One day without shoes
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lucignolo
Alexey
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One day without shoes
Andate a vedere il sito di questa iniziativa, ma che bel messaggio!!
Leggete poi la sezione Rischi dell' andare scalzi...
Doniamo delle belle scarpine a sti poveri negretti, perchè ogni anno se ne ammalano tanti a causa della mancanza di scarpe, così risolveremmo tutti i loro problemi.
E pensare che alcuni "coleghi" barefooter americani e inglesi pensano sia un' iniziativa carina che potrebbe aiutare a diffondere l'andare scalzi...
Incredibile!!
http://www.onedaywithoutshoes.com/learn-more
Leggete poi la sezione Rischi dell' andare scalzi...
Doniamo delle belle scarpine a sti poveri negretti, perchè ogni anno se ne ammalano tanti a causa della mancanza di scarpe, così risolveremmo tutti i loro problemi.
E pensare che alcuni "coleghi" barefooter americani e inglesi pensano sia un' iniziativa carina che potrebbe aiutare a diffondere l'andare scalzi...
Incredibile!!
http://www.onedaywithoutshoes.com/learn-more
Alexey- Numero di messaggi : 1416
Età : 44
Data d'iscrizione : 11.04.11
Re: One day without shoes
Si tratta di un sito già citato e discusso in passato, ma mi fa piacere che sia stato rimesso in discussione.Alexey ha scritto:Andate a vedere il sito di questa iniziativa, ma che bel messaggio!!
Leggete poi la sezione Rischi dell' andare scalzi...
Doniamo delle belle scarpine a sti poveri negretti, perchè ogni anno se ne ammalano tanti a causa della mancanza di scarpe, così risolveremmo tutti i loro problemi.
E pensare che alcuni "coleghi" barefooter americani e inglesi pensano sia un' iniziativa carina che potrebbe aiutare a diffondere l'andare scalzi...
Incredibile!!
http://www.onedaywithoutshoes.com/learn-more
Interessante la breve descrizione della podoconiosi in
pubblicata in http://www.inmp.it/index.php/ita/Pubblicazioni/LETTURE-SCIENTIFICHE/PODOCONIOSI-A-PROPOSITO-DI-18-CASI.Morrone A., Franco G., Terranova M., Padovese V.
3° CONGRESSO NAZIONALE UNIFICATO DI DERMATOLOGIA E VENEREOLOGIA
Roma, 6-9 Giugno 2007
Introduzione: la podoconiosi, detta anche elefantiasi endemica non filariale o elephantiasis nostras è una malattia geochimica che si manifesta nei soggetti che vivono in contatto con i terreni composti da argilla rossa, derivati dalle rocce alcaline vulcaniche. E’ una malattia cronica e debilitante che, benché raramente descritta anche fuori dalle regioni endemiche, è considerato un importante problema di salute pubblica in almeno 10 paesi dell’ Africa Tropicale, America Centrale e India settentrionale. Nella sola Etiopia, circa 11 milioni di persone (18% della popolazione) è considerata a rischio e una recente stima basata su dati di prevalenza in un’area endemica dell’Etiopia meridionale suggerisce che nella nazione sono affetti da 500.000 a un milione di pazienti. La stigmatizzazione sociale dei soggetti affetti è elevata e conduce a gravi limitazioni scolastiche, religiose, sociali, oltre che al divieto di matrimonio con persone appartenenti a famiglie non affette.
Materiali e metodi: descriviamo 18 casi, 12 uomini e 6 donne, osservate presso l’Italian Dermatological Centre (IDC) di Mekele, Etiopia tra il 1 gennaio 2006 e il 31 Dicembre 2006. Tutti i pazienti presentavano un quadro di marcata elefantiasi degli arti inferiori, con intensa reazione ipercheratosica e spiccata deformazione della normale anatomia dell’arto. I piedi risultavano variamente alterati con masse cheratosiche di diversa grandezza, frammiste a profondi spacchi ragadiformi. Le lesioni risultavano sovrinfette, con secrezione di un liquido sieroso e maleodorante. Tali quadri clinici erano presente da molti anni nei diversi pazienti da un minimo di 4 anni a un massimo di 18 anni, con aggravamento progressivo. La ricerca di emoparassiti nel sangue periferico non rivelava la presenza di nematodi del genere Filaria né altre anormalità in tutti i pazienti. In base al quadro clinico, al reperto istologico e alla mancata rilevazione di emiparassiti, è stata posta diagnosi di podoconiosi.
