Ma... è davvero così facile ?
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Ma... è davvero così facile ?
Tutti i giorni leggo il Forum, potrei dire che è diventato il mio quotidiano preferito, anche perchè spesso e, per fortuna, non si parla solo di piedi nudi.
Da qualche tempo noto molta attenzione ai problemi pratici, ciò è certo molto utile e probabilmente è dovuto alla presenza di nuovi iscritti. Sarebbe imperdonabile se qualcuno rinunciasse alla prima vescica o al primo taglietto.
Però noto anche una certa disattenzione ai problemi psicologici e sociali. Le risposte sono a volte superficiali, tirate un po' via, del tipo : checcevò ? E fallo e basta !
Voglio dire che se ci sono, e ci sono eccome, persone dotate di forte personalità e anche, mi scusino, di situazioni famigliari e sociali favorevoli, esistono però anche persone che hanno ancora problemi a mostrarsi scalzi in mezzo alla gente. Non mi vergogno di dire che io sono a volte una di queste persone, e parlo di me per non coinvolgere altri. A volte però mi pare che chi ha superato questa fase non si ricordi di come era prima, e certo lo è stato perchè siamo tutti scalzisti di ritorno.
Un esempio che c' entra nonostante parli di altro : fino al 2005 ho vissuto felicemente senza un computer, poi prevedendo che sarebbe diventato un requisito per il lavoro, come accadde un paio d' anni dopo, comperai il baraccone. D' improvviso spuntarono mille maestri, tutti abilissimi e tutti per nulla comprensivi delle mie difficoltà di fonte a un oggetto che avevo fino ad allora completamente rifiutato. Ti insegno a fare questa operazione ? Guarda ! Trik, trak, click, clack, vush ... tempo massimo due secondi e poi... "Hai visto ? E' facile" e se ne andavano lasciandomi attonito per non avere capito nulla di quello che era successo e magari col computer impallato. Poi capii che volevano solo far vedere quanto erano bravi, selezionai una persona di fiducia, studiai e ora bene o male ci lavoro e non solo.
Ecco più o meno a volte ho la stessa sensazione : Ragazzi ho un problema a farmi vedere dai vicini... Checcevò, fallo e basta. Ragazzi sul luogo di lavoro mi vergogno... checcevò, togliti le scarpe e fregatene. E via dicendo.
Ora dato che penso di non sapere nulla ma di potere imparare molto se mi si dà il tempo , dopo essere riuscito ad abituare tutti alle mie infradito perenni, sto lavorando all' immagine scalza, a piccoli passi. Da un mesetto esco scalzo da casa e così rientro, approfittando anche della buona stagione, e se incontro un vicino non scantono, anzi scambio anche due chiacchere più della media, e tutte le mattine passo a salutare la portinaia... alla fine avranno tutti bene stampata la mia immagine scalza. E alla sera esco scalzo dallo studio, la stanchezza e il caldo potrebbero essere una buona scusa se incontrassi qualcuno e anche lì l' immagine alla fine si farà. Idem per il mio quartiere. Però tutto questo me lo sono inventato, se qualcuno mi avesse suggerito qualche strategia ci sarei arrivato prima.
Lo stesso potrebbe valere per i non sandali o per le infradito in mano, sono certamente inganni psicologici, però se possono servire sulla difficile strada perchè negarne l' utilità ?
E che la strada sia difficile lo dice il fatto che non ho praticamente mai visto nessuno scalzo in città al di fuori della mia immagine riflessa nelle vetrine, insomma sentirsi un po' soli non è poi così sbagliato.
Invece si batte di più sull' aspettp fisico della questione, quando tutti sanno che bastano poche settimane di esercizio graduale per avere suole perfettamente condizionate.
Era da un po' che volevo esprimere questo pensiero, ma oggi avevo tempo e spero che nessuno si offenda.
Aldo
Da qualche tempo noto molta attenzione ai problemi pratici, ciò è certo molto utile e probabilmente è dovuto alla presenza di nuovi iscritti. Sarebbe imperdonabile se qualcuno rinunciasse alla prima vescica o al primo taglietto.
