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bfpaul
Marc_63
ChiccoB
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Re:
Mi unisco anche io! Oggi pomeriggio,complice (finalmente ) una splendida giornata si sole,sono andato con amici sulle colline parmigiane. Io scalzo,gli altri "scarponati" a dovere... Abbiamo fatto una camminata di più di due ore e mezzo. L'asfalto era praticamente "calduccio" quindi molto allettante per camminarci scalzo. Durante la nostra passeggiata,abbiamo incontrato altre persone che specialmente di Domenica,quando il tempo lo permette,si godono come noi il piacere di camminare. Come buona abitudine,si saluta chi si incontra durante il cammino. Ovviamente è successo anche con due signore "attempate". Una di queste,dopo averci salutati ha puntato sorridendo il dito sui miei piedi nudi:occasione perfetta per spiegarne il motivo! "Questa è una pratica chiamata barefooting"-dico io,-"che significa camminare scalzi". Le due signore,dopo avere ascoltato la mia spiegazione,mi hanno ringraziato e una delle due ha persino detto: "è stato un vero piacere conoscerla,credo che metterò in pratica questo esercizio molto presto". Ci siamo salutati e abbiamo proseguito la passeggiata. Stessa scena pochi minuti dopo. Ma questa volta l'incontro è stato con i genitori di una mia ex allieva di Pianoforte. I soliti saluti e abbracci convenevoli. La coppia non si era accorta che ero scalzo,e solo al momento del congedo,dando uno sguardo casuale ai miei piedi la signora ha esclamato,sgranando tanto di occhi"ma tu sei scalzo"!!!!! Solita spiegazione ascoltata con interesse. Abbiamo quindi ripreso a camminare incontrando altre persone ma nessuna sembrava avere notato i miei piedi nudi,o almeno non c'è stato nessun commento. E' stato un pomeriggio veramente rilassante che farò in modo di rifare al più presto,anche perchè tutta l'estate scorsa ho avuto modo di allenarmi in quelle stradine collinari,e oggi,anche se erano alcuni mesi che non facevo più dei giri scalzo così lunghi,i piedi erano ancora allenati e mi hanno permesso di camminare molto agevolmente.Ps:la collina oggi era ancora parzialmente innevata,e la neve ammucchiata ai lati della strada si scioglieva lungo l'asfalto,creando piccoli ruscelletti,su cui ci dovevo per forza camminare sopra. La sensazione è sempre stata piacevole,anche se temevo di raffreddarmi. Vediamo se domani mi sarò beccato di nuovo il raffreddore (non penso...). Tutto quì,nulla di speciale se non il fatto di testomoniare che camminare scalzi in mezzo alla gente è possibile. Ovviamente penso che anche il luogo che ho scelto,si addica al barefooting,tanto più che io associo il barefooting al piacere del benefico massaggio plantare. E la gente vedendomi in questo contesto, probabilmente è meno "stranita" di quanto sarebbe vedendomi in qualche bar del centro storico (anche se in passato sono andato scalzo anche negli esercizi pubblici,ma ora preferisco evitare). Chicco.
ChiccoB- Numero di messaggi : 958
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Re:
Non è che forse non accetti questa "catalogazione" perchè, in realtà, sai che chi cammina scalzo, in un certo senso, anche positivamente, se vuoi, "è diverso " ? Beh, dai Giorgio; possiamo discutere quanto vogliamo, ma non possiamo dire che chi cammina scalzo, almeno sotto questo aspetto è come gli altri....!
Bada bene che "diverso" non lo intendo nell'accezione negativa del termine, altrimenti non crederei nel nostro Club, ma è chiaro che uno che cammina scalzo, d'inverno, come capita a noi, si distingue dalla massa... a prescindere che gli altri poi se ne accorgano oppure no, che critichino oppure no, che lo accettino oppure no. Dire, poi, che uno "cammina scalzo" o che è un barefooter, non cambia la situazione, noi ci distinguiamo dagli altri. La cosa importante è essere diversi serenamente, senza contrapposizioni col nostro prossimo; cercando "l'unità nella diversità" !
