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Messaggio  Young_barefooter Mer Mar 05 2014, 12:04

Ieri pomeriggio ho deciso di fare uno sforzo di volontà per tentare di uscire dallo stato di ritrosia verso il camminare scalzo in cui mi trovo da qualche giorno.

A seguito di forti dubbi a riguardo, la scorsa settimana avevo infatti fatto "pace con me stesso" impegnandomi a stare scalzo solo quando me la fossi sentita veramente, ma in pratica non me la sentivo mai, come se una sorta di blocco psicologico me lo impedisse.
E' un vero peccato perchè è come se avessi fatto un salto indietro di 10 anni, tornando all'epoca in cui solo l'idea di essere visto scalzo in pubblico mi sembrava del tutto inaccettabile.

Ma ieri i miei piedi cominciavano ad invocare a gran voce "libertà!" e così ho deciso di accontentarli, anche se il mio lato razionale cercava di impedirmelo.
Forse ho capito: credo che il desiderio di camminare scalzo sia appannaggio del lato "irrazionale" della mia personalità, lato molto forte in me che spesso mi spinge a comportamenti che la parte più razionale probabilmente eviterebbe e il contrasto tra le due mi manda in conflitto.
Stufo di sentirmi a disagio a causa di questi conflitti mi sono appellato alla parte razionale, la quale ha preso il sopravvento e ora mi trovo in difficoltà a fare qualcosa che non trovo del tutto razionale! Insomma, paranoie all'n-esima potenza...o forse no?

Comunque tornando alla passeggiata di ieri ho fatto circa 50 minuti di camminata scalza per Milano, dalla zona dove lavoro fino alla fermata del passante ferroviario che mi consente di fare ritorno a casa direttamente (ovviamente sono rimasto scalzo anche in treno e poi in auto fino a casa). In totale a piedi avrò fatto circa 4-5 Km credo.
La temperatura era più che gradevole e ho deciso di allungare il tragitto il più possibile.
Reazioni avverse quasi nessuna, a parte un gruppetto di ragazzi delle superiori davanti a scuola, i quali quando gli sono passato praticamente davanti non hanno aperto bocca, salvo poi mettersi a sghignazzare gridando "Guarda quello è senza scarpe!" quando ormai ero a 100 m di distanza.
Ovviamente il mio atteggiamento non era rilassato al 100%, ero sempre un po' sul chi va la e con la parte razionale con tutte le spie di allarme accese che tentava di farmi desistere. Ma alla fine ci sono riuscito senza particolari intoppi.
La cosa strana è che, nonostante tutto, la parte "razionale" mi dice anche che non devo perdere l'allenamento a camminare scalzo in quanto potrei poi avere difficoltà se dovessi riuscirci di nuovo senza timori.
Per stavolta non dirò che sono felice per il passo avanti fatto, diciamo che mi sono preso una tregua con me stesso.
"Passi avanti" di questo tipo è anni che ne faccio, ma la vera svolta non arriva mai.

Come risultato oggi la mia sopportazione delle scarpe è ai minimi termini, durante il tragitto "scarpato" dal treno all'ufficio stamattina mi sembrava di avere due macigni al posto dei piedi, e non vi dico che mal di gambe a causa dell'adattamento dei muscoli alla corretta camminata (senza scarpe)!
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Messaggio  Rei Mer Mar 05 2014, 13:27

young_barefooter ha scritto:Ieri pomeriggio ho deciso di fare uno sforzo di volontà per tentare di uscire dallo stato di ritrosia verso il camminare scalzo in cui mi trovo da qualche giorno.

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young_barefooter ha scritto:Stufo di sentirmi a disagio a causa di questi conflitti mi sono appellato alla parte razionale,
Non è la tua parte razionale, ma il tuo generatore automatico di paranoie (o pippe mentali) che ti inganna fingendosi la tua parte razionale.

