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barefooting e spiritualità

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Messaggio  Robi Gio Ago 30 2018, 12:16

Senza urtare la sensibilità di alcuno, mi piacerebbe sentire le vostre opinioni sul tema perchè trovo che personalmente ci sia una connessione
Lungi dal voler avviare una disquisizione teologale, vi racconto i miei pensieri consapevole che tra voi possono esserci convinti credenti o atei radicali che similmente potranno aborrire quello che sto per scrivere

Le mie prime esperienze scalziste, randomiche e occasionali, sono iniziate "seriamente" 4 anni fa in vacanza, in coincidenza con un momento particolare della mia vita innescatosi durante una visita all'Abbazia di Sant'Antimo (Montalcino, Siena -per chi vuole qui [url=https://www.flickr.com/photos/robisalvati/albums/72157658322027486] ci sono alcune mie foto), quando di punto in bianco ho sentito di voler stare a piedi nudi su quelle antiche pietre e ho tolto le infradito girando la chiesa a piedi nudi mentre dagli altoparlanti si diffondevano canti gregoriani
Tralascio le emozioni e la lunga storia, che mi ha poi condotto fino a Santiago nel 2017, limitandomi a dirvi che da quel momento ho provato un richiamo ad una spiritualità che ancora oggi sento e che mi ha portato a visitare numerose abbazie, monasteri ed eremi alla ricerca di luoghi in cui riavvicinarmi ad un qualcosa che sentivo vicino
Premettendo che, come la maggior parte delle persone in italia, ho ricevuto una educazione cattolica, da cui mi sono distanziato volutamente e consapevolmente a vent'anni attraversando quindi fasi di agnosticismo, ateismo, per poi esplorare l'antroposofia e praticare il buddismo, capirete come sentire l'esigenza di tornare in chiesa, per di più ad un cristianesimo così basico come quello monastico, ha rappresentato per me un elemento di sorpresa, curiosità e interesse
Fino a quest'anno poi, non avevo coscientemente realizzato che da quel giorno a Sant'Antimo, nella maggior parte dei luoghi di cristianità cistercense o benedettina che abbiamo visitato, sono andato scalzo e che questo mi ha fatto sentire vicino, assorbire qualcosa da quelle pietre, esplicitare al contempo rispetto e sacrificio, dato un senso di compiutezza e pace
Quest'anno siamo andati in giro a visitare altri luoghi, con la differenza che ero consapevole di essere scalzo e questo ha innescato nel retrobottega dei miei pensieri una serie di considerazioni che sto cercando di materializzare in queste parole

In sostanza e per farla breve, sto capendo che per me andare scalzo come scelta di vita, con tutte le difficoltà e limiti di cui sono consapevole e di cui parliamo e si parla in altri thread, soddisfa sicuramente un senso di libertà, di rottura delle regole, di riappropriazione della mia individualità, di cura di me stesso, ma anche che una buona fetta è occupata da una spiritualità intrinseca, una sorta di francescanesimo moderno, un ritiro ad una dimensione meno materialista, una esplicitazione di un sacrificio (che sia perchè all'inizio è doloroso oppure perchè comunque essere notato, additato, commentato, è per me una cosa difficile da accettare) che devo fare per recuperare il mio sentirmi essere umano

fine dell'elucubrazione, ora fate di me quel che volete  Smile
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Messaggio  Appleseed Gio Ago 30 2018, 13:06

Robi ha scritto:Senza urtare la sensibilità di alcuno, mi piacerebbe sentire le vostre opinioni sul tema perchè trovo che personalmente ci sia una connessione
fine dell'elucubrazione, ora fate di me quel che volete  Smile