Bada bene che "diverso" non lo intendo nell'accezione negativa del termine, altrimenti non crederei nel nostro Club, ma è chiaro che uno che cammina scalzo, d'inverno, come capita a noi, si distingue dalla massa... a prescindere che gli altri poi se ne accorgano oppure no, che critichino oppure no, che lo accettino oppure no. Dire, poi, che uno "cammina scalzo" o che è un barefooter, non cambia la situazione, noi ci distinguiamo dagli altri. La cosa importante è essere diversi serenamente, senza contrapposizioni col nostro prossimo; cercando "l'unità nella diversità" !
Re:
Nessuna catalogazione, solo un attibuto: scalzo, o barefooter se vogliamo dire il termine in inglese.NonSoloSolo ha scritto:Non riesco davvero a sentirmi un barefooter!ChiccoB ha scritto:"Questa è una pratica chiamata barefooting"-dico io,-"che significa camminare scalzi".
Non mi sento neanche uno gimnopodista o scalzista, semplicemente sto meglio scalzo.
Vado scalzo e basta, è come se chiamassi chi va senza cappello bareheadedfooter o uno che non usa i guanti barehandfooter.
Quando mi chiedono come mai vado scalzo, gli dico che sto più comodo e mi sento più a mio agio così.
Ovviamente anche che non ho freddo, non mi taglio, non pesto cacche (al buio si, ma non lo ammetto), non rischio i funghi, ecc...
Nessuna critica per Chicco che stimo tanto, solo non mi riconosco davvero in questa catalogazione, che mi fa sentire un diverso.
Giorgio
NonSoloSolo
bfpaul
Re:
Nessuna catalogazione, solo un attibuto: scalzo, o barefooter se vogliamo dire il termine in inglese.
bfpaul
E infatti ho messo il termine tra virgolette
Se poi si trattasse anche di una "catalogazione"; c'è forse niente di male nel considerarsi un tennista, un ciclista, oppure un modellista, un gastronomo, un pacifista ecc. ? Noi siamo barefooter, e allora ? Nulla ci toglie dall'essere "Persone", prima di ogni altra cosa.....
Re:
Quoto in pieno. Infatti per me il termine "barefooter" è solo una personale catalogazione. E non catalogazione per sentirmi diverso,ma per utilizzare un termine appropriato per quello che sto facendo. Chicco.bfpaul ha scritto:Nessuna catalogazione, solo un attibuto: scalzo, o barefooter se vogliamo dire il termine in inglese.NonSoloSolo ha scritto:Non riesco davvero a sentirmi un barefooter!ChiccoB ha scritto:"Questa è una pratica chiamata barefooting"-dico io,-"che significa camminare scalzi".
Non mi sento neanche uno gimnopodista o scalzista, semplicemente sto meglio scalzo.
Vado scalzo e basta, è come se chiamassi chi va senza cappello bareheadedfooter o uno che non usa i guanti barehandfooter.
Quando mi chiedono come mai vado scalzo, gli dico che sto più comodo e mi sento più a mio agio così.
Ovviamente anche che non ho freddo, non mi taglio, non pesto cacche (al buio si, ma non lo ammetto), non rischio i funghi, ecc...
Nessuna critica per Chicco che stimo tanto, solo non mi riconosco davvero in questa catalogazione, che mi fa sentire un diverso.
Giorgio
NonSoloSolo
bfpaul
ChiccoB- Numero di messaggi : 958
Età : 52
Data d'iscrizione : 05.09.08
Re:
Anche quì quoto in pieno. Caro Marc,stiamo viaggiando nella stessa lunghezza d'onda!! Chicco.Marc_63 ha scritto:Nessuna catalogazione, solo un attibuto: scalzo, o barefooter se vogliamo dire il termine in inglese.
bfpaul
E infatti ho messo il termine tra virgolette
Se poi si trattasse anche di una "catalogazione"; c'è forse niente di male nel considerarsi un tennista, un ciclista, oppure un modellista, un gastronomo, un pacifista ecc. ? Noi siamo barefooter, e allora ? Nulla ci toglie dall'essere "Persone", prima di ogni altra cosa.....
ChiccoB- Numero di messaggi : 958
Età : 52
Data d'iscrizione : 05.09.08
Re:
ChiccoB ha scritto:"Questa è una pratica chiamata barefooting"-dico io,-"che significa camminare scalzi".
Non riesco davvero a sentirmi un barefooter!
Non mi sento neanche uno gimnopodista o scalzista, semplicemente sto meglio scalzo.