Puoi chiamarlo come vuoi, desiderio di farsi del male, lato oscuro, ma il succo non cambia: è un puro generatore di paranoie finalizzate a farti stare male.
Altro che parte razionale.
Logica sì, perché la maggior parte delle pippe mentali usa la logica: parte da un presupposto sbagliato (occhio che è importante, altrimenti non funziona) e con una serie di ineccepibili passaggi logici ti porta ad una conclusione sbagliata, perché era sbagliato l'assunto di partenza.
È come calcolare una rotta con la bussola (che funziona correttamente) partendo dal presupposto che il Nord stia in Antartide o a Cuneo. Tutti i calcoli sarebbero giusti, ma arriveresti nel posto sbagliato.

La psicologia buddista ha trovato un modo fantastico per combattere il generatore di paranoie.
Il mito dice che quando Buddha stava per avere l'illuminazione, il suo lato oscuro faceva resistenza. E come lo presenta il mito?
Come Mara, il dio della tentazione, cioè qualcosa di altro, di separato dal Buddha, che lo invita a lasciare perdere, a non raggiungere l'illuminazione e a continuare nella sofferenza.
Ed il cristianesimo, che tanto deve al buddismo, ne ha seguito l'esempio: ti dice nulla "il diavolo tentatore"?
Quindi il trucco è visualizzare il tuo lato oscuro come un qualcosa (o qualcuno) altro da te, dargli un nome che lo faccia incazzare, tipo "Pippone" (*) e poi, nella tua immaginazione, PRENDERLO A CALCI!
Prendere a calci Pippone ti fa sentire bene, rilassato e dà anche una certa soddisfazione.
Ripetere la cosa anche più volte al giorno ed in seguito, quando avrai trovato l'illuminazione, ogni volta che lo intravedi, anche in lontananza.
Perché lo puoi tenere a bada ma è sempre lì, pronto a prenderti a calci se non lo prendi prima a calci tu.
Funziona, duemilacinquecento anni di successi stanno lì a dimostrarlo.

(*) Il mio si chiama Artaserse, ma è una lunga storia che risale alla mia infanzia. Lo prendo a calci quotidianamente e questo mi fa sentire molto, molto bene.
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Messaggio  Alexey Mer Mar 05 2014, 15:24

In realtà la cosa razionale è andare scalzi, ti pare razionale rinchiudere una parte fondamentale,complessa e flessibile del corpo dentro a delle bare fatte a punta quando il piede ha la forma opposta? Ti ricordi i giochini da piccolo quando dovevi inserire le varie forme geometriche nei buchini? Perché inserire una cosa che non è acqua in un contenitore dalla forma diversa? Perché inserire una cosa flessibile in una struttura rigida? Qual è il significato di razionale? Che segue le leggi dell'universo vecchio miliardi di anni o stupide regole dettate dalla tradizione?

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Messaggio  Alexey Mer Mar 05 2014, 15:29

Chi mette le scarpe in buona fede non ha di certo colpa, e poi ognuno deve essere libero di scegliere, ma se noi abbiamo capito che qualcosa ci fa del male, vuoi fisico vuoi psichico, perché perseverare a farci del male invece di cercare di cambiare?

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Messaggio  Young_barefooter Mer Mar 05 2014, 15:49

Alexey ha scritto:In realtà la cosa razionale è andare scalzi, ti pare razionale rinchiudere una parte fondamentale,complessa e flessibile del corpo dentro a delle bare fatte a punta quando il piede ha la forma opposta? Ti ricordi i giochini da piccolo quando dovevi inserire le varie forme geometriche nei buchini? Perché inserire una cosa che non è acqua in un contenitore dalla forma diversa? Perché inserire una cosa flessibile in una struttura rigida? Qual è il significato di razionale? Che segue le leggi dell'universo vecchio miliardi di anni o stupide regole dettate dalla tradizione?

Caro Alexey, so bene quanto tu abbia ragione!
E mi rendo conto di quanto ancora la mia mente sia condizionata dalle convenzioni sociali.
Oserei dire che molti dei presupposti sui quali la società occidentale si basa sono del tutto irrazionali e stupidi, però in questo mondo del cavolo ci viviamo ed è proprio in questa società che dobbiamo ritagliarci uno spazio per vivere.
Quindi o abbiamo gli attributi per fregarcene, oppure in un modo o nell'altro saremo sempre condizionati dall'idea di essere accettati o meno dalla società.

