Bilancio di fine stagione parte II° in attesa della prossima
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Bilancio di fine stagione parte II° in attesa della prossima
A distanza di troppo tempo, saranno due mesi – chissà?, provo a completare il mio personalissimo bilancio della passata estate. So che è un “po’” tardivo, però condividere i tanti progressi che penso di aver fatto, può servire da sprone per chi oggi si possa trovare in una situazione come la mia di qualche tempo fa, oltre ad essere per me una soddisfazione ripercorrere i miei passi, scalzi ovviamente!
Se non ricordo male, eravamo rimasti a fine giugno, intorno alla metà di luglio ho passato due notti a Roma, dove, a parte le prime ore, quando non era il caso, sono stato quasi sempre scalzo, compresa la metro, gli autobus di linea, l’altare della patria. Non però al ristorante giapponese e ad un concerto al Parco della Musica, dove mi è mancato il coraggio.
Ho poi continuato ad andare scalzo, sempre, nella località di mare che frequentavo di tanto in tanto, come se il fatto che mi trovassi a qualche centinaio di metri dalla spiaggia mi autorizzasse a girare a piedi nudi come al mare, ma, forse, è proprio così!
Come non citare anche la passeggiata in un paesino delle Marche al confine, quando ho parcheggiato la macchina insieme ai sandali che già non indossavo, e mi sono avventurato con la mia metà, scalzo, per il centro ed il lungomare. Stranamente elegante per i miei standard, ma prevedendo quello che avrei fatto, ho voluto mettermi qualcosa di non balneare. Devo aggiungere che, il fatto che non avessi con me i sandali o comunque un paio di calzature, non è stato valutato positivamente, inizialmente, dalla mia compagna, che lo riteneva un’esagerazione inutile. Il ragionamento, che probabilmente non fa una piega, era questo: bene, se vuoi vai scalzo, però in qualsiasi evenienza – ferita o semplicemente necessità di calzarsi – hai la possibilità di farlo, così non l’hai. Ripeto, mi pare logico, però il piacere di andare “senza rete” di protezione, dove lo mettiamo? La sfida dell’essere scalzo fino a che non si torna alla macchina (lontana più di quaranta minuti a piedi), e la sensazione – ahimé breve – di essere veramente a piedi nudi senza nessuna mediazione, è anch’essa un piacere come lo stesso girare scalzi.
Detto di questa passeggiata sicuramente unica, e del piacere “perverso” nell’aver incontrata una conoscente che mi aveva già visto in passato scalzo in un negozio del posto di mare da me frequentato e che mi ha salutato con gli occhi sgranati – scalzo e senza neanche i sandali in mano o nascosti in qualche zaino o sacca, mi rimangono ancora due episodi da raccontare brevemente. Il primo è l’aver aiutato “a far i pomodori”, cioè il rito della preparazione della conserva di pomodoro per l’inverno, nel garage del condominio dove vivono i miei suoceri, scalzo. Devo ammettere però che mi è mancato il coraggio di presentarmi sin da subito scalzo. Infatti, era mia intenzione per la seconda giornata di lavori, presentarmi immediatamente a piedi nudi, lasciando gli zoccoli in macchina, ma non ce l’ho fatta e, quindi, sono andato con gli zoccoli ai piedi per togliermeli poi dopo una mezz’ora. Bello il commento di mio nipote che, alle osservazioni della madre che lo zio andava scalzo, ha risposto con la semplicità di chi ha otto anni, “Va sempre scalzo lo zio !”…magari…
Dulcis in fundo, la giornata del 14 di agosto: complice la partenza per il fine settimana di ferragosto, nel pomeriggio sono tornato a casa, per un lungo tratto, scalzo, e sto parlando del luogo dove vivo. Ammetto che son passato per le strade laterali evitando il corso principale, comunque sia non avrei mai pensato di fare una cosa del genere. Contento del ben fatto e, soprattutto, non avendo alcuna voglia di girare con i sandali, il tardo pomeriggio sempre scalzo, io e la mia compagna, siamo andati a visitare una mostra di De Chirico in un paesino nelle vicinanze. Questa volta, però con i sandali in mano, sono sceso dalla macchina, ci siamo fatti un giro per il piccolo borgo – con una paura non da poco di incontrare qualcuno che conoscessi – e poi siamo entrati nel palazzo che ospitava la piccola mostra temporanea, vista, seppur rapidamente, scalzo e senza, mi pare, alcun commento da parte dei ragazzi che fungevano da guardiani. Tornato in città, per completare la giornata, sono uscito di casa sempre “nature” per andare a comprare una pizza, anche se a metà corso, sì questa volta ci sono passato ma era praticamente deserto, mi sono infilato i sandali che mi sono poi di nuovo tolto per fare un ultimo tratto al ritorno.