La dimensione spirituale del barefooting è inevitabilmente soggettiva e individuale, per questo come club non abbiamo mai insistito su questa tema (a volte l'abbiamo sfiorato ...: http://www.nati-scalzi.org/in-natura.html) che per qualcuno di noi può essere molto significativo.  
Un autore che ha sempre connesso la camminata scalza con la spiritualità è senz'altro Andrea Bianchi: nel suo ultimo libro il nesso è sempre più esplicito (http://andreabianchi.site/portfolio-view/con-la-terra-sotto-i-piedi-scheda).
Ma veniamo al personale. Da agnostico religioso (= agnostico non in quanto indifferente, ma in quanto consapevole di non poter conoscere; = religioso in quanto consapevole di non poter conoscere, ma intimamente convinto che dove non arrivano i sensi e la ragione ci sia altro) non posso onestamente dire che sia stata la ricerca spirituale ad avvicinarmi al barefooting, quanto piuttosto la necessità di soddisfare un desiderio di libertà inespresso. Con il passare degli anni, superato il brivido iniziale della trasgressione, sto apprezzando sempre di più la sensazione di "appartenenza" che l'appoggio immediato al terreno, sia esso naturale o il pavimento antico di una chiesa, porta con sé. E chissà che dove non si arriva con la testa non si possa arrivare con i piedi  Smile ...
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Messaggio  Ospite Gio Ago 30 2018, 13:49

Discussione interessantissssssima, peccato io non riesca a dedicarci il giusto tempo che meriterebbe.
Comunque, veramente in poche parole, da appassionato di astrofisica e vedendo l'Universo nella maniera riassunta un po' dallo scrittore Marco Pizzuti (vedi ad es. il suo libro "Evoluzione non autorizzata: dall'uomo 2.0 alla matrice universale della coscienza") ritengo che la mia fede "religiosa" è riposta in quell'Essere intelligente, organizzato e cosciente che è l'Universo.
(Resto a disposizione per approfondimenti verbali, magari passeggiando a piedi nudi)

Detto questo, posso affermare, a livello personale, che effettivamente anch'io quando cammino scalzo mi sento appartenere spiritualmente e completamente all'Universo che mi circonda.

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Messaggio  Robi Gio Ago 30 2018, 14:27

Appleseed ha scritto:
La dimensione spirituale del barefooting è inevitabilmente soggettiva e individuale, per questo come club non abbiamo mai insistito su questa tema (a volte l'abbiamo sfiorato ...: http://www.nati-scalzi.org/in-natura.html) che per qualcuno di noi può essere molto significativo.  
immaginando che fosse un argomento sensibile, come mi ha anche accennato Giuseppe quando ci siamo incontrati, ho cercato di essere lieve nel sottoporvelo, spero di esserci riuscito

Appleseed ha scritto:Un autore che ha sempre connesso la camminata scalza con la spiritualità è senz'altro Andrea Bianchi: nel suo ultimo libro il nesso è sempre più esplicito (http://andreabianchi.site/portfolio-view/con-la-terra-sotto-i-piedi-scheda).
ho visto il libro e a questo punto credo proprio che lo prenderò (magari andando a comprarlo scalzo alla Feltrinelli di Largo Argentina per "vendicare" Anto81 Very Happy )

Appleseed ha scritto:Ma veniamo al personale. Da agnostico religioso (= agnostico non in quanto indifferente, ma in quanto consapevole di non poter conoscere; = religioso in quanto consapevole di non poter conoscere, ma intimamente convinto che dove non arrivano i sensi e la ragione ci sia altro) non posso onestamente dire che sia stata la ricerca spirituale ad avvicinarmi al barefooting, quanto piuttosto la necessità di soddisfare un desiderio di libertà inespresso. Con il passare degli anni, superato il brivido iniziale della trasgressione, sto apprezzando sempre di più la sensazione di "appartenenza" che l'appoggio immediato al terreno, sia esso naturale o il pavimento antico di una chiesa, porta con sé.

grazie della condivisione Smile
non sono sicuro che il mio desiderio di spiritualità mi abbia portato al barefooting (come capisco si possa intendere invece dal mio post iniziale) o viceversa, so soltanto che le due cose sono state per me coeve in embrione (per inciso non credo all'esistenza delle coincidenze ma piuttosto nell'universo quantico -cfr Reality Transurfing di Vadim Zeland- anche se mi rendo conto che possa sembrare contraddittorio con quanto ho scritto sulla spiritualità di matrice cristiana ma per me le due cose sono assolutamente compatibili) e che "la ricerca di spiritualità" mi ha portato a Santiago, sono curioso di vedere dove mi porterà il barefooting

