Camminare in libertà
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Camminare in libertà
Promemoria primo messaggio :
Premetto che ho scoperto da poco e per caso questo sito, ho letto diversi messaggi.
Questo è il mio primo intervento, vorrei mettere a disposizione la mia esperienza, senza alcuna pretesa di insegnare qualcosa a qualcuno. Le miei riflessioni sono soltanto personali.
Io abito in un paese in mezzo alle montagne, ho sempre amato andare in montagna. Andare in montagna aveva sempre significato andare con un bel paio di pesanti scarponi. E questo è ciò che anch'io avevo sempre fatto.
Sono arrivato a liberarmi dai pesi ai piedi gradualmente, spinto anche da un'esigenza pratica e non voglio ritenere estraneo il ricordo ormai lontanissimo delle estati durante le quali ragazzino scorazzavo a piedi nudi per intere giornate nella campagna dei nonni. Ricordo in modo particolare che si camminava scalzi anche nei campi di grano appena mietuto, e non era infrequente che le stobbie incidessero a circolo la pianta dei piedi.
Qualche anno fà, appena andato in pensione, decisi di fare il Cammino di Santiago e come fanno in molti scelsi per primo il classico Cammino Francese, da St.Jean Pié-de-Port a Santiago. La preoccupazione principale era quella di salvaguardare i piedi, feci il cammino usando calzature tecniche tipo scarpa maratona, ma questo non evitò problemi (vesciche, dolori).
Forte dell'esperienza, l'anno successivo volli ritornare per altri Cammini, camminai per quasi tre mesi senza mai riposare. In quest'occasione alternai calzatura e sandali; e quando il terreno era più favorevole iniziai a camminare anche scalzo per buoni tratti di cammino. Devo confessare che non ero partito con l'idea di camminare scalzo e che l'idea m'era venuta dopo aver incontrato in Andalusia una giovane zingara e aver constatato come questa camminasse tranquillamente e con tutta naturalezza. Il risultato fu che i piedi non procurarono alcun problema, apprezzai il contatto diretto con la terra - non l'asfalto - In compenso dovetti abbandonare dopo quasi tre mesi il cammino in quanto un ginocchio andò letteralmente a ko e lì mi dovetti fermare.
Negli anni successivi cominciai a usare per le mie abituali escursioni solo sandali, andando a piedi scalzi per almeno un pò, quando il terreno è più favorevole.
Mi accorsi un pò alla volta che era possibile andare ovunque: prati, sentieri, bosco, in montagna, attraversare tratti di nevaio o ghiacciaio, torrenti, sassi, ghiaioni, vie ferrate.
Ho la fortuna di abitare circondato da montagne e di poter scegliere di andare solo con condizioni atmosferiche buone. Esco di casa e ho subito un sentiero per salire su una montagna. Condizione diversa da tanti che vivono in città e che ho visto sul forum.
Mi sono accorto che il terreno più bello per andare scalzi è camminare su un sentiero in salita. Non importa quale sia il fondo, se terra, sassi, pietre, o lastroni o scalini. Non fa differenza alcuna. Più è ripido meglio è. In salita l'appoggio è dolce, si acquista sensibilità. E' risaputo che la pianta del piede riproduce in un certo senso tutti gli organi del nostro corpo, chi sa di riflessologia plantare sa che ad ogni punto del piede corrisponde un organo. Su questo si basano le terapie della riflessologia e i famosi e costosi percorsi nell'acqua e sui ciottoli dei centri termali. In sostanza è come fare un massaggio naturale al piede, l'appoggiare dolcemente il piede imita il massaggio anche nel modo. E' particolarmente piacevole quando dopo aver attraversato o un freddo torrente di montagna oppure un tratto di neve si ritorna sul terreno più caldo. Sono sensazioni bellissime. Provare per credere.
Io continuo ad andare in montagna, regolarmente, almeno una volta alla settimana. Con i sandali, ma in cima ci arrivo scalzo. Fino ad ora la cima più alta è stata il Monte Vioz, a 3.644 metri, con gli ultimi 1300 metri di dislivello a piedi nudi. L'altro giorno l'ultima salita ai 3.480 metri della Hohewilde sulllo spartiacque fra Alto Adige e Austria. A volte però sono costretto a portare scarponi e ramponi da ghiaccio. L'unica cosa che non m'è riuscito è stato applicare i ramponi direttamente ai piedi nudi...
