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La vergogna di mostrarsi scalzi.

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Messaggio  Angelica Ven Ott 01 2010, 00:35

Promemoria primo messaggio :

Ho notato,a volte,che la gente ha vergogna di mostrarsi scalza. Non di mostrare i piede più o meno nudo,perchè d'estate di sandali,infradito e ballerine se ne vedono a iosa,ma proprio di mostrarsi scalza,senza niente ai piedi.
L'ho notato principalmente praticando kickboxing che,ovviamente,si pratica scalzi. Lo faccio da alcuni anni (con una pausa di un anno in mezzo per andare sui monti con Heidi) e ho visto diverse persone iniziare a praticare.
Ora,non essendo un'arte marziale "tradizionale",non c'è una vera e propria divisa,fatta eccezione per le gare in cui è previsto un abbigliamento regolamentare,dunque ci si veste un po' come si vuole per le lezioni. Con questa "scusa" noto che molti nuovi arrivati tendono a tenere i calzini e toglierli qualce tempo dopo,una volta presa una certa "confidenza" con l'ambiente e con le persone.
Ora,non credo che li tengano per comodità visto che il calzino sul tappeto scivola e non fa attrito come il piede nudo,nè per il freddo (anche perchè siamo tutti in maglietta o canottiera e pantaloncini...che hai freddo ai piedi?).
Io sono stata subito scalza da quando sono arrivata,probabilmente perchè ero già abituata a starci a casa e a volte con gli amici.
Voi avete mai notato questa vergogna nelle persone? Che ne pensate?

Angelica

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Messaggio  Andrea77 Sab Ott 09 2010, 21:48

Poiché non sono ancora comparso sui telegiornali immaginerete quale è stata la mia strategia.
---
Chi ci prende per matti è perché non ci conosce, possiamo continuoare a non conoscerlo.
Certo se è un passante poco male ma se x qualche motivo dobbiamo averci a che fare vediamo di dimostrargli il contrario con il ragionamento. Non credo che siamo circondati da idioti anche se spesso mi viene il sospetto del contrario.
Chi ci conosce non credo che ci prenda per matti pur non apprezzando il fatto che noi si vada scalzi.

Ciao
Andrea

Andrea77

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Messaggio  Mastrom90 Dom Ott 10 2010, 12:19

Rei ha scritto:
Oppure si fidanzi con un'attrice (o attore, a seconda delle preferenze) - per non più di tre mesi, mi raccomando - come ho fatto io.
Saranno tre mesi di inferno dopo i quali avrete tatuato sul cuore "Mai mettersi con un'attrice" (o un attore, come la nostra Contessa), ma avrete imparato quelle basi della recitazione che vi serviranno per usare gli sguardi giusti.
I miei genitori sono attori e i loro rispettivi compagni lo sono anche loro! Razz
Tutti e quattro hanno frequentato perfino la stessa scuola di recitazione, anche se una di loro alcuni anni dopo.

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Messaggio  Rei Dom Ott 10 2010, 13:35

Mastrom90 ha scritto:I miei genitori sono attori e i loro rispettivi compagni lo sono anche loro! Razz
Beh, ogni regola ha le sue eccezioni, ma chiedi a loro: molto probabilmente ti confermeranno quello che ho detto.

Rei

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Messaggio  Mastrom90 Dom Ott 10 2010, 14:07

Beh, evidentemente gli attori e i loro eredi fanno parte di una ristretta casta isolata dal resto dei comuni mortali... tipo i vampiri! Twisted Evil
Meglio non fidarsi di un attore..... Evil or Very Mad

Apparte gli scherzi, forse ti è capitato un caso particolare. E' vero che alcuni prendono così seriamente l'essere attore che finiscono per fare teatro anche nella vita di tutti i giorni e diventano dei falsi insuperabili. Normalmente però gli attori sono persone come le altre.
Se non sono indiscreto, cosa ti ha portato a pensare "Mai mettersi con un attore/una attrice"?
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Messaggio  Rei Dom Ott 10 2010, 14:58