Appleseed ha scritto:E chissà che dove non si arriva con la testa non si possa arrivare con i piedi  Smile ...
appunto ... Very Happy
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Messaggio  Robi Gio Ago 30 2018, 14:29

Mau ha scritto:Discussione interessantissssssima, peccato io non riesca a dedicarci il giusto tempo che meriterebbe.
Mau io sono in questo momento avvantaggiato dall'avere pressochè nulla da fare in ufficio Smile

Mau ha scritto:
(Resto a disposizione per approfondimenti verbali, magari passeggiando a piedi nudi)
mettilo in lista per quando ci vediamo a Milano Very Happy

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Messaggio  Young_barefooter Gio Ago 30 2018, 14:49

Personalmente il mio andare scalzo ha basi ben poco spirituali o trascendentali.
Semplicemente mi piace perchè mi fa sentire comodo e libero. Per me è così fin da quando, alla tenera età di 4 anni, la mia nonna mi lasciava ogni tanto zampettare a piedi nudi nel campo dietro casa o una volta addirittura sul marciapiede di Milano davanti a casa sua.

Da allora questo desiderio di liberare i piedi dalla costrizione delle calzature, probabilmente innato, non mi ha più abbandonato.
Piano piano è cresciuto dandomi la forza, affrontando certo non poche difficoltà, di non perdere mai di vista l'obiettivo di uno stile di vita scalzo, obiettivo ora come ora credo per buona parte raggiunto (grazie anche, come già detto, alla pazienza e all'amicizia di vari altri soci del club dei Nati-scalzi!).

Tornando al discorso spirituale, purtroppo proprio in questo territorio mi scontro con alcuni dei compromessi che la vita in una società "scarpata" spesso impone. Per la precisione, frequentando infatti la parrocchia del mio paesello per la Messa domenicale, in quell'occasione sono ahimè costretto a indossare le calzature.
Apparentemente la questione è banale, ma in realtà questo è un compromesso raggiunto dopo frequenti momenti di scontro, anche molto acceso, con mia moglie (e indirettamente coi suoi familiari) riguardo il mio stare scalzo in pubblico. Essendo infatti lei (e la sua famiglia) molto conosciuti in paese e molto attivi in parrocchia, all'inizio l'imbarazzo sociale da me causato in loro di fronte a tanti conoscenti del paese gli dava assai da pensare.
Poco per volta hanno superato questo disagio (constatando che nessuno ha tolto il saluto a loro o a me per questo) fissando però alcuni "paletti", via via da me abbattuti, lasciando solamente in piedi l'ultimo, ovvero almeno indossare le calzature in occasione della Messa domenicale o delle funzioni religiose dei vari periodi dell'anno liturgico.

Mia moglie ci tiene e preferisco accontentarla perchè, a parte un po' di fastidio, non mi causa particolari problemi mettere le scarpe per un'ora o poco più alla settimana - considerato tra l'altro che quando sono al lavoro le scarpe le indosso per 8 ore tutti i giorni.
Per il resto mi lascia libero di andare scalzo ovunque, indipendentemente dalla stagione.
Solamente mi imbarazza molto il fatto che in chiesa la domenica tutti quanti mi fissino i piedi scarpati con perplessità e curiosità.
Peccato, perchè quando vado scalzo oramai nessuno ci fa più caso!

E qualcuno ritiene poi, erroneamente, che il mio sia un giusto segno di rispetto per il luogo sacro l'indossare calzature. Ogni volta mi spiace deluderli dicendo che indosso le scarpe solamente perchè mia moglie mi obbliga. E un po' offeso ricordo loro che Gesù Cristo non è di sicuro morto in croce con le scarpe, oppure che nelle varie raffigurazioni e dipinti sacri quasi tutti i personaggi siano scalzi. Infine racconto loro di un ceto S.Francesco d'Assisi oppure faccio notare che non siamo stati creati "a immagine e somiglianza di Dio" per vergognarci di alcune parti del nostro corpo al punto di doverle nascondere per non offendere il decoro del luogo sacro!
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Messaggio  Robi Gio Ago 30 2018, 15:03

