ho cambiato pelle
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ho cambiato pelle
La camminata scalzo sulla neve a -8 °C, per quanto brevissima (la più lung forse 30 minuti, ma poi ripetuta più volte anche nei giorni seguenti, perchè non resistevo alla tentazione) ha effettivamente avuto delle conseguenze, anche se non gravi. Mi ero accorto che tutte le dita, oltre ad essere diventate un po' ipersensibili (come per una scottatura), si sono poi gonfiate ed avvertivo la presenza di liquido sotto la pelle, come nelle vesciche, ma del tutto indolore. Il liquido si è riassorbito e la pelle secca, a distanza di 3 settimane a iniziato a lacerarsi, scoprendo al di sotto un nuovo strato di pelle morbida e perfetta.
Quindi, la neve a quella temperatura così bassa è riuscita ad "ustionare" la pelle delle dita dei piedi, anche se non è arrivata ad iniziare un congelamento degli arti stessi, mentre non ha prodotto alcun danno al piede in sè ... la causa, probabilmente, sta nel rapporto superficie/volume che nelle dita è molto sfavorevole, per cui le dita si raffreddano molto prima. In più non hanno la pelle ispesita come la pianta.
Quindi: ATTENZIONE alle temperature sottozero, se superano 1 o 2 gradi.
saluti
Quindi, la neve a quella temperatura così bassa è riuscita ad "ustionare" la pelle delle dita dei piedi, anche se non è arrivata ad iniziare un congelamento degli arti stessi, mentre non ha prodotto alcun danno al piede in sè ... la causa, probabilmente, sta nel rapporto superficie/volume che nelle dita è molto sfavorevole, per cui le dita si raffreddano molto prima. In più non hanno la pelle ispesita come la pianta.
Quindi: ATTENZIONE alle temperature sottozero, se superano 1 o 2 gradi.
saluti
Elan- Numero di messaggi : 1087
Età : 72
Data d'iscrizione : 06.10.10
Re: ho cambiato pelle
Ciao Elan,
grazie per questa segnalazione. Ti dirò che io evito di camminare a piedi nudi quando le temperature sono troppo basse. Come per esempio nel mese di Febbraio. In realtà ho provato a fare le mie camminate a piedi nudi con queste temperature così rigide, ma ho preferito desistere. La sensazione di dolore che provavo, mi ha fatto optare per riprendere le camminate a piedi nudi solo qualche settimana fa, con il rialzo delle temperature.
Chicco.
grazie per questa segnalazione. Ti dirò che io evito di camminare a piedi nudi quando le temperature sono troppo basse. Come per esempio nel mese di Febbraio. In realtà ho provato a fare le mie camminate a piedi nudi con queste temperature così rigide, ma ho preferito desistere. La sensazione di dolore che provavo, mi ha fatto optare per riprendere le camminate a piedi nudi solo qualche settimana fa, con il rialzo delle temperature.
Chicco.
ChiccoB- Numero di messaggi : 958
Età : 52
Data d'iscrizione : 05.09.08
Re: ho cambiato pelle
Caro Elan, ci fai preoccupare
Non credo che i piedi umani siano fatti per lavorare a -8 senza protezioni.
Chi ci riesce, come quell'olandese che fa le mezze maratone addirittura a -20, ha un metabolismo molto molto particolare.
Mica siamo orsi polari, ricordiamoci che veniamo dalla savana.
Io preferisco il caldo asciutto, anche se durante le recenti nevicate ho percorso diverse volte i pochi metri tra la legnaia e l'ingresso di casa.
cyberteam- Numero di messaggi : 807
Data d'iscrizione : 16.04.09
Re: ho cambiato pelle
Mah, al metabolismo molto diverso non ci credo molto. La resistenza sulla neve dipende da moltissimi fattori ... enumero quelli che mi vengono in mente:
- temperatura
- profondità della neve (è diverso camminarci sopra o camminarci dentro)
- durata della esposizione
- irrorazione sanguigna (il rischio aumenta da fermi)
- allenamento e spessore della pelle
- pulizia (meglio il piede ben sporco di fango o unto di grasso)
- dimensione del piede (i miei sono relativamente piccoli, 41 e magri)
Ricordiamo poi che l'acqua trasmette il calore molto più dell' aria (20 volte di più mi sembra), per cui se i piedi rimangono asciutti il problema è 20 volte minore ... infatti camminare sul' asfalto asciutto a -8 non mi ha dato alcun fastidio.