Mastrom90 ha scritto:Se non sono indiscreto, cosa ti ha portato a pensare "Mai mettersi con un attore/una attrice"?
Esperienze mie e di TUTTI i miei conoscenti (maschi e femmine) che hanno avuto la stessa esperienza, compresi gli attori e le attrici stesse e quelli / quelle che con un attore o un'attrice sono tuttora felicemente accoppiati.
Non dico di più perché altrimenti si entra in argomenti che tratto in privato e non su un forum pubblico.
(Piccola eccezione: no, non era e non è diventata famosa.)
Rei
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Messaggio  Mastrom90 Dom Ott 10 2010, 21:53

Rei ha scritto:Esperienze mie e di TUTTI i miei conoscenti (maschi e femmine) che hanno avuto la stessa esperienza, compresi gli attori e le attrici stesse e quelli / quelle che con un attore o un'attrice sono tuttora felicemente accoppiati.
Non dico di più perché altrimenti si entra in argomenti che tratto in privato e non su un forum pubblico.
(Piccola eccezione: no, non era e non è diventata famosa.)
Per "fare teatro anche nella vita di tutti i giorni" intendo dire che l'attore si crea una barriera intorno a sé, dietro la quale nasconde com'è veramente. Rimane all'esterno solo l'immagine che l'attore vuole dare di sé. Persone, insomma che non mostrano mai chi sono veramente. Forse con tutti i personaggi che hanno interpretato non sanno più neanche loro chi sono veramente. Chissà...
Probabilmente un attore è una persona che sa anche raccontare le bugie. Forse l'affermazione "Mai mettersi con un attore/un'attrice" è motivato da ciò.

Ma tu intendi attore di professione (quindi che lo fa come lavoro) oppure comprendi anche attore amatoriale (che lo fa invece solo per passione senza scopo di lucro)?
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Messaggio  Rei Lun Ott 11 2010, 07:05

Mastrom90 ha scritto:Forse l'affermazione "Mai mettersi con un attore/un'attrice" è motivato da ciò.
No, l'essere un attore, ma soprattutto un'attrice, presume una forma mentis particolare diversa da chi solamente fa l'attore/attrice ed è ritratta perfettamente dal personaggio di Catherine Zeta-Jones ne "I perfetti innamorati". Essere un attore non significa solo recitare, ma vivere una condizione particolare che influenza i rapporti personali, sia con gli sconosciuti che con le persone con cui si hanno stretti rapporti.
Chi invece si limita a fare l'attore, soprattutto a livello amatoriale, una volta sceso dal palcoscenico, torna normale.
Mastrom90 ha scritto:Ma tu intendi attore di professione (quindi che lo fa come lavoro) oppure comprendi anche attore amatoriale (che lo fa invece solo per passione senza scopo di lucro)?
Intendo ovviamente i professionisti, intesi soprattutto come status mentale più che successo personale.
Tutti gli attori professionisti con cui ho parlato concordano con me quando faccio la battuta che l'essere un attore è una forma (benigna) di malattia mentale. E se lo dicono loro stessi...
(Se qualcuno se lo chiedesse, no, non sono e non faccio l'attore... per fortuna.)
Roma, come Los Angeles o New York, è piena di attori e attrici, ma soprattutto di ex-attori ed ex-attrici che però non hanno smesso mai di esserlo dal punto psicologico, anche quelli che fanno i baristi o i bancari, le commesse o le imprenditrici, e quindi è facile sbatterci contro.
Con tutte le conseguenze del caso.

Comunque qui si parlava della vergogna nel mostrasi scalzi e del mio suggerimento nell'imparare a lanciare correttamente gli sguardi "giusti": a volte, per esprimere correttamente i propri pensieri e le proprie emozioni, cioè la verità, si deve recitarla bene.
In passato, soprattutto nell'adolescenza, sono stato mal interpretato perché c'era uno scollamento tra ciò che provavo e che cercavo di comunicare e ciò che veniva percepito all'esterno: il mio modo di comunicare era sbagliato e quindi il mio tentativo di comunicare un concetto o un sentimento vero portava alla percezione di uno falso.
Aver imparato, pur nella sofferenza, qualche tecnica di recitazione mi ha permesso di comunicare meglio con gli altri.
Paradossalmente, recitare il vero permette di comunicarlo meglio, non recitarlo fa correre il rischio di comunicare involontariamente il falso.
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Messaggio  Mastrom90 Lun Ott 11 2010, 13:34