Però noto anche una certa disattenzione ai problemi psicologici e sociali. Le risposte sono a volte superficiali, tirate un po' via, del tipo : checcevò ? E fallo e basta !
Voglio dire che se ci sono, e ci sono eccome, persone dotate di forte personalità e anche, mi scusino, di situazioni famigliari e sociali favorevoli, esistono però anche persone che hanno ancora problemi a mostrarsi scalzi in mezzo alla gente. Non mi vergogno di dire che io sono a volte una di queste persone, e parlo di me per non coinvolgere altri. A volte però mi pare che chi ha superato questa fase non si ricordi di come era prima, e certo lo è stato perchè siamo tutti scalzisti di ritorno.
Un esempio che c' entra nonostante parli di altro : fino al 2005 ho vissuto felicemente senza un computer, poi prevedendo che sarebbe diventato un requisito per il lavoro, come accadde un paio d' anni dopo, comperai il baraccone. D' improvviso spuntarono mille maestri, tutti abilissimi e tutti per nulla comprensivi delle mie difficoltà di fonte a un oggetto che avevo fino ad allora completamente rifiutato. Ti insegno a fare questa operazione ? Guarda ! Trik, trak, click, clack, vush ... tempo massimo due secondi e poi... "Hai visto ? E' facile" e se ne andavano lasciandomi attonito per non avere capito nulla di quello che era successo e magari col computer impallato. Poi capii che volevano solo far vedere quanto erano bravi, selezionai una persona di fiducia, studiai e ora bene o male ci lavoro e non solo.
Ecco più o meno a volte ho la stessa sensazione : Ragazzi ho un problema a farmi vedere dai vicini... Checcevò, fallo e basta. Ragazzi sul luogo di lavoro mi vergogno... checcevò, togliti le scarpe e fregatene. E via dicendo.
Ora dato che penso di non sapere nulla ma di potere imparare molto se mi si dà il tempo , dopo essere riuscito ad abituare tutti alle mie infradito perenni, sto lavorando all' immagine scalza, a piccoli passi. Da un mesetto esco scalzo da casa e così rientro, approfittando anche della buona stagione, e se incontro un vicino non scantono, anzi scambio anche due chiacchere più della media, e tutte le mattine passo a salutare la portinaia... alla fine avranno tutti bene stampata la mia immagine scalza. E alla sera esco scalzo dallo studio, la stanchezza e il caldo potrebbero essere una buona scusa se incontrassi qualcuno e anche lì l' immagine alla fine si farà. Idem per il mio quartiere. Però tutto questo me lo sono inventato, se qualcuno mi avesse suggerito qualche strategia ci sarei arrivato prima.
Lo stesso potrebbe valere per i non sandali o per le infradito in mano, sono certamente inganni psicologici, però se possono servire sulla difficile strada perchè negarne l' utilità ?
E che la strada sia difficile lo dice il fatto che non ho praticamente mai visto nessuno scalzo in città al di fuori della mia immagine riflessa nelle vetrine, insomma sentirsi un po' soli non è poi così sbagliato.
Invece si batte di più sull' aspettp fisico della questione, quando tutti sanno che bastano poche settimane di esercizio graduale per avere suole perfettamente condizionate.
Era da un po' che volevo esprimere questo pensiero, ma oggi avevo tempo e spero che nessuno si offenda.
Aldo
aldo1953- Numero di messaggi : 1171
Età : 71
Data d'iscrizione : 08.11.11
Re: Ma... è davvero così facile ?
aldo1953 ha scritto:Tutti i giorni leggo il Forum, potrei dire che è diventato il mio quotidiano preferito, anche perchè spesso e, per fortuna, non si parla solo di piedi nudi.
Direi che è un'ottima cosa.
E sono sicuro che molti di noi lo leggono tutti i giorni per le cose che tu e altri amici scrivete.
aldo1953 ha scritto: Da qualche tempo noto molta attenzione ai problemi pratici, ciò è certo molto utile e probabilmente è dovuto alla presenza di nuovi iscritti. Sarebbe imperdonabile se qualcuno rinunciasse alla prima vescica o al primo taglietto.
