La paura di camminare scalzi
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La paura di camminare scalzi
Soggettivo, in questo caso appartenente ad ogni soggetto, cioè cosa molto diffusa.Federico ha scritto:Beh, questo però, Flavio, è pur sempre del tutto soggettivo... C'è chi può avere "paura" per tutta la vita e chi non ce l'ha neanche un minuto.Lucignolo ha scritto: paura e desiderio di andare scalzi. La prima non ti abbandona mai ...
Ed ogni regola ha le sue eccezioni.
Io vado scalzo nel mio quartiere, ho osato farlo nel centro della mia città, eppure ogni volta sento in me l'angoscia; vorrei poter assecondare il mio desiderio con gioia, infischiandomene di tutto e di tutti, ma non ci riesco.
La mia esperienza mi conferma che nel forum sono tutti leoni, sul campo tanti mostrano i propri limiti; inevitabile e condivisa sindrome da condizionamento sociale?
Magari non chiamiamola paura, ma semplicemente imbarazzo o vergogna.
Assurdo? Si, lo so, ma le nostre paure si nutrono di irrazionale.
Il coraggio è togliere loro il cibo continuando a ripeterci che non facciamo niente di male.
Ma che fatica!
Flavio
lucignolo- Numero di messaggi : 2661
Età : 70
Data d'iscrizione : 02.01.08
Re: La paura di camminare scalzi
Io credo che il vero problema sia la società in cui viviamo. Tutti devono rientrare in certi parametri prestabiliti e quelli che fanno qualcosa che non rientra negli schemi, viene considerato un "diverso". Questo capita già tra i bambini in età scolare; se uno va a scuola con pantaloni non firmati o scarpe non di marca, viene messo da parte e isolato dal gruppo. Purtroppo siamo abituati a ragionare con la testa della massa della gente ed abbiamo il timore della critica se ci prendiamo la "libertà" di fare qualcosa di testa nostra. L'andare scalzi è sempre stato considerato un atteggiamento da "poveri barboni" e quindi abbiamo l'idea di essere giudicati tali e perdere magari la stima che ci siamo conquistati nel campo lavorativo o sociale. Se il camminare scalzi diventasse un'abitudine comune come lo è diventato il peercing o il tatuarsi, saremmo le persone più felici e libere della terra.
Ciao, Cesco!
Ciao, Cesco!
cesco- Numero di messaggi : 46
Età : 57
Data d'iscrizione : 31.01.08
Re: La paura di camminare scalzi
Hai perfettamente ragione.cesco ha scritto:Io credo che il vero problema sia la società in cui viviamo.
Se il camminare scalzi diventasse un'abitudine comune come lo è diventato il peercing o il tatuarsi, saremmo le persone più felici e libere della terra.
Ciao, Cesco!
Anche tu, dunque, confermi una convinzione diffusa fra noi barefooters.
Punto molto sugli incontri fra noi, perché non riesco a togliermi dalla testa che insieme possiamo andare molto lontano, imparando a cavarcela da soli più facilmente.
Flavio
lucignolo- Numero di messaggi : 2661
Età : 70
Data d'iscrizione : 02.01.08
Re: La paura di camminare scalzi
lucignolo ha scritto:
Magari non chiamiamola paura, ma semplicemente imbarazzo o vergogna.
Il fatto che stare scalzi in mezzo ad una folla di gente con le scarpe possa creare imbarazzo secondo me ci può stare...il fatto importante per me è "quanto" imbarazzo provoca...
Mi spiego meglio...
Se sto in una piazza, lungo una via, o peggio ancora in un luogo chiuso (al di fuori comunque di un ambiente domestico) a piedi nudi, circondato da una moltitudine di scarpe, è abbastanza normale che sarò tra quelli più "osservati"...Diciamocelo chiaro...al di là dei commenti ( che possono esserci o meno, che possono essere più o meno "eleganti") se qualcuno nota i nostri piedi nudi sicuramente si sofferma a guardarci...ma è una cosa normalissima secondo me, naturale...E' una "stravaganza" e come tale "deve" essere notata ed osservata...
E' un po' come quando vai ad una festa e sei l'unico con l'abito non adatto...Mai capitato??? a me sì
Dipende come reagisci...
Ad un pranzo di lavoro (ero stato invitato da un rappresentante di un prodotto per conoscere i titolari di un'altra azienda) mi sono presentato in giacca e cravatta...Il più elegante aveva una camicia a fiori e pantaloni di cotone con le tasche...uno addirittura dei pantaloni a tre quarti...
E sì, mi hanno guardato e mi sono sentito in imbarazzo...Che fare???cominciare a sudare freddo e provare imbarazzo per 2 ore???
Mi sono levato la giacca, la cravatta e arrotolato la camicia, visto il caldo...e ho fatto come se niente fosse...tanto ormai ero lì vestito come un pinguino...
All'entrata in un locale (che non conoscevo) invece, vestito con camicia pantaloncini ed infradito, la selezione all'ingresso mi ha fatto "gentilmente" notare l'abbigliamento molto meno informale degli altri avventori...Altrettanto gentilmente ho fatto notare che le altre 7 persone dietro di me sarebbero entrate solo se fossi entrato anche io (eravamo in 8 amici a 100 e passa km da casa)...siamo entrati ed ero effettivamente l'unico vestito così...Qualche sguardo, qualche occhiata, un lieve imbarazzo iniziale...e diverse conoscenze... a dispetto dell'abito informale...
