerra interna, e la cosa non è MAI rilassata come dovrebbe essere...
E questo è un problema grosso, insieme a quello degli amici.
Non pretendo che i miei genitori e parenti e nonni condividano questa passione, perché loro hanno uno stile di vita di un certo tipo e non amano quelle che loro definirebbero le "frikettonaggini", oltre che, quando gli spieghi che NO, non ci sono siringhe, vetri, tirannosauri, lo sporco è di più quello delle banconote ecc... non ci credono, semplicemente.
Però gli amici, conoscenti, colleghi... e la ragazza ovviamente. Dunque, in questo caso io ho 5 o 6 amici che, per vari motivi, mi han visto camminare scalzo e sanno che mi piace farlo, e con loro è ok. Poi ne ho un altro paio che pure sanno questa cosa e, praticamente ogni occasione, mi dicono che secondo loro sono pazzo, che sto fuori, che voglio prendermi malattia, morte, apocalisse e che fa schifo. E poi ci sono tutti gli altri, che NON MI HANNO MAI visto scalzo, perché li vedo meno o solo la sera in posti di un certo tipo dove non sono mai andato scalzo. Ecco, penso che mi da fastidio pensare che, visto che loro non sanno questa cosa, io non possa o debba farla con loro SOLO per questo. Eppure ogni volta alla fine l'ha vinta la parte di me che dice: "ma no, con tizio e caio non andare scalzo".
(poi, sembra che giri scalzo sempre... anche con chi mi ha visto e lo sa, le occasioni non son state poi molte, e anche con loro non sono sempre scalzo).
Altra cosa, io cammino spesso a piedi nudi da casa al supermercato o la posta. Bene, ci sono giorni che lo faccio senza problemi, altri durante i quali parto e poi MI SENTO MALE fuori da casa, e allora non mi ricalzo ma l'unica cosa che mi fa sentire più a mio agio è fare qualcosa tipo telefonare a qualcuno o ascoltare musica, insomma, distogliere l'attenzione dalle persone che incontro. MA QUESTO, accidenti, E' così fastidioso.
Infine, la questione più importante: mi è capitato di trovarmi in autogrill scalzo, dopo le vacanze, con la ragazza, la quale non condivide il mio stile in questo senso, lei è scalza solo in spiaggia e non lo è mai nemmeno in casa. Quella volta mi son sentito molto a disagio perché lei mi ha chiesto di mettermi le infradito perché si vergognava che io fossi scalzo. Ecco, io non ho davvero saputo cosa dirle più di: "mi spiace per te, al massimo dovrei essere io quello che ha problemi" e non mettermi le scarpe. Però ecco, se mi capita un'altra volta dentro di me si aprirà un grande dilemma, perché penso che lei si senta davvero a disagio (probabilmente per motivi legati alla sua educazione, cultura, stile di vita ecc) ma io mi sento a disagio a mia volta se assecondo questa cosa quando vorrei stare scalzo.
Insomma... sì tante cose banali, che tuttiavran già detto mille volte, ma insomma, io avevo bisogno di parlarne.
A presto a tutti,
T.
Parto da questa sensazione, e ovviamente parlo in primis di me: ogni volta che voglio andare scalzo, penso se posso farlo, non in termini di "dress code formale" del luogo (non parlo del lavoro o così via, ma di quando potrei stare scalzo perché sono in giro), bensì pensando se farlo mi procurerebbe, in quel momento, più fastidio (es. incontrando persone che conosco e che non conoscono la mia passione e dovendo aver con loro diatribe) o contentezza. In particolare, la cosa che sento è questa: quanto è brutto che una cosa come questa sia giudicata a livello psicologico in modo così forte da indurmi a pensare SE e QUANDO è il caso di farlo per non essere "messo al muro"?
Ok, è un discorso banale e comune, ma pensare che, per esempio, io racconto su questo forum, come fanno molti altri, alcuni episodi, tipo:
oggi son stato scalzo N metri, dal lavoro a casa. Ho incontrato X e mi ha detto questo, poi ho fatto la spesa, sempre scalzo. wow.
Ecco, forse è un po' un controsenso.
Intendo, il mio obiettivo sarebbe quello di andare scalzo perché mi piace e fregarmene di cosa dicono le personem anche se so che è molto difficile. Eppure, volendo o no, questo problema torna sempre al punto che le occasioni di scalzismo divengono un "evento" da celebrare e raccontare.
Intendo, se io andassi scalzo sempre sempre non scriverei sul forum ogni cosa, sarebbe come se vi descrivessi ogni giorno la mia giornata no?
A parte questo, mi sento molto a disagio per questa limitazione che il mio cervello mi impone. Anche sul luogo: ogni tanto penso a cose tipo "se vado in un'altra città POSSO andare scalzo, perché non lo farei dove sono io per paura di incontrare persone che conosco", e una parte di me (la maggiore forse!) si arrabbia e dice: "ma cosa stai dicendo?!" e mi tolgo le scarpe anche nella mia città, alla fine. Ma è sempre una guerra interna, e la cosa non è MAI rilassata come dovrebbe essere...
E questo è un problema grosso, insieme a quello degli amici.
Non pretendo che i miei genitori e parenti e nonni condividano questa passione, perché loro hanno uno stile di vita di un certo tipo e non amano quelle che loro definirebbero le "frikettonaggini", oltre che, quando gli spieghi che NO, non ci sono siringhe, vetri, tirannosauri, lo sporco è di più quello delle banconote ecc... non ci credono, semplicemente.
Però gli amici, conoscenti, colleghi... e la ragazza ovviamente. Dunque, in questo caso io ho 5 o 6 amici che, per vari motivi, mi han visto camminare scalzo e sanno che mi piace farlo, e con loro è ok. Poi ne ho un altro paio che pure sanno questa cosa e, praticamente ogni occasione, mi dicono che secondo loro sono pazzo, che sto fuori, che voglio prendermi malattia, morte, apocalisse e che fa schifo. E poi ci sono tutti gli altri, che NON MI HANNO MAI visto scalzo, perché li vedo meno o solo la sera in posti di un certo tipo dove non sono mai andato scalzo. Ecco, penso che mi da fastidio pensare che, visto che loro non sanno questa cosa, io non possa o debba farla con loro SOLO per questo. Eppure ogni volta alla fine l'ha vinta la parte di me che dice: "ma no, con tizio e caio non andare scalzo".
(poi, sembra che giri scalzo sempre... anche con chi mi ha visto e lo sa, le occasioni non son state poi molte, e anche con loro non sono sempre scalzo).
Altra cosa, io cammino spesso a piedi nudi da casa al supermercato o la posta. Bene, ci sono giorni che lo faccio senza problemi, altri durante i quali parto e poi MI SENTO MALE fuori da casa, e allora non mi ricalzo ma l'unica cosa che mi fa sentire più a mio agio è fare qualcosa tipo telefonare a qualcuno o ascoltare musica, insomma, distogliere l'attenzione dalle persone che incontro. MA QUESTO, accidenti, E' così fastidioso.
Infine, la questione più importante: mi è capitato di trovarmi in autogrill scalzo, dopo le vacanze, con la ragazza, la quale non condivide il mio stile in questo senso, lei è scalza solo in spiaggia e non lo è mai nemmeno in casa. Quella volta mi son sentito molto a disagio perché lei mi ha chiesto di mettermi le infradito perché si vergognava che io fossi scalzo. Ecco, io non ho davvero saputo cosa dirle più di: "mi spiace per te, al massimo dovrei essere io quello che ha problemi" e non mettermi le scarpe. Però ecco, se mi capita un'altra volta dentro di me si aprirà un grande dilemma, perché penso che lei si senta davvero a disagio (probabilmente per motivi legati alla sua educazione, cultura, stile di vita ecc) ma io mi sento a disagio a mia volta se assecondo questa cosa quando vorrei stare scalzo.
Insomma... sì tante cose banali, che tuttiavran già detto mille volte, ma insomma, io avevo bisogno di parlarne.
A presto a tutti,
T.