Però noto anche una certa disattenzione ai problemi psicologici e sociali. Le risposte sono a volte superficiali, tirate un po' via, del tipo : checcevò ? E fallo e basta !
Voglio dire che se ci sono, e ci sono eccome, persone dotate di forte personalità e anche, mi scusino, di situazioni famigliari e sociali favorevoli, esistono però anche persone che hanno ancora problemi a mostrarsi scalzi in mezzo alla gente. Non mi vergogno di dire che io sono a volte una di queste persone, e parlo di me per non coinvolgere altri. A volte però mi pare che chi ha superato questa fase non si ricordi di come era prima, e certo lo è stato perchè siamo tutti scalzisti di ritorno.
Un esempio che c' entra nonostante parli di altro : fino al 2005 ho vissuto felicemente senza un computer, poi prevedendo che sarebbe diventato un requisito per il lavoro, come accadde un paio d' anni dopo, comperai il baraccone. D' improvviso spuntarono mille maestri, tutti abilissimi e tutti per nulla comprensivi delle mie difficoltà di fonte a un oggetto che avevo fino ad allora completamente rifiutato. Ti insegno a fare questa operazione ? Guarda ! Trik, trak, click, clack, vush ... tempo massimo due secondi e poi... "Hai visto ? E' facile" e se ne andavano lasciandomi attonito per non avere capito nulla di quello che era successo e magari col computer impallato. Poi capii che volevano solo far vedere quanto erano bravi, selezionai una persona di fiducia, studiai e ora bene o male ci lavoro e non solo.
Ecco più o meno a volte ho la stessa sensazione : Ragazzi ho un problema a farmi vedere dai vicini... Checcevò, fallo e basta. Ragazzi sul luogo di lavoro mi vergogno... checcevò, togliti le scarpe e fregatene. E via dicendo.
Personalmente ho detto e scritto più volte che il vero problema è quello "psicologco", non certo quello "fisico" e credo che tutti ne siamo consapevoli.
Perché, una delle due: o, a causa di questo problema non si va scalzi oppure, se si va scalzi si trovano obiettive difficoltà: sguardi, commenti a mezza ed a tutta voce, compatimento, dileggio e disprezzo in casi estremi.
E non tutti sono disposti a sopportare.
Circa i nostri: "Che ci vuole?" oppure: "E fallo, no!" o anche: "Coraggio, ajò!" certe volte, davanti ad atteggiamenti ondivaghi, timori più volte superati e ritorno alla casella n° 1, non si sa più che dire ed allora una "spintarella" forse ci vuole.
Per me c'è stato bisogno che uno skalzo mi dicesse: ma tu devi venire in gro con me con i sandali?
E' così che ho cominciato.
Perché, una delle due: o, a causa di questo problema non si va scalzi oppure, se si va scalzi si trovano obiettive difficoltà: sguardi, commenti a mezza ed a tutta voce, compatimento, dileggio e disprezzo in casi estremi.
E non tutti sono disposti a sopportare.
Circa i nostri: "Che ci vuole?" oppure: "E fallo, no!" o anche: "Coraggio, ajò!" certe volte, davanti ad atteggiamenti ondivaghi, timori più volte superati e ritorno alla casella n° 1, non si sa più che dire ed allora una "spintarella" forse ci vuole.
Per me c'è stato bisogno che uno skalzo mi dicesse: ma tu devi venire in gro con me con i sandali?
E' così che ho cominciato.
aldo1953 ha scritto:Ora dato che penso di non sapere nulla ma di potere imparare molto se mi si dà il tempo, dopo essere riuscito ad abituare tutti alle mie infradito perenni, sto lavorando all' immagine scalza, a piccoli passi. Da un mesetto esco scalzo da casa e così rientro, approfittando anche della buona stagione, e se incontro un vicino non scantono, anzi scambio anche due chiacchere più della media, e tutte le mattine passo a salutare la portinaia... alla fine avranno tutti bene stampata la mia immagine scalza. E alla sera esco scalzo dallo studio, la stanchezza e il caldo potrebbero essere una buona scusa se incontrassi qualcuno e anche lì l' immagine alla fine si farà. Idem per il mio quartiere. Però tutto questo me lo sono inventato, se qualcuno mi avesse suggerito qualche strategia ci sarei arrivato prima.