Questo per dire che un po' di imbarazzo è normale...è da misurare quel "po'"...se è tollerabile, se scompare dopo il primo impatto va bene...sarebbe anormale il contrario per me...
Mi sento a mio agio nonostante la diversità???Ok perfetto, continuo...
Se invece il disagio diventa fastidioso secondo me, in quell'occasione, conviene non insistere...primo perchè siamo noi in prima persona a soffrirne...e secondo perchè anche gli altri si accorgono della nostra condizione...
Badboy- Numero di messaggi : 114
Data d'iscrizione : 09.01.08
Re: La paura di camminare scalzi
cesco ha scritto: L'andare scalzi è sempre stato considerato un atteggiamento da "poveri barboni" e quindi abbiamo l'idea di essere giudicati tali e perdere magari la stima che ci siamo conquistati nel campo lavorativo o sociale.
Questo sicuramente, ma una volta...Tralasciando qualche persona anziana, che può vivere un pochino fuori dal mondo (giustamente, data l'età e il progredire esponenziale della società), non credo che vedere una persona scalza al giorno d'oggi evochi l'immagine del barbone...
Io vado scalzo, eppure vesto molto bene (perchè mi piace vestire bene, non per condizionamenti sociali vari...mi è sempre piaciuto...sono peggio di una donna lo so)...non credo che chi non mi conosce possa scambiarmi per un barbone...la cosa striderebbe troppo...
Al limite l'idea dello "sporco"...e anche lì credo sia difficile...Una persona che non si cura si vede subito, scalzo o calzato che sia...Ecco io personalmente sono abbastanza "fissato" con l'igiene personale (lo so stride un po' col fatto di andare in giro scalzo, ma come dicevo in un altro post all'irrazionalità e difficile tener testa...) quindi dubito possa apparire uno "sporcaccione"...
Per di più sono stato etichettato come "eccentrico"...anche perchè, al di là dell'andare scalzo, me ne frego beatamente di diverse cose...e tendo a uniformarmi il meno possibile (quando l'uniformarmi va contro le mie convinzioni)...
Per chi mi conosce poi il problema non c'è...posso passare per "matto" (in senso buono), eccentrico, ma mai per barbone o sporco o sciattone...
Sono io...stimato (spero ) in ambito professionale e sociale...se poi voglio concedermi qualche "stranezza" va beh, pazienza...
Io mi preoccuperei molto di più di altre stranezze...So di gente che si ubriaca (e non solo) e che fa lavori che non si conciliano più di tanto con questo lifestyle (che fa chic)...
Vi dico solo...uno è chirurgo!!!
Badboy- Numero di messaggi : 114
Data d'iscrizione : 09.01.08
Re: La paura di camminare scalzi
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Ultima modifica di Enzo il Ven Dic 03 2010, 15:49 - modificato 1 volta.
Enzo- Numero di messaggi : 579
Data d'iscrizione : 27.12.07
Re: La paura di camminare scalzi
Il fatto che stare scalzi in mezzo ad una folla di gente con le scarpe possa creare imbarazzo secondo me ci può stare...il fatto importante per me è "quanto" imbarazzo provoca...
Parlo per esperienza personale. Io vado in giro scalzo il più delle volte quando sono "ragionevolmente sicuro" di non incontrare nessuno (per esempio in un parco che attraverso per tornare a casa alla sera).
L'imbarazzo che sento se incontro qualcuno è funzione del mio stato d'animo in quel momento. Ci sono giornate in cui se incontro qualcuno me ne frego, tiro dritto e anzi mi diverto a vedere le reazioni; altre in cui se solo vedo all'orizzonte un altro essere umano mi rimetto le scarpe. Nelle giornate "up", cioè quando me ne frego degli sguardi, continuo scalzo anche fuori dal parco, quindi vado verso casa in un normale percorso cittadino e li è più probabile ovviamente incontrare qualcuno.
Mi rendo conto che è difficile trovare dentro di me quella forza che mi servirebbe per limitare al massimo le giornate "down", anche se in quei momenti mi continuo a ripetere che non faccio nulla di male. Colpa della società? Forse, anzi ne sono convinto; sicuramente chi ha genitori barefooter sarà barefooter lui stesso perchè i suoi genitori gli avranno insegnato a non badare ai giudizi altrui, è un imprinting. Io purtroppo non ho genitori barefooter o in alcun modo "alternativi", sono persone "normali" (mamma mia che brutto termine, qui si potrebbe discutere all'infinito su chi è normale, però ci siamo capiti, diciamo "uniformati"), quindi ho grosse difficoltà.
Probabilmente sarebbe un aiuto incontrare altri barefooter per scrollarsi di dosso almeno un pochino di questo maledetto imbarazzo, vedremo con la bella stagione...
Davide
Davide- Numero di messaggi : 16
Età : 47
Data d'iscrizione : 09.01.08
Re: La paura di camminare scalzi
Concordo con Badboy circa il fatto che ormai ai tempi nostri non credo che girando scalzi potremmo essere considerati come una sorta di "barboni" od "homeless" che dir si voglia!Premesso che di barboni scalzi se ne vedono sempre meno, il fatto di girare sì scalzi, ma ben vestiti o per lo meno con abbigliamento in ordine e non certo con un aspetto sporco (....tranne ovviamente le nostre suole!), non possa certamente ingenerare nell'altrui giudizio l'idea di essere additati come barboni! Tuttalpiù saremo visti un po' come persone "originali" o "trasgressive"......tutto qui! Sono dell'idea cha alcuni piercing o tatuaggi che sempre più numerosi notiamo per strada sono molto più eclatanti e decisamente più brutti e disgustosi dei nostri piedi nudi...ma purtroppo si sa quando si tratta di "mode" o "tendenze" tutto viene meglio accettatto o tollerato...!!