Theuth- Numero di messaggi : 93
Età : 35
Data d'iscrizione : 02.06.12
Re: seghe mentali
Questo, a mio avviso, è un post che merita la massima attenzione.Theuth ha scritto:Parto da questa sensazione, e ovviamente parlo in primis di me: ogni volta che voglio andare scalzo, penso se posso farlo, non in termini di "dress code formale" del luogo (non parlo del lavoro o così via, ma di quando potrei stare scalzo perché sono in giro), bensì pensando se farlo mi procurerebbe, in quel momento, più fastidio (es. incontrando persone che conosco e che non conoscono la mia passione e dovendo aver con loro diatribe) o contentezza. In particolare, la cosa che sento è questa: quanto è brutto che una cosa come questa sia giudicata a livello psicologico in modo così forte da indurmi a pensare SE e QUANDO è il caso di farlo per non essere "messo al muro"?
Sì, può sembrare strano, ma ci si deve chiedere sempre se possiamo farlo.
Dipende dal prezzo che siamo disposti a pagare, perché c'è sempre un prezzo da pagare.
Ci piace andare scalzi, ma dipende da quanto ci piace: lo è al punto da sfidare amici, parenti e rischiare l'emarginazione, oppure siamo disposti a scendere a compromessi?
Emarginazione........ questa si che è da seghe mentali.
Ho sei anni di esperienza scalza alle spalle, partendo da dove vivo, abito e tutti mi vedono e, potenzialmente, mi giudicano: 365 giorni all'anno e con ogni condizione meteo.
Di certo non sfido il mondo, ma sono subdolo ed astuto; non so se è un pregio od un difetto.
Non entro in esercizi pubblici a piedi nudi se intuisco che possano rompermi le scatole.
Tasto il terreno e piano piano mi allargo.
Oggi ti parlo, domani ti provoco e dopodomani ti sfido.
Mi devi conoscere, allora travalico i limiti.
E se il vento è contrario aspetto, perché il vento può cambiare.
Non c'è fretta, lascio lavorare il mulinello e recupero il filo quando il pesce è stanco.
Sì, sempre, perché ogni passo avanti è una conquista nei confronti di noi stessi.Intendo, il mio obiettivo sarebbe quello di andare scalzo perché mi piace e fregarmene di cosa dicono le personem anche se so che è molto difficile. Eppure, volendo o no, questo problema torna sempre al punto che le occasioni di scalzismo divengono un "evento" da celebrare e raccontare.
Siamo noi l'ostacolo più grosso da superare e mi pare che questo sia un concetto largamente condiviso fra noi scalzi.
Ho capito che il giudizio che gli altri hanno di me può essere piacevole, gratificante ed illusorio, ma dopo 58 anni di vita mi posso permettere di fare un bilancio piuttosto obiettivo e concludere che se la mia vita è migliorata non lo devo certo agli altri, ma all'incrollabile fiducia che ho avuto in me stesso.
Questo è uno dei motivi che mi hanno spento l'interruttore del forum.Intendo, se io andassi scalzo sempre sempre non scriverei sul forum ogni cosa, sarebbe come se vi descrivessi ogni giorno la mia giornata no?
Sì, scrivo ancora molto, ma ciò è dovuto all'immenso piacere che provo a condividere un'esperienza così bella con persone che mi capiscono.
Però ho imparato a camminare a piedi nudi quasi ovunque, incontrando persone che lavorano nel mio stesso ambiente e ciò mi sta donando una sicurezza sempre crescente ed una indifferenza sempre più grande nei confronti dei giudizi altrui.
Appunto, la guerra è contro te stesso.Ma è sempre una guerra interna, e la cosa non è MAI rilassata come dovrebbe essere...
E questo è un problema grosso, insieme a quello degli amici.
Gli amici.......sempre sotto esame.
Andrebbero contro i propri interessi per te? Se tu dichiarassi (ipotesi, Eh!!) con coraggio di essere omosessuale e la cosa fosse di pubblico dominio, sarebbero disposti a frequentarti come prima, rischiando di essere giudicati a loro volta omosessuali?
Se cadessi in disgrazia e fossi sul lastrico, puzzolente e con abiti laceri (scalzo e con i piedi sporchi), ti darebbero la loro seconda casa (ammesso che ce l'abbiano) gratuitamente, rinunciando ad un bel contratto d'affitto?
In questi casi sono come Attila: faccio terra bruciata e taglio tutti i ponti.Poi ne ho un altro paio che pure sanno questa cosa e, praticamente ogni occasione, mi dicono che secondo loro sono pazzo, che sto fuori, che voglio prendermi malattia, morte, apocalisse e che fa schifo.
E con quale criterio li giudichi amici?E poi ci sono tutti gli altri, che NON MI HANNO MAI visto scalzo, perché li vedo meno o solo la sera in posti di un certo tipo dove non sono mai andato scalzo.
Se lei tiene veramente a te non può non cercare di comprenderti, ma se tu tieni a lei non puoi non cercare di comprenderla......penso che lei si senta davvero a disagio (probabilmente per motivi legati alla sua educazione, cultura, stile di vita ecc) ma io mi sento a disagio a mia volta se assecondo questa cosa quando vorrei stare scalzo.
Bel gioco di parole, vero?
Voglio dire che ci vuole pazienza, comprensione e rispetto, in entrambi i sensi, altrimenti c'è qualcosa che non va.
Non si può pretendere di imporre il nostro punto di vista a tutti coloro che incontriamo ed è altrettanto vero che (è doloroso ammetterlo) non possiamo accettare di rinunciare ad un nostro modo di essere perché gli altri hanno ricevuto un'educazione che blocca la loro apertura mentale.
Giunti ad un bivio possiamo scegliere con chi vivere ed a cosa rinunciare, con un prezzo più o meno caro da pagare.
La scelta non la posso indicare io, ci mancherebbe altro, ma il libero arbitrio ci consente di fare delle scelte anche dolorose e di pagarne il prezzo interiormente pattuito.
Ed hai fatto benissimo.Insomma... sì tante cose banali, che tuttiavran già detto mille volte, ma insomma, io avevo bisogno di parlarne.
Siamo qui anche per questo.
Ringraziarci?
Non dovrai mai farlo.
lucignolo- Numero di messaggi : 2661
Età : 70
Data d'iscrizione : 02.01.08
Re: seghe mentali
Carissimo Theuth, il tuo discorso rappresenta benissimo quello che è dentro di noi, non solo riguardo allo scalzismo, ma riguardo praticamente a tutte le scelte che possiamo fare nella nostra vita.
Ogni scelta che facciamo è giudicata a amici, parenti, estranei, ecc...
Secondo me, la paura principale è il giudizio delle persone care, perchè un loro eventuale rifiuto avrebbe implicazioni molto importanti nel rapporto reciproco.
Infatti, la maggior parte di noi si sente meglio fuori dalla propria città, però è anche vero che una volta che abbiamo "vinto" la guerra di accettazione da parte delle persone care, la nostra fiducia cresce esponenzialmente.
Inoltre, con lo sconosciuto tendiamo anche a farci meno scrupoli nel rispondere con battutefulminanti, mentre il rapporto che ci lega con le persone care ci "blocca" maggiormente.
Come hai detto tu, il vero nemico siamo noi, perchè in fondo anche noi siamo condizionati dalle regole sociali, ed andare scalzi non è in prima battuta "normale" nemmeno per noi, per cui questo genera un conflitto interiore che porta a non essere sicuri di sè.
E il non essere sicuri di sè, porta a sua volta alla non accettazione da parte degli altri, perchè anche le nostre risposte alle obiezioni non saranno convincenti.
Per quanto riguarda amici e conoscenti, possiamo provare a mostrare loro libri, articoli, studi scientifici riguardanti le basi dell' andar scalzi, perchè se lo diciamo noi non ci credono, mentre se vedono su carta la prova di medici e scienziati, potrebbero essere maggiormente predisposti all' apertura.
Questo naturalmente non vale per tutti, perchè a seconda dell' apertura mentale e del livello di condizionamento della singola persona, ci sarà una tecnica migliore.
Anche per quanto riguarda il partner, quello che dici è condivisibile, occorre definire i compromessi e capire dove si può far lavorare la goccia che scava la roccia, perchè la cosa difficile è bilanciare la propria libertà con il disagio che può provare il partner, insomma, si deve crescere insieme con tempo e pazienza.