Discussione: la podoconiosi è una malattia tipica della popolazione dedita all’agricoltura o che comunque vive e lavora a piedi scalzi, particolarmente nei terreni composti da creta rossa o nelle vicinanze dei vulcani, sia attivi che inattivi, specie se alle altitudini superiori ai mille metri. L’eziologia è probabilmente legata alle minuscole particelle di silicio provenienti dal suolo vulcanico e agli aminosilicati che penetrano nella cute attraverso questa modalità. Particolare importanza è stata attribuita inoltre a zirconio e berillio. A seconda della dimensione delle particelle, i linfatici locali delle regioni distali degli arti inferiori possono essere ostruite o può verificarsi un intrappolamento dei linfonodi regionali più vicini, con conseguente fibrosi, ostruzione linfonodale e ipercheratosi. Le lesioni possono poi facilmente sovrinfettarsi e, in una regione endemica come l’Etiopia, è frequente la sovrinfezione da parte di M.tuberculosis. Recenti studi hanno ipotizzato la presenza di fattori genetici importanti nel determinismo della malattia. L’identificazione del gene o dei geni responsabili potrà migliorare la conoscenza della malattia, costituendo pertanto un efficace modello, nell’ambito della complessa problematica delle interazioni genetiche-ambientali,valido per questa ed eventualmente per altre condizioni patologiche. La podoconiosi rappresenta un altro esempio di quelle patologie poco conosciute in occidente, in cui un intervento di prevenzione a basso costo (uso di scarpe robuste, cura dell’igiene e prevenzione delle malattie del piede, informazione e counselling della popolazione) può evitare l’insorgenza di un problema clinico spesso di difficile soluzione e di alto costo sociale ed economico.
Insomma, non abbiamo mai preteso di dimostrare che si possa essere scalzi sempre ed ovunque e che questo modo naturale di camminare sia sempre e soltanto salutare.
Io in primis ho sempre messo in guardia i barefooters dai pericoli obiettivi che ci possono minacciare in ambienti del tutto particolari e capirai bene che questo è ben lungi dal voler sigificare che andare a piedi nudi sia sempre pericoloso.
Bisogna, in ogni caso, considerare attentamente il contesto in cui lo facciamo e prendere atto che già il fatto di poter scegliere dove e quando toglierci le calzature ci pone in una posizione di grandissimo vantaggio.
Non possiamo scalare il monte Everest completamente nudi in nome di un sano naturismo, dobbiamo forzatamente riconoscere i nostri limiti anatomo-fisiologici.
Abbiamo spazi immensi per camminare felicemente a piedi nudi e per portare grandi benefici alla nostra postura, ma non pretendiamo di poterlo fare in ogni luogo ed in ogni contesto.
Io in primis ho sempre messo in guardia i barefooters dai pericoli obiettivi che ci possono minacciare in ambienti del tutto particolari e capirai bene che questo è ben lungi dal voler sigificare che andare a piedi nudi sia sempre pericoloso.
Bisogna, in ogni caso, considerare attentamente il contesto in cui lo facciamo e prendere atto che già il fatto di poter scegliere dove e quando toglierci le calzature ci pone in una posizione di grandissimo vantaggio.
Non possiamo scalare il monte Everest completamente nudi in nome di un sano naturismo, dobbiamo forzatamente riconoscere i nostri limiti anatomo-fisiologici.
Abbiamo spazi immensi per camminare felicemente a piedi nudi e per portare grandi benefici alla nostra postura, ma non pretendiamo di poterlo fare in ogni luogo ed in ogni contesto.
lucignolo- Numero di messaggi : 2661
Età : 70
Data d'iscrizione : 02.01.08
Re: One day without shoes
Hai perfettamente ragione, però il messaggio posto da questa iniziativa pare quello di diffondere lo scalzismo come pratica non salutare e rischiosa, indipendentemente dal contesto...
Inoltre, vuole convincere a provare a stare scalzi per un giorno per "capire" il disagio che hanno le persone che non possono permettersi le scarpe...
Non proprio quello che è il nostro pensiero...
In più dietro a tutto ciò si cela ancora il "business" delle multinazionali della calzatura, da come si può leggere su molti blog americani.
