A la moda d’i vej (alla maniera dei nostri avi)
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A la moda d’i vej (alla maniera dei nostri avi)
Mi colpì tanti anni fa l’osservazione di un antropologo culturale che raccontava come sia la cultura (intesa come insieme delle conoscenze e delle usanze di un popolo) a fornire la chiave di lettura della realtà, dando la possibilità di fare un uso innocuo anche di sostanze potenzialmente pericolose.
Fece due esempi: l’alcool, che in Occidente è da sempre d’uso comune e generalmente senza conseguenze, mentre l’introduzione repentina nelle popolazioni americane fu assolutamente devastante. Il secondo esempio fu la cocaina, da noi usata da tossicomani e nelle Ande masticata in modo assolutamente innocuo da chiunque in momenti difficili per sopportare i disagi l’altitudine, della fame o del clima, in po’ come il grappino da noi.
Tutta questa premessa per dire che nel mio percorso a piedi liberi vorrei ispirarmi agli usi e alle tradizioni dei miei antenati.
Questo un po’ perché nella frenesia del progresso si butta sempre tutto, anche le cose buone frutto di secoli di esperienza e un po’ perché i miei piedi sono proprio il risultato della selezione naturale nelle condizioni di vita dei miei antenati.
Ecco allora che non mi preme più di tanto camminare scalzo d’inverno perché una volta si andava scalzi finché non arrivava il freddo e poi si indossavano zoccoli di legno e, se faceva molto freddo, li si imbottiva con la paglia. Non che io intenda fare esattamente così, però se ho freddo ai piedi (ad esempio quando esco in cortile a temperature decisamente sotto lo zero per parecchio tempo) non mi faccio problemi ad infilare un paio di ciabatte da giardinaggio in plastica.
Insomma mi piacerebbe andare scalzo più o meno come si faceva una volta, in tutte le circostanze domestiche e informali, riservando l’uso delle calzature al freddo intenso e alle occasioni più urbane.
So che per molti di voi questo è un obiettivo un po’ riduttivo, ma a me piacerebbe solamente poter vivere con i miei piedi in modo più naturale e spontaneo di come si vive normalmente oggi.
Mi piacerebbe anche molto recuperare testimonianze di tradizioni del passato.
Fece due esempi: l’alcool, che in Occidente è da sempre d’uso comune e generalmente senza conseguenze, mentre l’introduzione repentina nelle popolazioni americane fu assolutamente devastante. Il secondo esempio fu la cocaina, da noi usata da tossicomani e nelle Ande masticata in modo assolutamente innocuo da chiunque in momenti difficili per sopportare i disagi l’altitudine, della fame o del clima, in po’ come il grappino da noi.
Tutta questa premessa per dire che nel mio percorso a piedi liberi vorrei ispirarmi agli usi e alle tradizioni dei miei antenati.
Questo un po’ perché nella frenesia del progresso si butta sempre tutto, anche le cose buone frutto di secoli di esperienza e un po’ perché i miei piedi sono proprio il risultato della selezione naturale nelle condizioni di vita dei miei antenati.
Ecco allora che non mi preme più di tanto camminare scalzo d’inverno perché una volta si andava scalzi finché non arrivava il freddo e poi si indossavano zoccoli di legno e, se faceva molto freddo, li si imbottiva con la paglia. Non che io intenda fare esattamente così, però se ho freddo ai piedi (ad esempio quando esco in cortile a temperature decisamente sotto lo zero per parecchio tempo) non mi faccio problemi ad infilare un paio di ciabatte da giardinaggio in plastica.
Insomma mi piacerebbe andare scalzo più o meno come si faceva una volta, in tutte le circostanze domestiche e informali, riservando l’uso delle calzature al freddo intenso e alle occasioni più urbane.
So che per molti di voi questo è un obiettivo un po’ riduttivo, ma a me piacerebbe solamente poter vivere con i miei piedi in modo più naturale e spontaneo di come si vive normalmente oggi.
Mi piacerebbe anche molto recuperare testimonianze di tradizioni del passato.
Biagio- Numero di messaggi : 377
Data d'iscrizione : 19.10.10
Re: A la moda d’i vej (alla maniera dei nostri avi)
Ed è quello che sto facendo io.Biagio ha scritto:Insomma mi piacerebbe andare scalzo più o meno come si faceva una volta, in tutte le circostanze domestiche e informali, riservando l’uso delle calzature al freddo intenso e alle occasioni più urbane.