Poi è anche vero che è facile dare consigli agli altri e poi è più difficile agire in prima persona.
Solo con fiducia e con il tempo possiamo superare le nostre pippe mentali, passo dopo passo, giorno dopo giorno abbiamo il dovere di lottare con la nostra mente condizionata, e come dicono gli orientali, imparare a cavalcare la tigre inferocita.
Poi gli amici che condividono la stessa passione possono essere di aiuto ad acquisire maggior sicurezza in noi stessi.
Le regole sociali "non scritte" valgono solo fino a quando qualcuno ha il coraggio di non osservarle.
Ogni scelta che facciamo è giudicata a amici, parenti, estranei, ecc...
Secondo me, la paura principale è il giudizio delle persone care, perchè un loro eventuale rifiuto avrebbe implicazioni molto importanti nel rapporto reciproco.
Infatti, la maggior parte di noi si sente meglio fuori dalla propria città, però è anche vero che una volta che abbiamo "vinto" la guerra di accettazione da parte delle persone care, la nostra fiducia cresce esponenzialmente.
Inoltre, con lo sconosciuto tendiamo anche a farci meno scrupoli nel rispondere con battutefulminanti, mentre il rapporto che ci lega con le persone care ci "blocca" maggiormente.
Come hai detto tu, il vero nemico siamo noi, perchè in fondo anche noi siamo condizionati dalle regole sociali, ed andare scalzi non è in prima battuta "normale" nemmeno per noi, per cui questo genera un conflitto interiore che porta a non essere sicuri di sè.
E il non essere sicuri di sè, porta a sua volta alla non accettazione da parte degli altri, perchè anche le nostre risposte alle obiezioni non saranno convincenti.
Per quanto riguarda amici e conoscenti, possiamo provare a mostrare loro libri, articoli, studi scientifici riguardanti le basi dell' andar scalzi, perchè se lo diciamo noi non ci credono, mentre se vedono su carta la prova di medici e scienziati, potrebbero essere maggiormente predisposti all' apertura.
Questo naturalmente non vale per tutti, perchè a seconda dell' apertura mentale e del livello di condizionamento della singola persona, ci sarà una tecnica migliore.
Anche per quanto riguarda il partner, quello che dici è condivisibile, occorre definire i compromessi e capire dove si può far lavorare la goccia che scava la roccia, perchè la cosa difficile è bilanciare la propria libertà con il disagio che può provare il partner, insomma, si deve crescere insieme con tempo e pazienza.
Poi è anche vero che è facile dare consigli agli altri e poi è più difficile agire in prima persona.
Solo con fiducia e con il tempo possiamo superare le nostre pippe mentali, passo dopo passo, giorno dopo giorno abbiamo il dovere di lottare con la nostra mente condizionata, e come dicono gli orientali, imparare a cavalcare la tigre inferocita.
Poi gli amici che condividono la stessa passione possono essere di aiuto ad acquisire maggior sicurezza in noi stessi.
Le regole sociali "non scritte" valgono solo fino a quando qualcuno ha il coraggio di non osservarle.
Alexey- Numero di messaggi : 1416
Età : 44
Data d'iscrizione : 11.04.11
Re: seghe mentali
Theuth ha scritto:Sento la necessità di scrivere un post psicologico-morale.
Parto da questa sensazione, e ovviamente parlo in primis di me: ogni volta che voglio andare scalzo, penso se posso farlo, non in termini di "dress code formale" del luogo (non parlo del lavoro o così via, ma di quando potrei stare scalzo perché sono in giro), bensì pensando se farlo mi procurerebbe, in quel momento, più fastidio (es. incontrando persone che conosco e che non conoscono la mia passione e dovendo aver con loro diatribe) o contentezza. In particolare, la cosa che sento è questa: quanto è brutto che una cosa come questa sia giudicata a livello psicologico in modo così forte da indurmi a pensare SE e QUANDO è il caso di farlo per non essere "messo al muro"?
Ok, è un discorso banale e comune, ma pensare che, per esempio, io racconto su questo forum, come fanno molti altri, alcuni episodi, tipo:
oggi son stato scalzo N metri, dal lavoro a casa. Ho incontrato X e mi ha detto questo, poi ho fatto la spesa, sempre scalzo. wow.
Ecco, forse è un po' un controsenso.
Intendo, il mio obiettivo sarebbe quello di andare scalzo perché mi piace e fregarmene di cosa dicono le personem anche se so che è molto difficile. Eppure, volendo o no, questo problema torna sempre al punto che le occasioni di scalzismo divengono un "evento" da celebrare e raccontare.
Intendo, se io andassi scalzo sempre sempre non scriverei sul forum ogni cosa, sarebbe come se vi descrivessi ogni giorno la mia giornata no?
A parte questo, mi sento molto a disagio per questa limitazione che il mio cervello mi impone. Anche sul luogo: ogni tanto penso a cose tipo "se vado in un'altra città POSSO andare scalzo, perché non lo farei dove sono io per paura di incontrare persone che conosco", e una parte di me (la maggiore forse!) si arrabbia e dice: "ma cosa stai dicendo?!" e mi tolgo le scarpe anche nella mia città, alla fine. Ma è sempre una guerra interna, e la cosa non è MAI rilassata come dovrebbe essere...
E questo è un problema grosso, insieme a quello degli amici.
Non pretendo che i miei genitori e parenti e nonni condividano questa passione, perché loro hanno uno stile di vita di un certo tipo e non amano quelle che loro definirebbero le "frikettonaggini", oltre che, quando gli spieghi che NO, non ci sono siringhe, vetri, tirannosauri, lo sporco è di più quello delle banconote ecc... non ci credono, semplicemente.
Però gli amici, conoscenti, colleghi... e la ragazza ovviamente. Dunque, in questo caso io ho 5 o 6 amici che, per vari motivi, mi han visto camminare scalzo e sanno che mi piace farlo, e con loro è ok. Poi ne ho un altro paio che pure sanno questa cosa e, praticamente ogni occasione, mi dicono che secondo loro sono pazzo, che sto fuori, che voglio prendermi malattia, morte, apocalisse e che fa schifo. E poi ci sono tutti gli altri, che NON MI HANNO MAI visto scalzo, perché li vedo meno o solo la sera in posti di un certo tipo dove non sono mai andato scalzo. Ecco, penso che mi da fastidio pensare che, visto che loro non sanno questa cosa, io non possa o debba farla con loro SOLO per questo. Eppure ogni volta alla fine l'ha vinta la parte di me che dice: "ma no, con tizio e caio non andare scalzo".
(poi, sembra che giri scalzo sempre... anche con chi mi ha visto e lo sa, le occasioni non son state poi molte, e anche con loro non sono sempre scalzo).
Altra cosa, io cammino spesso a piedi nudi da casa al supermercato o la posta. Bene, ci sono giorni che lo faccio senza problemi, altri durante i quali parto e poi MI SENTO MALE fuori da casa, e allora non mi ricalzo ma l'unica cosa che mi fa sentire più a mio agio è fare qualcosa tipo telefonare a qualcuno o ascoltare musica, insomma, distogliere l'attenzione dalle persone che incontro. MA QUESTO, accidenti, E' così fastidioso.
Infine, la questione più importante: mi è capitato di trovarmi in autogrill scalzo, dopo le vacanze, con la ragazza, la quale non condivide il mio stile in questo senso, lei è scalza solo in spiaggia e non lo è mai nemmeno in casa. Quella volta mi son sentito molto a disagio perché lei mi ha chiesto di mettermi le infradito perché si vergognava che io fossi scalzo. Ecco, io non ho davvero saputo cosa dirle più di: "mi spiace per te, al massimo dovrei essere io quello che ha problemi" e non mettermi le scarpe. Però ecco, se mi capita un'altra volta dentro di me si aprirà un grande dilemma, perché penso che lei si senta davvero a disagio (probabilmente per motivi legati alla sua educazione, cultura, stile di vita ecc) ma io mi sento a disagio a mia volta se assecondo questa cosa quando vorrei stare scalzo.
Insomma... sì tante cose banali, che tuttiavran già detto mille volte, ma insomma, io avevo bisogno di parlarne.