I mali che affliggono le popolazioni dell' Africa li abbiamo in parte portati noi con la nostra "civilizzazione", tutto sempre dovuto al nostro interesse, non vedo perchè tirare fuori sta roba delle calzature, se non per creare un business.
Inoltre molte di queste persone che vivono in questi terreni "rischiosi" sono lì perchè ce li abbiamo messi noi.
Non è ipocrita?
Come dicono i nostri colleghi americani "shoes are tools", e dovrebbero essere utilizzate all'occorrenza, come quando utilizziamo qualsiasi altro strumento.
La demonizzazione disinformata dello scalzismo non giova affatto, perchè invece di parlare delle probabili malattie legate ad esso non si fa un day without shoes per sensibilizzare riguardo ai danni provocati dall' utilizzo sconsiderato delle calzature dell'uomo occidentale?
Sempre da alcuni blog contro questa iniziativa veniva citato il fatto che una volta che quel paio di scarpe regalate a queste persone si usurano, essi tornano scalzi, ma con l'aggravante di aver indebolito la suola rendendola ancora più soggetta ad eventuali danni.
Inoltre, vuole convincere a provare a stare scalzi per un giorno per "capire" il disagio che hanno le persone che non possono permettersi le scarpe...
Non proprio quello che è il nostro pensiero...
In più dietro a tutto ciò si cela ancora il "business" delle multinazionali della calzatura, da come si può leggere su molti blog americani.
I mali che affliggono le popolazioni dell' Africa li abbiamo in parte portati noi con la nostra "civilizzazione", tutto sempre dovuto al nostro interesse, non vedo perchè tirare fuori sta roba delle calzature, se non per creare un business.
Inoltre molte di queste persone che vivono in questi terreni "rischiosi" sono lì perchè ce li abbiamo messi noi.
Non è ipocrita?
Come dicono i nostri colleghi americani "shoes are tools", e dovrebbero essere utilizzate all'occorrenza, come quando utilizziamo qualsiasi altro strumento.
La demonizzazione disinformata dello scalzismo non giova affatto, perchè invece di parlare delle probabili malattie legate ad esso non si fa un day without shoes per sensibilizzare riguardo ai danni provocati dall' utilizzo sconsiderato delle calzature dell'uomo occidentale?
Sempre da alcuni blog contro questa iniziativa veniva citato il fatto che una volta che quel paio di scarpe regalate a queste persone si usurano, essi tornano scalzi, ma con l'aggravante di aver indebolito la suola rendendola ancora più soggetta ad eventuali danni.
Alexey- Numero di messaggi : 1416
Età : 44
Data d'iscrizione : 11.04.11
Re: One day without shoes
Ecco un link in cui viene secondo me esplicata molto bene la questione:
http://www.allvoices.com/contributed-news/5569751-one-day-without-shoes-leads-to-soulsearching-about-soles
http://www.allvoices.com/contributed-news/5569751-one-day-without-shoes-leads-to-soulsearching-about-soles
Alexey- Numero di messaggi : 1416
Età : 44
Data d'iscrizione : 11.04.11
Re: One day without shoes
Alexey ha scritto:Hai perfettamente ragione, però il messaggio posto da questa iniziativa pare quello di diffondere lo scalzismo come pratica non salutare e rischiosa, indipendentemente dal contesto...
Inoltre, vuole convincere a provare a stare scalzi per un giorno per "capire" il disagio che hanno le persone che non possono permettersi le scarpe...
Non proprio quello che è il nostro pensiero...
In più dietro a tutto ciò si cela ancora il "business" delle multinazionali della calzatura, da come si può leggere su molti blog americani.
I mali che affliggono le popolazioni dell' Africa li abbiamo in parte portati noi con la nostra "civilizzazione", tutto sempre dovuto al nostro interesse, non vedo perchè tirare fuori sta roba delle calzature, se non per creare un business.
Inoltre molte di queste persone che vivono in questi terreni "rischiosi" sono lì perchè ce li abbiamo messi noi.
Non è ipocrita?
Come dicono i nostri colleghi americani "shoes are tools", e dovrebbero essere utilizzate all'occorrenza, come quando utilizziamo qualsiasi altro strumento.
La demonizzazione disinformata dello scalzismo non giova affatto, perchè invece di parlare delle probabili malattie legate ad esso non si fa un day without shoes per sensibilizzare riguardo ai danni provocati dall' utilizzo sconsiderato delle calzature dell'uomo occidentale?