Io personalmente credo di partire "svantaggiato" in quanto spesso ho molta poca fiducia in me e nelle mie capacità, questo (come ipotizzò uno psicologo - quando anni fa provai ad andarci) mi porta a "cercare negli altri la stabilità personale che in me non trovo". Perciò il giudizio anche implicito che gli altri hanno di me diventa determinante, e l'essere additato come "il tipo scalzo" mi manda in crisi perchè mi toglie anche quel poco di sicurezza che l'essere percepito come "normale" mi darebbe.
E quindi vado in panico, mi agito e comincio ad agire in modo bizzarro agli occhi degli altri, adottando il classico comportamento di chi ha qualcosa da nascondere o non ha tutte le rotelle a posto. E questo mi manda ancora più in crisi.

Ad un certo punto mi trovo a mettere sulla bilancia due fardelli: il disagio che provo dovendo indossare le scarpe e quello che provo quando non le indosso. Attualmente il secondo piatto è il più pesante, per questo sono ancora così restio...
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Messaggio  Rei Mer Mar 05 2014, 16:25

Un consiglio; leggiti, rigorosamente nell'ordine della numerazione, questi libri di Giulio Cesare Giacobbe:
1) Come smettere di farsi seghe mentali e godersi la vita (Ponte alle Grazie, 2003)
2) Alla ricerca delle coccole perdute (seconda pubblicazione di "Sei un adulto o un bambino"?) (Ponte alle Grazie, Milano, 2004)
3) Come diventare un Buddha in cinque settimane (Ponte alle Grazie, Milano, 2005)
4) Come smettere di fare la vittima e non diventare carnefice (Mondadori, Milano, 2008)
5) La paura è una sega mentale (Mondadori, Milano, 2010)
Non badare ai titoli (sono una voluta provocazione) e cerca di assimilare il contenuto

Giulio Cesare Giacobbe è uno psicologo buddista ed il mio post precedente è un sunto di una piccolissima parte di quanto espone nei suoi libri.
Ti aiuteranno.
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Messaggio  Elan Mer Mar 05 2014, 17:47

Quest'anno le mie uscite scalzo sono state di meno. Non mi riferisco allo stare scalzo in casa e fuori: quellao conintuo a farlo in pratica tutti i fine settimana (eccetto se devo vedere mia figlia in luoghi terzi), ma mi riferisco alle escursioni di trekking. Infatti, nonostante non abbia fatto veramente freddo, c'è stata tanta umidità, che può essere anche peggio, ma soprattutto, per rimediare quando uscivo eccedevo e poi mi toccava stare fermo per abrasioni o tagli.

Tuttavia ieri sono uscito scalzo la mattina e mi sono fermato presso un negozio di alimentari, di strada, per comprarmi un panino. Non ci ero mai stato scalzo (è fuori da San Gimignano), ma dopo una brevissima riflessione, ho deciso di non metteremi ancora le scarpe e sono sceso scalzo.

Quando ero dentro, entra una delle mie impiegate e, dopo circa 10 minuti, mi fa "ma lei è scalzo!" LE ho risposto serafico: ma non lo sapeva che mi piace andare scalzo? e sono uscito. in effetti lo sapeva, perchè lo sanno tutti, ma non mi aveva mai visto a piedi nudi... beh c'è sempre un prima volta.

Eppure, Joung Barefooter, non credere che nemmeno per me sia sempre così facile ... anche io a volte ci penso su un attimo e ci sono anche volte in cui decido di mettere le calzature, solo per puro senso di disagio, per sentirmi meno teso. Come ho scritto tanto tempo fa, quando la voglia di stare scalzo è superiore al disagio, alla fine sto scalzo, se il desiderio ed il piacere non superano questa inerzia iniziale, tengo le scarpe ai piedi.