Rei ha scritto:
No, l'essere un attore, ma soprattutto un'attrice, presume una forma mentis particolare diversa da chi solamente fa l'attore/attrice ed è ritratta perfettamente dal personaggio di Catherine Zeta-Jones ne "I perfetti innamorati". Essere un attore non significa solo recitare, ma vivere una condizione particolare che influenza i rapporti personali, sia con gli sconosciuti che con le persone con cui si hanno stretti rapporti.
Chi invece si limita a fare l'attore, soprattutto a livello amatoriale, una volta sceso dal palcoscenico, torna normale.
[...]
Intendo ovviamente i professionisti, intesi soprattutto come status mentale più che successo personale.
Tutti gli attori professionisti con cui ho parlato concordano con me quando faccio la battuta che l'essere un attore è una forma (benigna) di malattia mentale. E se lo dicono loro stessi...
(Se qualcuno se lo chiedesse, no, non sono e non faccio l'attore... per fortuna.)
Roma, come Los Angeles o New York, è piena di attori e attrici, ma soprattutto di ex-attori ed ex-attrici che però non hanno smesso mai di esserlo dal punto psicologico, anche quelli che fanno i baristi o i bancari, le commesse o le imprenditrici, e quindi è facile sbatterci contro.
Con tutte le conseguenze del caso.
Ok, allora in pratica stavamo esprimendo lo stesso concetto, ma con parole diverse.
Effettivamente è così. Un attore serio, anche se a livello amatoriale, vive l'essere attore e non si limita a fare del teatro. Ciò nella vita porta dei vantaggi e degli svantaggi, saper controllare tutto ciò che trapela all'esterno permette di mostrare di sé solo ciò che si vuole mostrare (e mostrare anche cose che non sono veramente), ma si rischia di perdere chi si è veramente e di risultare troppo finti (parlando in parole povere), di conseguenza i rapporti personali rischiano di perdere qualcosa.

Rei ha scritto:Comunque qui si parlava della vergogna nel mostrasi scalzi e del mio suggerimento nell'imparare a lanciare correttamente gli sguardi "giusti": a volte, per esprimere correttamente i propri pensieri e le proprie emozioni, cioè la verità, si deve recitarla bene.
In passato, soprattutto nell'adolescenza, sono stato mal interpretato perché c'era uno scollamento tra ciò che provavo e che cercavo di comunicare e ciò che veniva percepito all'esterno: il mio modo di comunicare era sbagliato e quindi il mio tentativo di comunicare un concetto o un sentimento vero portava alla percezione di uno falso.
Aver imparato, pur nella sofferenza, qualche tecnica di recitazione mi ha permesso di comunicare meglio con gli altri.
Paradossalmente, recitare il vero permette di comunicarlo meglio, non recitarlo fa correre il rischio di comunicare involontariamente il falso.
Dici bene di "recitare la verità" in modo da trasmettere con le giuste intenzioni il vero. Ma a quanto ho capito è necessario mostrare molto il falso, cioè quel che si vuole mostrare, ad esempio una sicurezza che in realtà non è così stoica come si vuol credere.
In fin dei conti, nella nostra vita non facciamo altro che recitare, tutto nella speranza di poter comunicare ciò che si vuole. L'adolescenza è un periodo particolare della vita, in cui si comincia a confrontarsi con gli altri e non si ha quell'apparenza di sicurezza e una personalità così forte che permettono di difendersi efficientemente dagli altri. Quel che è successo a te in un certo senso è capitato anche a me: l'incapacità di difendermi, ovvero il mostrare apertamente la mia insicurezza mi ha portato ad essere bersaglio di molte angherie. Ciò in un certo senso mi ha fortificato, ovvero mi ha permesso di crearmi dei "calli" a protezione delle aree più sensibili. D'altra parte ha fatto male, molto male.
Tornando a bomba sull'argomento della discussione: la vergogna di mostrarsi scalzi c'è, come l'attore sperimenta ogni volta la tensione prima di una rappresentazione, ma si fa di tutto pur di nasconderla, con sguardi, parole e modi di fare. E tutto ciò per difendere la propria volontà di essere scalzi: nel frattempo combattiamo questa vergogna, l'inerzia interna che ci spinge a mantenere nascosti chi siamo veramente.
Nel tempo le situazioni ci diventano sempre più familiari e quella tensione (paragonabile a quella provata dall'attore) pian piano si affievolisce. Di fatto se chiedete ad un attore che ha recitato la stessa parte molte volte, per mesi ad esempio, vi dirà che la magia di fare teatro (ovvero la tensione) è svanita pian piano.
All'emergere di nuove situazioni o con il disabituarsi alle vecchie, la nostra vergogna farà nuovamente capolino.