Tutti ci siamo inventati qualcosa, volendo andare avanti e non facendoci abbattere dalle difficoltà.
In tempi remoti la tattica "dell'abituare gli altri a vederci scalzi" l'abbiamo anche proposta, ma hai ragione a dire che non la citiamo spesso.
E comunque, è la tattica giusta, se andiamo a leggere Frazine, ce la troviamo.
In tempi remoti la tattica "dell'abituare gli altri a vederci scalzi" l'abbiamo anche proposta, ma hai ragione a dire che non la citiamo spesso.
E comunque, è la tattica giusta, se andiamo a leggere Frazine, ce la troviamo.
aldo1953 ha scritto: Lo stesso potrebbe valere per i non sandali o per le infradito in mano, sono certamente inganni psicologici, però se possono servire sulla difficile strada perchè negarne l' utilità ?
E che la strada sia difficile lo dice il fatto che non ho praticamente mai visto nessuno scalzo in città al di fuori della mia immagine riflessa nelle vetrine, insomma sentirsi un po' soli non è poi così sbagliato.
Invece si batte di più sull' aspettp fisico della questione, quando tutti sanno che bastano poche settimane di esercizio graduale per avere suole perfettamente condizionate.
Era da un po' che volevo esprimere questo pensiero, ma oggi avevo tempo e spero che nessuno si offenda.
Aldo
No, perché mai ci si dovrebbe offendere?
Anzi i tuoi "pensieri a voce alta" sono sicuramente di aiuto a chi sta percorrendo questa strada ed a chi è già più avanti.
bfpaul
Anzi i tuoi "pensieri a voce alta" sono sicuramente di aiuto a chi sta percorrendo questa strada ed a chi è già più avanti.
bfpaul
Re: Ma... è davvero così facile ?
Aldo, hai ragione, l'aspetto "critico" è più che altro quello psicologico, che è quello che frena le persone, che è quello che esalta i falsi miti e fa desistere anche difronte alle lievi difficoltà fisiche iniziali. È la "paura" che ci fa afferrare ogni appiglio per giustificare:"non posso". Ed è proprio su questo che bisogna lavorare, non perché si è matti, anzi, se uno fosse matto non farebbe fatica per niente a mostrarsi scalzo. Volenti o no abbiamo un imprinting culturale forte, e le scarpe rappresentano nell'immaginario collettivo il must dei must, tanto è vero che anche i nudisti hanno le scarpe...in un ambiente circostante dove tutti fanno una cosa, mostrarsi controcorrente non è certo facile. Il dire checcevo' secondo me è un po' un grido di battaglia per superare l'inibizione autogena, ma tutti sanno che in realtà non è così... La fiducia si conquista piano piano con un lavoro calibrato e paziente. Io personalmente non sono molto per gli appigli, perché non mi piace autoingannarmi e non amo le coperte di linus, però, se su qualcuno funzionano, ben vengano. Occorre trovare quello che va bene per noi, però secondo me dobbiamo anche darci tempi e obiettivi per non girare a vuoto. Se dopo un certo tempo non progrediamo, c' è qualcosa che non va nel metodo, un po' come in un allenamento per una gara...
Alexey- Numero di messaggi : 1416
Età : 44
Data d'iscrizione : 11.04.11
Re: Ma... è davvero così facile ?
Intanto desidero ringraziare Aldo per lo splendido intervento che ci ha regalato e per l'apprezzamento che ha espresso nei confronti del forum.
