Le vacanze... dei miei piedi
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Le vacanze... dei miei piedi
Quest’estate anche loro, poveretti, avevano bisogno di un po’ di svago, dopo un anno rinchiusi nelle scarpe da mattina alla sera in ufficio e con solo qualche ora d’aria la sera e nel fine settimana.
– Ho attraversato il Paese da un capo all’altro guidando sempre con i piedi liberi. Restare rinchiusi in quattro lamiere per ore ed ore lungo l’A1 e poi la SA-RC è tutt’altro che avvincente, ma evitando almeno l’ ulteriore supplizio delle calzature si sopporta la penitenza un po’ meglio.
Ho avuto anche parecchie discussioni con conoscenti e parenti perché tutti sono convinti che sia proibito guidare senza scarpe: <<Se ti becca la Stradale…>>. Io ho replicato convinto che dopo la riforma del Codice della Strada non ci sono più riferimenti alle calzature (ma sotto sotto qualche dubbio ce l’ho anch’io…)
- Le lastre tiepide e levigatissime delle vie di Pompei antica sono una vera goduria (se capitate da quelle parti non perdetevi l’esperienza) ma di questo ho già parlato
– Gli orti della campagna vesuviana sono di una terra molto particolare: ghiaietta e polvere grigia di origine vulcanica; tutta un’altra consistenza dall’argilla dura o appiccicosa del Piemonte. Qui il terreno sabbioso è sempre relativamente soffice e anche dopo la pioggia ben drenato. Adoro la terra, le sue tante varietà, la vita invisibile che accoglie…
– Sono diventato un corruttore di giovani: i parenti da cui sono stato ospite mi rimproveravano (bonariamente) perché da quando c’ero io non c’era più modo di far mettere le ciabatte ai figli.
- Le mie vacanze nel profondo sud sono proseguite sul (bellissimo) Mar Ionio in un villaggio turistico. (Non che sia il massimo delle mie aspirazioni, ma non vivendo soli bisogna imparare ad essere un po’ tolleranti e flessibili). Arrivato al villaggio immaginate la mia sorpresa nel non vedere una sola persona senza scarpe. Nemmeno una! A parte la spiaggia e la piscina, tutti calzati e molti perfino con scarpe chiuse, come in città. In pratica ero l’unico “a piede libero”. Che gente strana si incontra!
– Ancora una volta mi torna spontanea l’analogia con la bicicletta: il caldo eccessivo della bella stagione non è il massimo per nessuna delle due attività. Parecchie volte sono stato in spiaggia senza portarmi le infradito, ma ho dovuto usare tutte le possibili accortezze per evitare di finire come la carne alla brace!
- Un mattino presto ho deciso di mettere alla prova il mio fiato, così ho fatto una mezz’ora di footing. Il luogo collinare, il silenzio, l’aria fresca dell’alba e il verde rendevano il contesto molto piacevole, ma purtroppo tre quarti del percorso erano su un asfalto molto vecchio con una superficie asprissima, con sassolini acuminati che sporgevano dal bitume. Per fortuna ad ogni giro c’erano anche duecento metri di fresco prato bagnato dall’irrigazione notturna e in parte coperto di aghi di pino: una vera delizia! Il finale nella piscina deserta all’alba poi è stato sublime. Solo che… più tardi mi sono accorto di avere parecchie bolle alle dita dei piedi, così la mia bella esperienza non ha più avuto seguito nei giorni successivi.
– Mi foro le bolle o non mi foro le bolle? Alla fine sono uscito dalla situazione amletica prendendomi un giorno di riposo zoppicante e lasciandole sgonfiare da sole per evitare di aprire una breccia di Porta Pia a polvere e microbi, col rischio di un’infezione e un “fermo macchina” più lungo. In effetti due mattine dopo i piedi erano già di nuovo "funzionanti", così mi sono fatto tutta la strada di ritorno dalla spiaggia sull’asfalto (migliore del precedente) fino al paese e poi su fino al villaggio, oltre un km senza problemi per i miei due convalescenti.
- Una signora del posto mi ha raccontato con una punta di nostalgia che suo nonno camminava scalzo sempre e dappertutto. Penso che è un vero peccato aver perso l'appuntamento con l'ultima generazione non ancora afflitta da "paranoie"!