Insomma, scusate la lunghezza, però volevo, anche se in ritardo, condividere con voi quella che ritengo sia stata un’ottima estate dal punto di vista delle occasioni sfruttate e dei piccoli passi, scalzi, fatti in avanti. Sicuramente l’estate precedente, per tanti motivi diversi, non mi ero esposto tanto, però credo che i progressi fatti non siano acquisiti mai definitivamente e penso che, rispetto al futuro, non sia sbagliato partire con l’umiltà di chi non dà per scontato l’essere capaci di nuovo di sfidare se stessi ed i propri – conseguenti a volte degli altrui – limiti mentali.
Io, spero di farcela nuovamente, la voglia è tanta forse anche troppa se pensiamo che sto scrivendo queste righe nel bel mezzo di un’ondata di freddo fenomenale, ma vedremo con l’approssimarsi di aprile e maggio.
Non nascondo però che, a volte, il desiderio di essere anonimi in un posto dove non ti considera nessuno è spesso grande, e non solo per poter risparmiare sulle scarpe!
Se non ricordo male, eravamo rimasti a fine giugno, intorno alla metà di luglio ho passato due notti a Roma, dove, a parte le prime ore, quando non era il caso, sono stato quasi sempre scalzo, compresa la metro, gli autobus di linea, l’altare della patria. Non però al ristorante giapponese e ad un concerto al Parco della Musica, dove mi è mancato il coraggio.
Ho poi continuato ad andare scalzo, sempre, nella località di mare che frequentavo di tanto in tanto, come se il fatto che mi trovassi a qualche centinaio di metri dalla spiaggia mi autorizzasse a girare a piedi nudi come al mare, ma, forse, è proprio così!
Come non citare anche la passeggiata in un paesino delle Marche al confine, quando ho parcheggiato la macchina insieme ai sandali che già non indossavo, e mi sono avventurato con la mia metà, scalzo, per il centro ed il lungomare. Stranamente elegante per i miei standard, ma prevedendo quello che avrei fatto, ho voluto mettermi qualcosa di non balneare. Devo aggiungere che, il fatto che non avessi con me i sandali o comunque un paio di calzature, non è stato valutato positivamente, inizialmente, dalla mia compagna, che lo riteneva un’esagerazione inutile. Il ragionamento, che probabilmente non fa una piega, era questo: bene, se vuoi vai scalzo, però in qualsiasi evenienza – ferita o semplicemente necessità di calzarsi – hai la possibilità di farlo, così non l’hai. Ripeto, mi pare logico, però il piacere di andare “senza rete” di protezione, dove lo mettiamo? La sfida dell’essere scalzo fino a che non si torna alla macchina (lontana più di quaranta minuti a piedi), e la sensazione – ahimé breve – di essere veramente a piedi nudi senza nessuna mediazione, è anch’essa un piacere come lo stesso girare scalzi.