So che per molti di voi questo è un obiettivo un po’ riduttivo, ma a me piacerebbe solamente poter vivere con i miei piedi in modo più naturale e spontaneo di come si vive normalmente oggi.
Mi piacerebbe anche molto recuperare testimonianze di tradizioni del passato.
A piedi nudi anche d'inverno ed in tutte le circostanze che lo permettono.
Questa sera circa un'ora e mezza sul bagnato, con due gradi sopra zero.
Si può fare, anche in centro città.
Ti guardano, ma la cosa finisce li
E sul lavoro in infradito birkenstock, con la scusa del dito rotto; e poi continuerò così, a meno che debba usare sostanze pericolose.
Lo impone la legge, ma, soprattutto lo impone il buon senso.
Cosi come nelle occasioni più formali non si può esagerare ed imporre le proprie scelte.
Per il resto, vivo a piedi nudi e ne sono felice.
lucignolo- Numero di messaggi : 2661
Età : 70
Data d'iscrizione : 02.01.08
Re: A la moda d’i vej (alla maniera dei nostri avi)
Anch'io oggi sono uscito un sacco di volte in cortile. Questa sera, l'ultima volta che sono andato a prendere la legna ci saranno stati almeno cinque gradi sotto zero.
Il bello è che se ci sto pochi minuti non sento proprio il freddo, meglio, lo percepisco ma non lo patisco, come al viso. Solo se cammino sull'erba o se resto più a lungo inizio a perdere la sensibilità e allora rientro due minuti in casa oppure mi infilo qualcosa ai piedi.
A proposito, avete mai camminato sull'erba ghiacciata? Ha un consistenza strana, si schiaccia come fosse cartone.
Il città no, non mi piace proprio, mi pare tutto sporco, sgradevole. Solo la natura riesce a comunicarmi qualcosa di bello e di vivo.
Tornando al tema, non avete mai raccolto racconti dal passato, non avete niente di interessante da raccontare?
Il bello è che se ci sto pochi minuti non sento proprio il freddo, meglio, lo percepisco ma non lo patisco, come al viso. Solo se cammino sull'erba o se resto più a lungo inizio a perdere la sensibilità e allora rientro due minuti in casa oppure mi infilo qualcosa ai piedi.
A proposito, avete mai camminato sull'erba ghiacciata? Ha un consistenza strana, si schiaccia come fosse cartone.
Il città no, non mi piace proprio, mi pare tutto sporco, sgradevole. Solo la natura riesce a comunicarmi qualcosa di bello e di vivo.
Tornando al tema, non avete mai raccolto racconti dal passato, non avete niente di interessante da raccontare?
Biagio- Numero di messaggi : 377
Data d'iscrizione : 19.10.10
Re: A la moda d’i vej (alla maniera dei nostri avi)
La città ha dei valori diversi dalla campagna. E' naturale, proprio naturale, che venga istintivo scalzarsi e camminare a piedi nudi in campagna o al mare. Lo facciamo tutti. Ma quando il proprio ambiente normale, sia pure non naturale, è la città, cosa si può fare? Sono nato, cresciuto, vivo e lavoro in città. Se fosse così sporca e alienante non mi potrei azzardare a mettere un piede nudo fuori dalla porta e dovrei accontentarmi di quelle volte che si riesce a fare una gita nel verde...
E invece giro scalzo anche in città e soprattutto in città. Cambia un po' il colore delle suole dei piedi, e occorre scansionare bene con lo sguardo il cammino davanti a me, ma si può fare. L'ho imparanto dopo anni di osservazione dagli scalzipiede svizzeri e tedeschi. Vero che le loro città sono mediamente più pulite delle nostre. Gli italiani sembrano essere inguaribilmente zozzoni e buttano per strada tutto quel che hanno per le mani senza attendere di essere vicini a un cassonetto (e ce ne sono!), sputano per terra (i giovani specialmente!), portano i cani a defecare senza raccogliere nulla ecc ecc... E' quasi orripilante .
Ma non è che tutte le strade e ogni centimetro quadro del suolo cittadino siano ricoperti di schifezze, perciò si può camminare con una ragionevole tranquillità.
Quanto a episodi a la moda d'i vej me ne viene in mente uno che questo sì, è abbastanza orripilante.