Vado scalzo e basta, è come se chiamassi chi va senza cappello bareheadedfooter o uno che non usa i guanti barehandfooter.
Scusa Giorgio non facciamo i furbi. Cappello e guanti sono accessori che uno può mettere o non mettere per le scarpe sappiamo benissimo che di norma sono considerate come parte del vestito come i pantaloni. Scusa ma il paragone che fai non regge. Infatti se uno ha o no il cappello o i guanti nessuno fa una piega, se sei scalzo la cosa viene notata eccome.
Chicco se tu dici 'questa è una pratica chiamata barefooting' non hai detto nulla, hai solo tradotto in inglese il fatto che vai scalzo. Quello che alla gente interessa è il perché 'vado scalzo perché mi piace, è comodo, è salutare...'.
Concordo con chi dice che lo scalzo è un diverso. Con diverso uno non intende una cosa negativa ma differente dalla maggioranza. La maggioranza delle persone in Italia è calzata quindi chi va scalzo è diverso.
Un nero in Italia è visto come diverso. Se tu vai in Africa tu diventi il diverso e i neri la norma.
Se uno entrasse calzato in una moschea sarebbe lui il diverso (oltre ad essere irrispettoso delle tradizioni locali).
Poi dipende da chi ti trovi davanti se uno è intollerante ti discriminerà per la tua diversità, se trovi gente tollerante non ti discrimiinerà pur notando la tua diversità.
Ciao
Andrea
Andrea77- Numero di messaggi : 1101
Data d'iscrizione : 02.01.08
Re:
Ok, Giorginho!NonSoloSolo ha scritto:Sono un po' anglofobico ,lo ammetto. Meglio pugilato di boxe, meglio pallacanestro di basket, o scalzo di barefooter... (valido solo per Giorginho)bfpaul ha scritto:Nessuna catalogazione, solo un attibuto: scalzo, o barefooter se vogliamo dire il termine in inglese.C'è una sottile differenza tra essere un tennista e giocare a tennis, essere un ciclista e andare in bici, essere uno scalzo e andare scalzo, questo me lo concedete? Fa parte del mio carattere star attento alle sfumature delle parole.Marc_63 ha scritto:Se poi si trattasse anche di una "catalogazione"; c'è forse niente di male nel considerarsi un tennista, un ciclista, oppure un modellista, un gastronomo, un pacifista ecc. ? Noi siamo barefooter, e allora ? Nulla ci toglie dall'essere "Persone", prima di ogni altra cosa.....
Giorgio
NonSoloSolo
C'è differenza fra essere scalzo ed andare scalzo, e su questo moooolto tempo fa si sono pure azzuffati sul Forum progenitore di questo ...
Perché purtroppo, ci sono sensibilità molto varie e se diciamo, come si era detto: ci sono i barefoooter con l'anima scalza, tutti dicono di essere fra loro, ma non è vero. Chi ha più l'anima scalza, chi va scalzo sempre o in tutte le occasioni possibili o chi lo fa solo quando ne ha voglia?
E' più barefooter chi non si vergogna di esserlo in città o chi cammina sui rovi in campagna?
E così via. Non se ne viene a capo ....
Devi convenire che questa nostra "pratica" o "lifestyle" o come vuoi chiamarlo, ha modalità diverse di attuazione e anche di percezione da parte nostra; capita che non si riesca neppure a definirlo con parametri precisi.
Lasciamo che tutti lo vivano a loro modo ed aiutiamo ciascuno a farlo; so che su questo sei d'accordo.
bfpaul
Re:
Bfpaul ha scritto :
Perfettamente d'accordo con te, Paolo, ti straquoto !
Solo che, attenzione, anima scalza, non significa solo andare scalzi......
Il Club infatti dev'essere la "casa" di tutti noi, e la cosa davvero importante è ora quella di creare una casa il più accoglinte possibile per tutti coloro che amano camminare, correre, o più genericamente, stare scalzi come vogliono e quanto vogliono a loro insindacabile giudizio.
In esso deve trovare accoglienza, rispetto, affetto e incoraggiamento sia chi vorrebbe ma che ha problemi nello stare scalzo e sia chi questi problemi li ha superati o non li vive affatto.