Quanto al discorso dell'imbarazzo e della vergogna beh, Davide,consolati perchè penso sia un discorso vecchio come il mondo, che ci accomuna tutti chi più chi meno!Anch'io all'inizio lo facevo in zone isolate e di nascosto, nei parchi possibilmente, dove era più difficile incontrare chicchessia...adesso queste remore le ho superate anche se non ancora del tutto, e giro tranquillamente scalzo anche per le strade cittadine (tranne nella mia che è relativamente piccola, provinciale e mi conoscono in molti ovviamente). L'importante è farlo quando sentiamo veramente il piacere di farlo, magari possibilmente in compagnia di altri (aiuta molto), sentendoci totalmente bene ed appagati con noi stessi!
Un saluto a tutti.
Paolo F.
Quanto al discorso dell'imbarazzo e della vergogna beh, Davide,consolati perchè penso sia un discorso vecchio come il mondo, che ci accomuna tutti chi più chi meno!Anch'io all'inizio lo facevo in zone isolate e di nascosto, nei parchi possibilmente, dove era più difficile incontrare chicchessia...adesso queste remore le ho superate anche se non ancora del tutto, e giro tranquillamente scalzo anche per le strade cittadine (tranne nella mia che è relativamente piccola, provinciale e mi conoscono in molti ovviamente). L'importante è farlo quando sentiamo veramente il piacere di farlo, magari possibilmente in compagnia di altri (aiuta molto), sentendoci totalmente bene ed appagati con noi stessi!
Un saluto a tutti.
Paolo F.
paolo fratter- Numero di messaggi : 434
Data d'iscrizione : 27.12.07
Re: La paura di camminare scalzi
paolo fratter ha scritto:L'importante è farlo quando sentiamo veramente il piacere di farlo.
Esatto...è come il caffè ...se ci mette a disagio, che piacere è?
Anch'io tante volte, se mi sento a disagio, o rimetto le scarpe o, se ancora sono in stile "normale", evito proprio di levarmele...
Badboy- Numero di messaggi : 114
Data d'iscrizione : 09.01.08
Re: La paura di camminare scalzi
E' senza dubbio un discorso complesso. La mia impressione (parlo da profano) e' che non si puo' prendersela troppo con chi ci guarda un po' strano. Io stesso, incontrando un barefooter qualche anno fa, lo avrei guardato con meraviglia (anzi, ne ho visto uno un paio di anni fa a Padova e ancora lo ricordo).
L'uomo e' un animale sociale. Questo fa parte del nostro istinto. Ci raggruppiamo in "tribu" ed e' per noi importante ed istintivo sentirci parte di una tribu' (sia la tribu' degli italiani, dei milanisti, dei rolling stones etc.).
Chi non e' della nostra tribu' e' visto con sospetto. Gli adolescenti istintivamente da un lato cercano il distacco dalla generazione precedente vestendosi e/o conciandosi in maniera diversa (tatuaggi, pearcing, etc.), dall'altro sono incredibilmente omologati tra di loro in modo da sentirsi una tribu.
E come poi spesso succede nelle tribu, tutti si devono uniformare seguendo il capo... tranne il capo che puo' fare quello che vuole. Se Agnelli si presentasse scalzo al lavoro, il giorno dopo tutti i dipendenti arriverebbero scalzi... e non e' una battuta.
Questo spiega quindi sia perche' una persona omologata, che si sente quindi della tribu, ti guarda dall'alto in basso e, contemporaneamente, perche' chi non e' della tribu' (vuoi perche' senza cravatta o senza scarpe) si sente a disagio.
Tutti questi schemi sono indispensabili per creare un certo ordine nella societa' e per guidare chi non e' in grado di muoversi da solo.
(Credo infatti che l'intelligenza delle persone si misura anche nella capacita' di capire ed apprezzare qualcosa di nuovo.)
Credo quindi che per ovviare alla paura o senso di disagio che dirsivoglia basta essere convinti, razionalmente, che il disagio sia puramente istintivo e basato su nulla di concreto.
Premesso tutto questo (opinabile) discorso, come una montagna che partorisce il topolino mi viene da dire che il disagio passa se uno pensa che: "e' ovvio che mi guardi strano, sono senza scarpe in un mondo di gente calzata. Magari e' la prima volta in vita tua che vedi una persona scalza tranquillamente seduta in un bar. Pero' io so il fatto mio e del tuo giudizio non me ne puo' fregar di meno".
Quindi basta essere sicuri e convinti di quello che si fa. Gli altri non capiscono solo perche' sono ingnoranti (non insenso offensivo, ma perche' proprio ignorano il perche' e il percome io sono scalzo. Se avessi il tempo ed il modo di spiegarglielo forse mi capirebbero)
Con questo, a scanzo di equivoci, non intendo dire che sono un conformista incallito. La mia era sono una constatazione ed un'analisi dillettantesca (ed anche un po' ovvia) della societa'. Uno scalzista-naturista con 3.5 figli come me non puo' certo essere uno molto omologato nella nostra societa'.