Un'ultima considerazione: diciamo sempre che finchè i piedi restano rosei o arrossati non ci sono problemi di congelamento incipiente ... i miei erano rossi come gamberi e credo di essere stato ben lontano dal rischio di congelamento, ma la pelle, nei punti più delicati, è stata come ustionata. Quindi il colore non è l'unico parametro da controllare.
- temperatura
- profondità della neve (è diverso camminarci sopra o camminarci dentro)
- durata della esposizione
- irrorazione sanguigna (il rischio aumenta da fermi)
- allenamento e spessore della pelle
- pulizia (meglio il piede ben sporco di fango o unto di grasso)
- dimensione del piede (i miei sono relativamente piccoli, 41 e magri)
Ricordiamo poi che l'acqua trasmette il calore molto più dell' aria (20 volte di più mi sembra), per cui se i piedi rimangono asciutti il problema è 20 volte minore ... infatti camminare sul' asfalto asciutto a -8 non mi ha dato alcun fastidio.
Un'ultima considerazione: diciamo sempre che finchè i piedi restano rosei o arrossati non ci sono problemi di congelamento incipiente ... i miei erano rossi come gamberi e credo di essere stato ben lontano dal rischio di congelamento, ma la pelle, nei punti più delicati, è stata come ustionata. Quindi il colore non è l'unico parametro da controllare.
Elan- Numero di messaggi : 1087
Età : 72
Data d'iscrizione : 06.10.10
Re: ho cambiato pelle
Ci sono piedi che reggono benissimo anche queste temperature, o che li reggevano (c'é molta letteratura su popolazioni americane scalze tutto l'inverno). Due o tre anni fa una trasmissione radio ricordava il fatto curioso di un pellegrino diretto a Santiago di Compostela scalzo in un inverno che ai Pirenei aveva creato ingorghi di camion incapaci di proseguire. Il poveretto venne "prelevato" dalla polizia contro il suo volere e portato in ospedale per accertamenti... che avevano concluso un tubo di niente e che i suoi piedi erano sani come pesci (polari)...Non credo che i piedi umani siano fatti per lavorare a -8 senza protezioni.
E' una questione di abitudine/allenamento, e noi non possediamo né l'uno né l'altro. Chiaramente stiamo in case riscaldate a oltre 20°C d'inverno. Sì che se anche stiamo scalzi in casa il pavimento è un po' più freddo, ma mica tanto (e poi riceve il calore dall'alloggio di sotto).
Poi non camminiamo scalzi al 100% tutto l'anno, quindi quando arriva l'inverno dobbiamo stare attenti, perché le nostre estremità non percepiscono bene il progressivo abbassamento delle temperature.
Ho sempre consigliato a tutti di fermarsi a -3°C max -5°, limitandosi in questi casi al massimo a 3-4 minuti di esposizione.
30 minuti a -8°C sono già parecchio fuori dai parametri normali.
Io cerco di "allenare" i miei piedoni a farsi il tratto casa-mezzo per andare in ufficio stando scalzi e quest'anno posso dire di averlo fatto al 95% dei giorni. Evitando quelli sotto i -5° e mettendo perfino i calzini (di cotone, eh?) quando si è scesi sotto i -10°C, cosa che al mattino era facile accadesse.
Ma non ho rinunciato alla passeggiatina scalza appena le temperature si sono rialzate ed anche a me è successo il problema lamentato da Elan: ad un solo ditino, per fortuna, quello corrispondente al medio destro.
Probabilmente ho camminato un po' troppo a lungo sulla neve rimasta ghiacciata dai giorni precedenti e che ha accumulato frigorie (è il contrario delle calorie) ben oltre l'effettiva temperatura dell'aria o delle zone di asfalto libero, così da trarmi in inganno.
Anche nel mio caso non è successo nulla. Niente sbiancamento delle dita, sempre rosee sintomo di buona irrorazione sanguigna e niente geloni in vista, ma evidentemente una piccola vescica un po' più profonda e invisibile dall'esterno che tuttavia mi faceva sentire il ditino come se fosse un palloncino rotondo. La cosa è passata in tre giorni senza problemi, ma ha suonato come campanello d'attenzione per evitare, nei giorni seguenti, una eccessiva esposizione alla neve, pur senza rinunciare alla passeggiatina mattutina.