Questo è il modo con cui io intendo l'andare a piedi scalzi: nella natura, nella natura e ancora nella natura. Quando dà piacere, benessere, senza forzare, quando le condizioni naturali lo permettono.
Per me non ha senso andare sulle strade di città o sull'asfalto, alle stazioni, al bar, al negozio.
Dovrebbe essere un modo per sentirsi a contatto con la natura e con l'universo.
Non un modo per sentirsi "diversi" dagli altri, ma un modo per comprendere la diversità di ciascuno di noi.
Cordiali saluti.
Premetto che ho scoperto da poco e per caso questo sito, ho letto diversi messaggi.
Questo è il mio primo intervento, vorrei mettere a disposizione la mia esperienza, senza alcuna pretesa di insegnare qualcosa a qualcuno. Le miei riflessioni sono soltanto personali.
Io abito in un paese in mezzo alle montagne, ho sempre amato andare in montagna. Andare in montagna aveva sempre significato andare con un bel paio di pesanti scarponi. E questo è ciò che anch'io avevo sempre fatto.
Sono arrivato a liberarmi dai pesi ai piedi gradualmente, spinto anche da un'esigenza pratica e non voglio ritenere estraneo il ricordo ormai lontanissimo delle estati durante le quali ragazzino scorazzavo a piedi nudi per intere giornate nella campagna dei nonni. Ricordo in modo particolare che si camminava scalzi anche nei campi di grano appena mietuto, e non era infrequente che le stobbie incidessero a circolo la pianta dei piedi.
Qualche anno fà, appena andato in pensione, decisi di fare il Cammino di Santiago e come fanno in molti scelsi per primo il classico Cammino Francese, da St.Jean Pié-de-Port a Santiago. La preoccupazione principale era quella di salvaguardare i piedi, feci il cammino usando calzature tecniche tipo scarpa maratona, ma questo non evitò problemi (vesciche, dolori).
Forte dell'esperienza, l'anno successivo volli ritornare per altri Cammini, camminai per quasi tre mesi senza mai riposare. In quest'occasione alternai calzatura e sandali; e quando il terreno era più favorevole iniziai a camminare anche scalzo per buoni tratti di cammino. Devo confessare che non ero partito con l'idea di camminare scalzo e che l'idea m'era venuta dopo aver incontrato in Andalusia una giovane zingara e aver constatato come questa camminasse tranquillamente e con tutta naturalezza. Il risultato fu che i piedi non procurarono alcun problema, apprezzai il contatto diretto con la terra - non l'asfalto - In compenso dovetti abbandonare dopo quasi tre mesi il cammino in quanto un ginocchio andò letteralmente a ko e lì mi dovetti fermare.
Negli anni successivi cominciai a usare per le mie abituali escursioni solo sandali, andando a piedi scalzi per almeno un pò, quando il terreno è più favorevole.
Mi accorsi un pò alla volta che era possibile andare ovunque: prati, sentieri, bosco, in montagna, attraversare tratti di nevaio o ghiacciaio, torrenti, sassi, ghiaioni, vie ferrate.
Ho la fortuna di abitare circondato da montagne e di poter scegliere di andare solo con condizioni atmosferiche buone. Esco di casa e ho subito un sentiero per salire su una montagna. Condizione diversa da tanti che vivono in città e che ho visto sul forum.
Mi sono accorto che il terreno più bello per andare scalzi è camminare su un sentiero in salita. Non importa quale sia il fondo, se terra, sassi, pietre, o lastroni o scalini. Non fa differenza alcuna. Più è ripido meglio è. In salita l'appoggio è dolce, si acquista sensibilità. E' risaputo che la pianta del piede riproduce in un certo senso tutti gli organi del nostro corpo, chi sa di riflessologia plantare sa che ad ogni punto del piede corrisponde un organo. Su questo si basano le terapie della riflessologia e i famosi e costosi percorsi nell'acqua e sui ciottoli dei centri termali. In sostanza è come fare un massaggio naturale al piede, l'appoggiare dolcemente il piede imita il massaggio anche nel modo. E' particolarmente piacevole quando dopo aver attraversato o un freddo torrente di montagna oppure un tratto di neve si ritorna sul terreno più caldo. Sono sensazioni bellissime. Provare per credere.