young_barefooter ha scritto:Piano piano è cresciuto dandomi la forza, affrontando certo non poche difficoltà, di non perdere mai di vista l'obiettivo di uno stile di vita scalzo, obiettivo ora come ora credo per buona parte raggiunto (grazie anche, come già detto, alla pazienza e all'amicizia di vari altri soci del club dei Nati-scalzi!).
motivo di mia personale e bonaria invidia assoluta per dove sei riuscito ad arrivare  Very Happy ovvero parecchio lontano da dove sono io ora

young_barefooter ha scritto:Tornando al discorso spirituale, purtroppo proprio in questo territorio mi scontro con alcuni dei compromessi che la vita in una società "scarpata" spesso impone. Per la precisione, frequentando infatti la parrocchia del mio paesello per la Messa domenicale, in quell'occasione sono ahimè costretto a indossare le calzature.
Apparentemente la questione è banale, ma in realtà questo è un compromesso raggiunto dopo frequenti momenti di scontro, anche molto acceso, con mia moglie (e indirettamente coi suoi familiari) riguardo il mio stare scalzo in pubblico. Essendo infatti lei (e la sua famiglia) molto conosciuti in paese e molto attivi in parrocchia, all'inizio l'imbarazzo sociale da me causato in loro di fronte a tanti conoscenti del paese gli dava assai da pensare.
Poco per volta hanno superato questo disagio (constatando che nessuno ha tolto il saluto a loro o a me per questo) fissando però alcuni "paletti", via via da me abbattuti, lasciando solamente in piedi l'ultimo, ovvero almeno indossare le calzature in occasione della Messa domenicale o delle funzioni religiose dei vari periodi dell'anno liturgico.
Mia moglie ci tiene e preferisco accontentarla perchè, a parte un po' di fastidio, non mi causa particolari problemi mettere le scarpe per un'ora o poco più alla settimana - considerato tra l'altro che quando sono al lavoro le scarpe le indosso per 8 ore tutti i giorni.
Per il resto mi lascia libero di andare scalzo ovunque, indipendentemente dalla stagione.

non essendo un cattolico praticante (e per di più non avendo una moglie), non conosco questo tipo di situazione essendo la mia frequentazione di chiese limitata, come ho detto, a monasteri, eremi e abbazie, in cui c'è un diverso rapporto sia con il divino che con l'umano e dove i monaci certamente non si sorprendono, memori delle loro radici, e di massima anche i pellegrini vedono la cosa forse con stupore o curiosità ma le danno anche una appropriata connotazione (i.e. priva di critica o sarcasmo)

young_barefooter ha scritto:oppure faccio notare che non siamo stati creati "a immagine e somiglianza di Dio" per vergognarci di alcune parti del nostro corpo
io fermerei la frase qui, ma forse sarebbe troppo provocatoria ... Shocked
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Messaggio  Danyscalzo Gio Ago 30 2018, 17:03

Io vado scalzo, o cerco di andarci perché mi piace. Per me non ha nulla a che vedere con spiritualismo o altro.
Io mi definisco agnostico, ma quando le cose non vanno per il verso giusto, o non mi riesce un qualche cosa, divento subito credente, ma nominando l'Altissimo in maniera non proprio timorata...
La mia formazione tecnico-scientifica mi ha fatto appassionare alla fisica, con le varie teorie dell'Universo, Multiverso e del Tutto è determinato, ma Tutto è indeterminabile....insomma poco a che fare col girare scalzo....

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Messaggio  Giangiò Gio Ago 30 2018, 18:31

Vado scalzo e sono ateo.....

