La piccola fiammiferaia
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La piccola fiammiferaia
Di tante favole lette da bambino, un dettaglio di una di esse mi è rimasto impresso: la piccola fiammiferaia se ne stava al freddo a piedi nudi, perché era troppo povera per comprarsi delle scarpe (e con quel freddo, come i guanti, servivano!).
Il dettaglio era la frase che diceva che la pelle dei piedi, per il freddo, si era spaccata fino a sanguinare.
Poi, anche in altre fiabe nate nel periodo della "Piccola Era Glaciale" (1300-1850), quando faceva moooolto più freddo di adesso e i canali di Venezia d'inverno ghiacciavano, ho trovato frasi simili.
Anni dopo, da scalzista, ho scoperto che il freddo oppure le polveri sottili (o entrambe se vivete in città inquinate in inverno) seccano e screpolano la pelle, creando dei tagli, soprattutto sul tallone, che camminando tendono, per tensione meccanica, ad approfondirsi.
Ecco i piedini sanguinanti della piccola fiammiferaia!
Per fortuna noi, anche in momenti di crisi economica, abbiamo più soldini della sfortunata bambina e possiamo comprarci dei rimedi: creme idratanti, burro di caritè, la crema alla canapa della Contessa, quella specifica (nata per signore alla moda che portano sandali senza calze d'inverno) per talloni screpolati del Dr. Sholl's.
Più o meno sono tutte efficaci, ma non dobbiamo dimenticare una cosa: il climi freddi e/o inquinati (insomma, casa mia, adesso), la "manutenzione" deve essere costante.
Non dico tutti i giorni (ma qualcuno potrebbe averne bisogno), ma almeno una volta alla settimana bisogna farla, altrimenti, se i maledetti taglietti diventano profondi, sono cavoli amari.
Più di una volta, per evitare che si approfondissero troppo, ho dovuto proteggerli con un po' di Attak (solita procedura: acqua ossigenata, cerotto liquido, Attak). E ugualmente ci sono voluti mesi per farli scomparire del tutto.
Meglio una manutenzione costante.
Il dettaglio era la frase che diceva che la pelle dei piedi, per il freddo, si era spaccata fino a sanguinare.
Poi, anche in altre fiabe nate nel periodo della "Piccola Era Glaciale" (1300-1850), quando faceva moooolto più freddo di adesso e i canali di Venezia d'inverno ghiacciavano, ho trovato frasi simili.
Anni dopo, da scalzista, ho scoperto che il freddo oppure le polveri sottili (o entrambe se vivete in città inquinate in inverno) seccano e screpolano la pelle, creando dei tagli, soprattutto sul tallone, che camminando tendono, per tensione meccanica, ad approfondirsi.
Ecco i piedini sanguinanti della piccola fiammiferaia!
Per fortuna noi, anche in momenti di crisi economica, abbiamo più soldini della sfortunata bambina e possiamo comprarci dei rimedi: creme idratanti, burro di caritè, la crema alla canapa della Contessa, quella specifica (nata per signore alla moda che portano sandali senza calze d'inverno) per talloni screpolati del Dr. Sholl's.
Più o meno sono tutte efficaci, ma non dobbiamo dimenticare una cosa: il climi freddi e/o inquinati (insomma, casa mia, adesso), la "manutenzione" deve essere costante.
Non dico tutti i giorni (ma qualcuno potrebbe averne bisogno), ma almeno una volta alla settimana bisogna farla, altrimenti, se i maledetti taglietti diventano profondi, sono cavoli amari.
Più di una volta, per evitare che si approfondissero troppo, ho dovuto proteggerli con un po' di Attak (solita procedura: acqua ossigenata, cerotto liquido, Attak). E ugualmente ci sono voluti mesi per farli scomparire del tutto.
Meglio una manutenzione costante.
Rei- Numero di messaggi : 2678
Data d'iscrizione : 03.01.08
Enzo- Numero di messaggi : 579
Data d'iscrizione : 27.12.07
Re: La piccola fiammiferaia
Non credo sia del tutto OT. La storia recente è ancora piena di ragazzi che almeno nella metà del secolo scorso, d'inverno non portavano scarpe, come il piccolo figlio di minatore americano della foto che accludo e spero si veda perché è la prima volta che ci provo a metterla.
Ho letto da qualche parte su internet anche la storia di due ragazzi gemelli, sempre americani, che andavano a scuola percorrendo scalzi tutto il tragitto anche d'inverno nella neve alta e si parla di due miglia (3,2 Km) di percorso all'andata e altrettanti al ritorno. Il che vuol dire almeno 50 minuti di cammino in full immersion nel gelo (forse anche di più considerando le gambe più corte dei ragazzi e la maggior lentezza del camminare nella neve). Ma non si parla di geloni, né tanto meno di malattie o di morte precoce da assideramento. Sono cresciuti hanno avuto famiglia e via discorrendo.
Può anche darsi che si siano screpolati i talloni e all'epoca chi poteva permettersi delle creme neanche poi tanto sofisticate come quelle specifiche di oggi... Certo i geloni sono un altro fastidio.
Credo di essermene procurati un paio agli albori della mia carriera scalzista, moltissimi anni fa, quando i miei piedi non erano allenati e non sapevo di strafare. Li avevo curati semplicemente bucandoli per espellere il liquido (sono come le vesciche) e lavando sovente con acqua ossigenata. Ma ne ho tratto una buona lezione e oggi, grazie all'allenamento e a quella lezione, posso stare abbastanza a lungo anche nella neve in determinate condizioni.
I due gemelli, rispetto alla fiammiferaia avevano l'indubbio vantaggio di uscire da una casa, magari di legno e con un minimo di riscaldamento, per finire in una scuola che probabilmente era anch'essa di legno e con un minimo di riscaldamento. Noi anche abbiamo queste opportunità, perciò i nostri piedi non saranno mai sottoposti a stress da freddo eccessivo. A nessuno di noi viene in mente di andare avanti scalzi a oltranza quando si può tranquillamente infilare un paio di scarpe e di calze, no?
Però possiamo sperimentare la neve e sentirla anche con questa nostra parte del corpo solitamente rinchiusa in calzettoni spessi e scarponi invernali (nel mio caso leggeri mocassini comunque).
Saluti sottozero
Marco
Marco53- Numero di messaggi : 1116
Data d'iscrizione : 02.01.08
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