Io continuo ad andare in montagna, regolarmente, almeno una volta alla settimana. Con i sandali, ma in cima ci arrivo scalzo. Fino ad ora la cima più alta è stata il Monte Vioz, a 3.644 metri, con gli ultimi 1300 metri di dislivello a piedi nudi. L'altro giorno l'ultima salita ai 3.480 metri della Hohewilde sulllo spartiacque fra Alto Adige e Austria. A volte però sono costretto a portare scarponi e ramponi da ghiaccio. L'unica cosa che non m'è riuscito è stato applicare i ramponi direttamente ai piedi nudi...
Questo è il modo con cui io intendo l'andare a piedi scalzi: nella natura, nella natura e ancora nella natura. Quando dà piacere, benessere, senza forzare, quando le condizioni naturali lo permettono.
Per me non ha senso andare sulle strade di città o sull'asfalto, alle stazioni, al bar, al negozio.
Dovrebbe essere un modo per sentirsi a contatto con la natura e con l'universo.
Non un modo per sentirsi "diversi" dagli altri, ma un modo per comprendere la diversità di ciascuno di noi.
Cordiali saluti.
vecchio scarpone- Numero di messaggi : 69
Data d'iscrizione : 28.08.11
Re: Camminare in libertà
Beh, se scrivi queste cose, fallo più spesso! Mi è molto piaciuta la tua descrizione dell'uscita in montagna ...
bfpaul
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Anche io convengo con bfpaul, la tua descrizione della camminata in montagna è molto bella.
L'altra settimana anch'io ho cammianto scalzo in un sentiero cosparso di aghi di pino nei pressi dove abito. La sensazione era molto piacevole e sembrava di camminare su un tappeto. Questi aghi facevano da isolante al terreno che in questo periodo e soprattutto al mattino ( erano le 9) è ancora molto umido e freddo.
bfpaul
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Anche io convengo con bfpaul, la tua descrizione della camminata in montagna è molto bella.
L'altra settimana anch'io ho cammianto scalzo in un sentiero cosparso di aghi di pino nei pressi dove abito. La sensazione era molto piacevole e sembrava di camminare su un tappeto. Questi aghi facevano da isolante al terreno che in questo periodo e soprattutto al mattino ( erano le 9) è ancora molto umido e freddo.
ALEBO- Numero di messaggi : 527
Data d'iscrizione : 26.01.09
Re: Camminare in libertà
Vecchio Scarpone senza scarponi,
grazie per la risposta e complimenti per le splendide immagini che ci hai offerto.
grazie per la risposta e complimenti per le splendide immagini che ci hai offerto.
Biagio- Numero di messaggi : 377
Data d'iscrizione : 19.10.10
Re: Camminare in libertà
Caro Vecchio Scarpone "dis-scarponato", ho letto le tue esperienze di camminata scalza in montagna e devo dire che sono così belle da farmi invidia visto che pure io sono un appassionato di montagna ma non ho mai provato (se non per brevi tratti oppure sui prati in cima) a camminare scalzo per i sentieri.
Per caso hai mai camminato scalzo durante una gita CAI organizzata dove tutti gli altri sono rigorosamente calzati? ^^
Per caso hai mai camminato scalzo durante una gita CAI organizzata dove tutti gli altri sono rigorosamente calzati? ^^
Spyro- Numero di messaggi : 799
Data d'iscrizione : 03.01.08
Re: Camminare in libertà
Riprendo sul tema del camminare in montagna scalzi, sollecitato un po' da Paul e anche dalla lettura di altre esperienze di amici sul camminare con il freddo.
Di quello che leggo vi sono cose che non condivido, ma io credo che tutte siano esperienze personali; è già difficile capire i perché dei nostri propri comportamenti individuali, a maggior ragione è ancora più difficile capire i comportamenti e le motivazione degli altri....e quindi azzardarsi a dar giudizi è per lo meno assai rischioso nonché presuntuoso.