A presto a tutti,
T.
Bravo, bravissimo ! Hai centrato il bersaglio. Personalmente genitori e nonni non li ho più per motivi... anagrafici e di un pelino di sfortuna. Amici pochi e fidati. Per cui potrei definirmi un uomo libero. Per di più non ho certamente più lo spirito del gruppo o del branco che dir si voglia. Eppure anch' io, come tutti penso, ragiono sempre se sia "conveniente" o meno andare scalzo. E spesso decido che è meglio di no e adotto quella mezza misura che sono le infradito o, nella prossima brutta stagione, i sandali. Che poi destano ugualmente stupore, però in fin della fiera sono pur sempre "calzature". NOI sappiamo benissino che c' è una enorme differenza sensoriale tra il piede nudo e l' infradito, ma per la media delle persone la differenza è di... dedenza. Così i compromessi sono inevitabili. Pemso però anche che la questione vera sia abituare piano piano noi stessi a stare scalzi, fino a quando sembrerà normale come infilarsi pantaloni e maglia prima di uscite, allora anche gli altri non noteranno più nulla di strano. Purtroppo "a da venì" quel momento.
Per chiarire, durante una recente riunione tra colleghi, uno di loro, spostando una sedia mi disse gentilmente : "Attento che non vorrei farti male visto che sei a piedi nudi". Il fatto è che io portavo le infradito !
aldo1953- Numero di messaggi : 1171
Età : 71
Data d'iscrizione : 08.11.11
Re: seghe mentali
Questo post mi ha invogliato di nuovo a scrivere soprattutto per il punto in cui dici" se andassi sempre scalzo non scriverei dell' andare scalzo" ... In effetti oggi ho ripreso il lavoro e, praticamente è la prima volta che rimetto scarpe e calze dal lontano 10 Agosto (a parte un paio di rapide eccezioni). In effetti ricordo di avere sempre scritto un post post-vacanza, enumerando i successi e l'ampliarsi dell' esperienza scalzista. Ora che sono reduce dallo stare scalzo come assoluta normalità, mi sembrava strano parlarne.
Amici e parenti ormai lo sanno ed hanno persino smesso di scherzarci sopra. La mia vecchia mamma, che insieme alla mia compagna, abbiamo un po' accudito per una settimana al mare e che in precedenza un po' stigmatizzava, ci ha fatto presto l'abitudine. La compagna di mio fratello mostrava tanto interesse, che le ho regalato, a scopo propiziatorio una maglietta dei barefoot running team dei NatiScalzi e, con mia grande sorpresa mi ha scritto ieri di essersela proprio meritata, dato che era reduce, insieme a mio fratello, da una lunga camminata scalza nel fango, di cui allegava foto.
L'inizio dell' autunno con piogge copiose ha solo aumentato la voglia di girare a piedi nudi per campi e boschi ...
Tutto il resto del post di Theut è altrettanto condivisibile: sono i problemi di sempre e di tutti, che poi si ri-affacciano periodicamente.
LA mia posizione sullo scalzismo è più edonistica che filosofica. Non ho il desiderio di stare sempre scalzo e non credo di dover dimostrare nulla: lo faccio per il piacere di farlo , anzi, se c'è un obiettivo diverso che ha la priorità, preferisco usare le scarpe per non essere distratto o impacciato nel mio obiettivo primario del momento. Allo scalzismo preferisco indulgere con calma per potermelo gustare
Amici e parenti ormai lo sanno ed hanno persino smesso di scherzarci sopra. La mia vecchia mamma, che insieme alla mia compagna, abbiamo un po' accudito per una settimana al mare e che in precedenza un po' stigmatizzava, ci ha fatto presto l'abitudine. La compagna di mio fratello mostrava tanto interesse, che le ho regalato, a scopo propiziatorio una maglietta dei barefoot running team dei NatiScalzi e, con mia grande sorpresa mi ha scritto ieri di essersela proprio meritata, dato che era reduce, insieme a mio fratello, da una lunga camminata scalza nel fango, di cui allegava foto.
L'inizio dell' autunno con piogge copiose ha solo aumentato la voglia di girare a piedi nudi per campi e boschi ...
Tutto il resto del post di Theut è altrettanto condivisibile: sono i problemi di sempre e di tutti, che poi si ri-affacciano periodicamente.
LA mia posizione sullo scalzismo è più edonistica che filosofica. Non ho il desiderio di stare sempre scalzo e non credo di dover dimostrare nulla: lo faccio per il piacere di farlo , anzi, se c'è un obiettivo diverso che ha la priorità, preferisco usare le scarpe per non essere distratto o impacciato nel mio obiettivo primario del momento. Allo scalzismo preferisco indulgere con calma per potermelo gustare
Elan- Numero di messaggi : 1087
Età : 72
Data d'iscrizione : 06.10.10
Re: seghe mentali
In effetti questo discorso sul bisogno di scrivere le "vittorie" scalze fa molto riflettere, può essere prinicipalmente visto, come già detto, come una vittoria contro le nostre paure, ma in seconda battuta si possono anche condividere vittorie (quando ci sono) nei confronti di attività e sistemi sociali che hanno regole anti-scalzismo e creare un' effetto domino.
Ad esempio, quando uno di noi riesce a far valere i propri diritti contro il cretino di turno in un centro commerciale, ha sia vinto una battaglia contro le proprie paure, sia ha fatto si che un' altro probabile barefooter non venga "molestato" da tale cretino, e questo crea un feedback positivo anche verso le persone più "timide" e con meno predisposizione a combattere, è un pò come spianare la strada per aiutare anche il prossimo nel cammino verso la libertà.
Inoltre, manifestando tali successi, si infonde sempre più fiducia in tutti i membri del gruppo, non solo in quelli più "timidi".
Non diamo mai per scontato di aver raggiunto la meta, perchè il cammino è "infinito", come dicono gli insegnamenti zen : "Il Dharma è infinito, voto di apprenderlo".
Direi che potremmo ritenerci molto soddisfatti quando potremmo andarcene liberamente al lavoro scalzi, anche in ufficio o allo sportello della banca intendo, impossibile?
Se partiamo già con questa idea, abbiamo già perso...
In Nuova Zelanda lo fanno, quindi non è impossibile (lo so, qualcuno dirà che è impossibile qui, ma è impossibile qui appunto perchè diciamo che è impossibile qui da noi).
La strada è ancora lunga, però vale la pena percorrerla.
Ad esempio, quando uno di noi riesce a far valere i propri diritti contro il cretino di turno in un centro commerciale, ha sia vinto una battaglia contro le proprie paure, sia ha fatto si che un' altro probabile barefooter non venga "molestato" da tale cretino, e questo crea un feedback positivo anche verso le persone più "timide" e con meno predisposizione a combattere, è un pò come spianare la strada per aiutare anche il prossimo nel cammino verso la libertà.
Inoltre, manifestando tali successi, si infonde sempre più fiducia in tutti i membri del gruppo, non solo in quelli più "timidi".
Non diamo mai per scontato di aver raggiunto la meta, perchè il cammino è "infinito", come dicono gli insegnamenti zen : "Il Dharma è infinito, voto di apprenderlo".
Direi che potremmo ritenerci molto soddisfatti quando potremmo andarcene liberamente al lavoro scalzi, anche in ufficio o allo sportello della banca intendo, impossibile?
Se partiamo già con questa idea, abbiamo già perso...
In Nuova Zelanda lo fanno, quindi non è impossibile (lo so, qualcuno dirà che è impossibile qui, ma è impossibile qui appunto perchè diciamo che è impossibile qui da noi).
La strada è ancora lunga, però vale la pena percorrerla.
Alexey- Numero di messaggi : 1416
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Re: seghe mentali
Sono d'accordo con te, ma spero che si capisca anche chi desidera vivere scalzo.Elan ha scritto:Non ho il desiderio di stare sempre scalzo e non credo di dover dimostrare nulla: lo faccio per il piacere di farlo , anzi, se c'è un obiettivo diverso che ha la priorità, preferisco usare le scarpe per non essere distratto o impacciato nel mio obiettivo primario del momento. Allo scalzismo preferisco indulgere con calma per potermelo gustare
Sento in me un desiderio prepotente di farlo, al punto tale che rinuncerei a molte mie libertà pur di camminare scalzo ovunque.