Detto di questa passeggiata sicuramente unica, e del piacere “perverso” nell’aver incontrata una conoscente che mi aveva già visto in passato scalzo in un negozio del posto di mare da me frequentato e che mi ha salutato con gli occhi sgranati – scalzo e senza neanche i sandali in mano o nascosti in qualche zaino o sacca, mi rimangono ancora due episodi da raccontare brevemente. Il primo è l’aver aiutato “a far i pomodori”, cioè il rito della preparazione della conserva di pomodoro per l’inverno, nel garage del condominio dove vivono i miei suoceri, scalzo. Devo ammettere però che mi è mancato il coraggio di presentarmi sin da subito scalzo. Infatti, era mia intenzione per la seconda giornata di lavori, presentarmi immediatamente a piedi nudi, lasciando gli zoccoli in macchina, ma non ce l’ho fatta e, quindi, sono andato con gli zoccoli ai piedi per togliermeli poi dopo una mezz’ora. Bello il commento di mio nipote che, alle osservazioni della madre che lo zio andava scalzo, ha risposto con la semplicità di chi ha otto anni, “Va sempre scalzo lo zio !”…magari…
Dulcis in fundo, la giornata del 14 di agosto: complice la partenza per il fine settimana di ferragosto, nel pomeriggio sono tornato a casa, per un lungo tratto, scalzo, e sto parlando del luogo dove vivo. Ammetto che son passato per le strade laterali evitando il corso principale, comunque sia non avrei mai pensato di fare una cosa del genere. Contento del ben fatto e, soprattutto, non avendo alcuna voglia di girare con i sandali, il tardo pomeriggio sempre scalzo, io e la mia compagna, siamo andati a visitare una mostra di De Chirico in un paesino nelle vicinanze. Questa volta, però con i sandali in mano, sono sceso dalla macchina, ci siamo fatti un giro per il piccolo borgo – con una paura non da poco di incontrare qualcuno che conoscessi – e poi siamo entrati nel palazzo che ospitava la piccola mostra temporanea, vista, seppur rapidamente, scalzo e senza, mi pare, alcun commento da parte dei ragazzi che fungevano da guardiani. Tornato in città, per completare la giornata, sono uscito di casa sempre “nature” per andare a comprare una pizza, anche se a metà corso, sì questa volta ci sono passato ma era praticamente deserto, mi sono infilato i sandali che mi sono poi di nuovo tolto per fare un ultimo tratto al ritorno.
Insomma, scusate la lunghezza, però volevo, anche se in ritardo, condividere con voi quella che ritengo sia stata un’ottima estate dal punto di vista delle occasioni sfruttate e dei piccoli passi, scalzi, fatti in avanti. Sicuramente l’estate precedente, per tanti motivi diversi, non mi ero esposto tanto, però credo che i progressi fatti non siano acquisiti mai definitivamente e penso che, rispetto al futuro, non sia sbagliato partire con l’umiltà di chi non dà per scontato l’essere capaci di nuovo di sfidare se stessi ed i propri – conseguenti a volte degli altrui – limiti mentali.
Io, spero di farcela nuovamente, la voglia è tanta forse anche troppa se pensiamo che sto scrivendo queste righe nel bel mezzo di un’ondata di freddo fenomenale, ma vedremo con l’approssimarsi di aprile e maggio.
Non nascondo però che, a volte, il desiderio di essere anonimi in un posto dove non ti considera nessuno è spesso grande, e non solo per poter risparmiare sulle scarpe!
Ospite- Ospite
Re: Bilancio di fine stagione parte II° in attesa della prossima
Una premessa, descalzo: tu sei una di quelle persone che scrivono poco, ma ogni tanto ritorni e fai molti fatti.
La cosa mi piace, per quanto poco possa contare la mia modestissima opinione.
Poche chiacchiere, ma azioni concrete e, cosa fondamentale, tanta sincerità.
Non pronunci false promesse, sei discreto, preferisci fare per conto tuo e denunci i tuoi limiti senza prendere tante scuse.
Farai molta strada, perché è tipico delle persone come te.
Chissà se ci conosceremo.
Credo sia normale, agli inizi come in particolari situazioni.
Se penso alla gente che usciva dai negozi per assistere al mio passaggio lungo le vie di Stintino o agli sguardi attoniti della pattuglia di Carabinieri, forse davvero è un'illusione pensare che scalzi al mare sia normale....in spiaggia, ma fuori dai suoi confini.....
Considera che non ti ostacola, ma manifesta le stesse superate perplessità di mia moglie che ora esce scalza con me.