Sempre da alcuni blog contro questa iniziativa veniva citato il fatto che una volta che quel paio di scarpe regalate a queste persone si usurano, essi tornano scalzi, ma con l'aggravante di aver indebolito la suola rendendola ancora più soggetta ad eventuali danni.
Si, la "filosofia" del "One Day without shoes" non è la nostra, come avete ben detto.
Invece ho visto un altro aspetto che mi piace, cioè quello di "adornare" i piedi di coloro che dovessimo invitare alle nostre manifestazioni pubbliche.
Ciò che si è visto è niente rispetto a quanto si può fare ...
bfpaul
Re: One day without shoes
Ma cercare una cura o, meglio, un vaccino per questa malattia no, eh?
Anche a me tutto questo puzza di manovra speculativa.
Anche a me tutto questo puzza di manovra speculativa.
Re: One day without shoes
Grand Choeur ha scritto:Ma cercare una cura o, meglio, un vaccino per questa malattia no, eh?
Anche a me tutto questo puzza di manovra speculativa.
Bravo, sono d'accordo.
Queste malattie ci sono, ma come è evidente, la loro incidenza è piuttosto bassa.
Rimediare dotando di scarpe chi ha sempre vissuto magnificamente senza, mi pare una cosa delle tantissime cose che ci inventiamo noi "civili" per scaricarci la coscienza, o per farci affari sopra.
Tanto per dirne una; qualcuno crede che si studino medicine o vaccini per popolazioni povere o per malattie rare?
Queste cose si fanno per i ricchi, guadagnandoci sopra, e non poco ...
bfpaulQueste malattie ci sono, ma come è evidente, la loro incidenza è piuttosto bassa.
Rimediare dotando di scarpe chi ha sempre vissuto magnificamente senza, mi pare una cosa delle tantissime cose che ci inventiamo noi "civili" per scaricarci la coscienza, o per farci affari sopra.
Tanto per dirne una; qualcuno crede che si studino medicine o vaccini per popolazioni povere o per malattie rare?
Queste cose si fanno per i ricchi, guadagnandoci sopra, e non poco ...
Re: One day without shoes
Certo, il fine ultimo è quello di convincere che non si può non stare calzati. Che ti aspetti da mercenari prezzolati da industrie calzaturiere?Alexey ha scritto:Hai perfettamente ragione, però il messaggio posto da questa iniziativa pare quello di diffondere lo scalzismo come pratica non salutare e rischiosa, indipendentemente dal contesto...
Inoltre, vuole convincere a provare a stare scalzi per un giorno per "capire" il disagio che hanno le persone che non possono permettersi le scarpe...
Non proprio quello che è il nostro pensiero...
Ah, l'ipocrisia è la nostra dea preferita, ma non sempre è colpa nostra.I mali che affliggono le popolazioni dell' Africa li abbiamo in parte portati noi con la nostra "civilizzazione", tutto sempre dovuto al nostro interesse, non vedo perchè tirare fuori sta roba delle calzature, se non per creare un business.
Inoltre molte di queste persone che vivono in questi terreni "rischiosi" sono lì perchè ce li abbiamo messi noi.
Non è ipocrita?
Voglio dire che non è colpa di nessuno se si nasce in Italia od in Burkina Faso e nemmeno è colpa nostra se certi parassiti prosperano nei climi caldo umidi ed hanno il brutto vizio di essere dotati di enzimi che perforano la pelle dei piedi nudi (ma ce ne sono anche qui da noi).
Su questo hai perfettamente ragione: non sempre servono le calzature, il difficile è cacciarlo nella testa della gente, ma a volte servono davvero.Come dicono i nostri colleghi americani "shoes are tools", e dovrebbero essere utilizzate all'occorrenza, come quando utilizziamo qualsiasi altro strumento.
Certo, si dovrebbero mettere sul piatto della bilancia entrambe le cose.La demonizzazione disinformata dello scalzismo non giova affatto, perchè invece di parlare delle probabili malattie legate ad esso non si fa un day without shoes per sensibilizzare riguardo ai danni provocati dall' utilizzo sconsiderato delle calzature dell'uomo occidentale?
Ma potremmo essere anche oggetti di studio finora ignorati.
Noi siamo barefooters con la pratica, oltre alla teoria; spesso con anni di esperienza nuda e prove viventi e tangibili di cosa si può fare.