PS accidenti... sono stato prolisso
L'uomo e' un animale sociale. Questo fa parte del nostro istinto. Ci raggruppiamo in "tribu" ed e' per noi importante ed istintivo sentirci parte di una tribu' (sia la tribu' degli italiani, dei milanisti, dei rolling stones etc.).
Chi non e' della nostra tribu' e' visto con sospetto. Gli adolescenti istintivamente da un lato cercano il distacco dalla generazione precedente vestendosi e/o conciandosi in maniera diversa (tatuaggi, pearcing, etc.), dall'altro sono incredibilmente omologati tra di loro in modo da sentirsi una tribu.
E come poi spesso succede nelle tribu, tutti si devono uniformare seguendo il capo... tranne il capo che puo' fare quello che vuole. Se Agnelli si presentasse scalzo al lavoro, il giorno dopo tutti i dipendenti arriverebbero scalzi... e non e' una battuta.
Questo spiega quindi sia perche' una persona omologata, che si sente quindi della tribu, ti guarda dall'alto in basso e, contemporaneamente, perche' chi non e' della tribu' (vuoi perche' senza cravatta o senza scarpe) si sente a disagio.
Tutti questi schemi sono indispensabili per creare un certo ordine nella societa' e per guidare chi non e' in grado di muoversi da solo.
(Credo infatti che l'intelligenza delle persone si misura anche nella capacita' di capire ed apprezzare qualcosa di nuovo.)
Credo quindi che per ovviare alla paura o senso di disagio che dirsivoglia basta essere convinti, razionalmente, che il disagio sia puramente istintivo e basato su nulla di concreto.
Premesso tutto questo (opinabile) discorso, come una montagna che partorisce il topolino mi viene da dire che il disagio passa se uno pensa che: "e' ovvio che mi guardi strano, sono senza scarpe in un mondo di gente calzata. Magari e' la prima volta in vita tua che vedi una persona scalza tranquillamente seduta in un bar. Pero' io so il fatto mio e del tuo giudizio non me ne puo' fregar di meno".
Quindi basta essere sicuri e convinti di quello che si fa. Gli altri non capiscono solo perche' sono ingnoranti (non insenso offensivo, ma perche' proprio ignorano il perche' e il percome io sono scalzo. Se avessi il tempo ed il modo di spiegarglielo forse mi capirebbero)
Con questo, a scanzo di equivoci, non intendo dire che sono un conformista incallito. La mia era sono una constatazione ed un'analisi dillettantesca (ed anche un po' ovvia) della societa'. Uno scalzista-naturista con 3.5 figli come me non puo' certo essere uno molto omologato nella nostra societa'.
PS accidenti... sono stato prolisso
alex65- Numero di messaggi : 303
Età : 59
Data d'iscrizione : 03.01.08
Re: La paura di camminare scalzi
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Ultima modifica di Enzo il Ven Dic 03 2010, 15:49 - modificato 1 volta.
Enzo- Numero di messaggi : 579
Data d'iscrizione : 27.12.07
Re: La paura di camminare scalzi
Il meccanismo è perverso.
Qualche anno fa visitai Copenhagen. In 3 giorni vidi in giro x il centro almeno 10 ragazzi/e scalzi/e.
Certo 10 su migliaia non sono molte ma se queste migliaia vedono quotidianamente 3-4 persone scalze magari loro non si scalzeranno mai ma se incontrassero un parente o un collega scalzo lo noterebbero ma non ci darebbero peso.
Ora la situazione in Italia (io parlo di Milano ma credo sia così ovunque) è diversa xchè non vedi neppure mezzo scalzo!
E qui si innesca il meccanismo pervero. Francamente se abitassi a Copenhagen girerei scalzo senza molti problemi ma qui è diverso. La questione è che se uno dice 'mi scalzerei solo se fossimo in una situazione come Copenhagen' questa situazione nn si avvererà mai xchè tutti gli 'scalzi potenziali' (noti anche come i 'vorrei ma non posso') aspettano il 'primo passo scalzo altrui'...
La cosa pazzesca è che pur rendendomi conto di questo meccanismo non riesco a non cascarci.
Di conseguenza quelle poche volte che sono girato scalzo x Milano mi sentivo a disagio (e se sei a disagio che piacere è?). X ovviare a questo problema cerco di andare il + possibile in 'trasferta' dove ho meno possibilità di incontrare gente conosciuta. Solo così riesco a scalzarmi pur non essendo completamente a mio agio x gli sguardi e i commenti che arrivano in quanto, è inutile negarlo, sto facendo una cosa 'strana' e, pur sapendo di non fare nulla di male, mi sento a disagio. X qualcuno + spigliato o esibizionista nn è un problema essere notati ma x chi come me non ama apparire la questione diventa disagevole.
Ciao
Andrea
Qualche anno fa visitai Copenhagen. In 3 giorni vidi in giro x il centro almeno 10 ragazzi/e scalzi/e.
Certo 10 su migliaia non sono molte ma se queste migliaia vedono quotidianamente 3-4 persone scalze magari loro non si scalzeranno mai ma se incontrassero un parente o un collega scalzo lo noterebbero ma non ci darebbero peso.
Ora la situazione in Italia (io parlo di Milano ma credo sia così ovunque) è diversa xchè non vedi neppure mezzo scalzo!
E qui si innesca il meccanismo pervero. Francamente se abitassi a Copenhagen girerei scalzo senza molti problemi ma qui è diverso. La questione è che se uno dice 'mi scalzerei solo se fossimo in una situazione come Copenhagen' questa situazione nn si avvererà mai xchè tutti gli 'scalzi potenziali' (noti anche come i 'vorrei ma non posso') aspettano il 'primo passo scalzo altrui'...