Anch'io preferisco avere sempre al seguito un paio di infradito per situazioni di emergenza, ma la sensazione di libertà che provi quando sei a piedi nudi e sai di non avere altre alternative è assolutamente impagabile e da sperimentare.
Su questo concordo pienamente con te.
È quello il paradiso perduto.
A volte lo vediamo ancora vibrare come un miraggio ad ogni battito del nostro cuore, ma è sempre alla stessa distanza, c'è di mezzo il deserto della paura di perdere un'immagine fittizia ed autocostruita.
Nulla è scontato.
I nostri limiti possono solo essere spostati un poco più in là, ma camminando, prima o poi te li ritrovi davanti.
E li sposterai ancora e ancora e ancora.
Un orizzonte al di là del quale vedrai un nuovo orizzonte.
In un viaggio infinito che non ti permetterà mai di conoscere i tuoi limite finale, ma che ti darà, proprio per questo, la consapevolezza di poterti sempre superare.
Dovrai prenderne atto se vorrai continuare a superarti.
La cosa mi piace, per quanto poco possa contare la mia modestissima opinione.
Poche chiacchiere, ma azioni concrete e, cosa fondamentale, tanta sincerità.
Non pronunci false promesse, sei discreto, preferisci fare per conto tuo e denunci i tuoi limiti senza prendere tante scuse.
Farai molta strada, perché è tipico delle persone come te.
Chissà se ci conosceremo.
Beh, insomma, sapessi quante volte è mancato a me (e succede tutt'ora) nemmeno te lo immagini.descalzo ha scritto:Non però al ristorante giapponese e ad un concerto al Parco della Musica, dove mi è mancato il coraggio.
Credo sia normale, agli inizi come in particolari situazioni.
Sì o almeno così ci illudiamo.descalzo ha scritto:Ho poi continuato ad andare scalzo, sempre, nella località di mare che frequentavo di tanto in tanto, come se il fatto che mi trovassi a qualche centinaio di metri dalla spiaggia mi autorizzasse a girare a piedi nudi come al mare, ma, forse, è proprio così!
Se penso alla gente che usciva dai negozi per assistere al mio passaggio lungo le vie di Stintino o agli sguardi attoniti della pattuglia di Carabinieri, forse davvero è un'illusione pensare che scalzi al mare sia normale....in spiaggia, ma fuori dai suoi confini.....
Non sai quanto hai ragione, anche se la tua ragazza ha un bel grado di saggezza.descalzo ha scritto:Devo aggiungere che, il fatto che non avessi con me i sandali o comunque un paio di calzature, non è stato valutato positivamente, inizialmente, dalla mia compagna, che lo riteneva un’esagerazione inutile. Il ragionamento, che probabilmente non fa una piega, era questo: bene, se vuoi vai scalzo, però in qualsiasi evenienza – ferita o semplicemente necessità di calzarsi – hai la possibilità di farlo, così non l’hai. Ripeto, mi pare logico, però il piacere di andare “senza rete” di protezione, dove lo mettiamo? La sfida dell’essere scalzo fino a che non si torna alla macchina (lontana più di quaranta minuti a piedi), e la sensazione – ahimé breve – di essere veramente a piedi nudi senza nessuna mediazione, è anch’essa un piacere come lo stesso girare scalzi.
Considera che non ti ostacola, ma manifesta le stesse superate perplessità di mia moglie che ora esce scalza con me.
Anch'io preferisco avere sempre al seguito un paio di infradito per situazioni di emergenza, ma la sensazione di libertà che provi quando sei a piedi nudi e sai di non avere altre alternative è assolutamente impagabile e da sperimentare.
Su questo concordo pienamente con te.
Piacere perverso........strano usare quel termine, vero? Eppure, a volte, mi ritrovo ancora a godere di quel piacere trasgressivo che provavo da ragazzino.descalzo ha scritto:.......piacere “perverso” nell’aver incontrata una conoscente che mi aveva già visto in passato scalzo in un negozio del posto di mare da me frequentato e che mi ha salutato con gli occhi sgranati – scalzo e senza neanche i sandali in mano o nascosti in qualche zaino o sacca.....