È strano e non chiedetemi spiegazioni, perché non avrei risposte da darvi.
Forse ho qualche tratto psicopatologico, ma per me essere scalzo è una condizione irrinunciabile.
Spero riusciate a comprendere questa mia spinta interiore.
lucignolo- Numero di messaggi : 2661
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Re: seghe mentali
infatti ci sono esigenze diverse. Io quando voglio stare scalzo (il 95% delle volte) e DEVO calzarmi mi sento male.
E penso che fosse per me starei (quasi) SEMPRE scalzo. Non è una questione di esibizionismo, è che mi piace, boh, mi sento bene, davvero di più, e forse sì è anche qualcosa di psicologico che serve a dire "io me ne frego di quello che pensate" (per quanto poi non riesca, e vedi sopra).
Però ci sono tendenze e tendenze.
E penso che fosse per me starei (quasi) SEMPRE scalzo. Non è una questione di esibizionismo, è che mi piace, boh, mi sento bene, davvero di più, e forse sì è anche qualcosa di psicologico che serve a dire "io me ne frego di quello che pensate" (per quanto poi non riesca, e vedi sopra).
Però ci sono tendenze e tendenze.
Theuth- Numero di messaggi : 93
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Re: seghe mentali
Forse discendiamo dagli Hobbit
Elan- Numero di messaggi : 1087
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Re: seghe mentali
Con i miei conoscenti tedeschi mi sono sempre definito "Der größte Hobbit der Welt" (il più GROSSO Hobbit del mondo), così si stemperava la "tensione" che i miei piedoni nudi poteva innescare in qualcuno e tutto finiva in una bella risata, dopodiché ero sempre ben accetto.
Speriamo che i nostri piccoli eroi facciano breccia nei cuori. Non sarà un caso che Tolkien abbia scelto delle innocue creature scalze per costruire su una saga che - per chi l'ha letta fino in fondo e non solo guardato i film - è un capolavoro per ingegno, fantasia e complessità, e che è, in fin dei conti, la celebrazione dell'Amicizia che supera i pericoli e le difficoltà e che dà tutto di sé spontaneamente e senza richiesta di contropartite (Sam quando porta l'Anello e lo restituisce immediatamente a Frodo, per esempio).
Saluti hobbistici
Marco
Speriamo che i nostri piccoli eroi facciano breccia nei cuori. Non sarà un caso che Tolkien abbia scelto delle innocue creature scalze per costruire su una saga che - per chi l'ha letta fino in fondo e non solo guardato i film - è un capolavoro per ingegno, fantasia e complessità, e che è, in fin dei conti, la celebrazione dell'Amicizia che supera i pericoli e le difficoltà e che dà tutto di sé spontaneamente e senza richiesta di contropartite (Sam quando porta l'Anello e lo restituisce immediatamente a Frodo, per esempio).
Saluti hobbistici
Marco
Marco53- Numero di messaggi : 1116
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Re: seghe mentali
Theuth ha scritto:infatti ci sono esigenze diverse. Io quando voglio stare scalzo (il 95% delle volte) e DEVO calzarmi mi sento male.
E penso che fosse per me starei (quasi) SEMPRE scalzo. Non è una questione di esibizionismo, è che mi piace, boh, mi sento bene, davvero di più, e forse sì è anche qualcosa di psicologico che serve a dire "io me ne frego di quello che pensate" (per quanto poi non riesca, e vedi sopra).
Però ci sono tendenze e tendenze.
Eh, mi pare che il discorso sia molto più profondo di quanto non sembri. Se davvero camminare scalzi "fuori" fosse naturale e spontaneo come ci diciamo, non sentirei il bisogno di parlarne. Sarebbe come accendere il computer e scrivere che questa mattina ho fatto una doccia o che ieri sera ho cenato. Due cose tra l' altro che sono comuni e banali qui ma non altrove. Invece, per esempio ho voglia di scrivere che questa mattina, con il freschetto e i marciapiedi bagnati sono andato dal barbiere scalzo e nessuno, proprio nessuno mi ha fatto caso. Perchè lo scrivo ? Perchè è comunque un ' altra piccola conquista. Dunque non è così naturale e spontanea. e poi perchè deve piacermi una cosa che al 99 % della gente ripugna e al resto appare una (innocua ma neanche tanto) mania, al punto che anche i più "scafati" si chiedono se sia o meno il caso di "farlo" in certe situazioni ? Di fronte a queste domande che mi faccio cedo le armi e mi godo sensazioni istintive che è inutile cercare di spiegare. E' un po' come spiegare perchè tutti ci ipnotizziamo di fronte a un fuoco da campeggio, guardiamo con stupore i lampi di un temporale o ascoltiamo con emozione i rumori del bosco. Certo parlo di coloro che hanno mantenuto una certa "animalità" e non sono proprio del tutto urbanizzati ma... ci siamo capiti.
aldo1953- Numero di messaggi : 1171
Età : 71
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Re: seghe mentali
aldo1953 ha scritto:Se davvero camminare scalzi "fuori" fosse naturale e spontaneo come ci diciamo, non sentirei il bisogno di parlarne.
Camminare scalzi è naturale e spontaneo.
Come non possiamo negare che ogni parte del nostro corpo ha la sua grande dignità.
E, se crediamo in un Dio, non possiamo bestemmiarlo attribuendogli la colpa di aver creato parti sconce da nascondere.
Ma il fatto è che (e forse questo è il vero peccato originale) l'Uomo pretende sempre di porsi in una posizione superiore a quella del proprio Creatore, comunque lo vogliamo concepire.
Ed allora inventiamo che i piedi devono essere protetti e che i genitali sono da nascondere perché sconci e che la nudità sia vergognosa.
Insomma, caro Aldo, il problema non è la naturalità, il problema è l'interpretazione che le comunità umane, per vari motivi, attribuiscono alle cose più ovvie della nostra corporalità.
Come non possiamo negare che ogni parte del nostro corpo ha la sua grande dignità.
E, se crediamo in un Dio, non possiamo bestemmiarlo attribuendogli la colpa di aver creato parti sconce da nascondere.
Ma il fatto è che (e forse questo è il vero peccato originale) l'Uomo pretende sempre di porsi in una posizione superiore a quella del proprio Creatore, comunque lo vogliamo concepire.
Ed allora inventiamo che i piedi devono essere protetti e che i genitali sono da nascondere perché sconci e che la nudità sia vergognosa.
Insomma, caro Aldo, il problema non è la naturalità, il problema è l'interpretazione che le comunità umane, per vari motivi, attribuiscono alle cose più ovvie della nostra corporalità.
Di fronte a queste domande che mi faccio cedo le armi e mi godo sensazioni istintive che è inutile cercare di spiegare. E' un po' come spiegare perchè tutti ci ipnotizziamo di fronte a un fuoco da campeggio, guardiamo con stupore i lampi di un temporale o ascoltiamo con emozione i rumori del bosco. Certo parlo di coloro che hanno mantenuto una certa "animalità" e non sono proprio del tutto urbanizzati ma... ci siamo capiti.
Sì. mi piace molto questo tuo paragone.
Dobbiamo lasciarci andare e capire che la statistica è una cosa, la verità è un'altra.
Se il 99.9999% della gente pensa che la terra sia piatta (e mi riferisco a fatti realmente accaduti), beh, sai anche tu per motivi storici (oltre che logici) che ciò non corrisponde alla verità.
Perciò percorri la tua strada, goditi il tuo scalzismo e non chiedere mai alle persone cosa ne pensano.
Lo sappiamo già e fare domande del genere vuol dire, a mio avviso, prendere botte psicologiche che non giovano certo al rinforzo del nostro tanto discusso comportamento.
Abbassa il capo e continua per la tua strada.
La felicità non segue mai la via del consenso.
Dobbiamo lasciarci andare e capire che la statistica è una cosa, la verità è un'altra.
Se il 99.9999% della gente pensa che la terra sia piatta (e mi riferisco a fatti realmente accaduti), beh, sai anche tu per motivi storici (oltre che logici) che ciò non corrisponde alla verità.