Insomma... ascoltiamo Rei ed impariamo a "recitare il vero", ma nel frattempo buttiamoci e camminiamo! Very Happy
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Messaggio  Ospite Mar Ott 12 2010, 01:42

é vero, quando facevo la kick nessuno stava scalzo ! anch'io portavo un paio di "ballerine"...e calze ! a ripensarci mi vien da ridere ! si effettivamente la gente ha metabolizzato il concetto che scalzo é: povero, sciatto, sporco, barbone, strano e quindi potenzialmente pericoloso (su questo avrei diverse storie da raccontare) , probabilmente malato di mente e/o di corpo e sicuramente maleducatissimo, per non dire dell'appartenenza a precisi gruppi etnici, culturali o persino politici, tutti quanti oggetto di disprezzo.
in anni di viaggi in treno ormai mi delizio al vedere la reazione della gente, le occhiate e i commenti a mezza voce. sí, per andare in giro scalzi occore un sacco di confidenza in sé stessi e faccia tosta perché si sta violando norme non scritte, notoriamente le piú rigide di tutte .

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La vergogna di mostrarsi scalzi. - Pagina 2 Empty Ciao Angy

Messaggio  Shamelessblonde91 Gio Nov 16 2023, 15:24

Si ho notato, e la cosa che assolutamente trovo buffa è che nella nostra società occidentale siamo talmente abituati ed assuefatti alle calzature che ormai il piede nudo è (purtroppo) visto come oggetto sessuale. Da questo nasce il feticismo per il piede e tutte le fantasie ad esso correlate. Sono cose che non condivido perché per me un piede è come una mano o un gomito, però non giudico chi ne è attratto perché per me la sessualità è estremerete personale e ognuno può esprimerla come meglio crede e fare ciò che preferisce (come sempre senza fare del male ovviamente).
Però vedi oramai stare a piedi nudi in pubblico è diventato quasi come stare nudi, come mostrare una parte del corpo intima e che bisognerebbe tenere per se. Oltretutto la maggior parte delle persone, uomini o donne che siano, non si curano molto del piede in generale. Poco igiene, poca cura ecc. magari si vedono brutti o pensano di avere dei piedi non presentabili. Con lo stereotipo del piede da modella/o non si sentono all’altezza di mostrarli, proprio come un bel o brutto fisico.
Per questo credo che i motivi siano molteplici. Secondo me la gente si fa troppe paranoie. Per me i piedi restano e resteranno sempre una parte importantissima del mio corpo che curo moltissimo e che alleno costantemente (camminando scalzi si fortificano i piedi e migliorano un sacco di cose nel corpo).

Naturalmente questa è solo la mia opinione, come ogni cosa che pubblico in questo forum.
Mi ha fatto piacere comunque che tu abbia sollevato questo argomento perché è una cosa sulla quale ho riflettuto anche io.

Un abbraccio

👣👣 Stefano 👣👣
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La vergogna di mostrarsi scalzi. - Pagina 2 Empty Re: La vergogna di mostrarsi scalzi.