La cosa pazzesca è che pur rendendomi conto di questo meccanismo non riesco a non cascarci.
Di conseguenza quelle poche volte che sono girato scalzo x Milano mi sentivo a disagio (e se sei a disagio che piacere è?). X ovviare a questo problema cerco di andare il + possibile in 'trasferta' dove ho meno possibilità di incontrare gente conosciuta. Solo così riesco a scalzarmi pur non essendo completamente a mio agio x gli sguardi e i commenti che arrivano in quanto, è inutile negarlo, sto facendo una cosa 'strana' e, pur sapendo di non fare nulla di male, mi sento a disagio. X qualcuno + spigliato o esibizionista nn è un problema essere notati ma x chi come me non ama apparire la questione diventa disagevole.
Ciao
Andrea
Andrea77- Numero di messaggi : 1101
Data d'iscrizione : 02.01.08
Re: La paura di camminare scalzi
Perché per guardare dentro noi stessi dobbiamo necessariamente passare attraverso la nostra mente, che è già viziata in partenza.Enzo ha scritto:Vedi che i problemi vengono da noi e non dagli altri? Allora perché non superarli?
Un po' come ascoltare la nostra voce attraverso il nostro orecchio interno e con un magnetofono: spesso non ci riconosciamo nemmeno.
Nemmeno gli psichiatri analizzano se stessi.
Ciò non toglie che si possa migliorare.......piano piano.
Flavio
lucignolo- Numero di messaggi : 2661
Età : 70
Data d'iscrizione : 02.01.08
Re: La paura di camminare scalzi
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Ultima modifica di Enzo il Ven Dic 03 2010, 15:50 - modificato 1 volta.
Enzo- Numero di messaggi : 579
Data d'iscrizione : 27.12.07
Re: La paura di camminare scalzi
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Ultima modifica di Enzo il Ven Dic 03 2010, 15:50 - modificato 1 volta.
Enzo- Numero di messaggi : 579
Data d'iscrizione : 27.12.07
Re: La paura di camminare scalzi
A me personalmente l'iniziale timore o senso d'imbarazzo nel muovermi scalzo "in pubblico" è passato non tanto frequentando un forum (non me ne vogliano Fondatore e Amministratore!!!), quanto 1. incontrando per caso altri barefooters e vedendo che se ne andavano in giro indisturbati, 2. provando io stesso (come faccio un po' per tutte le cose che m'interessano/attraggono nella vita!) e accorgendomi quasi subito che alla stragrande maggioranza dei passanti, sguardo più, sguardo meno, la cosa era sostanzialmente indifferente, 3. constatando presto che anche ai miei amici "andavo benissimo" anche scalzo, che nessuno aveva nulla in contrario e che anzi alcuni approfittavano del mio "buon esempio" per provare a loro volta!
In sette/otto anni di barefooting assiduo, esperienze negative ne ho avute rarissimamente.
E' giusto, anzi doveroso raccontare il negativo perché si spererebbe sempre che non accada (più), ma sarebbe anche giusto non trarre conclusioni generali solo in base ad esso.
Quanto al "sembrare un barbone", mi viene in mente che l'estate scorsa ero a passeggio scalzo per una città che non conoscevo, con in mano il mio navigatore satellitare... Sono stato fermato da quattro gruppi di persone diverse che mi chiedevano la cortesia di indicare loro una strada, facendo tante feste al mio bell'apparecchio e non un solo commento ai miei piedi! Uno di loro ha anche fatto notare il prezzo elevato di questi navigatori portatili, dicendomi che sperava di poterselo permettere presto anche lui!
In sette/otto anni di barefooting assiduo, esperienze negative ne ho avute rarissimamente.
Condivido molti dei vostri "rimproveri" alla società superficiale e omologata e anzi ne avrei altrettanti da aggiungere, ma sarebbe giusto anche contro-bilanciare e pensare che, come accade quando leggiamo un giornale, per un episodio negativo se ne potrebbero raccontare cento positivi. Se qui qualcuno apre un thread per raccontare che è stato cacciato fuori da un museo perché scalzo, riceve - giustamente!!! - una valanga di commenti, reazioni, repliche e dibattiti. Dieci threads che raccontano di esperienze di barefooting positive, indisturbate e divertenti, godranno sicuramente di minore "fortuna critica" e difficilmente saranno lo spunto per un elogio alla nostra bella società, aperta e tollerante...cesco ha scritto: Io credo che il vero problema sia la società in cui viviamo.
E' giusto, anzi doveroso raccontare il negativo perché si spererebbe sempre che non accada (più), ma sarebbe anche giusto non trarre conclusioni generali solo in base ad esso.
Spigliato sicuramente, ma non credo di essere "esibizionista" per il fatto di non sentirmi a disagio per gli sguardi degli altri. Tendo ad essere una persona sì aperta ed estroversa ma anche molto riservata e gelosa della sua sfera privata. Mi piace curarmi e vestirmi bene, quindi ci tengo anch'io alla mia immagine, ma "mi piaccio" anche scalzo e non credo di dare una brutta impressione in chi mi guarda; più che esibizionista, credo di non seguire il branco e "presumo" di essere sicuro di me. Finora la società non mi è mai stata particolarmente ostile per questo...Andrea77 ha scritto: X qualcuno + spigliato o esibizionista nn è un problema essere notati ma x chi come me non ama apparire la questione diventa disagevole.