Perciò percorri la tua strada, goditi il tuo scalzismo e non chiedere mai alle persone cosa ne pensano.
Lo sappiamo già e fare domande del genere vuol dire, a mio avviso, prendere botte psicologiche che non giovano certo al rinforzo del nostro tanto discusso comportamento.
Abbassa il capo e continua per la tua strada.
La felicità non segue mai la via del consenso.
lucignolo- Numero di messaggi : 2661
Età : 70
Data d'iscrizione : 02.01.08
Re: seghe mentali
[quote="Elan"]LA mia posizione sullo scalzismo è più edonistica che filosofica. Non ho il desiderio di stare sempre scalzo e non credo di dover dimostrare nulla: lo faccio per il piacere di farlo.
Quello che dici è anche quello che penso io sullo scalzismo. Mi piace andare scalzo in diverse situazione ,ma scelgo io quando farlo. Non scrivo molto in questo forum sulle mie camminate scalze( ieri per esempio sono stato in un supermercato dove vendono alimenti per animali e alcuni giorni addietro dopo la pioggia per alcune strade della mia città) perchè dopo alcuni anni di scalzismo questo è abbastanza naturale. Solo se faccio qualche cosa che prima non avevo fatto mi piace farlo conoscere ad altri bf. Poi a volte per vedere le varie reazioni delle persone che posso incontrare, ma, per quanto mi riguarda, il 95% non ho avuto nessun riscontro, a volte solo qualche sguardo fugace.
Quello che dici è anche quello che penso io sullo scalzismo. Mi piace andare scalzo in diverse situazione ,ma scelgo io quando farlo. Non scrivo molto in questo forum sulle mie camminate scalze( ieri per esempio sono stato in un supermercato dove vendono alimenti per animali e alcuni giorni addietro dopo la pioggia per alcune strade della mia città) perchè dopo alcuni anni di scalzismo questo è abbastanza naturale. Solo se faccio qualche cosa che prima non avevo fatto mi piace farlo conoscere ad altri bf. Poi a volte per vedere le varie reazioni delle persone che posso incontrare, ma, per quanto mi riguarda, il 95% non ho avuto nessun riscontro, a volte solo qualche sguardo fugace.
ALEBO- Numero di messaggi : 527
Data d'iscrizione : 26.01.09
Re: seghe mentali
lucignolo ha scritto:aldo1953 ha scritto:Se davvero camminare scalzi "fuori" fosse naturale e spontaneo come ci diciamo, non sentirei il bisogno di parlarne.Camminare scalzi è naturale e spontaneo.
Come non possiamo negare che ogni parte del nostro corpo ha la sua grande dignità.
E, se crediamo in un Dio, non possiamo bestemmiarlo attribuendogli la colpa di aver creato parti sconce da nascondere.
Ma il fatto è che (e forse questo è il vero peccato originale) l'Uomo pretende sempre di porsi in una posizione superiore a quella del proprio Creatore, comunque lo vogliamo concepire.
Ed allora inventiamo che i piedi devono essere protetti e che i genitali sono da nascondere perché sconci e che la nudità sia vergognosa.
Insomma, caro Aldo, il problema non è la naturalità, il problema è l'interpretazione che le comunità umane, per vari motivi, attribuiscono alle cose più ovvie della nostra corporalità.Di fronte a queste domande che mi faccio cedo le armi e mi godo sensazioni istintive che è inutile cercare di spiegare. E' un po' come spiegare perchè tutti ci ipnotizziamo di fronte a un fuoco da campeggio, guardiamo con stupore i lampi di un temporale o ascoltiamo con emozione i rumori del bosco. Certo parlo di coloro che hanno mantenuto una certa "animalità" e non sono proprio del tutto urbanizzati ma... ci siamo capiti.Sì. mi piace molto questo tuo paragone.
Dobbiamo lasciarci andare e capire che la statistica è una cosa, la verità è un'altra.
Se il 99.9999% della gente pensa che la terra sia piatta (e mi riferisco a fatti realmente accaduti), beh, sai anche tu per motivi storici (oltre che logici) che ciò non corrisponde alla verità.
Perciò percorri la tua strada, goditi il tuo scalzismo e non chiedere mai alle persone cosa ne pensano.
Lo sappiamo già e fare domande del genere vuol dire, a mio avviso, prendere botte psicologiche che non giovano certo al rinforzo del nostro tanto discusso comportamento.
Abbassa il capo e continua per la tua strada.
La felicità non segue mai la via del consenso.
Concordo, l' organizzazione sociale moderna ha portato alla negazione di tutto ciò che è naturale e fisiologico per l' uomo.
Ormai non sappiamo nemmeno più come siamo fatti, non conosciamo più il nostro corpo, le nostre emozioni, quello che viviamo, quello che mangiamo.
Tutto gira poi intorno al business, all' arricchimento delle multinazionali che se ne fregano del mondo di m..da che è diventato.
Un giorno un "dottorone" se ne è uscito: ma perchè non diamo alle mucche le farine invece di farle pascolare? In questo modo la bestia offre molta più carne, e ancor peggio è stato quando hanno deciso di macinare anche i resti dei loro simili e metterli nelle farine, con la buona idea: "Se gli diamo anche le proteine da mangiare cresceranno ancora di più"... E alla fine, facendo andare un' essere contro la sua natura sappiamo tutti cosa è successo. Però per far scoppiare lo scandalo ci è voluto un morbo letale, mentre le farine e derivati gliele danno ancora, perchè il risultato che ne deriva è molto meno palese ma altrettanto devastante. Gli animali che vengono allevati nelle stalle e alimentati a farine presentano un rapporto tra omega6 e omega3 molto alto, che in realtà dovrebbe essere 1:1. Tutto questo in un contesto di reiterato utilizzo per anni porta ad uno stato infiammatorio cronico che può portare alla formazione di tumori, questa è la verità, la carne non è cancerogena perchè è carne, ma perchè la natura dell' animale è stata manipolata dall' uomo.
Questa era solo una digressione per far riflettere, naturalmente le scarpe non hanno risultati così palesi e devastanti, però quando vedo dei ragazzini di 14 anni con l' alluce valgo che tra un pò va al posto del mignolo, delle domande me le faccio eccome, e ci rimango veramente male.
Non voglio esagerare e non vorrei bestemmiare, ma noi siamo un pò come i grandi "eretici" della storia che sono stati capiti solo dopo molti anni, magari un giorno potremo dire a tante persone: "Te l' avevo detto, io c' ero arrivato un secolo fa".
Alexey- Numero di messaggi : 1416
Età : 44
Data d'iscrizione : 11.04.11
Re: seghe mentali
Alexey ha scritto:Concordo, l' organizzazione sociale moderna ha portato alla negazione di tutto ciò che è naturale e fisiologico per l' uomo.
Ormai non sappiamo nemmeno più come siamo fatti, non conosciamo più il nostro corpo, le nostre emozioni, quello che viviamo, quello che mangiamo.
Tutto gira poi intorno al business, all' arricchimento delle multinazionali che se ne fregano del mondo di m..da che è diventato.
Un giorno un "dottorone" se ne è uscito: ma perchè non diamo alle mucche le farine invece di farle pascolare? In questo modo la bestia offre molta più carne, e ancor peggio è stato quando hanno deciso di macinare anche i resti dei loro simili e metterli nelle farine, con la buona idea: "Se gli diamo anche le proteine da mangiare cresceranno ancora di più"... E alla fine, facendo andare un' essere contro la sua natura sappiamo tutti cosa è successo. Però per far scoppiare lo scandalo ci è voluto un morbo letale, mentre le farine e derivati gliele danno ancora, perchè il risultato che ne deriva è molto meno palese ma altrettanto devastante. Gli animali che vengono allevati nelle stalle e alimentati a farine presentano un rapporto tra omega6 e omega3 molto alto, che in realtà dovrebbe essere 1:1. Tutto questo in un contesto di reiterato utilizzo per anni porta ad uno stato infiammatorio cronico che può portare alla formazione di tumori, questa è la verità, la carne non è cancerogena perchè è carne, ma perchè la natura dell' animale è stata manipolata dall' uomo.