Credo di averlo già detto, ma tutte le esperienze che desidero condividere sono personali, sensazioni che a volte è impossibile partecipare ad altre persone, che variano da momento a momento.
Ripercorrere in montagna un sentiero che si conosce a menadito dà ogni volta una sensazione diversa; la luce non è mai la stessa, gli odori non sono mai gli stessi, i rumori non sono mai gli stessi; noi non siamo mai gli stessi.
Ripercorrerlo, quando è possibile, anche solo un tratto a piedi nudi, aggiunge sensazioni tattili diverse; il contatto della pelle con il terreno in tutte le sue varietà è come se risvegliasse la memoria di sensazioni primordiali che la nostra specie ha dimenticato ormai da moltissimo tempo.
E' per questo che quando mi avvio da casa per una camminata sulla montagna parto sempre calzato (con i sandali) e non so quasi mai esattamente dove andrò a finire, ho un'idea, sì, ma poi se mi levo i sandali appena il sentiero si inerpica o no, lo lascio alle sensazioni del momento, non c'è niente di prestabilito...
Così due giorni fa', avevo solo voglia di andare e semplicemente camminare verso la cima di una delle montagne che circondano il mio paese. Era già dicembre, ma sembrava che quest'autunno straordinario non volesse finire mai. Le montagne si devono accontentare della nevicata dei primi di novembre, una buona nevicata per quel tempo, ma che ora ha resistito solo nei versanti dove il sole non arriva o arriva con i raggi sempre più obliqui.
Sono risalito lunghi i sentieri abituali, attraverso il bosco, pascoli e su fino ai 2,391 metri (così segna il GPS) del Sas de l'Anel, dove la particolare disposizione geografica consente una vista bellissima su un'infinità di cime, avendo con le spalle rivolte ad ovest il Passo del Tonale, la Presanella, tutto il gruppo delle Dolomiti di Brenta e a risalire in senso antiorario, ma lontani nello sfondo, la Cima d'Asta, le Pale di San Martino, la Marmolada, il Sassolungo, il Catinaccio, le Odle, poi su al confine con l'Austria il Gran Pilastro e a finire con le più vicine alla mia sinistra Giovaretto e Cime Sternai. Sono arrivato lassù scalzo dopo oltre mille metri di ascesa, il terreno è ormai ghiacciato e la temperatura fuori dal sole è ormai sempre sotto zero. In questo momento i piccoli rigagnoli di questa parte della montagna non hanno più acqua che scorre, solo ghiaccio. Non mi sono potuto bagnare i piedi, solo i sassi freddi ricoperti di brina. Un'esperienza nuova nell'attraversare in piano un lastrone di ghiaccio nei pressi dell'abbeveratoio di una malga a 2000 metri. Un lastrone liscio come un campo da pattinaggio tirato a lucido. Avevo paura di scivolare a cadere a terra. Invece, niente di tutto ciò, la pianta del piede aderiva fermamente alla superficie ghiacciata e i pochi passi mi lasciarono un'impressione mai provata prima. Più su prima di arrivare alla cima ho dovuto percorrere un centinaio di metri nella neve, lì il sole non arriva più, seguendo una traccia di cacciatori. La neve gelata scricchiola con il rumore tipico di quando la neve è secca e la temperatura è di almeno qualche grado sotto zero. In queste condizioni si può procedere solo per un breve tempo, i piedi rischiano di perdere completamente la sensibilità, ma la cima ormai era lì... e rivestito completamente e quasi imbacuccato da testa a piedi mi concedo una sosta ristoratrice. Mi guardo attorno con lentezza fino a dove spazia l'orizzonte. Nessun rumore, nemmeno il vento, solo il mio respiro che si sta calmando.
La croce in legno alle mie spalle, porta un Crocefisso stilizzato in filo di ferro, appeso vi è anche un nastro con delle piccole bandiere colorate riempite di scritture minute tipiche dei festoni che ornano gli Stupa Buddisti in Nepal. Penso che quassù ognuno può esprimere la sua religiosità come meglio crede...ma è possibile anche limitarsi alla meraviglia e allo stupore per le cose che ci circondano.