Del resto "l'essere scalzi" è emblema di massima libertà, comprendendo in essa anche un'ampia libertà di pensiero e di aziane per ciascuno di noi, che dev'essere in grado di testimoniare questa libertà soprattutto rispettando quella altrui. ;D
La butto lì, ma penso che ancora prima di pensare a redigere un programma, ad organizzare iniziative, dovremmo soffermarci un attimo a riflettere su come "essere Club", perchè, vedete, a mio avviso un Club non lo si costruisce con le iniziative, con le regole e neppure con gli statuti, lo si costruisce con i valori umani, con i valori della "persona" e nel rispetto di essi, ivi compresi limiti e potenzialità di ciascuno.
A me, personalmente, non me ne può importare di meno di quanto, come e dove uno vada scalzo, ma mi importa tantissimo il fatto che prima di essere barefooter integrale o occasionale, sia "Persona" e come tale devo considerarla a prescindere dal suo modo di essere e di pensare.
Ok, Giorginho!
C'è differenza fra essere scalzo ed andare scalzo, e su questo moooolto tempo fa si sono pure azzuffati sul Forum progenitore di questo ...
Perché purtroppo, ci sono sensibilità molto varie e se diciamo, come si era detto: ci sono i barefoooter con l'anima scalza, tutti dicono di essere fra loro, ma non è vero. Chi ha più l'anima scalza, chi va scalzo sempre o in tutte le occasioni possibili o chi lo fa solo quando ne ha voglia?
E' più barefooter chi non si vergogna di esserlo in città o chi cammina sui rovi in campagna?
E così via. Non se ne viene a capo ....
Devi convenire che questa nostra "pratica" o "lifestyle" o come vuoi chiamarlo, ha modalità diverse di attuazione e anche di percezione da parte nostra; capita che non si riesca neppure a definirlo con parametri precisi.
Lasciamo che tutti lo vivano a loro modo ed aiutiamo ciascuno a farlo; so che su questo sei d'accordo.
Perfettamente d'accordo con te, Paolo, ti straquoto !
Solo che, attenzione, anima scalza, non significa solo andare scalzi......
Il Club infatti dev'essere la "casa" di tutti noi, e la cosa davvero importante è ora quella di creare una casa il più accoglinte possibile per tutti coloro che amano camminare, correre, o più genericamente, stare scalzi come vogliono e quanto vogliono a loro insindacabile giudizio.
In esso deve trovare accoglienza, rispetto, affetto e incoraggiamento sia chi vorrebbe ma che ha problemi nello stare scalzo e sia chi questi problemi li ha superati o non li vive affatto.
Del resto "l'essere scalzi" è emblema di massima libertà, comprendendo in essa anche un'ampia libertà di pensiero e di aziane per ciascuno di noi, che dev'essere in grado di testimoniare questa libertà soprattutto rispettando quella altrui. ;D
La butto lì, ma penso che ancora prima di pensare a redigere un programma, ad organizzare iniziative, dovremmo soffermarci un attimo a riflettere su come "essere Club", perchè, vedete, a mio avviso un Club non lo si costruisce con le iniziative, con le regole e neppure con gli statuti, lo si costruisce con i valori umani, con i valori della "persona" e nel rispetto di essi, ivi compresi limiti e potenzialità di ciascuno.
A me, personalmente, non me ne può importare di meno di quanto, come e dove uno vada scalzo, ma mi importa tantissimo il fatto che prima di essere barefooter integrale o occasionale, sia "Persona" e come tale devo considerarla a prescindere dal suo modo di essere e di pensare.
Re:
Infatti,appena dico "barefooting",spiego cosa significa. Ho sempre modo di "illustrarne" i benefici. Quindi non traduco soltanto ma spiego anche. Chicco.Andrea77 ha scritto:ChiccoB ha scritto:"Questa è una pratica chiamata barefooting"-dico io,-"che significa camminare scalzi".
Non riesco davvero a sentirmi un barefooter!
Non mi sento neanche uno gimnopodista o scalzista, semplicemente sto meglio scalzo.
Vado scalzo e basta, è come se chiamassi chi va senza cappello bareheadedfooter o uno che non usa i guanti barehandfooter.
Scusa Giorgio non facciamo i furbi. Cappello e guanti sono accessori che uno può mettere o non mettere per le scarpe sappiamo benissimo che di norma sono considerate come parte del vestito come i pantaloni. Scusa ma il paragone che fai non regge. Infatti se uno ha o no il cappello o i guanti nessuno fa una piega, se sei scalzo la cosa viene notata eccome.