Quanto al "sembrare un barbone", mi viene in mente che l'estate scorsa ero a passeggio scalzo per una città che non conoscevo, con in mano il mio navigatore satellitare... Sono stato fermato da quattro gruppi di persone diverse che mi chiedevano la cortesia di indicare loro una strada, facendo tante feste al mio bell'apparecchio e non un solo commento ai miei piedi! Uno di loro ha anche fatto notare il prezzo elevato di questi navigatori portatili, dicendomi che sperava di poterselo permettere presto anche lui!
Federico- Numero di messaggi : 57
Data d'iscrizione : 21.01.08
Re: La paura di camminare scalzi
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Ultima modifica di Enzo il Ven Dic 03 2010, 15:50 - modificato 1 volta.
Enzo- Numero di messaggi : 579
Data d'iscrizione : 27.12.07
Re: La paura di camminare scalzi
Qui ci sono interventi che mi sono piaciuti moltissimo.
Poi, ci mancherebbe che te ne volessi per le tue ipotesi; è qui il bello, la cosa che mi piace di più di questo forum: il potermi confrontare con gente che non si accontenta della realtà per quella che è, ma che cerca anche di capirla e di interpretarla.
Non credo molto alla tesi dell'esibizionismo (e con questo non voglio dire che per taluni soggetti non sia così), però credo che le idee inculcateci dalla società ci inducono a credere che fare cose che pochi fanno sia male.
Se tutti rubassero, sarebbe normale, ma non bene; scambiamo concetti di bene e male con concetti di azione per consenso, il fine ultimo di un'azione con la sua frequenza statistica.
Siamo diventati tutti mentalmente un po' impermeabili a ciò che non è consuetudine acquisita, come Achille immerso nelle acque dello Stige; per fortuna ci è rimasta una piccola finestra vulnerabile su cui possono agire, come la freccia di Paride, certe pulsioni che rompono una barriera apparentemente impenetrabile.
Noi, di pulsioni, ne abbiamo una molto intensa, quella di gustare il piacere trasmesso da organi di senso dimenticati come tali; poi chiamala come vuoi, anima scalza o qualcos'altro, non importa: ciò che conta è intenderci.
Il primo passo è capire che c'è qualcun altro e che quel qualcuno non viene lapidato, né impalato; la nostra pulsione comincia, allora, a rompere gli argini.
Si prova di persona e l'azione di rinforzo è rappresentata dall'apparente indifferenza della gente; qui è cruciale non avere la sfortuna di incappare in qualche demoralizzante incidente di percorso, più sopportabile solo più avanti.
L'approvazione o, comunque, il non rifiuto da parte del gruppo di appartenenza dà la consacrazione finale.
Punti critici si collocano nei passaggi fra le varie fasi, sotto forma di interrogativi su ciò che vorremmo noi e ciò che vorremmo vedessero gli altri.
È vero ed è cosa risaputa che gli accadimenti negativi fanno notizia e pesano molto di più di quelli positivi.
Ci si piange addosso e si arriva a non vedere più le cose belle, perché si hanno gli occhi appannati di lacrime.
Allora, forza! Raccontiamoci anche qualcosa di bello!
Comunque, che bello squadrone di postanti!
E tu, Enzo.......non mi si dica che gallina (o gallo) vecchia (o) non fa buon brodo!
Rinuncia a fare il presidente, che poi la marcia su Roma la faremo noi barefooters!
Flavio
No, non necessariamente l'inconscio, perché, almeno da un punto di vista scientifico-didattico, la mente è fatta a strati: puoi trovare nodi insidiosi e difficili da sciogliere nello strato più profondo e sono quelli che possono manifestarsi attraverso disturbi di varia natura, non ultimi quelli di natura psicosomatica; li puoi trovare anche negli strati superiori ed i binari profondamente tracciati dalle idee preconcette, inculcate dalla società in cui nasciamo, cresciamo e viviamo ne sono un esempio. Era a questi ultimi, in particolare, che mi riferivo.Enzo ha scritto:Cioè l'inconscio... Allora, chi va scalzo, come fa a sapere se ha razionalmente superato questi blocchi dell'inconscio o, come mi sembra dica Andrea, è pilotato dal lato esibizionista del suo inconscio?.......
D'altra parte, avanzo una ipotesi a mio favore, non me ne volere , chi lo fa senza problemi ha superato il blocco, chi lo fa di nascosto potrebbe essere spinto dal lato esibizionistico, dato che in coscienza sa di fare qualcosa "che non si fa", ma una pulsione lo spinge a farlo.
Poi, ci mancherebbe che te ne volessi per le tue ipotesi; è qui il bello, la cosa che mi piace di più di questo forum: il potermi confrontare con gente che non si accontenta della realtà per quella che è, ma che cerca anche di capirla e di interpretarla.
Non credo molto alla tesi dell'esibizionismo (e con questo non voglio dire che per taluni soggetti non sia così), però credo che le idee inculcateci dalla società ci inducono a credere che fare cose che pochi fanno sia male.
Se tutti rubassero, sarebbe normale, ma non bene; scambiamo concetti di bene e male con concetti di azione per consenso, il fine ultimo di un'azione con la sua frequenza statistica.