Perché esageriamo e vogliamo imporre i nostri strumenti utili sempre e comunque; ho sempre sostenuto, perdona il paragone, che si apre l'ombrello solo se piove (o se il sole è troppo forte ).Sempre da alcuni blog contro questa iniziativa veniva citato il fatto che una volta che quel paio di scarpe regalate a queste persone si usurano, essi tornano scalzi, ma con l'aggravante di aver indebolito la suola rendendola ancora più soggetta ad eventuali danni.
lucignolo- Numero di messaggi : 2661
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Re: One day without shoes
Solo quando finisce la fase dell'andare scalzi per necessità, può iniziare la fase dell' andare scalzi per il piacere.
Quindi mi sembra sbagliato confondere le due cose. Non puoi accostare il concetto di "one day without shoes" a quello del percorso salutista a piedi nudi offerto ai turisti: se vale il primo, chi organizza il secondo dovrebbe, a logica, essere denunciato per tentato omicidio.
Viceversa, magari più di uno potrebbe scoprire che stare "one day without shoes" non è niente male e ripeterlo in privato senza motivazioni dimostrative ... il che non rende meno giusto cercare di dare scarpe a chi non ne ha e quindi non è uno scalzista, ma un povero e rischia anche delle malattie.
Quindi mi sembra sbagliato confondere le due cose. Non puoi accostare il concetto di "one day without shoes" a quello del percorso salutista a piedi nudi offerto ai turisti: se vale il primo, chi organizza il secondo dovrebbe, a logica, essere denunciato per tentato omicidio.
Viceversa, magari più di uno potrebbe scoprire che stare "one day without shoes" non è niente male e ripeterlo in privato senza motivazioni dimostrative ... il che non rende meno giusto cercare di dare scarpe a chi non ne ha e quindi non è uno scalzista, ma un povero e rischia anche delle malattie.
Elan- Numero di messaggi : 1087
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Re: One day without shoes
lucignolo ha scritto: Su questo hai perfettamente ragione: non sempre servono le calzature, il difficile è cacciarlo nella testa della gente, ma a volte servono davvero.
Probabilmente l' esagerazione è un pò insita nella natura umana, è facile estremizzare... Siamo molto bravi a trasformare invenzioni utili in
armi a doppio taglio che a volte finiscono per ripercuotersi sul nostro benessere a causa del loro abuso più che del loro uso.
Abbiamo inventato le auto che sono molto utili ma ora la prendiamo anche per fare 50 metri, con le relative patologie connesse alla troppa sedendarietà, e allo stesso modo abbiamo inventato le scarpe che possono essere utili in vari frangenti (condizioni climatiche estreme, terreni pericolosi o contaminati, pericolo infortuni, ecc...) e poi ne abbiamo abusato arrivando a portarcele anche a letto...
Inoltre per la gente è più spaventoso un pericolo immediato (un eventuale taglio al piede ad es.) che una eventuale patologia a lungo termine (i danni provocati dall' abuso di calzature non sono così immediati nel breve periodo).
D' altro canto come dici tu non possiamo estremizzare anche nell' altro senso, camminare sui cactus o su un terreno lavico (ad es.) a piedi nudi...
L' equilibrio come sempre è la chiave di tutto, però troppe volte si invoca invano pensando di esserci dentro, ma i fatti dimostrano di esserne invece molto distanti.
Alexey- Numero di messaggi : 1416
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Re: One day without shoes
Dieci e lode, Elan!!Elan ha scritto:Viceversa, magari più di uno potrebbe scoprire che stare "one day without shoes" non è niente male e ripeterlo in privato senza motivazioni dimostrative ... il che non rende meno giusto cercare di dare scarpe a chi non ne ha e quindi non è uno scalzista, ma un povero e rischia anche delle malattie.
lucignolo- Numero di messaggi : 2661
Età : 70
Data d'iscrizione : 02.01.08
Re: One day without shoes
L'equilibrio può essere una questione di microgrammi.Alexey ha scritto:L' equilibrio come sempre è la chiave di tutto, però troppe volte si invoca invano pensando di esserci dentro, ma i fatti dimostrano di esserne invece molto distanti.
Getta sul piatto un milligrammo e tutto cadrà da una parte.
Dimentichiamo sempre, ciechi alle piccole differenze, che fra il bianco ed il nero ci sono infinite gradazioni e che non sempre il baricentro è al 50% bianco e 50% grigio.