Chicco se tu dici 'questa è una pratica chiamata barefooting' non hai detto nulla, hai solo tradotto in inglese il fatto che vai scalzo. Quello che alla gente interessa è il perché 'vado scalzo perché mi piace, è comodo, è salutare...'.
Concordo con chi dice che lo scalzo è un diverso. Con diverso uno non intende una cosa negativa ma differente dalla maggioranza. La maggioranza delle persone in Italia è calzata quindi chi va scalzo è diverso.
Un nero in Italia è visto come diverso. Se tu vai in Africa tu diventi il diverso e i neri la norma.
Se uno entrasse calzato in una moschea sarebbe lui il diverso (oltre ad essere irrispettoso delle tradizioni locali).
Poi dipende da chi ti trovi davanti se uno è intollerante ti discriminerà per la tua diversità, se trovi gente tollerante non ti discrimiinerà pur notando la tua diversità.
Ciao
Andrea
ChiccoB- Numero di messaggi : 958
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Data d'iscrizione : 05.09.08
Re:
sì, te lo concedoNonSoloSolo ha scritto:C'è una sottile differenza tra essere un tennista e giocare a tennis, essere un ciclista e andare in bici, essere uno scalzo e andare scalzo, questo me lo concedete? Fa parte del mio carattere star attento alle sfumature delle parole.
secondo me dipende dal livello di identificazione rispetto ad una data attività. se dico "faccio il traduttore" significa che sono una persona la cui attività professionale è tradurre. se dico "sono traduttore" significa che mi identifico (in parte o totalmente) nella mia attività professionale. so di correre il rischio di identificarmi molto in ciò che faccio: rischio di dimenticarmi in parte che sono innanzitutto una persona, un essere umano, una piccola parte di universo. l'identificazione alle mie attività può essere comoda a volte... mi evita di guardarmi in faccia veramente!
andrea grasselli
Andrea Grasselli- Numero di messaggi : 396
Età : 57
Data d'iscrizione : 02.01.08
diamo l'esempio serenamente
Non saprei che citazione riportare e neppure se questo forum sia quello giusto. La discussione su questo è assimibilabile ad altri succedutisi in questi giorni... apparire od ostentare, scalzisti, barefooter, chi si osa e chi non si osa e via così.
Io penso che un Club serva per raggruppare persone che hanno una passione, un obiettivo, insomma un qualcosa che li accomuna, per il quale agiscono collaborando. Ma non è detto che ciascuno viva la passione allo stesso modo degli altri, o no? io, ad esempio, tra i tanti, faccio parte di un club di fermodellisti (appassionati di treni in miniatura... e veri), ma non sono uguale a nessuno degli altri soci, come d'altronde ognuno di loro vive il club a modo suo. Ma tutti lavoriamo insieme per animare le nostre riunioni, per lavorare sul nostro plastico sociale, per le iniziative, per promuovere la nostra passione e incentivare nuovi adepti.. eccetera.
Qui, ritengo si debba vivere il Club allo stesso modo.
Ognuno di noi vive il piacere di odiare le scarpe, tutti vogliamo dare l'esempio e far capire ai calzati quanto sia meglio camminare scalzi, nei limiti e nei termini della libera interpretazione di ciascuno...
Tutti noi, chi di più, chi di meno, libera i suoi piedi dal gioco delle scarpe, come crede, come può. Libera o obbligata scelta, che sia.
Purtroppo io, per decenni, ho dovuto limitare la mia libertà, non solo per quanto riguarda le scarpe! Mai sarei uscito per i miei impegni in camicia o jeans,mi sarei sentito a disagio ,tanto ero abituato a giacca e cravatta. I giogo obbligato della nostra società per chi fa la scelta di viverla in un certo modo...ed accetta le sue "leggi" senza la pretesa di volerle cambiare. Oggi, che mi sono tolto da certi "impegni", riesco a liberarmi anche delle scarpe, quanto meno in alcune circostanze.
Corro scalzo , spiego a chi me lo chiede, il perché; uso i sandali a dicembre e accetto gli sguardi stupiti o incuriositi, ma di più non oso, in giro per la mia città. NOn potrei fare diversamente. Ma è già un grande passo avanti, per me. Questo nella mia città. Ma, al di fuori delle mie "mura"... non ho di questi problemi e le scarpe restano a casa!