Leggere riflessioni di questo tipo aiuta tutti noi non solo a prendere coscienza della nostra scelta, ma anche a non esaltare, come spesso accade, magari spinti dalle migliori intenzioni, la facilità con la quale si può andare scalzi. Aldo ci ha riportato "con i piedi per terra" e ci ha invitato ad approfondire nelle nostre discussioni, l'aspetto psicologico e sociale del barefooting. Credo, ma la mia è solo un'opinione, che non sarebbe male estendere la nostra conoscenza in materia di psicologia, di rapporti interpersonali, di come rapportarsi con la gente, senza limitarci al rapporto con essa quando siamo scalzi, e, d'altro canto, a quelle che sono le evoluzioni nel costume della nostra società, ivi compreso il "fattore tolleranza" in generale, non solo riguardo all'accettazione di una persona che va scalza. Da tempo, ad esempio, mi pongo le seguenti domande (alle quali ho cercato di dare mille risposte ma nessuna soddisfacente) : questa nostra società, che si dice tanto aperta, tanto "civilizzata", che si dice "accogliente e rispettosa", in realtà, come si comporta nei confronti delle varie "diversità" che incontra all'interno di essa ? Si tratta di una tolleranza reale, formale o solo dichiarata a parole ma quasi del tutto inesistente ? Noi come ci poniamo di fronte a questo modo di essere della società : come vittime o come complici ? Come mai questa società è tanto accorta nell'esigere il rispetto delle"norme non scritte", ma spesso non lo è altrettanto per quanto concerne le norme "scritte" ? Nel nostro essere "barefooters", siamo sempre stati esempio di tolleranza nei confronti degli altri, delle idee degli altri ? Pretendendo tolleranza nei nostri confronti, siamo poi sempre stati coerenti con noi stessi; esempio di tolleranza e di rispetto nei confronti degli altri (anche degli altri barefooters ) ?
Lascio a voi la riflessione con la speranza che mi possiate fornire risposte più soddisfacenti di quelle che sono riuscito sino ad ora a dare a me stesso.
Leggere riflessioni di questo tipo aiuta tutti noi non solo a prendere coscienza della nostra scelta, ma anche a non esaltare, come spesso accade, magari spinti dalle migliori intenzioni, la facilità con la quale si può andare scalzi. Aldo ci ha riportato "con i piedi per terra" e ci ha invitato ad approfondire nelle nostre discussioni, l'aspetto psicologico e sociale del barefooting. Credo, ma la mia è solo un'opinione, che non sarebbe male estendere la nostra conoscenza in materia di psicologia, di rapporti interpersonali, di come rapportarsi con la gente, senza limitarci al rapporto con essa quando siamo scalzi, e, d'altro canto, a quelle che sono le evoluzioni nel costume della nostra società, ivi compreso il "fattore tolleranza" in generale, non solo riguardo all'accettazione di una persona che va scalza. Da tempo, ad esempio, mi pongo le seguenti domande (alle quali ho cercato di dare mille risposte ma nessuna soddisfacente) : questa nostra società, che si dice tanto aperta, tanto "civilizzata", che si dice "accogliente e rispettosa", in realtà, come si comporta nei confronti delle varie "diversità" che incontra all'interno di essa ? Si tratta di una tolleranza reale, formale o solo dichiarata a parole ma quasi del tutto inesistente ? Noi come ci poniamo di fronte a questo modo di essere della società : come vittime o come complici ? Come mai questa società è tanto accorta nell'esigere il rispetto delle"norme non scritte", ma spesso non lo è altrettanto per quanto concerne le norme "scritte" ? Nel nostro essere "barefooters", siamo sempre stati esempio di tolleranza nei confronti degli altri, delle idee degli altri ? Pretendendo tolleranza nei nostri confronti, siamo poi sempre stati coerenti con noi stessi; esempio di tolleranza e di rispetto nei confronti degli altri (anche degli altri barefooters ) ?
Lascio a voi la riflessione con la speranza che mi possiate fornire risposte più soddisfacenti di quelle che sono riuscito sino ad ora a dare a me stesso.
Re: Ma... è davvero così facile ?
Basti pensare che spesso nemmeno tra barefooters c' è rispetto, figuriamoci nei confronti del resto del mondo...