Rispondendo a Sypro, non mi è mai capitato, perché non partecipo alle escursioni organizzate (se non in casi eccezionali), solitamente sono con qualche amico, ma molto più spesso sono da solo.
Se intendevi dire trovarsi a salire scalzo in montagna su un sentiero frequentato, sì. Qualcuno mi ha chiesto se ero "quello che va in montagna scalzo", io non lo so, penso di non essere l'unico. Quest'estate stavo risalendo lungo una pietraia e un giovanotto incontrandomi se ne uscì con un "ecco il sogno della mia vita!"...al che gli risposi che era una cosa molto semplce, bastava levarsi le scarpe...
Non mi troverai scalzo nei bar, o alle stazioni o ai cessi.
Di quello che leggo vi sono cose che non condivido, ma io credo che tutte siano esperienze personali; è già difficile capire i perché dei nostri propri comportamenti individuali, a maggior ragione è ancora più difficile capire i comportamenti e le motivazione degli altri....e quindi azzardarsi a dar giudizi è per lo meno assai rischioso nonché presuntuoso.
Credo di averlo già detto, ma tutte le esperienze che desidero condividere sono personali, sensazioni che a volte è impossibile partecipare ad altre persone, che variano da momento a momento.
Ripercorrere in montagna un sentiero che si conosce a menadito dà ogni volta una sensazione diversa; la luce non è mai la stessa, gli odori non sono mai gli stessi, i rumori non sono mai gli stessi; noi non siamo mai gli stessi.
Ripercorrerlo, quando è possibile, anche solo un tratto a piedi nudi, aggiunge sensazioni tattili diverse; il contatto della pelle con il terreno in tutte le sue varietà è come se risvegliasse la memoria di sensazioni primordiali che la nostra specie ha dimenticato ormai da moltissimo tempo.
E' per questo che quando mi avvio da casa per una camminata sulla montagna parto sempre calzato (con i sandali) e non so quasi mai esattamente dove andrò a finire, ho un'idea, sì, ma poi se mi levo i sandali appena il sentiero si inerpica o no, lo lascio alle sensazioni del momento, non c'è niente di prestabilito...
Così due giorni fa', avevo solo voglia di andare e semplicemente camminare verso la cima di una delle montagne che circondano il mio paese. Era già dicembre, ma sembrava che quest'autunno straordinario non volesse finire mai. Le montagne si devono accontentare della nevicata dei primi di novembre, una buona nevicata per quel tempo, ma che ora ha resistito solo nei versanti dove il sole non arriva o arriva con i raggi sempre più obliqui.
Sono risalito lunghi i sentieri abituali, attraverso il bosco, pascoli e su fino ai 2,391 metri (così segna il GPS) del Sas de l'Anel, dove la particolare disposizione geografica consente una vista bellissima su un'infinità di cime, avendo con le spalle rivolte ad ovest il Passo del Tonale, la Presanella, tutto il gruppo delle Dolomiti di Brenta e a risalire in senso antiorario, ma lontani nello sfondo, la Cima d'Asta, le Pale di San Martino, la Marmolada, il Sassolungo, il Catinaccio, le Odle, poi su al confine con l'Austria il Gran Pilastro e a finire con le più vicine alla mia sinistra Giovaretto e Cime Sternai. Sono arrivato lassù scalzo dopo oltre mille metri di ascesa, il terreno è ormai ghiacciato e la temperatura fuori dal sole è ormai sempre sotto zero. In questo momento i piccoli rigagnoli di questa parte della montagna non hanno più acqua che scorre, solo ghiaccio. Non mi sono potuto bagnare i piedi, solo i sassi freddi ricoperti di brina. Un'esperienza nuova nell'attraversare in piano un lastrone di ghiaccio nei pressi dell'abbeveratoio di una malga a 2000 metri. Un lastrone liscio come un campo da pattinaggio tirato a lucido. Avevo paura di scivolare a cadere a terra. Invece, niente di tutto ciò, la pianta del piede aderiva fermamente alla superficie ghiacciata e i pochi passi mi lasciarono un'impressione mai provata prima. Più su prima di arrivare alla cima ho dovuto percorrere un centinaio di metri nella neve, lì il sole non arriva più, seguendo una traccia di cacciatori. La neve gelata scricchiola con il rumore tipico di quando la neve è secca e la temperatura è di almeno qualche grado sotto zero. In queste condizioni si può procedere solo per un breve tempo, i piedi rischiano di perdere completamente la sensibilità, ma la cima ormai era lì... e rivestito completamente e quasi imbacuccato da testa a piedi mi concedo una sosta ristoratrice. Mi guardo attorno con lentezza fino a dove spazia l'orizzonte. Nessun rumore, nemmeno il vento, solo il mio respiro che si sta calmando.