Eh, la meravigliosa spontaneità dei bambini.descalzo ha scritto:Bello il commento di mio nipote che, alle osservazioni della madre che lo zio andava scalzo, ha risposto con la semplicità di chi ha otto anni, “Va sempre scalzo lo zio !”…magari…
È quello il paradiso perduto.
A volte lo vediamo ancora vibrare come un miraggio ad ogni battito del nostro cuore, ma è sempre alla stessa distanza, c'è di mezzo il deserto della paura di perdere un'immagine fittizia ed autocostruita.
Proprio così.descalzo ha scritto:....credo che i progressi fatti non siano acquisiti mai definitivamente e penso che, rispetto al futuro, non sia sbagliato partire con l’umiltà di chi non dà per scontato l’essere capaci di nuovo di sfidare se stessi ed i propri – conseguenti a volte degli altrui – limiti mentali.
Nulla è scontato.
I nostri limiti possono solo essere spostati un poco più in là, ma camminando, prima o poi te li ritrovi davanti.
E li sposterai ancora e ancora e ancora.
Un orizzonte al di là del quale vedrai un nuovo orizzonte.
In un viaggio infinito che non ti permetterà mai di conoscere i tuoi limite finale, ma che ti darà, proprio per questo, la consapevolezza di poterti sempre superare.
Sono convinto che farai molta strada, ma pensa che non potrai essere sempre anonimo.descalzo ha scritto:Non nascondo però che, a volte, il desiderio di essere anonimi in un posto dove non ti considera nessuno è spesso grande, e non solo per poter risparmiare sulle scarpe!
Dovrai prenderne atto se vorrai continuare a superarti.
lucignolo- Numero di messaggi : 2661
Età : 70
Data d'iscrizione : 02.01.08
Risposta "fugace"
Scusami per la fugacità della risposta, ma ci tenevo a darla, in attesa di avere un po' più di tempo per ragionare insieme.
Ti ringrazio per quanto mi dici, e concordo con te, anche sull'anonimato.
Il problema è, per il momento, che vivendo in un piccolo centro dove per vari motivi sei relativamente conosciuto, non ho ancora, se mai, voglia di essere commentato - tra l'altro nè nel bene nè nel male.
Scusa, il ragionamento merita un approfondimento, ma non ho il tempo ora.
A presto, spero!
Ti ringrazio per quanto mi dici, e concordo con te, anche sull'anonimato.
Il problema è, per il momento, che vivendo in un piccolo centro dove per vari motivi sei relativamente conosciuto, non ho ancora, se mai, voglia di essere commentato - tra l'altro nè nel bene nè nel male.
Scusa, il ragionamento merita un approfondimento, ma non ho il tempo ora.
A presto, spero!
Ospite- Ospite
Re: Bilancio di fine stagione parte II° in attesa della pros
Il problema è, per il momento, che vivendo in un piccolo centro dove per vari motivi sei relativamente conosciuto, non ho ancora, se mai, voglia di essere commentato - tra l'altro nè nel bene nè nel male.
Capisco benissimo quello che vuoi dire, ma piano piano, senza quasi pensarci su troppo, ti capiterà quello che è capitato a me in ufficio, dove circolo ormai da tempo regolarmente scalzo fra i vari "loculi" dei colleghi, il corridoio e perfino il bagno, ovviamente soprattutto il mattino presto e nell'intervallo di mezzo giorno, perché poi appare il pubblico. Ma adesso i colleghi sono mitridatizzati e a momenti si stupiscono se mi vedono con le scarpe... E' solo questione di un po' di tempo, poi credo non sarà difficile farsi ben accettare da tutti con o meglio senza scarpe.
La sfida dell’essere scalzo fino a che non si torna alla macchina (lontana più di quaranta minuti a piedi), e la sensazione – ahimé breve – di essere veramente a piedi nudi senza nessuna mediazione, è anch’essa un piacere come lo stesso girare scalzi.