C'è solo da tenere presente che un po' come accade per gli attriti meccanici, la resistenza psicologica iniziale è quella più dura da superare, perchè poi, quando sei scalzo, il disagio diminuisce notevolemente, inizi a pensare ai fatti tuoi e il piacere sensuale del contatto immediato con il suolo fa il resto.



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Messaggio  Young_barefooter Gio Mar 06 2014, 11:22

Rei ha scritto:Un consiglio; leggiti, rigorosamente nell'ordine della numerazione, questi libri di Giulio Cesare Giacobbe:
1) Come smettere di farsi seghe mentali e godersi la vita (Ponte alle Grazie, 2003)
2) Alla ricerca delle coccole perdute (seconda pubblicazione di "Sei un adulto o un bambino"?) (Ponte alle Grazie, Milano, 2004)
3) Come diventare un Buddha in cinque settimane (Ponte alle Grazie, Milano, 2005)
4) Come smettere di fare la vittima e non diventare carnefice (Mondadori, Milano, 2008)
5) La paura è una sega mentale (Mondadori, Milano, 2010)
Non badare ai titoli (sono una voluta provocazione) e cerca di assimilare il contenuto

Giulio Cesare Giacobbe è uno psicologo buddista ed il mio post precedente è un sunto di una piccolissima parte di quanto espone nei suoi libri.
Ti aiuteranno.

Ciao e grazie mille per il tuo consiglio!
Già dai titoli intuisco che potrebbero essermi MOLTO utili, non solo per vincere il mio timore a mostrarmi scalzo ma anche per affrontare i vari conflitti interiori e le gran seghe mentali che mi condizionano tutt'ora.

E pensare che Giulio Cesare Giacobbe non mi è sconosciuto: qualche anno fa mia moglie ricevette "Come smettere di farsi seghe mentali e godersi la vita" come regalo di compleanno. Ammetto che mi feci condizionare dal titolo e non ne intuii il potenziale, credendolo una sorta di saggio "umoristico". Non credevo fosse basato su serie argomentazioni scientifiche e filosofiche.
Ce l'ho da anni sulla mensola della libreria e manco sapevo cosa fosse!

Spero solo di trovare la forza di mettere in pratica gli insegnamenti dell'autore, purtroppo è da anni che sono consapevole dei miei limiti ma faccio di tutto per evitare di porre rimedio risolutivo.
Mi accontento di trovare compromessi con me stesso dove posso, dove non riesco o non voglio mi affido invece alle utopistiche speranze in un meraviglioso domani dove troverò la forza di fare questo, quest'altro e bla bla bla, ma questo giorno e la versione "Messia" di me stesso non arrivano mai...

E a volte faccio addirittura dei passi indietro come in questi giorni.
Ovviamente non sono mai stato strasicuro di me stesso da scalzo (e men che meno da scarpato), però in qualche modo avevo trovato un certo equilibrio, avevo preso coraggio e trovato la forza di affrontare situazioni impensabili qualche anno fa (vedi la mia esperienza con le forze dell'ordine).

Ora invece non so come ma sono intrappolato in una sorta di conflitto ancora più forte, dentro di me vorrei liberarmi delle scarpe una volta per tutte ma la sola idea di mostrarmi scalzo, anche semplicemente agli sconosciuti che si erano abituati a vedermi così da tempo, mi manda nel panico. Mi fa sentire goffo e ridicolo, a quel punto le scarpe diventano facile rifugio e mi danno "sicurezza", senza mi sentirei "nudo". Il problema è che allo stesso tempo dentro di me vorrei con tutte le forze liberarmene e anche i piedi bollenti e dolenti dopo una giornata rinchiusi gridano vendetta, proprio ora che il clima mite sarebbe più congeniale.
Se ripenso a qualche mese fa non mi riconosco: a gennaio uscivo dal lavoro e mi scalzavo alla grande praticamente tutti i giorni, ricordo che a volte arrivavo in stazione con 2/3° di temperatura sotto la pioggia battente, con i piedi rossi per il freddo ma con una piacevole sensazione  di calore. E tale rimanevo fino a casa e me ne fregavo degli sguardi stupiti. Incredibile!
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Messaggio  Young_barefooter Mar Mar 11 2014, 15:28