La croce in legno alle mie spalle, porta un Crocefisso stilizzato in filo di ferro, appeso vi è anche un nastro con delle piccole bandiere colorate riempite di scritture minute tipiche dei festoni che ornano gli Stupa Buddisti in Nepal. Penso che quassù ognuno può esprimere la sua religiosità come meglio crede...ma è possibile anche limitarsi alla meraviglia e allo stupore per le cose che ci circondano.
Rispondendo a Sypro, non mi è mai capitato, perché non partecipo alle escursioni organizzate (se non in casi eccezionali), solitamente sono con qualche amico, ma molto più spesso sono da solo.
Se intendevi dire trovarsi a salire scalzo in montagna su un sentiero frequentato, sì. Qualcuno mi ha chiesto se ero "quello che va in montagna scalzo", io non lo so, penso di non essere l'unico. Quest'estate stavo risalendo lungo una pietraia e un giovanotto incontrandomi se ne uscì con un "ecco il sogno della mia vita!"...al che gli risposi che era una cosa molto semplce, bastava levarsi le scarpe...
Non mi troverai scalzo nei bar, o alle stazioni o ai cessi.
vecchio scarpone- Numero di messaggi : 69
Data d'iscrizione : 28.08.11
Re: Camminare in libertà
Ti capisco.vecchio scarpone ha scritto:Quest'estate stavo risalendo lungo una pietraia e un giovanotto incontrandomi se ne uscì con un "ecco il sogno della mia vita!"...al che gli risposi che era una cosa molto semplce, bastava levarsi le scarpe...
Non mi troverai scalzo nei bar, o alle stazioni o ai cessi.
Io provo una sensazione tale di libertà a piedi nudi che andrei così anche in una discarica.
Ma ognuno si pone dei limiti che dovrebbero essere discussi, ma mai condannati a priori.
Il mondo scalzo è così vario che è difficile metterlo in un recinto: l'importante è restituire ai piedi il loro ruolo sensoriale.
Sono uno di quelli che, verosimilmente per insufficiente allenamento specifico, fa fatica a concepire la montagna senza gli scarponi, eppure, ogni giorno c'è qualcuno che mi da piacevolmente torto, tu per primo.
Vorrei che tu continuassi a deliziarci con racconti come questo, perché penso che tu riesca a farci un po' sognare.
lucignolo- Numero di messaggi : 2661
Età : 70
Data d'iscrizione : 02.01.08
rimedio della " nonna "
ho visto leggendo che qualche amico ogni tanto si trova alle prese con il problema delle spine che si infilano nella carne.
Non sono simpatiche, bisogna convenire. Ma un rimedio c'è, ed è tanto semplice quanto efficace. E' sufficiente cospargere la zona del piede interessata con della comune resina di conifera - io preferisco la resina di larice - coprire con una garza e lasciare il tempo necessario perché la resina faccia uscire la spina, anche due o tre giorni. Funziona perfettamente anche quando la parte si è indolenzita a causa di un inizio di infiammazione da pus. La resina non è difficile da procurare, si trova sui tronchi delle conifere in corrispondenza di qualche punto dove la corteccia ha subito una ferita. Non è necessario "spolpare" un'intera pianta per avere un po' di resina, né saccheggiatre una foresta di larici, bastano piccolissime quantità e la resina si può conservare a lungo in un vasetto di vetro.
Ho chiamato questo il rimedio della "nonna" perché è uno dei tanti piccoli segreti che le generazioni che ci hanno preceduto si trasmettevano, quando la vita era più semplice e dura, quando la gente, soprattutto nel mondo contadino e di montagna, doveva di necessità far virtù e arrangiarsi con il poco che c'era.