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Messaggio  GECO Gio Ago 30 2018, 20:16

Da ateo curioso ho fatto 200km del Cammino di Santiago di cui parecchi scalzo. Lì ho incontrato una signora canadese che ogni anno accompagna dei gruppi dal Canada e vive scalza. Lei è riuscita a fare tutti i 200km scalza essendo molto più allenata di me.
Sono stato anche in Irlanda al pellegrinaggio dell'ultima domenica di luglio a Croagh Patrick (circa 20.000 pellegrini in un giorno di cui almeno un centinaio scalzi su un percorso molto duro).
Sono stato a Medjugorje anche lì è normale trovare pellegrini scalzi che salgono la collina delle apparizioni e la montagna della croce.
Perché da ateo ho fatto questo? Per curiosità perché nonostante tutto cerco delle risposte e proprio per il gusto di andare scalzo con altri scalzi notando che più di una persona si muoveva su terreni difficili con facilità e ovviamente altri che lo facevano per fede nonostante la grande sofferenza.

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Messaggio  Anto81 Mar Set 04 2018, 17:24

Bell'intervento di Robi che tocca profondamente il mio vissuto: un giorno lontano, sotto la pioggia ed in pieno inverno, vidi un frate francescano giovanissimo bellamente scalzo... quella visione mi folgorò, non era solo una questione di piedi scalzi, c'era qualcosa sulla vita che dovevo capire. Da allora decisi che dovevo camminare scalzo anche fuori casa per toccare la vita veramente, ed infatti la mia vita è totalmente cambiata da quando cammino scalzo. Posso dire (per quanto riguarda me) che barefooting & spiritualità sono due cose abbastanza connesse, come anche barefooting & sessualità direi, sacro e profano?
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Messaggio  Robi Mar Set 04 2018, 20:13

Anto81 ha scritto:Bell'intervento di Robi che tocca profondamente il mio vissuto: un giorno lontano, sotto la pioggia ed in pieno inverno, vidi un frate francescano giovanissimo bellamente scalzo... quella visione mi folgorò, non era solo una questione di piedi scalzi, c'era qualcosa sulla vita che dovevo capire. Da allora decisi che dovevo camminare scalzo anche fuori casa per toccare la vita veramente, ed infatti la mia vita è totalmente cambiata da quando cammino scalzo. Posso dire (per quanto riguarda me) che barefooting & spiritualità sono due cose abbastanza connesse
comprendo e condivido Very Happy

Anto81 ha scritto:come anche barefooting & sessualità direi, sacro e profano?
a questo aspetto non avevo ancora pensato ...
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Messaggio  aldo1953 Mer Set 05 2018, 12:47

Personalmente sono agnostico e non collego l' andare scalzo ad altro se non il piacere di farlo, però....
Nel lontano 1998, diretti in Nepal facemmo uno stop over di 48 ore a Delhi e fu subito amore.
Dopo un paio di mesi eravamo già lì per una visita più strutturata. Classico giro del Rajasthan, lo stato dell' India più "turistico" e più adatto a una prima volta, anche se ora Il Kerala  rivaleggia per via dei centri di Ayurveda. Allora l' andare scalzo era solo un nascostissimo desiderio (il Club non era ancora arrivato).
La guida, che poi è diventato uno dei migliori amici al punto che le ultime volte a Delhi ci ha ospitati a casa sua, ci portò in un tempio per assistere a una puja cioè a una preghiera / meditazione che può essere privata o pubblica. Inevitabilmente entrammo scalzi, era forse la prima volta che lo facevo all' aperto (spiagge a parte). Quando iniziò la cerimonia ricordo ancora il crescendo di emozioni : i canti, i campanelli, il profumo di incenso.
Non so quanto durò il tutto ma ricordo che a un certo punto avvertii nettamente il contatto con la terra, anzi il legame mentre la mente si alzava come in una vertigine.
Forse da allora iniziò il vero desiderio di andare scalzo.
Ovvio che poi seguirono molti viaggi in India, ora da quanche tempo non posso più per tanti motivi contingenti e spero nel futuro, ma quelle sensazioni sono ancora vive e cerco nei limiti del possibile di ricrearle, ma alla base c' è sempre il contatto diretto con la Terra.