Per questo non dovrei ritenermi un membro del club? No, non credo. Per questo non dovrei essere un esempio per gli altri? Credo di poterlo essere ugualmente.
Una cosa su tutte: non mi sento un "diverso", né per la gente "normale" calzata, né per chi scalzo lo è da sempre e sempre ci sta, scalzo.
QUindi credo che siamo tutti d'accordo, ovvero che la pensiamo allo stesso modo, mi pare.
Giuro che non mi ripeterò più, rischio di diventare monotono, anzi noioso , scrivendo sempre le mie idiozie.
Pino
Ipse dixit
Io penso che un Club serva per raggruppare persone che hanno una passione, un obiettivo, insomma un qualcosa che li accomuna, per il quale agiscono collaborando. Ma non è detto che ciascuno viva la passione allo stesso modo degli altri, o no? io, ad esempio, tra i tanti, faccio parte di un club di fermodellisti (appassionati di treni in miniatura... e veri), ma non sono uguale a nessuno degli altri soci, come d'altronde ognuno di loro vive il club a modo suo. Ma tutti lavoriamo insieme per animare le nostre riunioni, per lavorare sul nostro plastico sociale, per le iniziative, per promuovere la nostra passione e incentivare nuovi adepti.. eccetera.
Qui, ritengo si debba vivere il Club allo stesso modo.
Ognuno di noi vive il piacere di odiare le scarpe, tutti vogliamo dare l'esempio e far capire ai calzati quanto sia meglio camminare scalzi, nei limiti e nei termini della libera interpretazione di ciascuno...
Tutti noi, chi di più, chi di meno, libera i suoi piedi dal gioco delle scarpe, come crede, come può. Libera o obbligata scelta, che sia.
Purtroppo io, per decenni, ho dovuto limitare la mia libertà, non solo per quanto riguarda le scarpe! Mai sarei uscito per i miei impegni in camicia o jeans,mi sarei sentito a disagio ,tanto ero abituato a giacca e cravatta. I giogo obbligato della nostra società per chi fa la scelta di viverla in un certo modo...ed accetta le sue "leggi" senza la pretesa di volerle cambiare. Oggi, che mi sono tolto da certi "impegni", riesco a liberarmi anche delle scarpe, quanto meno in alcune circostanze.
Corro scalzo , spiego a chi me lo chiede, il perché; uso i sandali a dicembre e accetto gli sguardi stupiti o incuriositi, ma di più non oso, in giro per la mia città. NOn potrei fare diversamente. Ma è già un grande passo avanti, per me. Questo nella mia città. Ma, al di fuori delle mie "mura"... non ho di questi problemi e le scarpe restano a casa!
Per questo non dovrei ritenermi un membro del club? No, non credo. Per questo non dovrei essere un esempio per gli altri? Credo di poterlo essere ugualmente.
Una cosa su tutte: non mi sento un "diverso", né per la gente "normale" calzata, né per chi scalzo lo è da sempre e sempre ci sta, scalzo.
QUindi credo che siamo tutti d'accordo, ovvero che la pensiamo allo stesso modo, mi pare.
Giuro che non mi ripeterò più, rischio di diventare monotono, anzi noioso , scrivendo sempre le mie idiozie.
Pino
Ipse dixit
Pino- Numero di messaggi : 93
Età : 75
Data d'iscrizione : 03.01.08
Re:
Marc_63 ha scritto:La butto lì, ma penso che ancora prima di pensare a redigere un programma, ad organizzare iniziative, dovremmo soffermarci un attimo a riflettere su come "essere Club", perchè, vedete, a mio avviso un Club non lo si costruisce con le iniziative, con le regole e neppure con gli statuti, lo si costruisce con i valori umani, con i valori della "persona" e nel rispetto di essi, ivi compresi limiti e potenzialità di ciascuno.
A me, personalmente, non me ne può importare di meno di quanto, come e dove uno vada scalzo, ma mi importa tantissimo il fatto che prima di essere barefooter integrale o occasionale, sia "Persona" e come tale devo considerarla a prescindere dal suo modo di essere e di pensare.
Fra di noi tutti questi discorsi sono superflui e persino tautologici, perché tutti percepiamo come naturale e scontato il nostro modo di essere.