Dice bene Elan, caro mio: è cosa buona andare scalzi se ci piace e lo è, a maggior ragione, se abbiamo il privilegio di scegliere, ma è bene dare le scarpe a chi le desidera ed a chi è esposto al rischio di ammalarsi.
Non dimentichiamolo mai e non mettiamoci mai nella posizione di chi predica i benefici del digiuno con il frigorifero pieno.
Le calzature possono portare, a lungo termine, grossi problemi, ma altrettanti ne possono derivare dal loro mancato uso in certe particolari circostanze.
Stabilirne il confine è una questione di equilibrio, alla luce, però, di una lucida valutazione delle condizioni ambientali.
A volte, non vogliatemene, ho la sensazione che noi barefooters facciamo troppi calcoli buoni con il frigorifero pieno.
Per non cadere in Scilla cadiamo in Cariddi.
lucignolo- Numero di messaggi : 2661
Età : 70
Data d'iscrizione : 02.01.08
Re: One day without shoes
Infatti penso che nessuno qui abbia sostenuto il contrario, il nocciolo della questione era più che altro la presentazione di questa iniziativa
che altro non era che una trovata commerciale organizzata dalle multinazionali americane delle calzature per vendere vendere vendere...
Nessuno ha detto che si può andare scalzi ovunque e nessuno invidia queste persone o vuole farle ammalare, però ripeto, le modalità di questa iniziativa per chi non lo avesse capito erano volte a dimostrare che non si può fare a meno delle calzature in nessun contesto.
Le aziende che hanno organizzato questa iniziativa avevano lo scopo di far riflettere su quanto fosse già per noi occidentali difficile e quasi proibitivo svolgere le nostre azioni quotidiane scalzi, figuriamoci per quelle persone che vivono in ambienti ostili...
Ciò è chiaramente in contraddizione con quello che "professiamo" ogni giorno, se fossimo d'accordo con loro non esisterebbe nemmeno il club dei nati scalzi e gireremmo calzati ogni giorno come tutti...
Se l' iniziativa fosse partita da enti non direttamente collegati con il business della calzatura sarebbe stato probabilmente presentato in un' altro modo e le modalità sarebbero state sicuramente diverse. Se andiamo a leggere i siti di associazioni di aiuto serie, leggiamo tra le altre cose anche di questo, ma è ovviamene presentato in maniera del tutto diversa, è chiaro che io se devo vendere le scarpe devo far vedere che scalzi non si può stare nemmeno in spiaggia come prima cosa, e poi il palesare dei mali legati allo scalzismo fa colpo sulla mente umana, viene subito voglia di andarsi a comprare un bel paio di scarpe robuste...
Se il cittadino medio vede queste persone che hanno i vermi che entrano nella pelle o zamponi come elefanti, cosa viene subito in mente?
Comunque per chi ha voglia di leggere il link postato trovo che l' autore (che tra l' altro fa parte della Society for Barefoot Living) abbia presentato in maniera razionale e diplomatica la questione, che è molto più "complessa" e sfaccettata di quanto chi ha organizzato questa iniziativa voglia far credere.
che altro non era che una trovata commerciale organizzata dalle multinazionali americane delle calzature per vendere vendere vendere...
Nessuno ha detto che si può andare scalzi ovunque e nessuno invidia queste persone o vuole farle ammalare, però ripeto, le modalità di questa iniziativa per chi non lo avesse capito erano volte a dimostrare che non si può fare a meno delle calzature in nessun contesto.
Le aziende che hanno organizzato questa iniziativa avevano lo scopo di far riflettere su quanto fosse già per noi occidentali difficile e quasi proibitivo svolgere le nostre azioni quotidiane scalzi, figuriamoci per quelle persone che vivono in ambienti ostili...
Ciò è chiaramente in contraddizione con quello che "professiamo" ogni giorno, se fossimo d'accordo con loro non esisterebbe nemmeno il club dei nati scalzi e gireremmo calzati ogni giorno come tutti...
Se l' iniziativa fosse partita da enti non direttamente collegati con il business della calzatura sarebbe stato probabilmente presentato in un' altro modo e le modalità sarebbero state sicuramente diverse. Se andiamo a leggere i siti di associazioni di aiuto serie, leggiamo tra le altre cose anche di questo, ma è ovviamene presentato in maniera del tutto diversa, è chiaro che io se devo vendere le scarpe devo far vedere che scalzi non si può stare nemmeno in spiaggia come prima cosa, e poi il palesare dei mali legati allo scalzismo fa colpo sulla mente umana, viene subito voglia di andarsi a comprare un bel paio di scarpe robuste...