Credo che essere in giro 'disperatamente' scalzi, cioé senza scarpe ma proprio senza, sia una delle esperienze più belle che si possono fare, perché ti toglie dalla testa tutti i "tiripitilli" mentali (una strana espressione che sentivo da bambino, forse derivata dal monferrino, e che penso dia idea dei bachi mentali che vengono alla gente). Perché o così o Pomì. Ti accorgi che ce la puoi fare e che non può importartene di meno del giudizio degli altri, anche perché non hai rimedio e non puoi nasconderti nemmeno nelle infradito.
Secondo me è la situazione migliore e a me è capitata due volte, una volta involontariamente e una volontariamente . Le racconto di nuovo brevemente.
La prima volta ero a Basilea, in una pensione con mia moglie mentre un mio amico con figli era in un campeggio. Andammo a trovarlo e lasciai la macchina con le scarpe dentro. Poi nel campeggio si fece un programma per andare nella vicina Alsazia per vedere una chiesetta altomedievale molto caratteristica. E si partì tutti insieme col pulmino del mio amico. 30 km dopo mi ricordai dei sandali in macchina ma oramai era tardi. Andammo a visitare la chiesina, tra l'altro era appena finito un matrimonio così c'erano tutti gli ospiti in ghingheri e io scalzo insieme ai due figli del mio amico che avevano deciso di stare scalzi pure loro... E poi a far compere in un piccolo supermarket locale. Inutile dire che è stato bellissimo.
La seconda volta, poi, era su base volontaria e - nuovamente - internazionale. Fu quando andai per la prima volta a visitare il Museo Zeppelin di Friedrichshafen. Soggiornavo in Svizzera e la cosa più comoda ed economica era lasciare l'auto a Romanshorn e prendere il traghetto. Beh. Quella volta ho lasciato l'auto E LE SCARPE in Svizzera e sono andato in Germania con le sole suole naturali che ci ha dato madre natura. Ovviamente è stato bellissimo, anche se avevo avuto un momento di "paura" quando, dopo aver pagato il biglietto del Museo (la bigliettaia non poteva vedermi i piedi dietro al bancone), mi vidi venire incontro un addetto del Museo stesso. Avevo paura mi dicesse che non potevo entrare scalzo e invece era lì per dirmi che si consigliava seguire un senso per la visita e che era bene incominciare da una certa sala... ...
Eh, la meravigliosa spontaneità dei bambini.
È quello il paradiso perduto.
A volte lo vediamo ancora vibrare come un miraggio ad ogni battito del nostro cuore, ma è sempre alla stessa distanza, c'è di mezzo il deserto della paura di perdere un'immagine fittizia ed autocostruita.
Quanto dice Flavio è vero. Ma un po' del bambino resta anche negli adulti e quanto più ne resta tanto meglio. E bello avere ancora la capacità di meravigliarsi, di sperimentare, di giocare (e io che gioco ancora con le "macchinine" ve lo posso assicurare). Insomma di mantenere una finestra aperta sulla creatività, per non lasciarci mummificare dal sistema, e questo passa anche per i piedi, che riscoprono e sperimentano un mondo che altrimenti ci viene precluso. Andare dallo stadio di bambino a quello di 'rimbambino' senza passare per il via, ecco il mio buon ideale di vita.
Mi auguro sia anche il vostro, ovviamente nel senso buono e simpatico dell'espressione !
Saluti infantili
Marco
Marco53- Numero di messaggi : 1116
Data d'iscrizione : 02.01.08
Re: Bilancio di fine stagione parte II° in attesa della prossima
Rispondendo a Marco,personalmente trovo più facile farmi accettare (se così posso dire)scalzo nell'ambiente di lavoro,in quanto,le persone che frequento sono le stesse e una volta spiegata la motivazione della mia filosofìa,prima o poi si abituano e sempre come dice giustamente Marco,si stupiscono quando ci vedono con le scarpe.Personalmente,mi è più difficile farmi vedere scalzo per esempio in città perchè anche se riesco ad abituarmi piano piano allo scalzismo in pubblico,agni uscita è come la prima volta:occhi puntati/nessuno sa il perchè/,ogni giorno d'accapo. Chicco.
ChiccoB- Numero di messaggi : 958
Età : 52
Data d'iscrizione : 05.09.08
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