Siamo diventati tutti mentalmente un po' impermeabili a ciò che non è consuetudine acquisita, come Achille immerso nelle acque dello Stige; per fortuna ci è rimasta una piccola finestra vulnerabile su cui possono agire, come la freccia di Paride, certe pulsioni che rompono una barriera apparentemente impenetrabile.
Noi, di pulsioni, ne abbiamo una molto intensa, quella di gustare il piacere trasmesso da organi di senso dimenticati come tali; poi chiamala come vuoi, anima scalza o qualcos'altro, non importa: ciò che conta è intenderci.
Federico ha tracciato, a mio avviso, un percorso logico sequenziale molto significativo.Federico ha scritto:A me personalmente l'iniziale timore o senso d'imbarazzo nel muovermi scalzo "in pubblico" è passato non tanto frequentando un forum (non me ne vogliano Fondatore e Amministratore!!!), quanto 1. incontrando per caso altri barefooters e vedendo che se ne andavano in giro indisturbati, 2. provando io stesso (come faccio un po' per tutte le cose che m'interessano/attraggono nella vita!) e accorgendomi quasi subito che alla stragrande maggioranza dei passanti, sguardo più, sguardo meno, la cosa era sostanzialmente indifferente, 3. constatando presto che anche ai miei amici "andavo benissimo" anche scalzo, che nessuno aveva nulla in contrario e che anzi alcuni approfittavano del mio "buon esempio" per provare a loro volta!
Il primo passo è capire che c'è qualcun altro e che quel qualcuno non viene lapidato, né impalato; la nostra pulsione comincia, allora, a rompere gli argini.
Si prova di persona e l'azione di rinforzo è rappresentata dall'apparente indifferenza della gente; qui è cruciale non avere la sfortuna di incappare in qualche demoralizzante incidente di percorso, più sopportabile solo più avanti.
L'approvazione o, comunque, il non rifiuto da parte del gruppo di appartenenza dà la consacrazione finale.
Punti critici si collocano nei passaggi fra le varie fasi, sotto forma di interrogativi su ciò che vorremmo noi e ciò che vorremmo vedessero gli altri.
Ecco, qui non posso che inchinarmi.E ancora Federico: ..........sarebbe giusto anche contro-bilanciare e pensare che, come accade quando leggiamo un giornale, per un episodio negativo se ne potrebbero raccontare cento positivi.
È vero ed è cosa risaputa che gli accadimenti negativi fanno notizia e pesano molto di più di quelli positivi.
Ci si piange addosso e si arriva a non vedere più le cose belle, perché si hanno gli occhi appannati di lacrime.
Allora, forza! Raccontiamoci anche qualcosa di bello!
Comunque, che bello squadrone di postanti!
E tu, Enzo.......non mi si dica che gallina (o gallo) vecchia (o) non fa buon brodo!
Rinuncia a fare il presidente, che poi la marcia su Roma la faremo noi barefooters!
Flavio
Ultima modifica di il Gio Feb 07 2008, 23:42 - modificato 1 volta.
lucignolo- Numero di messaggi : 2661
Età : 70
Data d'iscrizione : 02.01.08
Re: La paura di camminare scalzi
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Ultima modifica di Enzo il Ven Dic 03 2010, 15:51 - modificato 1 volta.
Enzo- Numero di messaggi : 579
Data d'iscrizione : 27.12.07
Re: La paura di camminare scalzi
Sto seguendo questo argomento e lo trovo molto interessante...(anche perché imparo diverse nuove frasi in italiano!). Vorrei raccontare qualcosa degli atteggiamenti in america (o meglio dire, dalle mie parte - Atlanta) ma purtroppo non ho molto da aggiungerci. Quando vado scalza non ho notato quasi mai gente che mi guarda come voi avete parlato... Ma è possibile che la gente mi guarda ma non mi rendo conto perché non penso di essere guardata. Per me, i momenti d'esitazione vengono quando penso di entrare un negozio o un treno scalza -- ma non perché non voglio essere diversa (isolata dal tribù) o trarre fuori sguardi e commenti negativi. Invece la mia esitazione viene come parte del mio carattere. Da quando ero bambina non mi piaceva affrontare persone o essere in situazioni difficili così...non so perché ma sempre cerco di evitare situazioni imbarazzanti. Quindi, entrare un negozio scalza è così difficile come entrarci senza una camicia. Se non è scritto esplicitamente che è permesso entrarci scalza, mi trovo ossessionata del litigio che *può* succedere e alla fine esco perché sono a disagio, ed è meglio camminare fuori dove sono libera e contenta.
Mi piacerebbe vincere questo mio difetto...accade solo quando vado scalza sola, un problema che resta ancora dopo 22 anni perché sono timida...forse andare a un luogo dove l'idea di andare scalza è più normale sarà un bel posto per iniziare!
Saluti!
Mi piacerebbe vincere questo mio difetto...accade solo quando vado scalza sola, un problema che resta ancora dopo 22 anni perché sono timida...forse andare a un luogo dove l'idea di andare scalza è più normale sarà un bel posto per iniziare!
Saluti!
Jessica- Numero di messaggi : 30
Età : 39
Data d'iscrizione : 13.01.08
Re: La paura di camminare scalzi
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Ultima modifica di Enzo il Ven Dic 03 2010, 15:51 - modificato 1 volta.
Enzo- Numero di messaggi : 579
Data d'iscrizione : 27.12.07
Re: La paura di camminare scalzi
Jessica ha scritto:Se non è scritto esplicitamente che è permesso entrarci scalza, mi trovo ossessionata del litigio che *può* succedere e alla fine esco perché sono a disagio
La differenza tra democrazia e dittatura è che in dittatura tutto è proibito salvo quello che è permesso, in democrazia tutto è permesso, salvo quello che è proibito e tu, per fortuna, vivi in una democrazia.