Se il cittadino medio vede queste persone che hanno i vermi che entrano nella pelle o zamponi come elefanti, cosa viene subito in mente?
Comunque per chi ha voglia di leggere il link postato trovo che l' autore (che tra l' altro fa parte della Society for Barefoot Living) abbia presentato in maniera razionale e diplomatica la questione, che è molto più "complessa" e sfaccettata di quanto chi ha organizzato questa iniziativa voglia far credere.
Alexey- Numero di messaggi : 1416
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Re: One day without shoes
Tra qualche anno le case automobilistiche lanceranno la campagna "one day without car" per sensibilizzarci a quanto sia difficile vivere senza automobile troveranno anche il modo di dimostrare che è poco sano
Invece ben più duro sarà l'impatto delle campagne "one day without PC", "one day without facebook" e, la più tremenda, "one day without cellular phone" ... è noto che la mancanza del telefonino da luogo a vere e proprie sindromi da astinenza: crampi, cefalea, ansia, depressione, desiderio di morte ...
Invece ben più duro sarà l'impatto delle campagne "one day without PC", "one day without facebook" e, la più tremenda, "one day without cellular phone" ... è noto che la mancanza del telefonino da luogo a vere e proprie sindromi da astinenza: crampi, cefalea, ansia, depressione, desiderio di morte ...
Elan- Numero di messaggi : 1087
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Re: One day without shoes
Quslche anno fa in India ebbi la ventura, grazie qualche amico, di essere invitato a pranzo da un ministro del Partito del Congresso. Grandissino imbarazzo da parte mia, capite la situazione. Quando riuscii a spiccicare parole chiesi notizie circa l'uso dei pesticidi nell' agricoltura ( a voi sarebbe venuta in mente una domanda migliore ? Io ero raggelato dalla situazione). La risposta fu " Dobbiamo sfamare più di un miliardo di persone, al resto ci penseremo poi" Dunque, speculazioni a parte, è ovvio che se io godo a fare la spesa scalzo è perchè posso lasciare i sandali in macchina.. ci siamo capiti ? O, come mio suocerò mi fece notare lo scorso inverno " Alle fermate dell' autobus sono quasi tutti extracomunitari" e io : " Per forza signor Andrea, noi siamo in macchina !" Certo che la cultura della scarpa per forza è un' altra cosa. Se inventassero che bisogna mettere sempre i guanti anche d' estate sicuramente qualcuno direbbe " eh sì, ci vogliono, se no ti prendi le infezioni !"
aldo1953- Numero di messaggi : 1171
Età : 71
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Re: One day without shoes
Alexey ha scritto:Le aziende che hanno organizzato questa iniziativa avevano lo scopo di far riflettere su quanto fosse già per noi occidentali difficile e quasi proibitivo svolgere le nostre azioni quotidiane scalzi, figuriamoci per quelle persone che vivono in ambienti ostili...
Ciò è chiaramente in contraddizione con quello che "professiamo" ogni giorno, se fossimo d'accordo con loro non esisterebbe nemmeno il club dei nati scalzi e gireremmo calzati ogni giorno come tutti...
Sì, è vero.
Ma, scusate, io non mi scandalizzerei più di tanto.
È chiaro che la calzatura è entrata prepotentemente a far parte della nostra vita quotidiana da secoli, così come è diventata un simbolo di distinzione sociale.
Guarda le scarpe e giudica la persona con cui hai a che fare.
Un' Idola Tribus (Bacone) attuale, tangibile ed apparentemente ineliminabile.
Le industrie calzaturiere sanno benissimo come colpire l'immaginario collettivo e come fare leva sui mille rigagnoli che portano acqua al loro mulino.
Ammettiamolo, non esiste nazione al mondo in cui non si faccia l'identità scalzo = povero, socialmente degradato, sofferente e dolorante.
La calzature distingue, ti eleva socialmente e ti da vantaggio in ogni luogo ed in ogni tempo, anche se il prezzo da pagare è una trascurabile alterazione anatomica.
Francamente non sosterrei un esame universitario a piedi nudi e nemmeno cercherei una casa in affitto scalzo: scandalizzatevi pure, ma se pensate di sfondare in questo senso siete matti (mia modestissima opinione).