Quindi tutto ciò che avete scritto è valido, però pensate che vorremmo essere un po' più liberi e questo non vuol dire solo tapparsi le orecchie davanti ai commenti spiacevoli o far finta di non vedere certe espressioni disgustate.
Essere più liberi vuol dire anche sentirsi accettati e capiti, senza essere costretti a far finta di essere sordi e ciechi.
Non si pretende un plebiscito, ma si comincia salendo alcuni gradini.
E l'apparenza conta, eccome.
Per questo motivo noi testoni del direttivo uscente abbiamo voluto la registrazione del Club.
Non certo perchè ci illudevamo di stravolgere il mondo e nemmeno perchè pensavamo di trovarci davanti ad una strada spianata, ma semplicemente perché un certo timbro conta.
Credo sia diverso mostrarci come un gruppo di persone coalizzatesi per caso e presentarci con un certo grado di ufficialità.
Se non lo credete mi dispiace e spero che il tempo (e magari qualche risultato concreto) vi faccia cambiare idea.
Quindi tutto ciò che avete scritto è valido, però pensate che vorremmo essere un po' più liberi e questo non vuol dire solo tapparsi le orecchie davanti ai commenti spiacevoli o far finta di non vedere certe espressioni disgustate.
Essere più liberi vuol dire anche sentirsi accettati e capiti, senza essere costretti a far finta di essere sordi e ciechi.
Non si pretende un plebiscito, ma si comincia salendo alcuni gradini.
E l'apparenza conta, eccome.
Per questo motivo noi testoni del direttivo uscente abbiamo voluto la registrazione del Club.
Non certo perchè ci illudevamo di stravolgere il mondo e nemmeno perchè pensavamo di trovarci davanti ad una strada spianata, ma semplicemente perché un certo timbro conta.
Credo sia diverso mostrarci come un gruppo di persone coalizzatesi per caso e presentarci con un certo grado di ufficialità.
Se non lo credete mi dispiace e spero che il tempo (e magari qualche risultato concreto) vi faccia cambiare idea.
lucignolo- Numero di messaggi : 2661
Età : 69
Data d'iscrizione : 02.01.08
Re:
Concordo pienamente!lucignolo ha scritto:Marc_63 ha scritto:La butto lì, ma penso che ancora prima di pensare a redigere un programma, ad organizzare iniziative, dovremmo soffermarci un attimo a riflettere su come "essere Club", perchè, vedete, a mio avviso un Club non lo si costruisce con le iniziative, con le regole e neppure con gli statuti, lo si costruisce con i valori umani, con i valori della "persona" e nel rispetto di essi, ivi compresi limiti e potenzialità di ciascuno.
A me, personalmente, non me ne può importare di meno di quanto, come e dove uno vada scalzo, ma mi importa tantissimo il fatto che prima di essere barefooter integrale o occasionale, sia "Persona" e come tale devo considerarla a prescindere dal suo modo di essere e di pensare.Fra di noi tutti questi discorsi sono superflui e persino tautologici, perché tutti percepiamo come naturale e scontato il nostro modo di essere.
Quindi tutto ciò che avete scritto è valido, però pensate che vorremmo essere un po' più liberi e questo non vuol dire solo tapparsi le orecchie davanti ai commenti spiacevoli o far finta di non vedere certe espressioni disgustate.
Essere più liberi vuol dire anche sentirsi accettati e capiti, senza essere costretti a far finta di essere sordi e ciechi.
Non si pretende un plebiscito, ma si comincia salendo alcuni gradini.
E l'apparenza conta, eccome.
Per questo motivo noi testoni del direttivo uscente abbiamo voluto la registrazione del Club.
Non certo perchè ci illudevamo di stravolgere il mondo e nemmeno perchè pensavamo di trovarci davanti ad una strada spianata, ma semplicemente perché un certo timbro conta.
Credo sia diverso mostrarci come un gruppo di persone coalizzatesi per caso e presentarci con un certo grado di ufficialità.
Se non lo credete mi dispiace e spero che il tempo (e magari qualche risultato concreto) vi faccia cambiare idea.
Noi e qualcun altro abbiamo creduto e crediamo che un Club sia utile per tanti motivi, speriamo che molti altri ne convengano.
bfpaul
Pagina 1 di 1
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