Questa era solo una digressione per far riflettere, naturalmente le scarpe non hanno risultati così palesi e devastanti, però quando vedo dei ragazzini di 14 anni con l' alluce valgo che tra un pò va al posto del mignolo, delle domande me le faccio eccome, e ci rimango veramente male.
Non voglio esagerare e non vorrei bestemmiare, ma noi siamo un pò come i grandi "eretici" della storia che sono stati capiti solo dopo molti anni, magari un giorno potremo dire a tante persone: "Te l' avevo detto, io c' ero arrivato un secolo fa".
Cerco di dirlo in poche parole: noi sappiamo di avere ragione e continuiamo ad agire in conseguenza.
Sui danni fatti ai piedi come a tutto il resto dei nostri organismi, qualcuno ci guadagna, ed è quindi MOLTO ASCOLTATO.
Noi non vendiamo niente e compriamo pure pooooche scarpe, siamo certamente "gli eretici" della situazione.
Vedremo affermarsi le nostre idee? Non credo, ma sarei contentissimo di sbagliarmi ... fra 100 anni!!
bfpaulSui danni fatti ai piedi come a tutto il resto dei nostri organismi, qualcuno ci guadagna, ed è quindi MOLTO ASCOLTATO.
Noi non vendiamo niente e compriamo pure pooooche scarpe, siamo certamente "gli eretici" della situazione.
Vedremo affermarsi le nostre idee? Non credo, ma sarei contentissimo di sbagliarmi ... fra 100 anni!!
Re: seghe mentali
Vedremo affermarsi le nostre idee? Non credo, ma sarei contentissimo di sbagliarmi ... fra 100 anni!!
bfpaul.
Forse sei un po' troppo ottimista
bfpaul.
Forse sei un po' troppo ottimista
ALEBO- Numero di messaggi : 527
Data d'iscrizione : 26.01.09
Re: seghe mentali
bfpaul ha scritto:Vedremo affermarsi le nostre idee? Non credo, ma sarei contentissimo di sbagliarmi ... fra 100 anni!!
Perfetto!ALEBO ha scritto:Forse sei un po' troppo ottimista
Questa è la mentalità giusta per andare avanti e per rafforzare la voglia di fare di chi è più giovane.
L'importante è blaterare qui sul forum.
Ed aspettare che faccia meno caldo, meno freddo, che piova meno, che ci sia meno secco e che ci capiti una gita scalza sul tappeto del pianerottolo di casa, possibilmente di notte.
lucignolo- Numero di messaggi : 2661
Età : 70
Data d'iscrizione : 02.01.08
Re: seghe mentali
Beh? Che ti aspetti da un post intitolato "seghe mentali"?lucignolo ha scritto:Perfetto!
Questa è la mentalità giusta per andare avanti e per rafforzare la voglia di fare di chi è più giovane.
Personalmente preferisco usare il termine "pippe mentali", che ha un maggior impatto comunicativo.
Comunque, cari "pipparoli", una parte del mio lavoro consiste nell'intuire le tendenze di pensiero dei prossimi anni.
Quindi vi regalo qualche previsione.
Gli scalzisti aumenteranno in tutto il mondo (*), raddoppieranno addirittura in Italia (da 200 circa a 400 circa), ma non ce ne accorgeremo perché, come adesso, molti vanno scalzi senza passare per forum e sito.
A causa dell'aumento della popolazione, le persone indifferenti al nostro scalzismo (anche perché quasi sempre non se ne accorgono neppure) aumenteranno in numero assoluto, ma resteranno stabili come percentuale della popolazione (85% +/- 5%).
Molti cretini, rompiscalzi o no, fortunatamente moriranno, per morte naturale, omicidio (quando ce vo', ce vo'), autoeliminazione con candidatura ai Darwin Awards, ma saranno prontamente sostituiti da altri, perché la madre dei cretini è sempre incinta, mantenendo stabile la loro percentuale rispetto alla popolazione.
A causa dell'inversione di tendenza in atto da un paio di anni, aumenteranno di parecchio, invece, gli insofferenti, se non apertamente ribelli, non allo scalzismo ma, al contrario, a qualunque regola, scritta o inventata, e qualunque sopruso da essa derivata che leda anche in minima parte diritti acquisiti e libertà, anche le più insignificanti come andare scalzi.
Alcuni pipparoli supereranno le loro pippe mentali, ma nuove leve più o meno fresche subentreranno per non far calare la loro percentuale.
Probabilmente aumenterà di qualche unità il numero dei pipparoli bipolari, quelli che un giorno hanno più fobie di quelle contenute in un testo di psichiatria ed il giorno dopo fanno sembrare me, il killer professionista della stupidità, un tenero e timido agnellino.
(*) C'è la crisi e le scarpe costano: si lancia una moda e si risparmia.
Rei- Numero di messaggi : 2678
Data d'iscrizione : 03.01.08
Re: seghe mentali
Rei ha scritto:Gli scalzisti aumenteranno in tutto il mondo (*), raddoppieranno addirittura in Italia (da 200 circa a 400 circa), ma non ce ne accorgeremo perché, come adesso, molti vanno scalzi senza passare per forum e sito.
A causa dell'aumento della popolazione, le persone indifferenti al nostro scalzismo (anche perché quasi sempre non se ne accorgono neppure) aumenteranno in numero assoluto, ma resteranno stabili come percentuale della popolazione (85% +/- 5%)
Dobbiamo cercare di distinguere.
Pensare ad uno scalzismo di massa è utopico e, francamente, spero che sia una cosa che non si realizzi mai.
Perché ci sarebbe il cretino che calpesta il coccio di vetro, quello che pretende di scalare l'Everest senza scarpe e quello che finisce al pronto soccorso pieno di vesciche.
Insomma, a questo punto il barefooting diventerebbe un peso insostenibile dal punto di vista della spesa sanitaria ed allora lo vieterebbero come il fumo.
Invece dobbiamo recuperare la giusta dimensione e capire la differenza fra ciò che è irrinunciabile e ciò che è facoltativo.
Non si può rinunciare all'acqua, ma ai guanti ed alle scarpe si, se riusciremo a recuperare il senso dell'equilibrio.
Non nego che le scarpe rendano più veloce e fattibile una gita in montagna su una mulattiera sassosa e neppure nego che in certe situazioni ci si debba proteggere, ma nella maggior parte del tempo ci proteggiamo soltanto dalle nostre paure ed indossiamo i guanti anche quando impugniamo una forchetta per mangiare.
In quanto alle proporzioni stiamo attenti: non commettiamo l'errore di chi faceva previsioni su modelli matematici che si basavano su incrementi lineari e continui: possiamo dire cosa è successo dal 2010 ad oggi, non sappiamo cosa succederà domani se non in via del tutto ipotetica, ma cosa ci autorizza a pensare che il fenomeno continui a verificarsi con la stessa tendenza?
Ed ancora: noi vogliamo farci conoscere, farci vedere (a parte i soliti fifoni) e chiediamo solo tolleranza.
Vorremmo far toccare con mano quanto sia bello calpestare il mondo e percepirlo con quello stupendo corredo di canali sensoriali che Madre Natura ci ha regalato.
E tutto avverrà per gradi, senza eventi traumatici e rivoluzionari.
Perché, come diceva Carlo Linneo, "Natura non facit saltus" (La Natura non fa salti): fra generi e specie diverse esiste sempre un intermedio, non c'è mai uno stacco assoluto, si avanza, ci si evolve e si cresce a piccoli passi.
Credo che lo stesso principio naturale valga anche per il mondo delle idee; diffido molto delle rivoluzioni culturali.
Le vere rivoluzioni camminano sull'onda lunga del tempo.
Pensare ad uno scalzismo di massa è utopico e, francamente, spero che sia una cosa che non si realizzi mai.
Perché ci sarebbe il cretino che calpesta il coccio di vetro, quello che pretende di scalare l'Everest senza scarpe e quello che finisce al pronto soccorso pieno di vesciche.
Insomma, a questo punto il barefooting diventerebbe un peso insostenibile dal punto di vista della spesa sanitaria ed allora lo vieterebbero come il fumo.
Invece dobbiamo recuperare la giusta dimensione e capire la differenza fra ciò che è irrinunciabile e ciò che è facoltativo.