Messaggio  Marco53 Ven Nov 17 2023, 09:02

In fin dei conti, nella nostra vita non facciamo altro che recitare ha scritto:
Mastrom90 ha detto una cosa molto vera. Quando finisce la fanciullezza, nell'adolescenza si assumono atteggiamenti di imitazione di altri per darsi contegno, sicurezza e si finisce per apparire quello che non si è veramente e in definitiva "si recita".
Bisogna saper conservare nel proprio animo almeno un po' del fanciullo che era o resta in noi. Si vive meglio e aiuta a superare certe difficoltà. Io sono rimasto fin troppo spontaneo: le recite che ho fatto quando lavoravo in ufficio per sembrare serio!
Quel che è successo a te in un certo senso è capitato anche a me ha scritto:
Sono più vecchio di voi e forse sono stato un po' più fortunato, perché ho vissuto una gioventù meno violenta. Quando andavo alle elementari e alle medie non esistevano i bulli. Non esisteva nemmeno la parola (Bullo era il cane dei cartoon di Tom & Jerry)... Al liceo il primo anno era stato molto duro e non c'era tempo per il bullismo. Dopo, al posto del bullismo c'è stata un po' di goliardia (che quando andai all'Università era ormai scomparsa) e goliardia è qualcosa di allegro, mai feroce... E poi erano anche gli anni degli hippies. Non circolava ancora tanta droga come adesso. Ricordo che si parlava al massimo di uno spinello, ma non avendo mai fumato non ci ho mai nemmeno provato. Però mi piaceva vedere quei ragazzi a piedi nudi, perché fin da bambino provavo insofferenza per le scarpe... Solo che per arrivare a fare quello che faccio adesso ce n'é voluta di strada! Con l'aiuto finale e definitivo dei Natiscalzi!
non si curano molto del piede in generale. ha scritto:
Credo che noi scalzi ci curiamo molto delle nostre estremità. Cerchiamo di tenerle pulite almeno sopra quando usciamo senza scarpe, per non apparire dei barboni. Li laviamo, li curiamo. Tu addirittura con la carta vetrata! Forse può bastare una spazzola molto rigida (anche se ammetto di usare una specie di grattugia in certi casi) e comunque mi curo di lavarle bene i nostri mezzi di locomozione e rimuovere la pelle morta ogni volta che posso. Quanti degli scarpati lo fanno? Mah...
Saluti igienici
Marco53

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Messaggio  Shamelessblonde91 Ven Nov 17 2023, 14:45

Marco53 ha scritto:
Mastrom90 ha detto una cosa molto vera. Quando finisce la fanciullezza, nell'adolescenza si assumono atteggiamenti di imitazione di altri per darsi contegno, sicurezza e si finisce per apparire quello che non si è veramente e in definitiva "si recita".
Bisogna saper conservare nel proprio animo almeno un po' del fanciullo che era o resta in noi. Si vive meglio e aiuta a superare certe difficoltà. Io sono rimasto fin troppo spontaneo: le recite che ho fatto quando lavoravo in ufficio per sembrare serio!

Sono più vecchio di voi e forse sono stato un po' più fortunato, perché ho vissuto una gioventù meno violenta. Quando andavo alle elementari e alle medie non esistevano i bulli. Non esisteva nemmeno la parola (Bullo era il cane dei cartoon di Tom & Jerry)... Al liceo il primo anno era stato molto duro e non c'era tempo per il bullismo. Dopo, al posto del bullismo c'è stata un po' di goliardia (che quando andai all'Università era ormai scomparsa) e goliardia è qualcosa di allegro, mai feroce... E poi erano anche gli anni degli hippies. Non circolava ancora tanta droga come adesso. Ricordo che si parlava al massimo di uno spinello, ma non avendo mai fumato non ci ho mai nemmeno provato. Però mi piaceva vedere quei ragazzi a piedi nudi, perché fin da bambino provavo insofferenza per le scarpe... Solo che per arrivare a fare quello che faccio adesso ce n'é voluta di strada! Con l'aiuto finale e definitivo dei Natiscalzi!

Credo che noi scalzi ci curiamo molto delle nostre estremità. Cerchiamo di tenerle pulite almeno sopra quando usciamo senza scarpe, per non apparire dei barboni. Li laviamo, li curiamo. Tu addirittura con la carta vetrata! Forse può bastare una spazzola molto rigida (anche se ammetto di usare una specie di grattugia in certi casi) e comunque mi curo di lavarle bene i nostri mezzi di locomozione e rimuovere la pelle morta ogni volta che posso. Quanti degli scarpati lo fanno? Mah...
Saluti igienici
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Chi non cammina mai scalzo difficilmente si cura dei piedi. E lo vedo nelle docce in palestra la gente come NON SI LAVA i piedi e tantomeno li leviga ecc… non voglio pensare all’odore ecc che sennò mi sento male. Tuttavia si io sono un puntiglioso e curo con estrema attenzione trimmando, levigando, lavando ecc… Non ci posso fare nulla 😅😅😅
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