La mia filosofia è quella di camminare a piedi nudi ovunque, ma con quel minimo di buon senso che mi consente di non suicidarmi socialmente.
Morale della favola: sappiamo come vanno le cose, perciò continuiamo con pazienza a farci vedere con simpatia, con garbo e senza sussulti alla Spartaco.
A mio avviso siamo sulla buona strada, basta evitare di abbattere le porte con l'ariete, tentando di farsi aprire bussando con gentilezza.
Mia suocera, tanto per fare un'esempio, non comprenderà mai il mio punto di vista, ma essendo stata scalza non per scelta, ma per necessità, non mancherà mai di ricordarmi le spine nei piedi, le suppurazioni conseguenti ed il dolore in molte situazioni in cui si doveva trovare, suo malgrado, ogni giorno.
Aggiungiamoci anche quei popoli che vanno scalzi in ambienti ostili e biologicamente pericolosi ed avrete un quadro completo della situazione.
La forza immensa delle industrie calzaturiere si basa proprio su questi baluardi invalicabili rappresentati dal desiderio dei disagiati per forza e dagli ex disagiati che ora si possono illudere di essere rispettabili grazie ad un paio di lucide scarpe.
Scusate, ma perché vi meravigliate?
A me non frega niente di vedere un mondo scalzo, per me vanno bene tutti calzati; vorrei, però, che chi sceglie uno stile di vita o che vuole stare scalzo di tanto in tanto non fosse vessato, discriminato od allontanato come se fosse un deviato mentale.
Forse mi accontento di poco, ma non è un mio obiettivo cambiare il mondo.
Ma, scusate, io non mi scandalizzerei più di tanto.
È chiaro che la calzatura è entrata prepotentemente a far parte della nostra vita quotidiana da secoli, così come è diventata un simbolo di distinzione sociale.
Guarda le scarpe e giudica la persona con cui hai a che fare.
Un' Idola Tribus (Bacone) attuale, tangibile ed apparentemente ineliminabile.
Le industrie calzaturiere sanno benissimo come colpire l'immaginario collettivo e come fare leva sui mille rigagnoli che portano acqua al loro mulino.
Ammettiamolo, non esiste nazione al mondo in cui non si faccia l'identità scalzo = povero, socialmente degradato, sofferente e dolorante.
La calzature distingue, ti eleva socialmente e ti da vantaggio in ogni luogo ed in ogni tempo, anche se il prezzo da pagare è una trascurabile alterazione anatomica.
Francamente non sosterrei un esame universitario a piedi nudi e nemmeno cercherei una casa in affitto scalzo: scandalizzatevi pure, ma se pensate di sfondare in questo senso siete matti (mia modestissima opinione).
La mia filosofia è quella di camminare a piedi nudi ovunque, ma con quel minimo di buon senso che mi consente di non suicidarmi socialmente.
Morale della favola: sappiamo come vanno le cose, perciò continuiamo con pazienza a farci vedere con simpatia, con garbo e senza sussulti alla Spartaco.
A mio avviso siamo sulla buona strada, basta evitare di abbattere le porte con l'ariete, tentando di farsi aprire bussando con gentilezza.
Mia suocera, tanto per fare un'esempio, non comprenderà mai il mio punto di vista, ma essendo stata scalza non per scelta, ma per necessità, non mancherà mai di ricordarmi le spine nei piedi, le suppurazioni conseguenti ed il dolore in molte situazioni in cui si doveva trovare, suo malgrado, ogni giorno.
Aggiungiamoci anche quei popoli che vanno scalzi in ambienti ostili e biologicamente pericolosi ed avrete un quadro completo della situazione.
La forza immensa delle industrie calzaturiere si basa proprio su questi baluardi invalicabili rappresentati dal desiderio dei disagiati per forza e dagli ex disagiati che ora si possono illudere di essere rispettabili grazie ad un paio di lucide scarpe.
Scusate, ma perché vi meravigliate?
A me non frega niente di vedere un mondo scalzo, per me vanno bene tutti calzati; vorrei, però, che chi sceglie uno stile di vita o che vuole stare scalzo di tanto in tanto non fosse vessato, discriminato od allontanato come se fosse un deviato mentale.
Forse mi accontento di poco, ma non è un mio obiettivo cambiare il mondo.
lucignolo- Numero di messaggi : 2661
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