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Liquami biologici /1

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Messaggio  Admin Sab 11 Giu 2011, 19:57

Cosa rischio a cammiinare nei campi anche concimati?

Metti davvero il dito su un discorso tanto ampio, quanto a doppio taglio.
Una volta si parlava tanto di rotazione agraria: oggi coltivo specie che consumano molto azoto, l'anno prossimo semino il trifoglio.
Faccio riposare, in un certo senso, il terreno e coltivo piante con radici molto ricche di batteri azoto fissatori.
Poi ci sono i temporali: strano, vero?
Tuoni e fulmini, che risvegliano certe nostre paure ancestrali, eppure la frustata energetica schioccata dai fulmini genera reazioni chimiche capaci di arricchire l'atmosfera di nitrati e nitriti.
La pioggia fa il resto ed arricchisce il terreno.
Bene, però siamo tanti e mangiamo più di quanto serva.
Non mi fraintendano i vegetariani, ma è che siamo proprio troppi.
Pompiamo gli animali d'allevamento e pompiamo i vegetali perché diventino sempre più veloci a crescere e sempre più succulenti.
Il terreno non può ricaricarsi fisiologicamente: ci vuole un po' di doping.
Le alternative? O i concimi naturali o quelli chimici.
Questi ultimi, dilavati dalle piogge, finiscono in fiumi e laghi, provocando l'eutrofizzazione.
In sostanza, le alghe micro o macroscopiche che vivono negli ambienti acquatici esplodono perché non trovano limitazioni energetiche rappresentate dal cibo.
I concimi naturali dovrebbero essere i migliori, ma se non si controllano bene i cicli parassitari o gli enterobatteri naturalmente presenti nell'ambiente intestinale, allora sono guai seri.
Oggi la sorveglianza veterinaria dovrebbe aver portato alle soglie dell'estinzione parassiti pericolosi come l'anchilostoma duodenale o necator o insidiosi come lo strongiloide stercoralis (quelli che perforano la pelle degli scalzi, tanto per intenderci), allo stesso modo il divieto di usare liquami fognari dovrebbe aver portato allo stesso risultato.
Molti dati epidemiologici che indicano la persistenza di certe parassitosi in certe regioni d'Italia sono spiegabili con l'enorme aumento di sensibilità dei test di laboratorio, ma anche con il grande divario di tempo che può intercorrere fra l'infestazione e la scoperta di essa.
Insomma, molti soggetti infestati sono anziani esposti molti decenni fa.
Si tratta di una casistica che può impressionare, ma qual'è la situazione attuale?
Non lo sappiamo.
Bisognerebbe prelevare campioni di terreno e fare indagini approfondite su di essi: perché il problema è se certi parassiti sono scomparsi per un migliore monitoraggio igienico-sanitario e veterinario o se la situazione è rimasta potenzialmente pericolosa, ma disinnescata dall'uso di protezioni passive (scarpe, stivali e/o guanti).
Non sapendolo, cammino scalzo volentieri negli ambienti urbani, evitando di attraversare campi a marcita (leptospirosi) o concimati con non so che cosa.
Quale sia il rischio obiettivo che si corre camminando scalzi in questi ambienti biologicamente pericolosi è difficile dirlo, perché mancano dati a sostegno di un'ipotesi in entrambi i sensi.
Non dimentichiamo neppure che le feci di cavallo ospitano senza problemi moltissi clostridi (bacilli) del tetano, una ragione di più per vaccinarsi se si ama camminare a piedi nudi, ovunque si vada, anche in natura.
Ciò che ho scritto vale in ambiente europeo; fuori dai nostri confini le riserve possono davvero essere troppe.
In linea di massima non si vada scalzi in ambienti tropicali selvaggi.
Ma questo è tutto un altro discorso..
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Flavio

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