Questo non per rimpiangere quei tempi ma per trarne qualche insegnamento utile anche oggi, una maggior sintonia con la natura e i suoi ritmi.
Credo che tutti coloro che amano il camminare a piedi nudi a contatto con la natura non siano sordi a questo richiamo.
A proposito di spine in questo periodo mi trovo anch'io un po' sulle "spine". Qui in montagna si aspetta, comprensibilmente, la neve vera, un timido tentativo di ieri non ha fatto altro che colorare di bianco la montagna al di sopra dei mille metri, ma poca cosa. Ritornando alle cose antiche, mai come ora è valido il vecchio detto contadino "sotto la neve pane"; per le zone vocate al turismo invernale la neve è come il pane. I cannoni che sparano neve vanno bene, un po' meno gli elicotteri che portano la neve in alto; ma non c'è niente di meglio della neve che cade fitta dal cielo, spessa, a faldoni che ti ubriacano gli occhi. Dalle mie parti i più anziani ricordano ancora quando nel 1951 la gente usciva di casa scendendo direttamente dalle finestre del primo piano... ma quello fu anche un anno del tutto eccezionale. Di quell'anno non ricordo la "famosa" nevicata, ero troppo piccolo e abitavo allora nel fondovalle; ma ricordo ancora l'alluvione, quando nel pieno della notte venne dato l'allarme perché il torrente in piena stava minacciando il paese, non c'era la luce, noi bambini fatti scendere dalle case per andare in un posto sicuro, le ombre, il parlottare dei grandi, il piagnucolare dei più piccini, le mani delle mamme, e il rumore sordo del torrente a far da sottofondo.
Non sono simpatiche, bisogna convenire. Ma un rimedio c'è, ed è tanto semplice quanto efficace. E' sufficiente cospargere la zona del piede interessata con della comune resina di conifera - io preferisco la resina di larice - coprire con una garza e lasciare il tempo necessario perché la resina faccia uscire la spina, anche due o tre giorni. Funziona perfettamente anche quando la parte si è indolenzita a causa di un inizio di infiammazione da pus. La resina non è difficile da procurare, si trova sui tronchi delle conifere in corrispondenza di qualche punto dove la corteccia ha subito una ferita. Non è necessario "spolpare" un'intera pianta per avere un po' di resina, né saccheggiatre una foresta di larici, bastano piccolissime quantità e la resina si può conservare a lungo in un vasetto di vetro.
Ho chiamato questo il rimedio della "nonna" perché è uno dei tanti piccoli segreti che le generazioni che ci hanno preceduto si trasmettevano, quando la vita era più semplice e dura, quando la gente, soprattutto nel mondo contadino e di montagna, doveva di necessità far virtù e arrangiarsi con il poco che c'era.
Questo non per rimpiangere quei tempi ma per trarne qualche insegnamento utile anche oggi, una maggior sintonia con la natura e i suoi ritmi.
Credo che tutti coloro che amano il camminare a piedi nudi a contatto con la natura non siano sordi a questo richiamo.
A proposito di spine in questo periodo mi trovo anch'io un po' sulle "spine". Qui in montagna si aspetta, comprensibilmente, la neve vera, un timido tentativo di ieri non ha fatto altro che colorare di bianco la montagna al di sopra dei mille metri, ma poca cosa. Ritornando alle cose antiche, mai come ora è valido il vecchio detto contadino "sotto la neve pane"; per le zone vocate al turismo invernale la neve è come il pane. I cannoni che sparano neve vanno bene, un po' meno gli elicotteri che portano la neve in alto; ma non c'è niente di meglio della neve che cade fitta dal cielo, spessa, a faldoni che ti ubriacano gli occhi. Dalle mie parti i più anziani ricordano ancora quando nel 1951 la gente usciva di casa scendendo direttamente dalle finestre del primo piano... ma quello fu anche un anno del tutto eccezionale. Di quell'anno non ricordo la "famosa" nevicata, ero troppo piccolo e abitavo allora nel fondovalle; ma ricordo ancora l'alluvione, quando nel pieno della notte venne dato l'allarme perché il torrente in piena stava minacciando il paese, non c'era la luce, noi bambini fatti scendere dalle case per andare in un posto sicuro, le ombre, il parlottare dei grandi, il piagnucolare dei più piccini, le mani delle mamme, e il rumore sordo del torrente a far da sottofondo.