Non vorrei essere "off-topic" ma ho iniziato la lettura del libro in oggetto di Giulio Cesare Giacobbe.
Devo ammettere di essere rimasto "folgorato" già dai primi capitoli.
Il cervello umano è uno "strumento" tanto potente quanto "stupido" se adoperato nel modo errato.
E questo libro potrebbe benissimo essere un primo "manuale d'istruzioni" per iniziare a usarlo correttamente...
I concetti espressi andrebbero impressi a fuoco nella mente di ognuno, non solo degli scalzisti che si scontrano con l'incomprensione del mondo, tanta è la scandalosa semplicità e la totale disarmante verità che le sue pagine trasudano!

Tanto per intenderci, ieri sono uscito dal lavoro galvanizzato dalla lettura fatta in pausa pranzo, ho tolto scarpe e calze e mi sono avviato verso la stazione con questa sorta di "mantra" in testa: "Sostituire il pensiero con l'AZIONE concreta e costruttiva! A rinunciare a camminare scalzo fai male solo a te stesso!".
Sono arrivato a scalzo fino a casa senza problemi!
Anzi, mi sono talmente caricato di ottimismo che, una volta tanto, ho partorito un pensiero "creativo": se qualcuno mi chiedesse il motivo del mio scalzismo risponderei: "Mi fa sentire libero e scioglie i miei conflitti interiori!"
Credo che difficilmente si possa ribattere ad una simile affermazione, quanto meno se si è persone ragionevoli.

Ora certo non voglio sembrare ridicolo passando da un estremo all'altro, ma per ora la lettura di questo libro ha fatto girare un po' gli ingranaggi dentro di me. Ovviamente la strada è ancora lunga, meglio che per ora non mi esalto troppo, perchè le batoste sono in agguato. Per ora meglio continuare la lettura senza strafare, ma sto cercando di applicare il più possibile i suoi insegnamenti fin da subito.

Saluti ottimisti!
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Messaggio  Rei Mar Mar 11 2014, 15:48

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Messaggio  Rei Mar Mar 11 2014, 20:47

young_barefooter ha scritto:"Mi fa sentire libero e scioglie i miei conflitti interiori!"
Come direbbe il mio amico pubblicitario, meglio sintetizzare con uno slogan breve e di sicuro effetto: "Perché fa benissimo!" oppure "Perché mi piace!" o entrambi, uno prima e l'altro dopo la reazione dell'interlocutore.

Li uso da cinque anni e non solo funzionano, ma possono servire sia per aprire un dialogo (se l'interlocutore è interessante e  interessato), sia per troncarlo alla svelta, se hai motivi validi per farlo (un appuntamento urgente, un interlocutore noioso o fondamentalmente cretino, ecc.).
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Messaggio  Alexey Mar Mar 11 2014, 21:38

Io preferisco usarle insieme: "fa bene e mi piace", per prevenire l'obiezione:"mica possiamo fare tutto quello che ci piace...", visto che è già successo di sentire paragoni con la nudità completa... così se ci metti anche il fa bene passa da comportamento per qualcuno "strano" e "da fuori di testa" a comportamento ragionevole e sano e magari anche da imitare.

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Messaggio  Rei Mar Mar 11 2014, 21:40

Alexey ha scritto:"fa bene e mi piace"
Bene! Ancora più sintetico.
Hai un futuro come pubblicitario. Very Happy
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Messaggio  Grand Choeur Mer Mar 12 2014, 06:47

Generalmente, quando non ho voglia di parlare, dico: "perché è meglio".
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https://www.youtube.com/user/MicheleGinanneschi?feature=mhee

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Messaggio  Rei Mer Mar 12 2014, 07:19

Grand Choeur ha scritto:"perché è meglio"
Vago, soggettivo, necessita di spiegazioni: ottimo per iniziare una discussione, non per troncarla.
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