Perciò ora anche Elan lo sa per esperienza, ma penso sia bene ricordarlo anche agli altri scalzipiedi.
Generalmente la regola può essere del tipo:
1- se nevica con temperature attorno lo Zero o -1°C, si può camminare scalzi anche abbastanza a lungo (con un po' di abitudine s'intende. Io che mi sono sempre allenato in questo arrivo anche a un'oretta)
2- se nevica e la neve resta polverosa, vuol dire che siamo sotto ai -3°C circa e anche meno. In questi casi la neve ha anche la tendenza ad "attacarsi" spesso al dorso del piede, contribuendo ad abbassare la temperatura. Non eccedere i 5-10 minuti.
3- con temperature inferiori ai -7-8°C è bene restare nelle scarpe o al massimo fare 4 passi e non molto di più.
Poi c'é la neve vecchia che si scioglie, siamo a marzo può capitare di trovarsi in montagna con giornate con la temperatura dell'aria attorno ai 18-20°C, quindi una temperatura confortevole per tutto il resto del corpo, mentre la neve è vicina al punto di fusione (0°C), la cosiddetta neve marcia o come la volete chiamare. In queste condizioni, in una bella giornata di sole io sono stato più di due ore e mezzo a spasso senza problemi (alternando ogni tanto un momentino di sosta in un punto senza neve o su una pietra sporgente).
Saluti innevati
Marco
Marco53- Numero di messaggi : 1116
Data d'iscrizione : 02.01.08
Re: ho cambiato pelle
Direi proprio che Marco53 ha fatto un'ottima disanima del problema.
Proprio bravo!
Quest'inverno ho battuto ogni record, camminando scalzo dopo il lavoro (quindi in serata inoltrata) e dopo la cena!!
Una bella felpa pesante con cappuccio (sopra un'altra felpa più leggera e maglia di lana), un paio di pantaloni di lana e via.
Magari sotto una fitta nevicata.
Folle?
Forse sì, ma altrettanto piacevole, quasi da orgasmo (nel senso di una cosa che ti lascia di buon umore per parecchi giorni).
Non raro lo scoprire, tornando a casa, che il termonetro segnava -6° C.
Mi sono chiesto se ero normale e....beh, la risposta già la conoscete.
Quindi si può, anzi, devo dire che preferisco andare scalzo d'inverno che d'estate, però dovete essere temprati come gli spartani.
Fastidio? Sì, quando la neve è morbida ed avvolge il dorso del piede, penetrando fra le dita dei piedi, ma il trucco c'è; in questo caso cerco superfici libere dalla gelida regina, un porticato di cinquanta metri, un pezzo di marciapiede coperto da un tetto, insomma, una pausa che consente ai piedi di eruttare il loro calore per reazione.
Dopo una ventina di minuti di caldo-freddo potreste andare al Polo Nord scalzi (ovviamente è una battuta).
Il problema più grande è rappresentato da una certa perdita di sensibilità, benigna finché le dita rimangono mobili e colorate, ma che crea qualche disguido, perché impedisce alcuni riflessi condizionati.
Ogni barefooter con una certa esperienza dovrebbe sapere che il suo scudo è una miscela di robustezza della suola, più la capacità di reagire alla velocità del fulmine quando si percepisce anche la più piccola puntura sotto i piedi nudi.
Ci si inarca involontariamente e si limitano i danni, lasciando fare alla pelle spessa il resto.
Ecco, sono all'inizio del tragitto e calpesto il suolo con una certa forza: percepisco un dolore acuto, ma il freddo mi anestetizza.
Continuo, mi tocco, mi pare di sentire qualcosa di ruvido, ma.....non so, cammino e non mi sembra una cosa grave.
A casa il calore erutta, c'è una macchiolina scura nella zona metatarsale.....forse una scheggia che se ne è uscita da sola.
No, dopo due giorni mi sembra di avere uno spillo in zona, non sempre, dipende dai movimenti.
O.K.
Luce radente per evidenziare eventuali luccichii (credetemi, novantanove volte su cento si tratta di un vetro) ed impugno una pinzetta con il terminale a ELLE datami dal dentista per ben altri scopi ........se lo sapesse!!
Ecco, una scheggina di vetro grande la metà di un chicco di riso.