Si racconta dei ragazzini che qui in Piemonte portavano a pascolare le mucche nei prati, nel tardo autunno e inizio dell'inverno, e che lungi dal portare zoccoli di legno ci andavano bell'e che a piedi nudi. Nell'erba fredda o addirittura brinata e ci dovevano stare per parecchio tempo, non come noi che facciamo la nostra passeggiatina e poi rientriamo nelle scarpe. Per scaldarsi i piedini non avevano altra alternativa che tuffarsi letteralmente in una calda cacca di mucca appena fatta...
Mmmmh... camminare scalzi in città alla luce di quanto sopra si pone in una prospettiva diversa, no?
Saluti cittadini
Marco
E invece giro scalzo anche in città e soprattutto in città. Cambia un po' il colore delle suole dei piedi, e occorre scansionare bene con lo sguardo il cammino davanti a me, ma si può fare. L'ho imparanto dopo anni di osservazione dagli scalzipiede svizzeri e tedeschi. Vero che le loro città sono mediamente più pulite delle nostre. Gli italiani sembrano essere inguaribilmente zozzoni e buttano per strada tutto quel che hanno per le mani senza attendere di essere vicini a un cassonetto (e ce ne sono!), sputano per terra (i giovani specialmente!), portano i cani a defecare senza raccogliere nulla ecc ecc... E' quasi orripilante .
Ma non è che tutte le strade e ogni centimetro quadro del suolo cittadino siano ricoperti di schifezze, perciò si può camminare con una ragionevole tranquillità.
Quanto a episodi a la moda d'i vej me ne viene in mente uno che questo sì, è abbastanza orripilante.
Si racconta dei ragazzini che qui in Piemonte portavano a pascolare le mucche nei prati, nel tardo autunno e inizio dell'inverno, e che lungi dal portare zoccoli di legno ci andavano bell'e che a piedi nudi. Nell'erba fredda o addirittura brinata e ci dovevano stare per parecchio tempo, non come noi che facciamo la nostra passeggiatina e poi rientriamo nelle scarpe. Per scaldarsi i piedini non avevano altra alternativa che tuffarsi letteralmente in una calda cacca di mucca appena fatta...
Mmmmh... camminare scalzi in città alla luce di quanto sopra si pone in una prospettiva diversa, no?
Saluti cittadini
Marco
Marco53- Numero di messaggi : 1116
Data d'iscrizione : 02.01.08
Re: A la moda d’i vej (alla maniera dei nostri avi)
Marco53 ha scritto:
Quanto a episodi a la moda d'i vej me ne viene in mente uno che questo sì, è abbastanza orripilante.
Si racconta dei ragazzini che qui in Piemonte portavano a pascolare le mucche nei prati, nel tardo autunno e inizio dell'inverno, e che lungi dal portare zoccoli di legno ci andavano bell'e che a piedi nudi. Nell'erba fredda o addirittura brinata e ci dovevano stare per parecchio tempo, non come noi che facciamo la nostra passeggiatina e poi rientriamo nelle scarpe. Per scaldarsi i piedini non avevano altra alternativa che tuffarsi letteralmente in una calda cacca di mucca appena fatta...
Mmmmh... camminare scalzi in città alla luce di quanto sopra si pone in una prospettiva diversa, no?
Saluti cittadini
Marco
Io non lo trovo così orripilante, in fondo non doveva essere una sensazione poi tanto sgradevole a confronto del gelo.
E poi le "büse" facevano parte della tradizione contadina e non erano considerate sporcizia, ma prezioso concime per i campi.
So che con le büse secche si accendevano anche di piccoli fuochi. Anni fa lessi di questa usanza anche in tribù di pastori africani (se ricordo bene i Nuer del Sudan).
A me personalmente l'odore del letame unito a quello dell'erba non fa pensare alla sporcizia ma richiama immediatamente alla mente gli alpeggi di montagna, i pascoli fioriti, l'aria fine e i vecchi lavatoi di pietra coperti di muschio da cui zampilla purissima e gelida acqua di sorgente.
Comunque era veramente un altro mondo. Mi viene male a pensare quante usanze e quante sensazioni quotidiane di cent'anni fa sono andate irrimediabilmente perdute... Tanto per dirne una, più nessun bambino d'oggi può provare il divertimento di pigiare l'uva.
Biagio- Numero di messaggi : 377
Data d'iscrizione : 19.10.10
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