Quante battaglie abbiamo visto tra barefooters"scienziati" vs barefooters vegani vs barefooter new age vs "grounded" barefooters, etc... etc... Se il rispetto non parte tra chi condivide le stesse passioni, come può esserci altrove?
Quante battaglie abbiamo visto tra barefooters"scienziati" vs barefooters vegani vs barefooter new age vs "grounded" barefooters, etc... etc... Se il rispetto non parte tra chi condivide le stesse passioni, come può esserci altrove?
Alexey- Numero di messaggi : 1416
Età : 44
Data d'iscrizione : 11.04.11
Re: Ma... è davvero così facile ?
Alexey ha scritto:Basti pensare che spesso nemmeno tra barefooters c' è rispetto, figuriamoci nei confronti del resto del mondo...
Quante battaglie abbiamo visto tra barefooters"scienziati" vs barefooters vegani vs barefooter new age vs "grounded" barefooters, etc... etc... Se il rispetto non parte tra chi condivide le stesse passioni, come può esserci altrove?
Esatto Ale. Se manca, purtroppo, il senso del rispetto tra persone della stessa community che magari possono pensarla anche in maniera diversa o nei confronti di chi in essa svolge ad esempio un ruolo di servizio, e pur di manifestare il proprio desiderio di predominio, arrivano persino agli insulti; mi domando come si possa pretendere il rispetto dalle persone estranee che sono forse anche giustificate dal fatto che non sanno nulla del barefooting e che vedono in una persona che cammina scalza un qualcosa di insolito e di inammissibile.
Il rispetto per la persona, per le sue scelte, compresa quella di poter camminare scalzo dove vuole e quando vuole, il rispetto per le regole, caro Alex, sono cose che si fa presto ad esigere dagli altri .... Se il senso di tolleranza e lo spirito di accettazione e di umiltà non partono da noi, penso che sui nostri forum potremo scrivere romanzi su romanzi ma non saremo né coerenti né credibili agli occhi di nessuno. E lo dico con molta amarezza, Alex, credimi. Ma forse siamo noi Italiani che abbiamo la perenne necessità di creare gruppi e sottogruppi; abbiamo difficoltà a creare un vero spirito di squadra, che possa essere d'esempio e che possa risultare credibile e coinvolgente. Le motivazioni per cui uno va scalzo, poi, non devono essere oggetto di giudizio da parte di nessuno. Esistono i barefooter di 1a categoria, quelli di seconda e quelli di terza e quarta che, per le loro motivazioni non sono degni di esistere ? Sai cos'è questo in casa mia ? Razzismo ! Lo abbiamo detto tante volte; per arginare le problematiche che Aldo ha evidenziato, dovremmo partire dal nostro microcosmo del Club; il che significa informarci il più possibile e scambiarci le informazioni con spirito di condivisione e senza per altro che nessuno possa fare del sarcasmo per ciò che riportiamo, continuare a confrontarci con rispetto e con affetto e stima reciproca; ascoltare più chi la pensa diversamente da noi (che chi la pensa come noi) e che espone le sue ragioni con rispetto e spirito di condivisione, imparando anche a mettere in discussione, tante volte, le nostre stesse posizioni. Dalle esperienze altrui, certo quando sono autentiche, abbiamo solo da imparare e nulla da perdere. Queste sono, secondo me, le fondamenta che ci permetteranno un giorno (spero non lontano) di poter attuare una vera e propria "azione sociale" a favore del barefooting e risultare almeno credibili per la forza che dalla nostra unione sincera potrà essere visibile all'esterno. Ma, non facciamoci illusioni; il cammino è ancora lungo e costellato di ostacoli, perché l'unione, lo spirito di squadra, la serietà, lo spirito di amicizia, sono valori che danno fastidio e che in molti tendono a distruggere o ridicolizzare. Mi auguro solo che costoro, sconfitti in partenza, abbiano quel briciolo di buon senso di non iscriversi da noi, o, semmai ve ne fossero tra i nostri iscritti, di accomodarsi alla porta prima che siamo noi ad accompagnarceli.
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