Quindi, se NON c'è un cartello che proibisca di entrare scalzi, tu puoi tranquillamente entrare scalza. Anzi, se qualche prepotente ti proibisce di entrare, a voce, e non c'è nessun cartello o regolamento che lo proibisca, tu puoi fare causa al prepotente e vincere.
Inoltre il prepotente si permette di farti un sopruso proprio perché, per timidezza, tu lo subisci senza far valere le tue ragioni.
Tieni presente che tu non fai nulla di sbagliato, anzi è lui che sbaglia a proibirti qualcosa che non è proibito.
Ricorda che vivi in un paese che deve la sua indipendenza alla ribellione contro un sopruso, quindi usa lo spirito dei Padri Fondatori e fatti valere!
Ne va della tua libertà.
Rei- Numero di messaggi : 2678
Data d'iscrizione : 03.01.08
Re: La paura di camminare scalzi
Rei ha scritto:
Quindi, se NON c'è un cartello che proibisca di entrare scalzi, tu puoi tranquillamente entrare scalza. Anzi, se qualche prepotente ti proibisce di entrare, a voce, e non c'è nessun cartello o regolamento che lo proibisca, tu puoi fare causa al prepotente e vincere.
Il fatto che se non c'è un cartello tu puoi non è assolutamente vero...molti divieti non vengono palesati (anche perchè sarebbe assurdo), ma esistono, sono validi e riconosciuti come tali...e in caso di "causa" il fattore non c'è divieto = vinci non esiste...
E poi, a mio parere, non si può stare sempre in lite con il mondo...Se me la dovessi prendere "e fare causa" per tutte le assurdità e caxxxte che incontro tra lavoro e vita privata, dovrei richiedere la residenza nello studio del mio avvocato...e parlo di cose ben più serie di non essere accettato scalzo dentro un negozio...
Ok lederà pure un po' la mia libertà...ma lo preferisco al dovermi quotidianamente rodermi il fegato per tutto ciò che mi può dar fastidio...
In una società come la nostra, dove proprio perchè ci si trincera dietro al "tutto è permesso" (e si travisa questo concetto assolutamente valido) la gente si alza la mattina e fa ciò che più gli aggrada, fregandosene altamente del prossimo, di argomenti per "cause" ne esistono a miliardi...
Però non si può vivere così...
Non è neanche costruttivo...cerchiamo di dare anche il giusto peso alle cose...mi si dice di ricalzarmi in un negozio...e va beh...basta...che sarà mai...magari eviterò lo stesso esercizio commerciale in futuro, ma non muore nessuno...
Non tutti i negozianti sono affabili e cortesi...quante volte decidiamo di non tornare più in un negozio per le più svariate ragioni...ecco, il non poter entrarci scalzi sarà una di più...
Anche perchè nella mia esperienza sono davvero pochi, sia in Italia che all'estero (Inghilterra compresa dove vige il famoso no shirt no shoes no service), i negozi che ti "cacciano" perchè scalzo...
A volte essere superiori e riservare totale indifferenza verso "l'ottuso" di turno (e non mi riferisco solo a "soprusi scalzi") è la miglior vittoria...
Badboy- Numero di messaggi : 114
Data d'iscrizione : 09.01.08
Re: La paura di camminare scalzi
Badboy ha scritto:Il fatto che se non c'è un cartello tu puoi non è assolutamente vero...molti divieti non vengono palesati (anche perchè sarebbe assurdo), ma esistono, sono validi e riconosciuti come tali...e in caso di "causa" il fattore non c'è divieto = vinci non esiste...
Balle! Se NON c'è un divieto esplicito, dal punto di vista legale NON c'è divieto. E poi il discorso di fare causa era rivolto a Jessica, che vive negli Stati Uniti, dove un processo civile non dura dieci anni ma, in casi come questo, dieci minuti, dove i giudici sono molto, ma molto sensibili alla violazione delle libertà personali e gli avvocati, più che alla parcella di una causa infinita, mirano a fare fifty-fifty della cifra del risarcimento danni (e lì ci vanno giù duro). E ti posso garantire, in base alla legislazione statunitense (ma anche italiana), che Jessica vincerebbe qualunque causa di questo tipo. I suoi concittadini lo sanno benissimo e quindi nessuno oserebbe impedirle di entrare scalza in qualunque luogo ove non ci sia un divieto esplicito e ben in mostra.
Anche qui vige SOLO dove è esposto ben in evidenza il cartello.Badboy ha scritto:
Inghilterra compresa dove vige il famoso no shirt no shoes no service
Il resto sono pippe mentali e l'abitudine italiota di essere sudditi che subiscono ogni sopruso dai potenti e non cittadini consci dei loro diritti.
Per la cronaca, nel vecchio forum avevo raccontato della guardia giurata che aveva provato ad impedirmi di entrare in un supermercato scalzo: ho chiesto di vedere il regolamento, lui ha chiamato la direttrice e lei se lo è mangiato vivo. Quella guardia giurata non si è mai più rivista in quel supermercato. Io continuo ad andarci, regolarmente scalzo salvo d'inverno, e la direttrice mi accoglie sempre con un sorriso.
Rei- Numero di messaggi : 2678
Data d'iscrizione : 03.01.08
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