aldo1953

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Messaggio  Robi Mer Set 05 2018, 13:09

aldo1953 ha scritto:
Personalmente sono agnostico e non collego l' andare scalzo ad altro se non il piacere di farlo, però....
Nel lontano 1998, diretti in Nepal facemmo uno stop over di 48 ore a Delhi e fu subito amore.
Dopo un paio di mesi eravamo già lì per una visita più strutturata. Classico giro del Rajasthan, lo stato dell' India più "turistico" e più adatto a una prima volta, anche se ora Il Kerala  rivaleggia per via dei centri di Ayurveda. Allora l' andare scalzo era solo un nascostissimo desiderio (il Club non era ancora arrivato).
La guida, che poi è diventato uno dei migliori amici al punto che le ultime volte a Delhi ci ha ospitati a casa sua, ci portò in un tempio per assistere a una puja cioè a una preghiera / meditazione che può essere privata o pubblica. Inevitabilmente entrammo scalzi, era forse la prima volta che lo facevo all' aperto (spiagge a parte). Quando iniziò la cerimonia ricordo ancora il crescendo di emozioni : i canti, i campanelli, il profumo di incenso.
Non so quanto durò il tutto ma ricordo che a un certo punto avvertii nettamente il contatto con la terra, anzi il legame mentre la mente si alzava come in una vertigine.
Forse da allora iniziò il vero desiderio di andare scalzo.
Ovvio che poi seguirono molti viaggi in India, ora da quanche tempo non posso più per tanti motivi contingenti e spero nel futuro, ma quelle sensazioni sono ancora vive e cerco nei limiti del possibile di ricrearle, ma alla base c' è sempre il contatto diretto con la Terra.

Grazie Aldo, deve essere stata una bellissima esperienza (non sono mai stato in India ma ho praticato buddhismo e riesco ad avere un'idea)
personalmente penso che la spiritualità sia personale e individuale (infatti non ho parlato di religione ...) e che ognuno la possa trovare nel modo, tempo e luogo che più gli sono appropriati e, anche, non chiamarla in questo modo se non lo sente Very Happy
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Messaggio  Admin Dom Set 09 2018, 10:54

Robi ha scritto:
aldo1953 ha scritto:
Personalmente sono agnostico e non collego l' andare scalzo ad altro se non il piacere di farlo, però....
Nel lontano 1998, diretti in Nepal facemmo uno stop over di 48 ore a Delhi e fu subito amore.
Dopo un paio di mesi eravamo già lì per una visita più strutturata. Classico giro del Rajasthan, lo stato dell' India più "turistico" e più adatto a una prima volta, anche se ora Il Kerala  rivaleggia per via dei centri di Ayurveda. Allora l' andare scalzo era solo un nascostissimo desiderio (il Club non era ancora arrivato).
La guida, che poi è diventato uno dei migliori amici al punto che le ultime volte a Delhi ci ha ospitati a casa sua, ci portò in un tempio per assistere a una puja cioè a una preghiera / meditazione che può essere privata o pubblica. Inevitabilmente entrammo scalzi, era forse la prima volta che lo facevo all' aperto (spiagge a parte). Quando iniziò la cerimonia ricordo ancora il crescendo di emozioni : i canti, i campanelli, il profumo di incenso.
Non so quanto durò il tutto ma ricordo che a un certo punto avvertii nettamente il contatto con la terra, anzi il legame mentre la mente si alzava come in una vertigine.
Forse da allora iniziò il vero desiderio di andare scalzo.
Ovvio che poi seguirono molti viaggi in India, ora da quanche tempo non posso più per tanti motivi contingenti e spero nel futuro, ma quelle sensazioni sono ancora vive e cerco nei limiti del possibile di ricrearle, ma alla base c' è sempre il contatto diretto con la Terra.

Grazie Aldo, deve essere stata una bellissima esperienza (non sono mai stato in India ma ho praticato buddhismo e riesco ad avere un'idea)
personalmente penso che la spiritualità sia personale e individuale (infatti non ho parlato di religione ...) e che ognuno la possa trovare nel modo, tempo e luogo che più gli sono appropriati e, anche, non chiamarla in questo modo se non lo sente Very Happy

Attenzione
Il trhead che continua questo è stato spostato in  "A piede Libero. Chiacchiere in libertà"   perchè ormai abbondantemente OFF TOPIC.
Vi prego di continuare questa interessante discussione in quel thread.

Molte grazie.

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