Non si può rinunciare all'acqua, ma ai guanti ed alle scarpe si, se riusciremo a recuperare il senso dell'equilibrio.
Non nego che le scarpe rendano più veloce e fattibile una gita in montagna su una mulattiera sassosa e neppure nego che in certe situazioni ci si debba proteggere, ma nella maggior parte del tempo ci proteggiamo soltanto dalle nostre paure ed indossiamo i guanti anche quando impugniamo una forchetta per mangiare.
In quanto alle proporzioni stiamo attenti: non commettiamo l'errore di chi faceva previsioni su modelli matematici che si basavano su incrementi lineari e continui: possiamo dire cosa è successo dal 2010 ad oggi, non sappiamo cosa succederà domani se non in via del tutto ipotetica, ma cosa ci autorizza a pensare che il fenomeno continui a verificarsi con la stessa tendenza?
Ed ancora: noi vogliamo farci conoscere, farci vedere (a parte i soliti fifoni) e chiediamo solo tolleranza.
Vorremmo far toccare con mano quanto sia bello calpestare il mondo e percepirlo con quello stupendo corredo di canali sensoriali che Madre Natura ci ha regalato.
E tutto avverrà per gradi, senza eventi traumatici e rivoluzionari.
Perché, come diceva Carlo Linneo, "Natura non facit saltus" (La Natura non fa salti): fra generi e specie diverse esiste sempre un intermedio, non c'è mai uno stacco assoluto, si avanza, ci si evolve e si cresce a piccoli passi.
Credo che lo stesso principio naturale valga anche per il mondo delle idee; diffido molto delle rivoluzioni culturali.
Le vere rivoluzioni camminano sull'onda lunga del tempo.
lucignolo- Numero di messaggi : 2661
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Data d'iscrizione : 02.01.08
Re: seghe mentali
Penso che la via corretta non sia "l' imposizione" o lo sperare che tutti vadano scalzi, sarebbe bello ma non è questo mondo utopico quello che secondo me dobbiamo ricercare, bensì l' accettazione universale dell' andar scalzi come pratica salutare e "possibile".
Mi spiego meglio: penso siamo "quasi" tutti d' accordo sul fatto che ce ne possiamo andare tranquillamente scalzi quasi ovunque nel nostro tempo libero, senza essere "molestati" salvo in qualche rara occasione dal cretino di turno.
Però questo non significa che l' andar scalzi sia un lifestyle accettato "universalmente", perchè se così fosse, saremmo liberi di alzarci al mattino e presentarci tranquillamene al lavoro con i nostri "piedoni" in bella vista, ma sappiamo che non funziona proprio così, salvo qualche caso eccezionale.
Chi può permettersi di lavorare con i sandali può già ritenersi più che fortunato, dal momento che la regola generale impone le classiche "scarpe di legno" per l'uomo e la decolletè con il tacco per la donna.
L' ipotetico giorno in cui l' andar scalzi sarà riconosciuto come pratica accettabile, non vorrà dire che tutti saremo scalzi, ma che una buona percentuale lo sarà, e potrà fare tutto quello che fa uno con le scarpe, anche andarsene in ufficio tutte le mattine.
Anche perchè le persone a cui piacerebbe andare scalze sono molte di più di quanto si possa pensare, ma come ben sappiamo non lo fanno perchè sono troppo condizionati dalla "società", e dico società tra virgolette perchè dietro questo nome si cela in realtà la persona stessa, perchè si pensa che non si possa perchè gli "altri" non vogliono, e quindi non ci provano nemmeno.
Bene o male, chi invece è già approdato nei vari forum, siti, ha già fatto un primo salto verso il decondizionamento.
Secondo me, un fattore importante verso questo traguardo è puntare molto sul fatto della salute, perchè visto che ci possono proibire il piacere, non possono farlo nel momento in cui salta fuori pubblicamente che è coinvolta la salute delle persone.
Per ora, non molti conoscono i danni provocati dalle scarpe e sono consapevoli di quanto sia salutare e benefico l' andar scalzi, e le multinazionali ci mettono sicuramente del loro per confondere le idee e tirare l' acqua al proprio mulino.
Se la cosa verrà invece ben radicata e confermata da un numero sempre crescente di studi scientifici e pareri concordi di medici ecc.., sarà più difficile imporre un dress code che vada a penalizzare la salute delle persone, anche perchè si potrebbe avere anche un certo risparmio dal punto di vista del servizio sanitario nazionale, e per lo stato, in questo momento più che mai, risparmiare è la parola d' ordine.
Come abbiamo ben visto tutti noi, per andar scalzi non ci vuole una laurea, e i rischi di infortunio sono minimi e irrisori comparati con i benefici, anche perchè nel solo momento in cui ci si toglie le scarpe, la percezione del pericolo aumenta, si sta più attenti in automatico anche senza essere dei maestri zen.
Come lo abbiamo fatto noi, lo possono fare tutti, come dice il motto: "Andare scalzo è bello ed è per tutti".
E poi un eventuale taglietto costa sicuramente molto meno di mesi di fisioterapia, operazioni per l' alluce valgo e deformazioni varie, ecc...
Mi spiego meglio: penso siamo "quasi" tutti d' accordo sul fatto che ce ne possiamo andare tranquillamente scalzi quasi ovunque nel nostro tempo libero, senza essere "molestati" salvo in qualche rara occasione dal cretino di turno.
Però questo non significa che l' andar scalzi sia un lifestyle accettato "universalmente", perchè se così fosse, saremmo liberi di alzarci al mattino e presentarci tranquillamene al lavoro con i nostri "piedoni" in bella vista, ma sappiamo che non funziona proprio così, salvo qualche caso eccezionale.
Chi può permettersi di lavorare con i sandali può già ritenersi più che fortunato, dal momento che la regola generale impone le classiche "scarpe di legno" per l'uomo e la decolletè con il tacco per la donna.
L' ipotetico giorno in cui l' andar scalzi sarà riconosciuto come pratica accettabile, non vorrà dire che tutti saremo scalzi, ma che una buona percentuale lo sarà, e potrà fare tutto quello che fa uno con le scarpe, anche andarsene in ufficio tutte le mattine.
Anche perchè le persone a cui piacerebbe andare scalze sono molte di più di quanto si possa pensare, ma come ben sappiamo non lo fanno perchè sono troppo condizionati dalla "società", e dico società tra virgolette perchè dietro questo nome si cela in realtà la persona stessa, perchè si pensa che non si possa perchè gli "altri" non vogliono, e quindi non ci provano nemmeno.
Bene o male, chi invece è già approdato nei vari forum, siti, ha già fatto un primo salto verso il decondizionamento.
Secondo me, un fattore importante verso questo traguardo è puntare molto sul fatto della salute, perchè visto che ci possono proibire il piacere, non possono farlo nel momento in cui salta fuori pubblicamente che è coinvolta la salute delle persone.
Per ora, non molti conoscono i danni provocati dalle scarpe e sono consapevoli di quanto sia salutare e benefico l' andar scalzi, e le multinazionali ci mettono sicuramente del loro per confondere le idee e tirare l' acqua al proprio mulino.
Se la cosa verrà invece ben radicata e confermata da un numero sempre crescente di studi scientifici e pareri concordi di medici ecc.., sarà più difficile imporre un dress code che vada a penalizzare la salute delle persone, anche perchè si potrebbe avere anche un certo risparmio dal punto di vista del servizio sanitario nazionale, e per lo stato, in questo momento più che mai, risparmiare è la parola d' ordine.
Come abbiamo ben visto tutti noi, per andar scalzi non ci vuole una laurea, e i rischi di infortunio sono minimi e irrisori comparati con i benefici, anche perchè nel solo momento in cui ci si toglie le scarpe, la percezione del pericolo aumenta, si sta più attenti in automatico anche senza essere dei maestri zen.
Come lo abbiamo fatto noi, lo possono fare tutti, come dice il motto: "Andare scalzo è bello ed è per tutti".
E poi un eventuale taglietto costa sicuramente molto meno di mesi di fisioterapia, operazioni per l' alluce valgo e deformazioni varie, ecc...
Alexey- Numero di messaggi : 1416
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