– Ho attraversato il Paese da un capo all’altro guidando sempre con i piedi liberi. Restare rinchiusi in quattro lamiere per ore ed ore lungo l’A1 e poi la SA-RC è tutt’altro che avvincente, ma evitando almeno l’ ulteriore supplizio delle calzature si sopporta la penitenza un po’ meglio.
Ho avuto anche parecchie discussioni con conoscenti e parenti perché tutti sono convinti che sia proibito guidare senza scarpe: <<Se ti becca la Stradale…>>. Io ho replicato convinto che dopo la riforma del Codice della Strada non ci sono più riferimenti alle calzature (ma sotto sotto qualche dubbio ce l’ho anch’io…)
- Le lastre tiepide e levigatissime delle vie di Pompei antica sono una vera goduria (se capitate da quelle parti non perdetevi l’esperienza) ma di questo ho già parlato
– Gli orti della campagna vesuviana sono di una terra molto particolare: ghiaietta e polvere grigia di origine vulcanica; tutta un’altra consistenza dall’argilla dura o appiccicosa del Piemonte. Qui il terreno sabbioso è sempre relativamente soffice e anche dopo la pioggia ben drenato. Adoro la terra, le sue tante varietà, la vita invisibile che accoglie…
– Sono diventato un corruttore di giovani: i parenti da cui sono stato ospite mi rimproveravano (bonariamente) perché da quando c’ero io non c’era più modo di far mettere le ciabatte ai figli.
- Le mie vacanze nel profondo sud sono proseguite sul (bellissimo) Mar Ionio in un villaggio turistico. (Non che sia il massimo delle mie aspirazioni, ma non vivendo soli bisogna imparare ad essere un po’ tolleranti e flessibili). Arrivato al villaggio immaginate la mia sorpresa nel non vedere una sola persona senza scarpe. Nemmeno una! A parte la spiaggia e la piscina, tutti calzati e molti perfino con scarpe chiuse, come in città. In pratica ero l’unico “a piede libero”. Che gente strana si incontra!
– Ancora una volta mi torna spontanea l’analogia con la bicicletta: il caldo eccessivo della bella stagione non è il massimo per nessuna delle due attività. Parecchie volte sono stato in spiaggia senza portarmi le infradito, ma ho dovuto usare tutte le possibili accortezze per evitare di finire come la carne alla brace!
- Un mattino presto ho deciso di mettere alla prova il mio fiato, così ho fatto una mezz’ora di footing. Il luogo collinare, il silenzio, l’aria fresca dell’alba e il verde rendevano il contesto molto piacevole, ma purtroppo tre quarti del percorso erano su un asfalto molto vecchio con una superficie asprissima, con sassolini acuminati che sporgevano dal bitume. Per fortuna ad ogni giro c’erano anche duecento metri di fresco prato bagnato dall’irrigazione notturna e in parte coperto di aghi di pino: una vera delizia! Il finale nella piscina deserta all’alba poi è stato sublime. Solo che… più tardi mi sono accorto di avere parecchie bolle alle dita dei piedi, così la mia bella esperienza non ha più avuto seguito nei giorni successivi.
– Mi foro le bolle o non mi foro le bolle? Alla fine sono uscito dalla situazione amletica prendendomi un giorno di riposo zoppicante e lasciandole sgonfiare da sole per evitare di aprire una breccia di Porta Pia a polvere e microbi, col rischio di un’infezione e un “fermo macchina” più lungo. In effetti due mattine dopo i piedi erano già di nuovo "funzionanti", così mi sono fatto tutta la strada di ritorno dalla spiaggia sull’asfalto (migliore del precedente) fino al paese e poi su fino al villaggio, oltre un km senza problemi per i miei due convalescenti.
- Una signora del posto mi ha raccontato con una punta di nostalgia che suo nonno camminava scalzo sempre e dappertutto. Penso che è un vero peccato aver perso l'appuntamento con l'ultima generazione non ancora afflitta da "paranoie"!
Biagio- Numero di messaggi : 369
Data d'iscrizione : 19.10.10
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