vecchio scarpone- Numero di messaggi : 69
Data d'iscrizione : 28.08.11
Re: Camminare in libertà
Il rimedio è interessante, ma forse un po' lento. Anche se non ci metti niente, la spina infine esce, ma devi sopportare il dolore acuto dell' infezione, che già può essere molto fastidioso il giorno dopo, specialmente se devi per forza mettere le scarpe. Personalmente preferisco intervenire subito e toglierla: il dolore passa immediatamente. Nel mio laboratorio di modellismo dispongo di lampada con lente di ingrandimento, aghi e pinzette .... e sono ancora sufficientemente snodato da riuscire a lavorare su qualunque punto della pianta dei miei piedi.
Elan- Numero di messaggi : 1087
Età : 72
Data d'iscrizione : 06.10.10
"A piedi nudi sulla terra" di Folco Terzani
mi permetto di segnalare agli amici del Forum il bel libro di Folco Terzani "A piedi nudi sulla terra" edito da Mondadori.
Il libro è appena uscito e l'autore è il figlio di Tiziano Terzani, il famoso giornalista e scrittore scomparso nel 2004.
Io lo ho trovato assai bello e interessante. Sono sicuro che anche i NatiScalzi lo potranno apprezzare.
Buona lettura ai volenterosi...
Il libro è appena uscito e l'autore è il figlio di Tiziano Terzani, il famoso giornalista e scrittore scomparso nel 2004.
Io lo ho trovato assai bello e interessante. Sono sicuro che anche i NatiScalzi lo potranno apprezzare.
Buona lettura ai volenterosi...
vecchio scarpone- Numero di messaggi : 69
Data d'iscrizione : 28.08.11
Re: Camminare in libertà
vecchio scarpone ha scritto:tutto il gruppo delle Dolomiti di Brenta e a risalire in senso antiorario, ma lontani nello sfondo, la Cima d'Asta, le Pale di San Martino, la Marmolada, il Sassolungo, il Catinaccio, le Odle, poi su al confine con l'Austria il Gran Pilastro e a finire con le più vicine alla mia sinistra Giovaretto e Cime Sternai.
Ma veramente mi vuoi far rosicare ?
Chissà quando mi ricapiterà di andare in Trentino.
Beato te
cyberteam- Numero di messaggi : 807
Data d'iscrizione : 16.04.09
Re: Camminare in libertà
Vecchio Scarpone, se la prossima primavera / estate vieni per caso a passeggiare sulle Alpi friulane fammi un fischio che mi aggrego. Ho sempre la voglia di provare a camminare sui sentieri senza scarponi.
Spyro- Numero di messaggi : 799
Età : 38
Data d'iscrizione : 03.01.08
Re: Camminare in libertà
ringrazio Spyro per il gentile invito. Non credo di passare dalle tue parti, anche se sicuramente le tue montagne, che non conosco, saranno bellisisme come, se lo vogliamo vedere, ogni posto è bello.
per andare a camminare su un sentiero di montagna non c'è bisogno di alcun maestro...basta andare...sempre che si senta il piacere, che va fatto in quel momento...vai tranquillo, fregatene se vai poco o tanto, se è un grado sopra o un grado sotto, se è bagnato o se è asciutto, se c'è gente che ti può vedero o non c'è nessuno; pensa che non devi dimostrare niente a nessuno.
se poi nell'andare senti che spogliarti degli scarponcini o dei sandali ti fa bene...cosa vuoi di più?
per andare a camminare su un sentiero di montagna non c'è bisogno di alcun maestro...basta andare...sempre che si senta il piacere, che va fatto in quel momento...vai tranquillo, fregatene se vai poco o tanto, se è un grado sopra o un grado sotto, se è bagnato o se è asciutto, se c'è gente che ti può vedero o non c'è nessuno; pensa che non devi dimostrare niente a nessuno.
se poi nell'andare senti che spogliarti degli scarponcini o dei sandali ti fa bene...cosa vuoi di più?
vecchio scarpone- Numero di messaggi : 69
Data d'iscrizione : 28.08.11
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