Problema risolto senza nemmeno il minimo accenno di infezione.
Piccolo incidente, innocuo, da mettere sempre in conto se si cammina scalzi fuori casa; poteva capitarci alle dita delle mani facendo il fai da te.
Tutti limiti da superare.
Il freddo pone qualche barriera in più; state attenti e non sopravvalutatevi.
Ognuno ha dei confini ben precisi che non vanno assolutamente valicati.
E non sottovalutate il caldo: le peggiori vesciche le ho conquistate proprio nella stagione apparentemente più favorevole.
Ah, dimenticavo! Durante una delle mie uscite diurne, sotto i fiocchi di neve che cadevano, mi giro e che vedo? Un signore dietro la finestra con tanto di macchina fotografica puntata su di me!
Proprio bravo!
Quest'inverno ho battuto ogni record, camminando scalzo dopo il lavoro (quindi in serata inoltrata) e dopo la cena!!
Una bella felpa pesante con cappuccio (sopra un'altra felpa più leggera e maglia di lana), un paio di pantaloni di lana e via.
Magari sotto una fitta nevicata.
Folle?
Forse sì, ma altrettanto piacevole, quasi da orgasmo (nel senso di una cosa che ti lascia di buon umore per parecchi giorni).
Non raro lo scoprire, tornando a casa, che il termonetro segnava -6° C.
Mi sono chiesto se ero normale e....beh, la risposta già la conoscete.
Quindi si può, anzi, devo dire che preferisco andare scalzo d'inverno che d'estate, però dovete essere temprati come gli spartani.
Fastidio? Sì, quando la neve è morbida ed avvolge il dorso del piede, penetrando fra le dita dei piedi, ma il trucco c'è; in questo caso cerco superfici libere dalla gelida regina, un porticato di cinquanta metri, un pezzo di marciapiede coperto da un tetto, insomma, una pausa che consente ai piedi di eruttare il loro calore per reazione.
Dopo una ventina di minuti di caldo-freddo potreste andare al Polo Nord scalzi (ovviamente è una battuta).
Il problema più grande è rappresentato da una certa perdita di sensibilità, benigna finché le dita rimangono mobili e colorate, ma che crea qualche disguido, perché impedisce alcuni riflessi condizionati.
Ogni barefooter con una certa esperienza dovrebbe sapere che il suo scudo è una miscela di robustezza della suola, più la capacità di reagire alla velocità del fulmine quando si percepisce anche la più piccola puntura sotto i piedi nudi.
Ci si inarca involontariamente e si limitano i danni, lasciando fare alla pelle spessa il resto.
Ecco, sono all'inizio del tragitto e calpesto il suolo con una certa forza: percepisco un dolore acuto, ma il freddo mi anestetizza.
Continuo, mi tocco, mi pare di sentire qualcosa di ruvido, ma.....non so, cammino e non mi sembra una cosa grave.
A casa il calore erutta, c'è una macchiolina scura nella zona metatarsale.....forse una scheggia che se ne è uscita da sola.
No, dopo due giorni mi sembra di avere uno spillo in zona, non sempre, dipende dai movimenti.
O.K.
Luce radente per evidenziare eventuali luccichii (credetemi, novantanove volte su cento si tratta di un vetro) ed impugno una pinzetta con il terminale a ELLE datami dal dentista per ben altri scopi ........se lo sapesse!!
Ecco, una scheggina di vetro grande la metà di un chicco di riso.
Problema risolto senza nemmeno il minimo accenno di infezione.
Piccolo incidente, innocuo, da mettere sempre in conto se si cammina scalzi fuori casa; poteva capitarci alle dita delle mani facendo il fai da te.
Tutti limiti da superare.
Il freddo pone qualche barriera in più; state attenti e non sopravvalutatevi.
Ognuno ha dei confini ben precisi che non vanno assolutamente valicati.
E non sottovalutate il caldo: le peggiori vesciche le ho conquistate proprio nella stagione apparentemente più favorevole.
Ah, dimenticavo! Durante una delle mie uscite diurne, sotto i fiocchi di neve che cadevano, mi giro e che vedo? Un signore dietro la finestra con tanto di macchina fotografica puntata su di me!
lucignolo- Numero di messaggi : 2661
Età : 70
Data d'iscrizione : 02.01.08
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